Necessità di comprensione
Presentazione di Nereo Villa - Dedico quest’ultimo articolo di Steiner scritto “In margine alla triarticolazione dell’organismo sociale” a tutti gli Erzberger (vedi sotto al §8) che ho dovuto lasciare alla loro strada in quanto mancanti di “Necessità di comprensione” o in quanto mancante io di essa, dato che non sono mai stato attratto dallo spirito plenipotenziario partitocratico di costoro, né dal diritto di Stato, o da Cosa Nostra che dir si voglia, sostituitosi allo Stato di diritto. Chi non riesce ad emancipare il proprio pensare verso un concetto di Stato non plenipotenziario ma che si occupi solo di quanto compete allo STATO DI DIRITTO, vale a dire del DIRITTO, non può che aggregarsi, secondo l'antiquato modello partitocratico, a riformatori che faranno, sì, passi in avanti, ma sempre verso uno Stato sempre più centralizzato, e quindi sempre più tiranno, a discapito di tutti.
Rudolf Steiner
“Necessità di comprensione”
(“I punti essenziali della questione sociale”,
Ed. Antroposofica, Milano 1980, cap. 21° de
“In margine alla triarticolazione dell’organismo sociale”, p. 206)
Traduzione Schwarz-Bavastro a cura di Nereo Villa
Ogni capoverso (§) è qui numerato in base alla 4ª ed. italiana del 1980
1. A un insieme di idee com’è quello della triarticolazione dell’organismo sociale si obietta spesso che la triarticolazione non è in grado di presentare “proposte pratiche” per questo o quel particolare. Si dice, per esempio: “C’è il dissesto della moneta. Cos’ha da proporre il seguace della triarticolazione per rimediarvi?”. Questi deve rispondere: “L’andamento odierno dell’economia mondiale è stato tale che la lotta della concorrenza tra gli Stati ha portato in ognuno alla svalutazione del denaro. Un miglioramento può avvenire soltanto se non si considerino come un rimedio le singole misure che si possono prendere per questo o quello, ma se, per opera della triarticolazione, tutta l’economia sia trasformata nella propria essenza. Provvedimenti singoli possono migliorare per un po’ quel dato particolare, ma se l’essenza dell’economia resta la stessa, un singolo miglioramento non può giovare a nulla; anzi, dovrà persino avere come conseguenza un peggioramento in qualche altro campo”.
2. Il vero rimedio pratico per la ricostruzione di ciò che è stato saccheggiato è appunto la triarticolazione stessa. Se in una regione dove, poniamo, la vita economica soffre per la svalutazione del denaro, si volessero creare vasti provvedimenti nel senso della triarticolazione, il malanno, nel corso degli avvenimenti, dovrebbe migliorare. L’obiezione citata proviene dal fatto che, per qualche ragione, chi la fa rifugge da un lavoro pratico nel senso della triarticolazione, e pretende che i seguaci di questa idea gli diano i mezzi di risanare certe situazioni senza trasformarle secondo questa loro idea.
3. Su ciò esiste appunto un contrasto essenziale tra i fautori dell’idea della triarticolazione e tutti coloro che credono di poter conservare l’antica vita sociale dello Stato unitario ed iniziare la ricostruzione in seno ad esso. Ma l’idea della triarticolazione poggia appunto sulla conoscenza che è l’unitarietà dello Stato quella che ha portato alla situazione catastrofica del mondo, e che, dunque, ci si deve decidere a ricostruire nelle condizioni indicate dalla triarticolazione.
4. Non si potrà conseguire un risanamento della vita sociale malata finché non nascerà in un numero sufficiente di persone il coraggio d’intraprendere riforme profonde. Senza queste riforme profonde, l’unica cosa ancora possibile è impadronirsi della potenza economica e politica da parte degli Stati vincitori e la sopraffazione dei vinti. I vincitori potranno provvisoriamente conservare l’antico sistema, perché i danni a loro procurati da questo possono essere compensati dai vantaggi che ritraggono dal dominio sui vinti. Ma i vinti sono ora in una situazione che rende necessaria un’azione immediata secondo le misure radicali di cui parlavamo. Certo, una comprensione in proposito sarebbe preferibile anche per i vincitori; perché lo stato di cose che i vincitori creano a casa loro deve condurre i vinti, nel corso del tempo, alla percezione della condizione insopportabile dei vinti e con ciò a nuove catastrofi. E i vinti stessi non possono attendere, perché ogni indugio ingigantisce l’impossibilità delle loro condizioni di vita.
