LA STAMPA DEL
MALAFFARE COSTITUITO
DAL "TRADIMENTO DEI CHIERICI"
La scienza accademica odierna si comporta come la chiesa nel Medioevo
ma in un parallelismo in cui i Media operano in modo continuativo la neo-Restaurazione del "credo scientifico"...
«È passato molto tempo da quando questo parallelismo è stato
notato per la prima volta», scrive Halton Arp nel suo libro "Seeing red.
L'universo non si espande". Già al tempo di Galileo, alla chiesa «spettava la decisione finale sui temi più
importanti. La gerarchia ecclesiastica era sovvenzionata generosamente dai prìncipi e dal popolo, e lo stile di vita dei cardinali dipendeva dall'avere
persone che credessero che i loro pronunciamenti fossero importanti e profondi.
A causa di una serie di avvenimenti politici, economici ed interni, la Chiesa
perse gradualmente il proprio potere nei confronti dei contestatori» (Halton Arp,
"Seeing red. L'universo non si espande", pp. 323-324, Ed. Jaka Book, Milano
2009).
«Con l'illuminismo e il forte sviluppo dell'astronomia e della fisica, arriviamo
ai giorni nostri, dove tutta l'autorità sulla legge naturale è passata alla
scienza. Ai professori vengono dati alti salari, rimborsi di spese e di viaggio,
prestigio e sicurezza per rutta la vita in cambio di importami e profonde
dichiarazioni sulla natura dell'universo. Essi trasferiscono il potere delle
istituzioni, a cui appartengono, a coloro che essi stessi scelgono come loro
successori» (ibid. p. 324).
Oggi, la "buona" stampa poi fa il resto:
«un esempio di "buona stampa", illuminante ed insolitamente divertente ci viene
offerto dalle colonne del "New York Times" che riportava estasiato il dialogo
tra due massimi esponenti della cosmologia. Dopo che il primo ebbe sottolineato
che "in generale" non c'è alcun modo di formare singolarità nude attraverso le
leggi fisiche note, il secondo replicò: "Stephen, sono sorpreso di sentire
queste parole proprio da te. Una singolarità nuda, sulla cui esistenza siamo
tutti d'accordo è il Big Bang, cioè l'universo stesso.
Uno dei tratti più caratteristici di questa situazione è che agli accademici, in
genere, si crede di più che a qualsiasi altro professionista. Sono accreditati
di competenza e oggettività assolute e sebbene molti ne dispongano, molti altri
non possono certo vantarla a dispetto della loro popolarità ed influenza. Per
quella che è la mia esperienza - continua Arp - non sto dicendo che gli scienziati sono peggiori
rispetto a tutti gli altri segmenti sociali, ma sto solo sottolineando che
vengono sistematicamente indicati come "i migliori" e questa è una situazione
pericolosa.
In base a tutti i commenti, alle lettere e ai manoscritti che ricevo, è chiaro
che c'è un gran numero di pensatori indipendenti, sia all'interno che fuori
dalle istituzioni scientifiche, impiegati e disoccupati, dilettanti, studenti e
pensionati. Alcuni di loro non sono molto informati, ma altri lo sono. Vi è una
straordinaria varietà di opinioni e di idee, da quelle più folli a quelle più
brillanti. Ma l'elemento che le accomuna è la crescente frustrazione nei
confronti dell'arroganza e dell'autocompiacimento con cui viene gestita la
comunicazione della scienza, che appare sempre più "una disciplina morta che si
oppone a qualsiasi tentativo di riforma".
Il giornalismo scientifico così come la scienza che vuole divulgare è
chiaramente morto sul nascere. I mezzi di comunicazione in generale si lasciano
facilmente sedurre dai comunicati stampa e dalle opinioni delle fonti
autorevoli. Nessuno si preoccupa di controllare i fatti e verificare i conflitti
di interesse» (ibid.).
In questo suo lavoro Halton Arp, oltre alla dimostrazione riportata già nel
titolo "Seeing red. L'universo non si espande", riporta molti altri fatti (che
pubblicherò in questo sito al più presto) legati ai progressi della ricerca
scientifica che, non essendo stati opportunamente smontati ed analizzati, ne
hanno inevitabilmente avviato il deterioramento.
La ricerca scientifica può infatti essere tale solo se muove da libertà, la
quale non può procedere da convenzioni ma solo da genuina curiosità dei
ricercatori. Una scienza meramente
convenzionale, come dimostra di essere quella accademica, non può avere valore,
o meglio, può avere solo un valore del tutto simile a quello del gioco delle tre
carte o dei bussolotti...