LAPSIT EXILLIS

PARSIFAL, AMFORTAS, ISIS E LOGICA DEL CIELO


Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca. Eccola, eccola là, eccola là, la Luna... C’era la Luna! la Luna!” (L. Pirandello, “Ciaula scopre la Luna”).

 

Dov’è oggi il tuo nome, o Parsifal?

 

Quando ritornasti, guarito dai tuoi errori, e ritrovasti la via al santo Gral, ti fu annunciato che il tuo nome sarebbe apparso luminoso sulla sacra coppa.

 

“E Ciaula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore...” (ibid.).

 

Era la luna dunque a contenere l’ostia, quel disco bianco con la scritta “Parsifal”...

 

Sì, la sacra coppa o “lapsit exillis”, era la luna...

 

O luna, o “gànganda greida”, viatico ambulante (da “Riddarsögur”, Kölbling, Strasburgo, 1872, saga nordica – norvegese - di Parsifal) sei dunque tu.... semplicemente tu che appari a Ciaula... e a me...

 

E quando tu, o Parsifal, ti allontanasti la prima volta dal castello, senza aver domandato il senso dei misteri ai quali avevi assistito, e nella foresta trovasti quella giovane donna piangente che teneva sulle ginocchia lo “sposo” morto, tu eri come me... che scappavo via da casa mia... alto il naso nell’aria... con quattro bestemmie... le poesie di Pavese e le cassette di James Taylor... il mio viatico...

 

O Parsifal, oggi che so molte cose della tua fama, ti prego dammi un segno che mi dica ancora la giustezza della spada e del combattere...

 

Fosti partorito fra grandi dolori e visioni di sogno dopo che tuo padre era partito per terre lontane. Tua madre Herzeleide voleva tenerti lontano da cavalieri e cavalli, affinché arti e virtù cavalleresche non ti strappassero un giorno a lei. Lei non voleva che tu un giorno fossi esposto ai pericoli che dovette affrontare tuo padre. E ti educava in modo da tenerti lontano da ciò che d’altronde viveva in te, che guardavi con stupore il mondo. Da lei e dalla bellezza sua e del mondo imparavi che c’era Dio, sviluppando anche la tendenza a servirlo. Ma di questo Dio niente sapevi, e quando un giorno incontrasti i cavalieri, credesti fossero loro quel Dio e ti inginocchiasti...

 

Le dicesti poi di averli visti e di voler diventare come loro.

 

E lei sorrise.

 

E ti lasciò andare mentre dentro un po’ moriva...

 

Diverse furono le tue imprese, e lei morì di crepacuore per la scomparsa del figlio che non si era nemmeno accomiatato da lei, quando era partito a cercar ventura.

 

Dopo molte peregrinazioni giungesti al castello del Gral, dal re pescatore, un vecchio costretto a star disteso sopra un giaciglio per lo stato di debolezza in cui si trovava. Fu lui a darti la spada. Ed ecco nella sala apparire uno scudiero armato di una lancia sanguinante: il sangue scorreva fin giù sulla sua mano. E intanto avanzava una vergine che portava il santo Gral.

 

Aveva l’aspetto di una specie di coppa, di scodella.

 

Dal suo contenuto emanava un fulgore tale, da oscurare tutti i lumi della sala, come il Sole e la Luna offuscano il lume delle stelle.

 

Il santo Gral conteneva ciò di cui si nutriva il vecchissimo padre del re pescatore, che stava in una camera contigua e che non si nutriva come voi di cibo terreno.

 

Ma ogni volta che era offerta un’altra portata, il santo Gral passava nuovamente per la sala ed era portato a lui, a quel vegliardo che si nutriva del solo contenuto del Gral. Eri stato accompagnato lì da Gurnemanz, che ti aveva detto di non fare troppe domande. Perciò non avevi chiesto perché la lancia sanguinasse, né cosa significasse la coppa del Gral, di cui neanche sapevi il nome.

 

Ospite per la notte nel castello proprio nella sala in cui tutto si era svolto, ti ripromettesti di chiedere spiegazioni il mattino seguente, ma trovasti il castello deserto: non c’era più nessuno.

 

Allora ti rivestisti e trovasti il tuo cavallo sellato nel cortile. Credendo che la compagnia fosse uscita per la caccia, la cercasti per sapere del miracolo del Gral. Ma appena oltrepassato a cavallo il ponte levatoio, questo scattò in alto con tale rapidità che il cavallo dovette fare un salto per non cadere nel fosso.