5. L’idea della triarticolazione va certo contro le abitudini di pensiero e di sentimento di coloro che si sono conformati all’orientamento dello Stato unitario. Il confessare senza riserve che i mali presenti sono la conseguenza di questo orientamento equivale oggi per molti a vedersi sfuggire il terreno da sotto ai piedi. Il terreno sul quale costoro vogliono reggersi è lo Stato unitario. <vorrebbero conservarlo, e su quella base prendere provvedimenti da cui sperano un miglioramento di circostanze. Invece ciò che conta è trovare un nuovo [il grassetto è mio - ndc] terreno. E manca il coraggio di cercarlo.
6. L’esigenza fondamentale per rendere efficace l’idea della triarticolazione deve dunque essere la cura di far nascere nel massimo numero possibile di uomini la comprensione che oggi solo un provvedimento profondamente radicale può giovare. Troppi uomini finora si sono formati il loro giudizio sulle cose pubbliche partendo da sfere di vita oltremodo ristrette. Proprio coloro che sono attivi nelle grandi aziende della nostra vita economica si trovano in questa situazione. Si attribuiscono capacità di giudizio su vasti problemi, mentre sono capaci di agire solo su ciò che risulta loro partendo da cerchie ristrette della loro vita.
7. Bisogna promuovere l’intendimento, oggi cosi scarso, delle connessioni della vita pubblica. L’idea della triarticolazione troverà tanto minori opposizioni, quanto maggior numero di uomini conosceranno come le forze della vita pubblica abbiano operato sinora, e come abbiano dovuto condurre per forza alla catastrofe attuale. Tutto ciò che può servire a diffondere una comprensione in tal senso, prepara il terreno per l’efficacia pratica dell’idea della triarticolazione.
8. Perciò ci si dovrebbe ripromettere poco dall’entrare in discussioni con gli appartenenti all’uno o all’altro partito; costoro per lo più, finché restano dentro il partito, cercheranno di tradurre nel senso loro qualsiasi idea proposta dal sostenitore della triarticolazione. Si dovrebbe provvedere piuttosto, non appena si fosse compresa la fruttuosità di questo impulso, a diffonderne la comprensione fra la gente, poiché non già con quelli che la respingono c’è qualcosa da fare, ma soltanto con chi ne è persuaso. Solo con questi si potrà anche entrare nei particolari della vita pubblica. Rendiamoci dunque conto, una buona volta, che con un Erzberger, per es., non è possibile parlare del risanamento della vita pubblica, finché Erzberger… è Erzberger! (Matthias Erzberger, 1875-1921, deputato tedesco del Centro, nell’ottobre del 1918 diventò plenipotenziario per l’armistizio chiesto dalla Germania agli Alleati; Ministro delle Finanze tedesco negli anni 1919-21, fu ucciso da nazionalisti il 26 agosto 1921).
9. Scrivo tutto ciò perché vedo che, in questa direzione, non tutti quelli che tengono in considerazione quest’idea, navigano nelle giuste acque. La triarticolazione è appunto un’idea che va servita nella sua integrità, se si vuol servirla davvero. Essa da’ la possibilità d’intendersi con chiunque; ma, nel farlo, bisogna guardarsi dallo spogliare l’idea di ciò che ha di radicale. Si agirà in questo senso quando si riconoscerà quali siano state le vere ragioni della decadenza. Da questa comprensione deve derivare il coraggio di andare fino in fondo; perché la perplessità ora dominante non è che la conseguenza della mancanza di tale comprensione.