Lo Stato NON siamo noi

 

Fino a prova contraria, lo Stato NON siamo noi.

Che lo Stato siamo noi ce lo hanno voluto far credere da sempre le scuole di Stato, la chiesa e il regime vigente di ogni tempo, ma ciò è un'aberrazione aberrante, cioè un errore di pensiero che induce a continuamente sbagliare.

Dobbiamo incominciare a renderci conto che l’unico ambito possibile della sovranità è quello dell’individualità di ognuno. Solo in questa prospettiva, l’aspetto etico della sovranità è l’individualismo etico di cui parla Steiner nel suo libro “La filosofia della libertà”, che nella sua prima edizione portava il sottotitolo di “Scienza della libertà”. Fuori da questa prospettiva non si può ricadere che nel totalitarismo, cioè dittatoriale di destra (per es., nel nazismo di Heidegger) o di sinistra (per es., nel comunismo giuridico di Fichte).

Il coraggioso pittore antroposofo Paolo Pasotto - che stimo non solo per la sua arte e i suoi scritti ma anche per essersi rimosso dalla "società antroposofica" in quanto setta, mafiosamente strutturata secondo meri interessi economici - ha scritto qualche pensiero sul concetto di Stato, che ripropongo qui di seguito. Non dico rappresentazione. Dico concetto in quanto poggia su percezione della realtà: una percezione liberata da ogni pregiudizio ideologico e/o partitocratico:

«Nel suo manifesto dei comunisti Carlo Marx ebbe a scrivere: "il proletario si servirà del suo dominio politico per strappare alla borghesia tutto il capitale e per accentrare tutti gli strumenti nelle mani dello Stato, vale a dire del popolo stesso...". Ma lo Stato non è il “popolo stesso"! Lo Stato è lo Stato, e il popolo è il popolo! Lo Stato è sempre gestito da un comando centrale, che non è affatto il popolo, anche se chi comanda viene eletto da un tonnellaggio prevalente di carne popolare. Dire che lo Stato è il popolo è una solenne castroneria! Il materialismo storico, in ossequio alla frase adottata dalla chiesa: "memento homo qui a pulvere venis et in pulvere redieris" attribuisce all'Essere Umano valore di mera polvere. Carlo Marx vi si adeguò, e selezionò la buona polvere proletaria dalla cattiva polvere borghese. Ma ovviamente, chi comanda è sempre colui che comanda, anche se Lenin considerò "dittatura del proletariato" lo spurgo dittatoriale del dittatore di turno» (Paolo Pasotto, “La pentola magica, ovvero prolegomeni di una cultura a venire”, Ed. il Capitello del Sole, Bologna, 2005, pag. 36).

«[…] Regolari o non, gli eserciti tutti si comportano come grandi famiglie: si odiano e si comprendono anche quando si martirizzano. La disciplina è l'impegno all'adempimento verso l'applicazione di determinati fattori indipendentemente da che siano buoni o cattivi. Il criterio che ingenera il militarismo è incardinato sulla disciplina intesa come obbedienza ad una gerarchia fondata sull'astratta nomenclatura; rigidamente viene imposta a livello di sottomissione e la ragione morale di essa viene esitata come l'ordine stesso espettorato dal "superiore", che il subalterno deve commettere per il bene della patria! La disciplina militaristica presume il parziale ottenebramento della coscienza, altrimenti, uno non andrebbe allegramente ad uccidere. Si basa sul coraggio della paura e l'esaltazione stolida. Per il militarismo, sottovalore è tutto ciò che non rientra nel suo dominio. Spudorata è la spettralità della patria che la si fa sventolare al di sopra di ogni cosa ed è nel nome suo che si insegna a torturare e ad uccidere. Patria: parola che fa riferimento al veteromaschilistico sangue del padre. Ma per non creare scompensi ci si è rimediato col prefissoide "madre": madre-patria. E così la consegna familiare viene ricomposta. E nel nome della patria ci si può ripulire di ogni azione delittuosa, così che il bravo soldatino potrà gridare fortemente: "Sissignore... Perché il nemico è nemico, e lui è cattivo, e noi lo facciamo a pezzi! Signore!" e allora ucciderà, torturerà e compirà atti di conclamato eroismo. E si scaricheranno bombe sulle città, si sparerà in faccia alla gente e si riceveranno medaglie al valore, ma: sempre con il volto irrigidito da eroica gravità!
Comunque, il soldatino, è sempre uomo o donna: sarà un debole, sarà un becero, sarà un cretino, ma in fondo, una certa coscienza ce la deve pure avere. Cavolo! Non si può andare a martoriare la gente e poi mettere avanti l'obbedienza ai superiori che avevano ordinato i crimini che lui/lei è andato a commettere! Non sono i superiori quelli che ammazzano: loro i crimini li ordinano soltanto. Sono gli ubbidienti, sono i soldatini che vanno a sporcarsi le mani. Quelli che danno gli ordini sono di già "ingenuamente" sporchi, sono "ingenuamente “criminali”! Ma oggi che la coscrizione non è più obbligatoria ed il militarismo si è fatto tutto quanto professionale, colui che viene pagato per commettere "crimini patriottici" scade a livello di semplice carnefice e per lui non si può neppure parlare di sporca “ingenuità" criminale. Mentalità bestiale con armi sofisticate, la guerra è la punta di diamante del militarismo. La chiamano difesa della patria (dello Stato)! E allora se non ci fossero più gli Stati non ci sarebbero più gli eserciti e non ci sarebbero nemmeno le guerre! Se tutto il denaro dilapidato in eserciti ed armamenti venisse impiegato per l'elevazione della gente, forse non ci sarebbero neppure scaramucce! La bocca delle genti è piena di esaltazione pacifista e: "pace tra i popoli" continuano a gridare gli ipocriti operai che fabbricano armi e mine anti-uomo ben sapendo quello che fanno! E si dice "popoli", al plurale, come brandelli singoli di un'Umanità che gli Stati Nazionali tengono smembrata! E per la difesa della pace ogni Stato inalbera il proprio esercito e si fa la guerra! Agli americani, che nella fattispecie sono bambinoni cresciuti che giocano con le armi, e non si ritrovano oberati dal peso di millenni di "civiltà" come gli europei, agli americani dunque, è capitato un incredibile colpo del destino: sono stati uniti. I loro nonni che hanno sparso tanto sangue hanno unificato una cinquantina di patrie che da allora non hanno più bisogno di "difendersi" le une dalle altre. Però la nostalgia della guerra li pompeggia sempre e così vanno a disporre di un esercito il più costoso del mondo e delle armi più sofisticate [...].

