Alcuni pensieri sbagliati di Pietro Archiati
Una guerra non diventa giusta se la si chiama missione di pace o preparazione della pace... Perché Gesù disubbidisce al sabato? La legge del sabato è quella del non fare, dunque una legge proibitiva, che in quanto tale non è né più né meno che una legge impositiva rovesciata. E tale disobbedienza vale per l'uomo libero anche per le leggi del linguaggio. La parola "sabato" è formata dalla radice ebraica "sciabàt", formata dalle tre lettere "scin", "bet" e "tav", che significa: "cessare", "non fare alcunché", "riposare", ecc.
Ecco perché il sabato ebraico è il giorno di riposo settimanale, consacrato a Yhwh (Jahve) che ha riposato nel settimo giorno della creazione (Es 20,11; Gen 2, 2-3; Es 23,12), ed ecco pure il motivo della legge proibitiva "Non fare lavoro alcuno (in giorno di sabato)" (Deuteronomio 5,14).
L'istituzione del sabato è in tal modo diventata caratteristica del giudaismo (Ne 13, 15-22; I Mac 2,32-41).
Lo spirito legalista trasformò poi questa legge proibitiva in costrittiva, dalla quale ci si può comunque sempre liberare (Mt. 12,1sp; Lc. 13, 10s; 14,1s) come da ogni legge, mediante epicheia, che è la politica del Cristo, e che nella filosofia della libertà di Rudolf Steiner è individualismo etico.
L'idea di Pietro Archiati di un nuovo ordine mondiale fatto di proibizioni
anziché di imposizioni è tanto illusoria quanto castrante.
Un esempio: l'IMPOSIZIONE dell'imposta, poniamo del 70% (come avviene oggi) sul mio reddito, e/o la PROIBIZIONE di usufruirne più del 30% che differenza fa? Non vi è alcuna differenza. La schiavitù rimane. Certamente ci si può anche sentire liberi di usufruire addirittura di meno di quel 30% per donare di più alla casta dei legulei chiamata Stato, ma tale sentirsi liberi non è che masochismo schiavistico mascherato da libertà, o da "filosofia della libertà", o da "scienza della libertà". Questo modo di sentire (che non è neanche un pensare) è pertanto autocastrante...
Se ci attenessimo all'"idea" di Pietro Archiati di liberare l'organismo sociale dalle costrizioni dello spirito legalista attraverso la mera trasformazione delle leggi costrittive in leggi proibitive, daremmo solo legittimità al formalismo del medesimo spirito leguleio, e cioè all'ipocrisia, già condannata da Gesù.
In tal caso, cioè procedendo nelle cose dell'economia, del diritto, e della cultura, come se l'etica provenisse da formalismo, continueremmo ad avere gli stessi problemi di prima: un'economia del debito, un diritto rovesciato, ed una cultura barbara.
Il formalismo, basandosi sulla mera forma, è tutto "deduzione" senza intuizione della sostanza delle cose, perciò va bene per l'informatica e per il suo linguaggio binario: la macchina, "deducendo" da una stringa di un linguaggio informatico uno scatto eseguibile, lo compie immediatamente senza alcuna mediazione intuitiva.
Per l'etica ciò è un assurdo, dato che se provenisse da neutre deduzioni, leggi, o logiche formali, genererebbe non uomini liberi, ma meccanici esecutori.
Oltretutto se si afferma, come fa Archiati, che lo scopo naturale del potere è quello di creare controforze affinché l'uomo possa esercitare la libertà, si legittima il potere nel suo mestiere di impedire la libertà.
Insomma, accogliendo l'idea delle leggi proibitive sostitutive di quelle costrittive, in quanto, come Archiati dimostra, è possibile, manipolandole, trasformare tutte le leggi costrittive in leggi proibitive, non si fa che accogliere la stessa medaglia avente due facce: da un lato la costrizione, e dall'altro l'impedimento, la proibizione, senza cambiare alcunché, dato che qualunque potere può sempre legittimarsi con la legge proibitiva, cambiando forma, cioè la dicitura formale da costrittiva a proibitiva.
Quando mai le credenze religiose servirono l'uomo? Esse da sempre assorbono le coscienze umane per servirsene! E così fa inconsapevolmente questo oratore: pur sapendo che è necessario rinnovarsi, cambiare pagina, e soprattutto cambiare secolo, cioè rispettare lo spirito del tempo in cui siamo, egli continua a presentarsi come conferenziere dell'ottocento: si presenta ancora con lavagna e gessetti oggi inessenziali... e che lui stesso dice di usare per prendere pensiero... Pur sapendo che le religioni sono l'oppio dei popoli, egli continua imperterrito nel tentativo di imbastire una morale nuova, steineriana, fatta di leggi negative steineriane, in contrapposizione a quella kantiana, quando Steiner dice tutt'altro: non si tratta di creare nuove leggi che valgano per la libertà di tutti, bensì di attuare l'epicheia, cioè la vera politica di Gesù di Nazaret. Così egli usa Steiner o la filosofia di Steiner al posto dei vangeli, intesi come una specie di dietetica... in luogo dell'etica individuale, che solo il singolo può attuare per se stesso (individualismo etico)... Oppure usa esegeticamente i vangeli o le scritture per spiegare la filosofia di Steiner come "necessità" della libertà (contraddizione in termini)! In ogni caso però, cioè sempre, imbrigliando se stesso nelle pastoie di un dio creatore dal nulla, ad immagine bassamente umana, e frutto della propria mente tormentata, non serena ma apodittica... E infatti l'interlocuzione "nella misura in cui", che egli continua ad usare, non è altro che una maniera dei discorsi dei politicanti del 1968 per parlare molto e dire esattamente il niente; perché se avessero detto qualche cosa di importante non saremmo nella situazione in cui siamo. Queste cose comunque gli sono state dette, per es., da un ascoltatore: "Oggi la guerra è chiamata missione umanitaria, dunque i nomi sono importanti, ma questo è solo trasformismo concettuale", in riferimento a questo trasformismo delle leggi del "fare" in proibizioni, cioè in leggi del "non fare". E la risposta di Archiati è stata: "Questo è il tuo parere, io ho un altro parere". Va bene. Però lo spacciare la filosofia della libertà o le idee di Steiner per questa aberrazione leguleia di cambiare la forma delle leggi per legittimarle è una cosa veramente da non fare. E questo è il mio parere.