 

Non incontrasti nessuno della compagnia presente nel castello la sera prima. Così proseguisti la tua cavalcata e fu allora che nel bosco ti trovasti di fronte a quella giovane donna in lutto per lo sposo defunto che le giaceva in grembo.

 

“Non chiedendo spiegazioni, non hai potuto sperimentare gli effetti della conoscenza dei grandi misteri visti... - ti disse - Avresti dovuto domandare...”.

 

Un Venerdì Santo giungesti presso un eremita di nome Trevrizent e ricevesti altri insegnamenti.

“Rifletti sul mistero del Golgota! - ti disse il vecchio - Volgi lo sguardo al Cristo  crocifisso che dice a Giovanni: ‘Ecco la madre tua!’ e a Giovanni che non la lasciò più. Tu invece hai abbandonato tua madre Herzeleide, ed essa ne è morta di dolore”.

 

Non capivi. Quelle parole erano di pareggio karmico. Così ripartisti nuovamente alla ricerca del santo Gral.

 

Poco prima che morisse il vecchio re-pescatore Amfortas, tu arrivavi, e fu allora che tutti i cavalieri del Gral ti accolsero dicendoti: “Il tuo nome risplende sul Gral! Ora sei tu il re del Gral, perché il tuo nome è apparso splendente sulla sacra coppa!”.

 

E il tuo nome, o Parsifal, ancora compare sulla sacra coppa d’oro contenente l’ostia... misterioso nutrimento spirituale.

 

La riflessione ti portò al sapere. Lo stesso sapere che oggi è in me e in chi come Ciaula sa ancora meravigliarsi ed apprendere dalla coppa lunare e dal cielo il ciclico ritorno della luce nella struttura del tempo...

 

Prima del mistero del Golgota, si succedettero ben altri tre PERIODI postatlantici di civiltà.

 

Ora, dopo il compimento del mistero del Golgota, riemergono compenetrati dall’elemento cristico.

 


Civiltà greco-latina
Mistero del Golgota
4° periodo

Il terzo di essi riappare nel nostro attuale, che è il quinto,


Civiltà egizio-caldaico
ebraica o di Mosé

Civiltà greco-latina
Mistero del Golgota

Civiltà attuale
3° periodo 4° periodo 5° periodo

il secondo riapparirà nel sesto,


Civiltà persiana
o di Zaratustra

Civiltà egizio-caldaico
ebraica o di Mosé

Civiltà greco-latina
Mistero del Golgota

Civiltà attuale

2° periodo 3° periodo 4° periodo 5° periodo 6° periodo

e il primo di quei periodi, quello dei santi risci indiani, riemergerà durante il futuro settimo periodo:


Civiltà indiana
o dei Sette Rishi

Civiltà persiana
o di Zaratustra

Civiltà egizio-caldaico
ebraica o di Mosé

Civiltà greco-latina
Mistero del Golgota

Civiltà attuale


1° periodo 2° periodo 3° periodo 4° periodo 5° periodo 6° periodo 7° periodo

Le cose stanno ancora così o Parsifal, e il ritorno di tali periodi è testimoniato oggi dal fatto che si manifesta la reviviscenza dell’astrologia del terzo periodo post-atlantico, ma permeata dall’impulso del Cristo.

Certo in modo diverso da come si osservavano gli astri nel “mattino dei maghi”, oggi, nel “meriggio dei maghi”, indaghiamo nuovamente le stelle, e la scrittura stellare ritorna ad essere qualcosa di significativo per noi, piccoli e grandi, umili e potenti.

 

La relazione tra il potere politico e i vari filoni della vera cultura accompagnò la nostra storia con una continuità che venne meno solo con la rivoluzione scientifica del XVII secolo, grazie alle quale si è sviluppato lo Stato moderno.

 

Oggi però, in clima di democrazia rappresentativa, ne scorgiamo anche tutta la debolezza, non solo attraverso fenomeni come la caduta verticale della partecipazione al voto o la concentrazione dei poteri forti, che trasformano la democrazia in oligarchia o in una “repubblica di custodi”... ma anche perché fra le caratteristiche del nostro tempo predomina un pensiero malato.

 

Dappertutto, il nostro punto di vista dominante è quello economico: noi pensiamo in termini di denaro.

 

La tecnologia è presentata come la soluzione universale: alla parola “dolore” si risponde con un’aspirina.

