Le radici della vita sociale

 

Presentazione di Nereo Villa - Nel seguente articolo intitolato “Le radici della vita sociale” Steiner mostra l’importanza del rapporto fra organismo umano e organismo sociale. Aggiungo qui alcuni appunti che credo importanti.

A chi intende studiare la triarticolazione.

Nessuno ha il monopolio della triarticolazione. Ogni individualità umana è il vero esperto, e non bisogna fidarsi dell’insegnamento di nessuno, me compreso. In questa pagina metto solo a disposizione la mia esperienza di studioso per indicare, a gentile richiesta di un giovane amico, i due testi principali consigliabili per lo studio della triarticolazione sociale. Sia ben chiaro dunque che nessuno ha (né può avere) il monopolio di questa idea tri-unitaria per l’organismo sociale.

Con un dito non puoi sostenere un foglio di carta, nemmeno con due dita puoi farcela stabilmente; con tre dita invece ci riesci perché la realtà stessa è tri-unitaria: vi è un oggetto, un soggetto, ed un rapporto fra questi. Ognuna di queste tre cose, prese da sole, non è la realtà. Tutte e tre invece sono la realtà.

Chi si avvicina per la prima volta all’idea della triarticolazione dell’organismo sociale si avvicina sostanzialmente a se stesso, cioè alla fisiologia del proprio organismo corporeo. In tal modo diventa subito giustificabile - in senso non dogmatico, né teologico o moraleggiante ma fisiologico appunto - anche il rapporto epicheico fra “sabato” e “uomo” spiegato dal Cristo.

Si tratta ora di incominciare a capire in senso fisiologico la similitudine fra organismo sociale e organismo umano.     

La fisiologia odierna è indietro rispetto a quella della medicina antroposofica ma questo non deve costituire un ostacolo. L’uomo, non potendo né con droghe né con altri espedienti eliminare il pensare, dovrà prima o poi pareggiare i conti della scienza fisiologica, riconoscendo le dinamiche del pensare, del sentire e del volere, anche in rapporto all’io umano.

Si provi per esempio a rispondere al seguente quesito ancora molto in ombra: come mai quando mi vergogno arrossisco, mentre quando mi spavento impallidisco? Qual è il senso fisiologico dei colori rosso e bianco nei fenomeni umani rispettivi a vergogna e paura? Prova a cercare (anche nel web) questa spiegazione e ti accorgi subito che ben pochi riescono a convincerti. Ovviamente, la risposta di chi dicesse che scientificamente i colori non esistono, non avrebbe alcun valore, essendo questa una reale scemenza, simile a quella di chi guardando dal suo punto di vista la luna dicesse che la luna è una circonferenza piatta, o ha forma di falce, e non anche una sfera celeste. Ecco perché lo “scemo” era l’antica parola con cui si indicava la parte non visibile della luna. Secondo la scienza dello spirito antroposofica e secondo precise verifiche della fisiologia (1) i sentimenti di paura e di vergogna testimoniano che è il sangue a far battere il cuore, e non il cuore a pompare sangue: se io mi spavento divento pallido perché il sangue dalla periferia va a proteggermi nel mio centro di equilibrio. Perciò divento pallido. Se invece mi vergogno, dal centro di me stesso vorrei fuggire via, oltre me stesso, fuori, nel cosmo. Qui il sangue è testimone della mia volontà centrifuga e mi fa arrossire.

Il libro “Enigmi dell’anima”, che Steiner scrive dopo trent’anni di riflessioni e di studi sulla fisiologia umana, è da lui raccomandato per tentare di risolvere fisiologicamente e secondo realtà le problematiche sociali, che ancora oggi sono ancora senza alcuna prospettiva per un futuro migliore: “In pieno accordo con quanto già oggi può dire l’indagine scientifica naturale, ho tentato di descrivere questa triplice organizzazione dell’essere naturale umano, nel mio libro “Enigmi dell’anima”, per ora molto sommariamente. Sono certo che la biologia, la fisiologia e tutta la scienza naturale concernente l’uomo, saranno portate a riconoscere in un futuro molto prossimo [questa certezza di Steiner sul futuro molto prossimo è un errore di ottimismo: se  considero le persistenti scemenze degli attuali informatori scientifici sul cuore-pompa e sui nervi-motori, devo altrimenti supporre che Steiner ragionava sentendo “molto prossimo” un futuro di secoli o millenni - ndc, luglio 2015] come questi tre sistemi: della testa, della circolazione (o del petto) e del ricambio, mantengano il funzionamento generale dell’organismo umano perché operano con una certa autonomia, senza che vi sia un assoluto accentramento nell’organismo umano; e perché ciascuno di questi tre sistemi ha un rapporto speciale, per sé stante, col mondo esterno. Il sistema della testa per mezzo degli organi di senso, il sistema della circolazione o ritmico per mezzo della respirazione, e il sistema del ricambio mediante gli organi della nutrizione e del movimento” (Rudolf Steiner, “Tentativi per risolvere secondo realtà le questioni e necessità sociali imposte dalla vita” in “I punti essenziali della questione sociale”, Ed. Antroposofica, cap. 2°, pp. 44-51, Milano 1980).

