Nereo Villa

Dedicato a chi parla di Einstein

per sentito dire

ovvero

Sulla generazione di cicalecciocrazia

Chi abbocca alla teoria di Einstein senza avere alcuna conoscenza del (o fuori dal) campo logico-matematico in cui fu congetturata, può parlarne poi solo per fede (come del resto fanno tutti coloro che l'accolgono per fede) dato che è impossibile parlarne senza i necessari fondamenti matematici. Senza le necessarie nozioni di matematica è possibile accedervi solo fideisticamente. Una particolarità che contraddistingue detta teoria è infatti che chi ne parla non ne capisce alcunché e si fonda perciò solo sulla presunta autorevolezza di chi la pensò, autorevolezza costruita però dai Media di Stato o dalla cultura dell'obbligo di Stato. Senza fondate nozioni di matematica è infatti possibile solo CREDERE ad Einstein, la cui teoria da un lato si fonda sulla verità dell'Etere (relatività generale), ma dall'altro è un grosso errore, dato che lo nega (relatività speciale). Tuttavia, quando i giornali diffondono qualche notizia sulla relatività, anche gli "abboccatori" non ne serbano poi ricordo alcuno, essendo impossibile ricordare contraddizioni solo col credervi. Ma si dimenticano o non si rendono conto di questo aspetto del pensare.

 

Oggi infatti la maggior parte della gente ha dimenticato quella teoria, invece la maggior parte dei professori universitari di competenza la segue e la insegna scrupolosamente se vuole mantenersi il lavoro. Nell'ambito dei veri scienziati, la teoria di Einstein è d'altronde diffusa come massimo errore o massima truffa del secolo passato. Come, ad es., è sottolineato in un articolo del "British Institute of Precise Physics" del 2002 ("Royal Society 1919 Eclipse Relativity Report Duped World for 80 Years!", British Institute of Precise Physics, http//www.bipp.freeserve.co.uk/newpage12.htm), la falsificazione dei dati per confermare la giustezza della relatività di Einstein sembra essere stata un palese sovvertimento del procedimento scientifico, che fuorviò la ricerca per tutto il XX secolo. La falsificazione supererebbe per intensità perfino il caso dell'uomo di Piltdown come massima mistificazione della scienza degli ultimi 100 anni. Il "British Institute of Precise Physics" si pose perciò la seguente domanda: "Fu questa la mistificazione del secolo?". E non poté rispondere che: "Il rapporto della Royal Society sulla relatività [...] ha ingannato il mondo per 80 anni!". Tale falsificazione di dati avrebbe dunque catapultato Einstein (parlo al condizionale perché non mi fido di nessuno sulle questioni scientifiche ma solo di verifiche universalmente possibili) verso la fama internazionale, nonostante il fatto che i dati fossero falsificati e che non esistesse nessun tipo di supporto alla sua relatività. Questo travisamento della storia è noto da più di 80 anni ed è tuttora sostenuto da individui come Stephen Hawking e David Levy.

 

Il pubblico è tendenzialmente convinto che gli scienziati siano fondamentalmente i paladini dell'etica, o che il rigore scientifico costituisca il metro di giudizio della verità; in realtà le persone capiscono ben poco di come la scienza sia gestita al cospetto dei personaggi importanti. Einstein, convinto di essere al di sopra del protocollo scientifico, spiegava le regole a suo piacimento, facendo sue teorie altrui (notoria fu la sua flagrante e reiterata frenesia per il plagio, oggi quasi dimenticata). Quando queste cose verranno alla luce si parlerà davvero della luce, non di materia oscura...

 

Per ora (2017) siamo nella più totale tenebra del pensare.

 

È un curioso pensiero, per esempio, quello di Carnap (Rudolf Carnap 1891-1970), allorché afferma che, come le coordinate geografiche facilitano il compito dello studioso riguardo alla configurazione di ambiti della natura, così un linguaggio artificiale può essere usato come sistema di riferimento per lo studio di un determinato linguaggio naturale o di una classe di tali linguaggi. La realtà è che le coordinate geografiche, come costruzione di linee non date in natura, rispondono ad entità fisiche immobili e determinabili oggettivamente, invece le parole rispondono comunque e sempre a concetti, vale a dire ad entità mentali immisurabili. La struttura logico-matematica di un determinato linguaggio non comporta il suo funzionare automaticamente come un sistema di riferimento per il controllo di altri linguaggi, in quanto non si tratta di relazione dimensionale, bensì di inalienabile relazione mentale, non soltanto dei linguaggi con i rispettivi contenuti, ma del contenuto mentale dell'uno con il contenuto mentale dell'altro. L'errore logico consiste in questo caso nella pretesa di produrre logica simbolica fuori del campo logico-matematico senza però avere la consapevolezza della limitatezza delle coincidenze strutturali del linguaggio, calcolabile con quello delle discipline non formali. Assieme a questo errore vi è quello di pretendere di produrre pura logica fuori del campo del pensare puro, cioè fuori dall'attività pensante che a tale logica da' costrutto, essendone il movimento formale, la relazione prima. Il campo particolare in cui la logica può legittimamente operare, inconsapevolmente obbedendo a tale canone, grazie alla coincidenza della relazione formale con il tipo di relazione implicito all'oggetto, è appunto quello della matematica e di determinati settori della fisica.

Bibliografia essenziale

- "Natura e uomo secondo la scienza dello spirito", 8ª conf. di R. Steiner, Dornach 20 febbraio 1924, p. 160 (Ed. Antroposofica, Milano 2008);

- "Il realismo ingenuo codificato: la nuova logica analitica" in "La logica contro l'uomo. Il mito della scienza e la via del pensiero", 7.8 (Ed. Tilopa, Roma, 1967).