 

L’ideologia s’impone: il comunismo costruì gulag in nome dell’emancipazione dei popoli, il capitalismo “ruppe” gli scioperi arricchendo i privilegiati in nome della libertà degli individui. E oggi trionfa il sospetto: Marx smascherò lo sfruttamento insito nella produzione, Freud l’oscuro della sessualità sotto la luce della coscienza; Nietzsche scoprì il risentimento nel cuore stesso della morale. La “scienza” si affermò, l’arte si negò, la religione si secolarizzò, la filosofia finì per contemplare il suo ombelico. E la bomba atomica fu il potere supremo.

 

Divenendo tutti schizofrenicamente uniformati negli stili di vita e dei consumi, e nella volontà di apparire, il cielo resiste, proponendo un’altra veggenza: di fronte al “regno della quantità”, pone il suo linguaggio che è ritmo: un altro regno. Ma cos’è il cielo, o Parsifal? Di che colore è stasera… Che linguaggio può avere il cielo? Esoterico? E che cos’è l’esoterismo? Concretezza o astrazione?

 

Io dico CONCRETEZZA perché, o Parsifal, all’origine della parola “esoterismo” sta l’aggettivo greco “esoterikòs”, che significa “interno” e la correlazione con le cose del mondo è pertanto la loro connessione interna, esoterica, che le fa sussistere concretamente come concetti concepibili mediante osservazioni mai esaustive ma sempre più perfettibili di ciò che sembra. Dunque, o Parsifal, per esoterico io intendo TUTTO QUANTO STA IN CORRELAZIONE CON FATTI REALI; per essoterico o exoterico, tutto quanto è invece astratto dal reale. L’uso del termine “esoterico” per definire l’occulto, le cose misteriose e superstiziose è un’ambigua degenerazione semantica, che nel terzo millennio non ha più senso, dato che tutti i fatti del mondo sono collegati dall’interno e non sono riducibili a definizioni confessionali o partitocratiche, assolutizzazioni, dogmi, dottrine, ecc.

 

L’esoterismo è esistito anche nell’ex Unione Sovietica, anche se i paesi dell’URSS subirono una dominazione politica caratterizzata dalla dittatura di un partito, dalla collettivizzazione, e dall’educazione marxista-leninista. In passato quei paesi avevano sviluppato una ricchissima spiritualità: gli sciamani ungheresi, i Folli di Cristo russi, i bogomili bulgari, i sofianisti (come Soloviev o Bulgakov)... Fra i mussulmani è sopravvissuta perfino qualche confraternita sufica. E lo sciamanesimo resiste in Siberia. Nella letteratura clandestina, ad esempio in Tarkovski, sopravvivono temi esoterici. Il Dizionario filosofico delle edizioni del Progresso dell’URSS si lascia sfuggire questa osservazione: “Attualmente in molti paesi capitalisti esistono associazioni di occultisti e sono pubblicate molte opere di argomento occultistico” (ed. 1985, p. 359).

 

Negli USA è sviluppato il fenomeno delle sette ma poco quello delle organizzazioni iniziatiche. Nel 1801 a Charleston è fondato il Rito scozzese antico, e accettato. La Società teosofica è fondata nel 1875 proprio negli USA. Nel 1909 Max Heindel fonda la Rosicrucian Fellowship e H. Spencer Lewis l’A.M.O.R.C.

 

L’esoterismo del XX secolo si richiamava soprattutto al sacro Gral e a te, o Parsifal. E il pensiero della riemergente scrittura stellare e quello del tuo segreto continua quindi anche oggi il suo corso, non più come cultura antica ma come forza del Logos (o dell’IO SONO), che la rapporta a noi trovando armonia e rispondendo non solo a bisogni individuali, ma anche ad esigenze collettive...

 

Chrestien de Troyes così ti descrive, o Parsifal, al tuo ritorno verso il castello del Gral, durante il tuo contatto con con l’eremita Trevrizent:

 

«Parsifal sprona il destriero a percorrer quel sentiero.

Per le colpe che ha commesso pentimento prova adesso

e grandissimo dolore grava al fondo del suo cuore.

L’anima contrita e mesta, penetra nella foresta,

finché giunge a una cappella ed ecco infine scende di sella.

Posa a terra l’armatura, entra in quella cella oscura.

Lì, da pena conturbato prono a terra inginocchiato,

or davanti a un vecchio pio piange e si confessa a Dio.

“O tu, assolvi il mio peccato, e ch’io venga consolato!

Per cinque anni, sai, ho vagato ed il male ho seguitato

senza fede, pazzo e stolto, sol da tenebra sconvolto!”