Quindi i due testi base iniziali per approfondire l’idea della triarticolazione sociale sono “Enigmi dell’anima” e “I punti essenziali della questione sociale”.

Strutture da considerare

- Prima struttura da considerare è l’organizzazione del capo umano (connessa a tutto il sistema nervoso e sensoriale). Pensata socialmente questa struttura va capovolta. Non solo perché i veri frutti che alimentano l’organismo sociale provengono dalla testa umana similmente alla linfa vitale proveniente dalle radici dei vegetali, ma anche perché osservando bene tali radici si nota che le circonvoluzioni del cervello hanno una forma simile. L’uomo va dunque pensato capovolto come un fiore o un vegetale, vale a dire piantato con la testa a mo’ di radici nel terreno sociale. Il segreto della veggenza della similitudine fra organismo sociale e organismo umano è dunque questo capovolgimento.

“Confrontando l’organismo sociale con quello umano - spiega Steiner nella 2ª conf. del ciclo “Risposte della scienza dello spirito a problemi sociali e pedagogici” - si arriva a un giusto risultato soltanto pensando all’organismo sociale messo alla rovescia”.

- Un’altra struttura si situa invece nel torace e riguarda il sistema ritmico, soprattutto la respirazione e la circolazione sanguigna, ma anche qualsiasi altro processo ritmico dell’organismo umano.

- La terza struttura, metabolismo, riguarda principalmente le membra e gli organi attivi nei processi del ricambio.

L’organismo umano è sano se ogni struttura interagisce con le altre due mantenendo la propria autonomia. Invece è malato se una delle strutture esce indebitamente dal proprio ambito e sconfina in quello delle altre.

Così è per l’organismo sociale. Questo deve potersi articolare in tre strutture indipendenti in se stesse ed aventi ognuna la speciale organizzazione che le è propria.

Le tre strutture in questione sono rispettivamente quella economica, quella politica e quella culturale.

Nei tre sistemi (1° nervoso, 2° ritmico-respiratorio, 3° metabolico) è contenuto tutto quanto è necessario, se organizzato con reciprocità d’azione, al sano funzionamento complessivo dell’organismo umano.

Il concetto di articolazione, inteso nelle tre strutture sociali e nei tre sistemi del corpo umano, non riguarda parti della società o del corpo spazialmente delimitate, ma le attività, cioè le funzioni dell’organismo.

Anche il concetto di organismo non riguarda parti pensate come sezionate o staccate. Per esempio il termine “organismo del capo” è usato da Steiner tenendo presente che nel capo ha il suo centro in prima linea la vita dei nervi e dei sensi, ma che naturalmente esistono nel capo anche attività del ritmo e del ricambio, come nelle altre parti esiste attività neuro-sensoriale. Nondimeno i tre generi di attività sono nettamente distinti tra loro nella loro natura essenziale.

Alcuni errori da non fare.

L’organismo sociale triarticolato non significa “diviso in tre parti” cioè tripartito. Steiner ha promosso il termine “triarticolazione” (“dreigliederung” in tedesco) distinguendolo bene da “tripartizione” in quanto l’organismo sociale triarticolato non significa “diviso in tre parti” cioè tripartito, dato che la divisione in tre parti evoca una mera giustapposizione degli “arti” dell’organismo sociale e non il loro articolarsi, appunto. Chi crede all’opportunità di rendere in italiano il concetto “dreigliederung” con “tripartizione” - errore fatto soprattutto dagli inglesi con “threefolding” - pecca di superficialità, dando più importanza alla forma delle consuetudini linguistiche, che ai contenuti sostanziali dei concetti.

