LA MISURA IN CUI

ovvero

La misura della non libertà

 

 

 

Oggi è notorio che per Fichte il dovere morale potesse attuarsi

"dall'io finito solo insieme ad altri io finiti. Ammessa l'esistenza di altri esseri intelligenti, io sono OBBLIGATO a riconoscere ad essi lo stesso scopo della mia esistenza, cioè la libertà. In tal modo ogni io finito risulta COSTRETTO non solo a porre dei LIMITI alla sua libertà ma anche ad agire in modo tale che l'umanità nel suo complesso risulti sempre più libera" (Cfr. "Fichte e l'idealismo" in trucheck.it).

Chi fa sue queste idee su obblighi, costrizioni, limitazioni, divieti, ecc., e le propone come filosofia della libertà, individualismo etico, o triarticolazione sociale, è un mentitore che dimostra di non avere capito nulla di queste cose.

 

Basterebbe leggere la seconda appendice de "La filosofia della libertà" di R. Steiner per accorgersene...

«[...] le nostre dottrine scientifiche debbono ormai evitare di presentarsi in tal veste, da rivelare la pretesa ad una accettazione incondizionatamente obbligatoria. Nessuno di noi potrebbe più dare a uno scritto scientifico un titolo come quello che gli diede una volta Fichte: "Luminosa relazione al gran pubblico sulla vera essenza della nuovissima filosofia. Tentativo di obbligare il lettore a comprendere". Oggi nessuno deve essere obbligato a comprendere. Se un intimo particolare impulso non spinge l'individuo verso un certo ordine d'idee, nessuna adesione viene a lui richiesta. Persino all'uomo ancora immaturo, al bambino, non vogliamo più al giorno d'oggi inculcare delle cognizioni: cerchiamo invece di sviluppare le sue facoltà, così che non abbia ad essere obbligato a comprendere, ma voglia comprendere.
Non crediate ch'io mi illuda, quando parlo di questa caratteristica dell'epoca mia, e ch'io non sa
ppia quanto convenzionalismo, privo di ogni individualità, viva tuttora e si estenda. Ma so altrettanto bene che molti dei miei contemporanei cercano d'indirizzare la loro vita verso la meta di cui ho parlato. Ad essi io dedico questo libro: il quale non vuol rappresentare 1'"unica via possibile" alla verità, ma vuol semplicemente descrivere il cammino percorso da uno cui la verità sta a cuore. [...] Questo libro non concepisce quindi il rapporto fra scienza e vita nel senso che l'uomo debba piegarsi all'idea e mettere ai suoi servizi le proprie forze, ma nel senso che egli debba impadronirsi del mondo delle idee per adoprarlo per i propri scopi umani, i quali vanno al di là di quelli puramente scientifici. Dobbiamo saperci collocare di fronte all'idea con la nostra esperienza, se no, si cade sotto la sua tirannia» (R. Steiner, 2ª Appendice de "La filosofia della libertà").

La legge del pagare imposte per una data percentuale di reddito non diventa più morale col divieto di percepire più della differenza fra quel reddito e quella percentuale... È solo un'ipocrisia leguleia questa... Un'ipocrisia fichtiana... o di chi ha l'abitudine di ragionare per assoluti o nella misura di qualcosa... Questo è lo stile che conduce allo statalismo assoluto in un momento della storia in cui lo statalismo manifesta se stesso come insano in quanto accentratore di competenze (come l'economia e la cultura) che non sono sue. 

 

Non si può davvero dire che chi così ragiona, ragioni liberamente. Allo stesso modo, chi sente come propria la "missione del dotto" (il "supremo" fine del dotto) e pretende liberare il suo prossimo mediante leggi proibitive, non può fare altro che censurare qualsiasi convinzione diversa dalla sua... Insomma è un ideologo del comunismo totalitario, mascherato da steinerismo.

 

Oggi infatti qualcuno si chiede:

"Non è forse fichtianesimo puro la concezione comunista di "Storia e coscienza di classe" di Lukàcs e dei "Quaderni del Carcere" di Gramsci?" (Costanzo Preve, "Marx lettore di Hegel e... Hegel lettore di Marx").

Purtroppo ci sono ancora persone talmente superficiali da attribuire alle predicazioni di questi forsennati ideologi del comunismo assoluto antroposoficamente mascherato, contenuti "anticonformisti e spregiudicati". In verità non si tratta di anticonformismo né di spregiudicatezza, bensì di formalismo giuridico ancorato nella vetusta "dittatura del proletariato", e nell'ancora più vetusto assolutismo idealistico tedesco, mascherati da filosofia della libertà. Non c'è limite al peggio!

 

Anziché studiare Steiner, questi superficiali, seguaci di altri superficiali, trascrivono le parole dei loro seminari e le studiano, nonostante la percezione della loro modalità di esposizione da esaltati e/o di mortificazione di chi ha ancora un rimasuglio di giudizio critico nei loro confronti...