Gli risponde il vecchio pio: “Io per te pregherò Dio

che si curi della tua sorte, e ti salvi dalla morte!

Ma suvvia dimmi tu presto, perché hai fatto tutto questo?”

“Senti, io dal Re Pescatore vidi il Gral, vaso d’amore.

Lancia io vidi anche passare e di sangue gocciolare.

Tuttavia non domandai di quel sangue il senso… mai,

né di apprender fui curioso di quel Gral così misterioso!

Fu da allora la mia sorte ben più dura della morte:

dalla grazia del Signore sempre escluso fu il mio cuore!”

“Ma qual nome hai?” chiede l’uomo. Dice: “Io Parsifal mi nomo...”

Noto è il nome all’eremita che sospira e il vero addita:

“È il tuo fallo, a te celato, che al dolore ti ha sposato”».

 

So che dopo quei discorsi, cavalcasti e ancor cavalchi verso il Gral di giorno e notte...

 

Tutto dedito alla contemplazione della natura durante il giorno e delle stelle durante la notte, come te anche IO SONO...

 

...e la scrittura stellare parla al mio fondo subcosciente, rivelandosi come un preannuncio di quanto ti dissero i cavalieri incontrandoti al castello: “Il tuo nome risplende sul santo Gral”, quando ancora non capivi quello che appariva negli astri e che perciò restava inconscio.

 

Per questo motivo Wolfram von Eschenbach, a proposito del “gànganda greida” e della giovane che teneva sulle ginocchia il suo sposo morto, scriveva che “una certa cosa si chiama il Gral” parlando dell’astrologo spagnolo Flegetanis: “Fu un pagano, Flegetanis, stimato per le sue arti rare, che per primo scrisse del Graal” (cfr. Parzifal di Wolfram von Eschenbach, 453/23) e in base alle indicazioni di Flegetanis, nel quale riviveva l’antica conoscenza della scrittura stellare, vide “la cosa chiamata il Gral”.

 

Lui almeno aveva visto il Gral.

 

Il Gral, col tuo nome scritto sopra, o Parsifal, va cercato dunque nel cielo. Come Ciaula… Come Pirandello! La luna, la luna…

 

Nella scrittura stellare è rintracciabile l’aurea coppa splendente nella sua realtà.

 

La soluzione dell’enigma del Gral è dunque questa: la coppa è là, dove si esprime nel suo simbolo stellare... nella scrittura degli astri... che ognuno può vedere, ma senza che si sveli subito il segreto nascosto nel fenomeno.

 

E tu o lettore di queste cose, un giorno che la osserverai, ti si rivelerà la sottile falce dorata della Luna, con al suo interno l’immagine appena percepibile del disco lunare oscuro. Scorgerai la falce lunare dorata, contenente la grande ostia, il disco oscuro del “gànganda greida”, il viatico ambulante... la parte della luna che non si vede se la si osserva superficialmente, ma che risulta visibile a un’osservazione più attenta. Scorgerai allora il disco oscuro, e sulla falce lunare leggerai, in mirabili lettere della scrittura occulta, il nome Parsifal!

 

Nella giusta luce, quella scrittura rivela al nostro cuore e alla nostra mente, se non proprio tutto, almeno una parte del segreto di Parsifal, del mistero del santo Gral.

 

Nel 1607 a parlare così dei rivolgimenti avvenuti nel mondo spirituale è proprio Keplero, l’uomo senza il quale non esisterebbe la moderna astronomia e la fisica d’oggi.

 

Anche se dobbiamo a Keplero le massime leggi dell’astronomia moderna, egli esprime in fondo ciò che a poco a poco viene emergendo dal quinto periodo di civiltà postatlantico per inserirsi nell’evoluzione della Terra.

 

O Parsifal, non dovremmo forse riabituarci, dunque, a riconoscere un po’ gli effetti spirituali legati agli astri? Tanto più oggi in quanto maggiormente compenetrati dal nuovo impulso dell’IO SONO?

 

Al tuo tempo, era un Venerdì Santo quando entrasti nel castello del Gral, ancora ignorante e impreparato a domandare le cose che domandasti, quando vedesti Amfortas ferito giacere fra i dolori, dolori che al tuo ingresso si esacerbarono terribilmente, ed in quel momento dell’anno era il tempo in cui Saturno e il Sole si trovavano entrambi in culminazione nel segno del Cancro.

 

Queste cose le so dalla leggenda, cioè secondo la tradizione accolta da Wolfram von Eschenbach.