L’organismo sociale triarticolato non significa nemmeno un organismo analogico alla fisiologia umana da “computerizzare” nei particolari: “da quando Schäffle (A. E. F. Schäffle, 1831-1903, economista) scrisse il suo libro sulla struttura dell’organismo sociale (“Bau und Leben des sozialen Körpes”, Tübingen) si è tentato di ricercare analogie fra l’organizzazione di un essere naturale, diciamo dell’uomo, e la società umana come tale. Si è voluto stabilire che cosa sia la cellula nell’organismo sociale, che cosa l’aggregato di cellule, i tessuti, ecc. È comparso anzi di recente un libro di Merey, Weltmutation, nel quale certe leggi e certi fenomeni naturali sono semplicemente applicati all’organismo della società umana. Quanto qui si vuole esporre non ha assolutamente nulla a che fare con un simile giocherellare con le analogie. E chi credesse che anche in questa trattazione ci si voglia baloccare in tal modo con delle analogie tra l’organismo naturale e quello sociale, mostrerebbe soltanto di non essere penetrato nello spirito di quel che si è inteso dire. Qui infatti, lungi dal voler trapiantare nell’organismo sociale qualche verità inerente a fatti scientifici, si vuole una cosa del tutto diversa, e cioè che dallo studio dell’organismo naturale il pensiero e il sentimento umano imparino a sentire ciò che ha possibilità di vita, per poi essere in grado di applicare questo modo di sentire all’organismo sociale. Se, come spesso accade, si trasporta semplicemente nell’organismo sociale quanto si crede di aver imparato nei riguardi dell’organismo naturale, si dimostra soltanto di non volersi conquistare la capacità di considerare l’organismo sociale per se stesso, indipendentemente, investigando le sue leggi, come si sa di dover fare per comprendere l’organismo naturale. Dal momento in cui, come lo scienziato della natura studia l’organismo naturale, ci si ponga obiettivamente di fronte all’organismo sociale nella sua autonomia, per scoprire le sue leggi particolari, ogni gioco di analogie cessa di fronte alla serietà dell’osservazione. Si potrebbe anche pensare che a base di questa nostra concezione stia la credenza che l’organismo sociale debba venir “costruito” secondo un’astratta teoria copiata dalla scienza naturale. Ma ciò è quanto mai lontano dalla verità. A tutt’altro s’intende accennare” (“Tentativi per risolvere secondo realtà le questioni e necessità sociali imposte dalla vita”, op. cit.).

Esempi di testi fuorvianti:

Colin Wilson, “Rudolf Steiner, la vita e la dottrina del fondatore dell’antroposofia”, Ed. TEA, Milano 1995, p. 149: “Secondo Steiner, la società dovrebbe reggersi sull’equivalente di testa, sistema circolatorio, sistema metabolico. La testa sarebbe la creatività umana, il sistema circolatorio sarebbe il governo politico, mentre il sistema metabolico sarebbe il sistema economico”. Dunque, esattamente il contrario della realtà intesa da Steiner nel suo uomo capovolto.

A. Gallerano - G. Burrini, “L’Antroposofia, il messaggio di Steiner”, Ed. Xenia,Milano, 1996, p. 21: “La Triarticolazione (Dreigliederung) parte dal presupposto che “l’organismo sociale è formato come quello naturale (R. Steiner “I punti essenziali della questione sociale”, Ed. Antroposofica, Milano 1980, p. 122)”: 1) sfera della produzione spirituale e dell’educazione = attività neuro-sensoriale; 2) sfera politica e del diritto = attività ritmica (circolazione, respirazione); 3) sfera economica = attività del ricambio”. Dunque anche qui, il medesimo errore di superficialità fatto da Colin Wilson.

Coloro che traducono le opere di un autore da una lingua ad un’altra, dovrebbero prendere consapevolezza di essere protagonisti anch’essi dello spirito di quell’autore, perché non solo sono abili nel comprendere il messaggio di cui sono portatori, ma cercano di restituirlo in una lingua, in base alla propria anima di popolo. Costoro meriteranno, pertanto, compiti sempre nuovi, affidati loro dal mondo spirituale.

Una vera traduzione dovrebbe essere quella che non conserva quasi tracce dell’identà della lingua originale, dando quasi l’impressione che il testo sia stato già dall’inizio concepito nella lingua che invece lo ha ricevuto. In tal senso i traduttori sono come angeli che accompagnano sulla terra il cammino evolutivo degli esseri umani, traghettando concezioni da un popolo all’altro, da un continente all’altro: afferrando consapevolmente tali concezioni, sanno reimmetterle nelle forme linguistiche del popolo che è pronto ad accoglierle. Ecco perché non si può comprendere la natura di un altro popolo se non si entra nella dinamica della sua lingua. Sul traduttore incombe dunque un compito molto importante…

 