In una Società Civile Universale ove non fosse più l'accozzaglia degli Stati Nazionali e perciò non più un esercito, rimarrà indispensabile l'organo dei Difensori Pubblici contro la violenza interna: un organo preparatissimo, ma assolutamente smilitarizzato e formato da persone responsabili, profonde e irreprensibili. Comunque le armi esistenti vanno raccolte e spedite in fonderia! Nei millenni che precedettero la venuta del Cristo i Maggiorenti erano le necessarie guide trainanti che focalizzavano in loro gli impulsi provenienti dagli Dei. Ma con lo sviluppo della facoltà pensante in tutti gli Esseri Umani e con la loro emancipazione dall'Io di gruppo, l'impulso dato dagli Dei è venuto meno. Il pensiero arrivò a maturazione nel mondo greco. Aristotele fu l'individualità "non iniziata" che dispose del pensiero pari alla più alta capacità di oggi.
 

[...] una capacità pensante completa, la si ebbe circa fino al IV secolo, dopo di che flesse, e vi fu crisi fino agli albori del XV secolo. Oggi, ciascuno che sia normale, è idoneo a costruire da sé concetti giusti, come pure a sbagliare in proprio. Nelle epoche antichissime il Capo era la testa di tutto un popolo, oggi un capo, anche se è un testone, è più o meno come gli altri e quindi può sbagliare lui pure. Ciascun Essere Umano oggi è virtualmente un Capo e l'ubbidienza alle ingiunzioni non argomentate e comunque non condivise, emesse da un testone, anche per chi non fosse una “natura predisposta" o addirittura un militarista, è cosa che non è più adeguata ai tempi. Oggi, ognuno è virtualmente un Capo e questa è una fondamentale differenza tra ieri e l'oggi. E ogni Essere Umano sano di mente è ora in grado di agire comprendendone perfettamente anche il "perché", e quindi gli ordini vanno discussi. Gli ordini non dovrebbero mai essere senz'altro obbediti, e chi li riceve, prima di eseguirli, dovrebbe condividerli in piena e lucida coscienza perché, karmicamente, pagherà di tasca propria la parte che gli compete, ne stia certo.
 

La Società Civile che prima o poi dovrà subentrare agli Stati Nazionali, sarà basata sull'individualità cosciente, e le nazioni figureranno allora sulla carta geografica solo nominalmente: vigerà una sorta di federazione dei territori fra loro distinti soltanto dai bisogni locali: una località che si trova al caldo avrà certamente bisogni diversi da un'altra che si trova al freddo. Tutto questo non è una profezia, ma una speranza e un augurio per il divenire umano». (Paolo Pasotto, “La pentola magica...”, op. cit., pagg. 38-42).