 

E in che modo o Parsifal giungesti gradualmente alla Conoscenza? Non potevi ancora sapere che mentre in superficie si manifestavano le diatribe teologiche da cui scaturiva il cristianesimo tradizionale, in profondità l’impulso del Cristo, la forza dell’IO SONO scaturiva quasi come proveniente dal centro del pianeta... ed, anzi, proprio da questa tua ignoranza, rimanevi protetto proprio da ogni superficialità sul Cristo, mentre ne apprendevi invece il senso da fonti che attingevano solo alle profondità della tua anima: prima, dalla donna addolorata per lo sposo ucciso, che giaceva sul suo grembo, quando abbandonasti ignaro il castello del Gral, poi dall’eremita unito a forze mistiche, e a quella del Gral.

 

E quel Venerdì quando giungesti da lui, la forza del Gral operava già in te, anche se tu non ne eri consapevole.

 

Un uomo che ignorava tutto quanto stava avvenendo sul piano della comune coscienza di veglia, e che veniva portato a contatto di fonti subcoscienti che andavano emergendo in quel tempo conclusivo del medioevo, e che a quelle sorgenti doveva peraltro attingere: questo tu eri o Parsifal, cuore innocente e incontaminato da tutto quanto il mondo esterno porta di solito all’uomo, tu accoglievi in piena innocenza e con le tue più alte, pure e nobili forze dell’interiorità, il mistero del Gral. Come Ciaula che si accorgeva della Luna…

 

Così incontravi Amfortas, un uomo non pienamente capace di tanto, non all’altezza di quelle forze capaci di sperimentare pienamente tale mistero, tanto che, sebbene chiamato a fungere da custode del Gral, era caduto preda degli impulsi inferiori dell’anima umana, per lussuria e per gelosia aveva infatti ucciso il suo avversario… forze della natura dunque ma anche forze di grande profondità.

 

Si trattava, sì, di forze elementari naturali, ma non consuetudinarie per il quotidiano di allora, in quanto erano ancora in connessione coi mondi spirituali del terzo periodo post-atlantico: ciò che pulsava attraverso gli elementi, nel sangue e nel sistema nervoso umano, s’innalzava, accogliendo i segreti.

 

Così si percepiva ancora il sacro... e ciò era ben lontano dall’odierno ascetismo sensuale new age... Era ancora la capacità di percezione dei sacri misteri, così come questi erano accolti nel quarto e perfino del terzo periodo di civiltà post-atlantico, con quelle stesse forze che dominavano e dominano di solito l’uomo sulla Terra.

 

Ora però si era giunti al quinto periodo. Era il tempo in cui i sacri misteri incominciavano a rivelarsi solo alle pure forze innocenti dell’interiorità.

 

E così è oggi.

 

Perché si tratta di un periodo di civiltà che è anche il nostro.

 

Se oggi l’uomo riesce ancora a trovare la capacità di sollevarsi da ciò che lo costringe al suo compito terreno, può ancora risollevarsi.

 

Deve però innalzarsi e lasciare l’astrologia antica, l’antico cielo.

 

Ciò che era lecito operasse in lui nel tempo dell’astrologia antica ora non ha più senso. Oggi egli deve pretendere di più da se stesso, e sollevarsi più in alto, per trovare in modo nuovo la via verso gli antichi segreti. E deve fare ciò con le forze innocenti della sua interiorità, liberata da tutto il terrestre.

 

L’antichità ebraica aveva severamente indicato la nuova direttiva: le forze sibilline, legittime nell’astrologia, vanno abbandonate! Attenetevi a YHWH, Dio terrestre! E basta!

 

Da questo atteggiamento era scaturita avversione contro qualsiasi rivelazione dall’alto, un timore di quanto si manifestava dai cieli, e contemporaneamente un’apertura rispetto alle rivelazioni dal basso. Nelle antiche forze sibilline si scorgeva l’illecito elemento luciferico proveniente dall’alto, e questo stato di cose aveva dovuto affermarsi per un certo tempo sulla Terra, e cioè fino all’incarnazione del Cristo in Gesù di Nazaret. Allora ciò che proveniva dall’alto si cristianizzò, le forze delle costellazioni erano compenetrate dalle forze del Cristo, e di nuovo si poteva guardare verso l’alto, perché qualcosa di diverso era scaturito dall’unione del Signore della Terra con la Madre lunare.

 

Il Cristo era infatti divenuto il Signore della Terra, lo spirito della Terra, e si era effuso nell’aura della Terra.