(1) cfr.: Manteuffel-Szoege L., Gonta J., "Réflexions sur la nature des fonctions mécaniques du coeur", Minerva Cardioangiologica Europea, VI, 261-267, 1958; Manteuffel-Szoege L., Turski C., Grundman J., "Remarks on Energy Sources of Blood Circulation", Bull. Société Inter. Chirur., XIX, 371-374, 1960; Manteuffel-Szoege L., "Energy Sources of Blood Circulation and the Mechanical Action of Heart", Thorax, XV, 47, 1960; Manteuffel-Szoege L., "New Observations concerning the Haemodynamics of Deep Hypothermia", Journ. Cardiovas. Surg., III, 316, 1962; Manteuffel-Szoege L., "Haemodynamic Disturbances in Normo - and Hypothermia with Excluded Heart and during Acute Heart Muscle Failure", Journ. Cardiovas. Surg., IV, 551, 1963; Manteuffel-Szoege L., "On Stopping and Restarting of Circulation in Deep Hypothermia", Journ. Cardiovas. Surg., V, 76,1964; Manteuffel-Szoege L., Michalowski J., Grundman J., Pacocha W., "On the Possibilities of Blood Circulation Continuing after Stopping the Heart", Journ. Cardiovas. Surg., VII, 201,1966.

 

Rudolf Steiner

“Le radici della vita sociale”

(“I punti essenziali della questione sociale”,

Ed. Antroposofica, Milano 1980, cap. 16° de

“In margine alla triarticolazione dell’organismo sociale”, p. 189)

Traduzione Schwarz-Bavastro a cura di Nereo Villa

Ogni capoverso (§) è qui numerato in base alla 4ª ed. italiana del 1980

 

1. Nel mio libro “I punti essenziali della questione sociale” è, sì, dedotto il paragone dell’organismo sociale con quello umano naturale; ma al tempo stesso vi si richiama l’attenzione sul come tragga in errore il credere di poter trasportare, senz’altro, in un campo, concezioni ricavate da un altro campo. Chi guarda all’attività della cellula o di un organo, nel corpo umano secondo le opinioni della scienza, e poi cerca la “cellula sociale” o gli “organi sociali” per imparare a conoscere la struttura e le condizioni di vita dell’“organismo sociale”, cadrà molto facilmente in un vuoto giuoco di analogie.

 

2. É diverso l’accennare, come è stato fatto nei “Punti essenziali”, che una sana contemplazione dell’organismo umano può educare il nostro pensiero nel modo necessario per una comprensione della vita sociale conforme alla verità. Tale educazione ci farà imparare a giudicare i fatti sociali non secondo opinioni preconcette ma secondo la loro propria legge. Ed è questo che occorre oggi, prima di tutto. Perché oggi, riguardo al giudizio sociale, siamo profondamente immersi in opinioni di partito. Queste non sono formate secondo quanto è fondato sulle condizioni vitali dell’organismo sociale, ma sono mosse da oscuri sentimenti di singoli individui, e soprattutto di gruppi umani. Se il modo di giudicare che si applica nei programmi di partito si trasportasse nell’indagine dell’organismo umano, si vedrebbe presto che non se ne aiuterebbe la comprensione, ma la si ostacolerebbe.

 

3. Nell’organismo, l’aria che si inspira deve continuamente essere resa inservibile. L’ossigeno, deve trasformarsi in acido carbonico. Perciò devono esserci provvedimenti per i quali gli elementi divenuti inservibili siano sostituiti da elementi utili. Chi in un’osservazione spassionata dell’organismo sociale applica obiettivamente il giudizio educato nello studio dell’organismo umano, scopre che la sfera dell’economia, appunto quando sia istituita nel modo più pratico, deve continuamente generare condizioni che richiedono di essere compensate da altre istituzioni. Come agli organi predisposti a rendere inservibile nell’organismo umano l’ossigeno inspirato, non si può chiedere di renderlo nuovamente servibile, così non si dovrebbe presupporre che dal giro economico stesso nascano provvedimenti atti a compensare ciò che esso deve generare di ostacolo alla vita.

 

4. Tale compensazione può essere prodotta solo da un organismo giuridico vivente accanto all’economia, che si costituisca per forza propria e secondo la propria natura, e da una vita spirituale che, indipendentemente dalle organizzazioni economica e giuridica, cresca libera secondo radici proprie. È superficiale chiedersi se la cura della vita spirituale non debba forse essere legata alle esistenti condizioni del diritto. Certo che deve esserlo! Ma un conto è che gli uomini che coltivano la vita dello spirito siano dipendenti da quella del diritto, un altro conto è che occuparsi dello spirito dipenda dalle istituzioni della vita giuridica. Si dovrà constatare che l’idea della triarticolazione dell’organismo sociale suscita facilmente obiezioni giudicandola in modo preconcetto, ma che tali obiezioni si sgretolano se la si pensa fino in fondo.