 

Se alle missioni mondane che si svolgevano alla corte del re Artù ci si poteva accostare con le forze della Terra, alle nuove missioni, quelle del Gral ciò non era più possibile. E chi non ne avesse tenuto conto e si fosse avvicinato ai segreti del Gral nel vecchio modo, doveva essere colpito da dolori. E così infatti era avvenuto ad Amfortas.

 

Per te, o Parsifal invece, poiché non avevi nulla in te di ciò che provocava diatribe teologiche esteriori, e poiché per il tuo karma potevi essere accolto dal Cristo, rapito insomma da quelle forze simbolizzate nelle parole “tempo di Saturno”, in cui Saturno e il Sole si trovano nel segno del Cancro, per te fu diverso. E arrivando lì, portavi nel tuo subcosciente, assieme alla forza di Saturno, l’impulso del Cristo. Perciò la ferita di Amfortas doleva come mai prima.

 

Si annunciava così il tempo nuovo.

 

La tua attività interiore, cioè la tua anima, era in rapporto con gli impulsi storici subcoscienti, compenetrati di impulsi cristiani, e dall’aura stessa del Cristo, anche quando non ne eri ancora cosciente. E ciò che in passato aveva guidato la storia dell’umanità dalle profondità del subcosciente doveva ora emergere a poco a poco nella coscienza. Perciò dovevi apprendere a poco a poco ciò che non può essere compreso se non con tali forze pure dell’interiorità, e che non sarà neppure mai più compreso mediante sapere tradizionale o erudizione.

 

Con quelle forze innocenti però lo si poteva e lo si può ancora scorgere.

 

Nel corso dei tempi è venuto manifestandosi, diventando cosa quotidiana... celeste Gral che esprime il tuo nome... reale rinnovamento, trasformazione aggiornata di ciò per cui a suo tempo aveva lottato l’antichità ebraica.

 

Davanti all’immagine della madre pensata verginale - in quanto umanità rigeneratrice dell’io non da carne e sangue - col Cristo sul suo grembo, sempre si accoglierà il sentimento santo e la capacità di percezione del Gral.

 

Tutti gli dèi sono offuscati dalla sacra coppa, dalla Madre lunare ormai toccata dal Cristo, dalla nuova Eva, portatrice del Cristo, spirito solare.

 Cos’era il Gral? Cos’è? Ma più ancora: com’era... e come ancora oggi è?

 

E mentre ti allontanavi a cavallo dal castello del Gral e ti appariva la sposa con lo sposo morto, eri congiunto con inconsce forze solari... nel tempo di Pasqua... e l’eremita ti istruiva, quando l’immagine del Gral appariva nel cielo in scrittura stellare.

 

E ancora appare... a Ciaula... mentre cavalchi ancora giorno e notte, contemplando di giorno la natura e di notte molto spesso il segno celeste del santo Gral, quella falce dorata contenente l’ostia, spirito solare...

 

Così veniamo preparati a comprendere il segreto dalla consonanza di due icone: da una parte la madre verginale col figlio-sposo e dall’altra il segno di quella scrittura stellare.

 

Come allora in te l’impulso del Cristo compenetrando i destini della Terra cooperava con la scrittura stellare destinata a rinnovarsi, così è oggi per noi: tutto ciò ch’è compenetrato dal Cristo è affine alle forze stellari...

 

Per il fatto di essere arrivato nel “tempo di Saturno” tu rendesti più brucianti le ferite di Amfortas, che si trovava vicino al Gral nel modo sbagliato, esattamente come il prete d’oggi…

 

Cos’era il Gral... cos’è, ma più ancora com’era... e come ancora oggi è...

 

Perché quello che più importa non è più di esprimere queste cose con queste o con quelle parole, con questa o con quella esegesi, con questa o con quella dottrina... Ora è finito il tempo...

 

Al Gral ora non si può più arrivare con le parole, con le ideologie, con le confessioni, con i partiti politici, o con la raccolta firme.

 

Solo se tutto ciò saprai trasformare in sentimento, solo se riesci a sentire che nel Gral sta esaustivamente il sacro, e che Eva, madre terrena e antica Luna, è quel sacro che oggi riappare rinnovato nella madre verginale del Signore e dello stesso dio YHWH nel Cristo, nuovo Signore della Terra, nella cui aura si effonde... sentirai confluire tutto ciò che, simbolizzato nella scrittura stellare, agisce dagli astri, nell’evoluzione terrestre dell’umanità...