 

5. L’economia ha leggi proprie che di per sé nell’organismo sociale creano condizioni distruttive. Se però si vogliono eliminare tali condizioni distruttive mediante provvedimenti economici, si distrugge l’economia stessa. Nell’economia moderna sono sorti inconvenienti dovuti all’amministrazione capitalistica privata dei mezzi di produzione. Se si vogliono estirpare i danni mediante il provvedimento economico dell’amministrazione collettiva dei mezzi di produzione, si rovina l’economia moderna. Invece si rimedierebbe ai mali se, accanto al giro economico, si creasse un sistema giuridico indipendente da esso, ed una libera vita spirituale; i danni che risultano continuamente dalla vita economica sarebbero con ciò annullati già nel nascere. Non accadrebbe che si eliminano i danni solo dopo che gli uomini ne hanno sofferto, dato che le organizzazioni instaurate accanto a quelle economiche servirebbero a neutralizzarli.

 

6. Le opinioni di partito dell’epoca moderna hanno distolto il giudizio dalle condizioni di vita dell’organismo sociale, e lo hanno fatto deviare nelle correnti delle passioni di gruppo. È necessario correggerle al più presto a partire dal lato in cui gli uomini possono conquistarsi l’imparzialità, e cioè dal contatto con l’organismo naturale, in cui la vita del pensiero si corregge da sé studiando le condizioni che per loro natura richiedono spassionatezza.

 

7. Però non arriverà lontano chi applichi per tale correzione solo le idee scientifiche ordinarie. Perché per molti riguardi a tali idee manca la forza di penetrare abbastanza a fondo nei fatti della natura. Se invece si cerca di attenersi non a quelle ma alla natura stessa, ci si pone in grado di attingere lì la spassionatezza, più che nelle opinioni di partito. Nonostante la buona volontà di molti scienziati di trascendere con la propria mentalità il materialismo, ancora adesso le idee scientifiche consuete sono compenetrate di materialismo. Può correggerle uno studio della natura, che parta da indagine spirituale, fornendo la base per una disciplina del pensiero che nei suoi risultati sia all’altezza anche della comprensione dell’organismo sociale.

 

8. L’idea della triarticolazione dell’organismo sociale non si limita a trasportare semplicemente le conoscenze naturali dal campo della natura in quello della vita sociale. Nell’osservazione della natura essa vuole semplicemente avere la forza di osservare senza pregiudizi il mondo dei fatti sociali. Questo dovrebbero considerare coloro che sentono parlare superficialmente di una triarticolazione della vita sociale in modo analogo a come si può parlare di una triarticolazione dell’organismo naturale umano. Chi prende sul serio quest’ultima nel suo genere, proprio cosi facendo si accorge che una cosa non può essere trasferita all’altra. Tramite il modo di pensare che impiega solitamente per studiare l’organismo naturale egli si creerà però la direzione di pensiero che gli permetterà di orientarsi anche tra i fatti sociali.

 

9. Si potrebbe forse obiettare che con questo modo di vedere si ricaccino nel grigiore delle teorie astratte le idee sociali; ma bisognerebbe pur dire che una simile opinione dura solo finché si guardi da fuori questo “ricacciare”, dato che in tal modo si sente naturalmente come “grigio” quanto si vede indistintamente da lontano e “colorato” quanto si genera dalla “vicina” passionalità.  Se però ci si avvicina al “grigio” si sentirà destarsi qualcosa di simile alla passionalità, che sarà però diretta a tutto quanto c’è di veramente umano, e che si perde d’occhio quando si guarda dal punto di vista dei partiti e delle opinioni.

 

10. È davvero urgentissimo oggi avvicinarci a ciò che è veramente umano, perché le posizioni di lotta dei gruppi umani che si separano hanno danneggiato abbastanza. Dovrebbe ormai maturare la comprensione che il rimedio non può consistere nel creare nuove posizioni di lotta, ma nell’osservare ciò che la storia stessa impone al momento attuale dell’evoluzione umana. È ovvio constatare i mali ed esigerne l’eliminazione tramite programmi; ma è necessario inoltrarci fino alle radici della vita sociale per risanarne, attraverso quelle, anche i fiori e i frutti.