 

Solo considerando tutto questo e sentendovi espressa l’armonia fra la storia umana e la scrittura stellare, riuscirai, o cercatore d’oro, a comprendere il mistero che vuole ancora esprimersi nelle parole confidate a Parsifal e che riecheggiano nella leggenda: ogni volta che muore un re del Gral, un custode veramente eletto del Gral, sul santo Gral appare il nome del suo degno successore. Là lo si deve leggere.

 

Così siamo esortati a imparare nuovamente a leggere la scrittura delle stelle in forma nuova.

Devo sforzarmi di diventare degno di reimparare a leggere la rinnovata scrittura stellare.

Cerco pertanto di apprenderne la lettura nella forma in cui ora mi è offerta, perché in fondo l’insegnamento dell’evoluzione umana, attraverso i cicli di Saturno, Sole, Luna, Terra, fino a Vulcano non è altro che un leggere la scrittura stellare.

 

Devo però imparare in quali connessioni occorre decifrare oggi, quinta epoca, la scrittura stellare.

 

Diventiamone degni! Non a caso infatti ci viene raccontato che il Gral è stato allontanato per un certo tempo dalla sua sede, e che per qualche tempo non fu più percepibile esteriormente.

 

Nuova ricerca del Gral è la sapienza che cerchiamo oggi in un linguaggio sempre più cosciente che ci riveli di nuovo il rapporto fra il terrestre e il celeste, senza dover ricorrere alle antiche tradizioni, e neanche alla tradizione antroposofica. Poiché la cosiddetta società antroposofica anziché cristianizzarsi si è statalizzata! Anziché purificarsi si è parificata al diritto dii Stato, che è mafia…

 

Si osservi invece come Parsifal giunge al mistero del Gral e si avrà la prospettiva del futuro.

 

Certo, quei segreti tornarono a rimanere nascosti, perché il popolo bue, cioè “l’animale sociale”, sempre più animale e sempre meno sociale, doveva prima ricercare il legame fra la terra e le potenze cosmiche nel campo più esteriore e superficiale, nel campo della scienza limitata agli aspetti più esterni delle cose. E ciò per divenire meno bue e più popolo.

 

Keplero scoprì leggi celesti meccanico-matematiche, ma ciò che vi aveva aggiunto compenetrato dell’impulso del Cristo, dovette cadere nuovamente nell’inconscio del popolo bue.

 

Chi può parlare oggi della triarticolazione dell’organismo sociale, comunicando quello che sa dell’evoluzione terrestre e dei suoi rapporti col cosmo, deve dire anzitutto un grazie a Keplero, il quale portava il seguente esempio:

“Come ad esempio nell’universo esistono tre cose immobili: il Sole, le stelle fisse e l’elemento intermedio, mentre tutto il resto si muove; così avviene nell’unico Dio: Padre, Figlio e Spirito. Anche la sfera rappresenta la Trinità: il Padre è il centro, il Figlio la superficie, lo Spirito l’equidistanza del centro dalla superficie, cioè il raggio; e così pure per altri misteri. Senza spiriti e anime non vi sarebbe armonia in nessun luogo. Nelle anime umane si trovano predisposizioni armoniche delle specie più diverse. La Terra intera è animata, e in tal modo si genera la grande armonia, tanto sulla Terra, quanto fra essa e gli astri. L’anima della Terra agisce in tutto il corpo terrestre, pur avendo la sua sede in una determinata parte di esso, come l’anima umana nel cuore; e da quella sede, come da un punto focale o da una sorgente, si dipartono i suoi effetti sull’oceano e sull’atmosfera terrestre. Da ciò la simpatia fra la Terra e gli astri, da ciò gli eventi naturali periodici. Che la Terra possieda veramente un’anima è dimostrato nel modo più chiaro dall’osservazione dei fatti meteorologici e delle situazioni che li determinano. In certe condizioni e situazioni astronomiche l’aria diventa sempre agitata; se quelle non si verificano, o in misura lieve o passeggiera, l’aria rimane tranquilla.

Questi e innumerevoli altri fenomeni che si verificano nella e sulla Terra, sono talmente regolari e misurati, da non poter essere attribuiti a una causa cieca; e poiché i pianeti stessi nulla sanno degli angoli che i loro raggi formano sulla Terra, la Terra deve avere un’anima. La Terra è un essere animato. Si potranno constatare in essa tutte le cose che sono analoghe alle parti di un corpo animale. Le piante e gli alberi sono il suo pelo, i metalli le sue vene, l’acqua marina la sua bevanda. La Terra ha una forza formativa, ha una specie di immaginazione, ha un moto, ha certe malattie, e le maree corrispondono alla respirazione degli animali. L’anima della Terra sembra essere una specie di fiamma: da ciò deriva il calore sotterraneo e alla stessa causa si deve il fatto che non vi è riproduzione senza calore. Una certa immagine dello zodiaco e di tutto il firmamento è stata impressa da Dio nell’anima della Terra”.

Quell’immagine dello zodiaco fu impressa nell’anima della Terra, nella sua aura... e poco a poco conquisteremo l’altra parte della concezione kepleriana del mondo: quella che dovette rimanere per un certo tempo nelle profondità incoscienti del popolo oscurato dalla chiesa, ma che mostra chiaramente che la cosmologia che oggi siamo in grado di delineare rappresenta un compimento, un avverarsi.

 

Il mònito che ci perviene dal santo Gral è: RICERCATE! Ricercate nella profondità del popolo... il popolo è buono... ricercate la sapienza che si nasconde nella sua antropologia... ricercate l’antroposofia e continuate a cercare...

 

Guardiamo la nostra “vecchia Europa”, occidente dei tempi antichi, guardiamo ai tempi pre e post atlantici, osservando i ricordi che dell’Atiantide emersero nei tempi postatlantici: scopriremo che nella civiltà greca, nel culto di Apollo, vi era un’ultima eco di quell’antichissimo evento, quando fu compenetrato dal Cristo nei mondi superiori il futuro Gesù natanico, l’essere che più tardi discenderà per compiere il mistero del Golgota, il Gesù natanico compenetrato dal Cristo.

 

Se osserviamo quegli eventi possiamo chiederci da dove provenne il Cristo.

 

Quale fu il cammino del Cristo, per discendere dall’alto e diventare il Signore della Terra?

 

Venne da occidente. Dall’occidente verso l’oriente. E poi di nuovo si mosse da oriente verso occidente e discese nel suo involucro esteriore: dalla sfera delle gerarchie superiori. Gli esseri stessi delle gerarchie superiori lo portarono giù. E Lui era parte di loro.

 

E tu, o Parsifal, ce lo ricordi bene nella leggenda: una schiera di angeli portò a Titurel il santo GraI, vero mistero del Cristo, mistero del rapporto fra il Signore della Terra e la madre verginale. E una schiera di angeli lo attende di nuovo nella sfera delle gerarchie superiori.

 

Se lo ricerchiamo in quella sfera, comprendiamo il senso antroposofico moderno della ricerca e, progredendo gradualmente sempre più oltre, sentiamo di comprendere il rapporto dell’aspetto stellare del Gral con l’aspetto umano del Gral stesso, quello della madre legata a Gesù, al Cristo.

 

Tutte le confessioni religiose sparse nel mondo si possano un giorno davvero ritrovare insieme... Ognuno è libero di giudicare da sé questo punto. E così pure ognuno possa riflettere per conto suo se la ricerca del santo Gral è qualcosa di ecumenico o no...

 

Certo chi vuole ancora essere aggrappato a limitate concezioni confessionali di superficie e all’aspetto esteriore e materiale delle reali azioni del Cristo che sono invece di natura immateriale, farà più fatica a capire, oppure si sentirà male come Amfortas o come la cosiddetta “ISIS”... o come tutti i rappresentanti della classe dirigente delle potenze occidentali in cui vive ancora purtroppo l’arabismo della normatività moralistica e dell’economicismo… in cui vive ancora Arimane… Bergoglio, il Faraone di turno, ed ogni altra robaccia... 

 

O Parsifal condotto dal tuo karma verso le azioni immateriali, cioè spirituali, del Cristo, costituisci dunque un grande modello per l’unificazione delle religioni sulla Terra.

 

La prosecuzione della tua leggenda dice che per il tempo in cui il Gral divenne invisibile nella nostra vecchia Europa, esso fu portato nel regno del Prete Gianni, quel regno che si trovava al di là delle terre raggiunte dai crociati.

 

E all’epoca delle crociate si venerava ancora la sfera del Prete Gianni, il successore di Parsifal.

 

E per il modo in cui si cercava e ancora si cerca quella sfera, bisogna dire che, anche se ci si esprimeva e ci si esprimerà in formule geografiche terrestri, la sede di questa nuova figura di prete non può né certo potrà  trovarsi sulla Terra...