L’errore fondamentale nel pensare sociale
Presentazione di Nereo Villa - L’errore fondamentale nel pensare sociale è in sintesi il nostro pigro anacronismo di fronte al divenire. Nel film “Il pianeta delle scimmie” sono bene rappresentate le condizioni umane attuali, in cui la retrograda vita spirituale e la retrograda vita giuridica la fanno da padrone sugli uomini. Oggi siamo appunto nella condizione di essere governati da androidi, simili a quelle scimmie. Ma non possiamo neanche dire che è colpa loro ciò che sta succedendo su tutto il pianeta e che ci appare come il mega “film” dell’inciviltà in cui siamo piombati come attori-marionette, dato che siamo noi stessi che regolarmente (con una matita ed una croce, come se fossimo analfabeti), deleghiamo i “macachi” a “pensare” per noi…
Rudolf Steiner
“L’errore fondamentale nel pensare sociale”
(“I punti essenziali della questione sociale”,
Ed. Antroposofica, Milano 1980, cap. 15° de
“In margine alla triarticolazione dell’organismo sociale”, p. 186)
Traduzione Schwarz-Bavastro a cura di Nereo Villa
Ogni capoverso (§) è qui numerato in base alla 4ª ed. italiana del 1980
1. A un’idea come quella della triarticolazione dell’organismo sociale, molti fanno sempre di nuovo la seguente obiezione: “Ma il movimento sociale cerca ad ogni costo di superare le disuguaglianze sociali tra gli uomini; come può questo esser raggiunto attraverso trasformazioni apportate all’ordine giuridico e alla vita spirituale, se queste due sfere hanno amministrazioni autonome rispetto all’economìa?”.
2. Quest’obiezione è fatta da coloro che vedono, sì, l’esistenza di disuguaglianze economiche, ma non vedono che queste furono generate da uomini conviventi nell’organismo sociale. Si scorge che l’ordinamento economico della società si esprime nel tenore di vita degli uomini; si lavora affinché per molti sorga la possibilità di un tenore di vita che sembri loro più degno, e si crede che questa possibilità si attui dopo aver apportato nell’ordinamento economico certi cambiamenti a cui si pensa.
3. Chi guarda più a fondo nelle condizioni della vita umana, deve vedere la causa principale degli attuali inconvenienti sociali nel fatto che è diventato predominante proprio il suddetto ragionamento. Per molti, l’ordinamento economico della vita è troppo distante dalle loro rappresentazioni sulla vita dello spirito e del diritto, per intendere i rapporti con altre rappresentazioni dell’uomo nel complesso umano. La situazione economica degli uomini è il risultato della posizione da loro reciprocamente presa in seguito alle proprie facoltà spirituali ed alle norme giuridiche vigenti fra loro. Chi lo comprende, non può credere di trovare un sistema economico che di per sé sia in grado di mettere gli uomini che vi lavorano in condizioni vitali che appaiano loro degne. Che in un sistema economico si possano trovare, per le proprie prestazioni, controprestazioni corrispondenti che diano la possibilità di un degno tenore di vita, dipende dagli atteggiamenti spirituali degli uomini che vi sono attivi, e dal modo in cui ordinano le loro relazioni reciproche secondo la coscienza che hanno del diritto.
4. Negli ultimi tre o quattro secoli l’umanità civile si è sviluppata sotto la spinta di impulsi che rendono difficilissima la comprensione del vero rapporto tra vita economica e vita spirituale. L’uomo è stato irretito in connessioni che, per le conquiste della tecnica in campo economico, hanno ricevuto un’impronta non più corrispondente all’educazione dello spirito e alle idee giuridiche che erano venute formandosi da precedenti epoche evolutive. Ci siamo abituati ad esaltare con unanime riconoscimento i progressi spirituali dell’epoca moderna, senza però rivelare che questi furono conseguiti soprattutto nei campi direttamente connessi con la vita tecnico-economica. È certo che la scienza può vantare conquiste poderose, ma può vantarle soprattutto là, dove tali conquiste furono provocate da esigenze della vita tecnico-economica.
5. Sotto l’influsso di questo genere di progresso spirituale si formò nelle sfere dirigenti dell’umanità l’abito mentale di giudicare ogni condizione della vita in base a principi economici. Nella maggioranza dei casi, queste sfere dirigenti non sono coscienti di questo loro modo di giudicare; lo praticano inconsapevolmente. Credono di vivere secondo ogni sorta di impulsi etici ed estetici; ma inconsciamente seguono loro giudizio, determinato dalla vita tecnico-economica. Pensano economicamente, mentre credono di vivere esteticamente, religiosamente, eticamente.
6. Nei pensatori socialisti, questo abito mentale delle classi dirigenti è oggi diventato un dogma. Credono che tutta la vita sia determinata dall’economia, perché coloro da cui hanno ereditato le loro opinioni hanno fatto del pensiero economico la loro abitudine mentale, in massima parte inconscia. Così i pensatori socialisti vogliono trasformare l’ordinamento economico proprio secondo quella concezione che causò lo stato di cose che ritengono urgentemente bisognoso di trasformazione. Non si accorgono che se agissero secondo le idee che hanno condotto allo stato di cose a cui si oppongono, non farebbero che peggiorarla. Gli uomini vogliono infatti restare attaccati alle loro idee e abitudini mentali ancora molto più ostinatamente che non alle istituzioni.
7. Ora però l’evoluzione umana è arrivata a un punto in cui, per la sua propria natura, esige progresso, non solo delle istituzioni ma anche delle idee e delle concezioni. Il destino del movimento sociale dipende dal fatto che sia o no sentita questa esigenza che la stessa storia dell’umanità impone. Per quanto strano possa apparire ancora oggi a molti, è pur vero che la vita moderna ha preso una forma che non è più possibile padroneggiare coi modi di pensare del passato.
8. Si dice a ragione che la questione sociale vada trattata diversamente da come hanno fatto, ad esempio, Saint Simon, Owen, Fourier (Claude Henri de Saint Simon, 1760-1851, fondatore della cosiddetta prima scuola socialistica, seconda la quale le strutture della società umana dovevano essere organizzate secondo le leggi della scienza naturale; Robert Owen, 1771-l858, riformatore sociale idealista; si veda in proposito quanto ne dice Steiner nello scritto “Scienza dello spirito e problema sociale”, in appendice del presente volume; François Marie Charles Fourier, 1772-1851, creatore di un sistema socialistico su base scientifica); che coi loro impulsi spirituali non si possa trasformare la vita economica. Da ciò si trae la conseguenza che nessun impulso spirituale possa avere influenza trasformatrice sulle condizioni della vita sociale. La verità è che chi pensa così ha ricevuto le sue idee da una vita spirituale che per sua natura non era più adatta a dominare la vita economica moderna. Così, invece di arrivare alla sana conclusione che dunque occorre un rinnovamento della vita spirituale e del diritto, si perviene all’opinione che le auspicate condizioni sociali debbano risultare di per sé dalla vita economica. Quelle condizioni però non risultano. Risulterà invece solo confusione economica se non ci sarà il progresso della vita spirituale e giuridica che l’epoca moderna domanda a gran voce.
9. Ciò che nel campo sociale deve accadere oggi e nel prossimo avvenire dovrà essere sorretto dal coraggio di raggiungere il progresso desiderato nella vita spirituale e giuridica. Senza questo coraggio, si potranno anche fare cose bene intenzionate, ma che non condurranno a condizioni durevoli. Perciò in questo campo la cosa più urgente è oggi divulgare il fatto che la nuova cultura spirituale è il fondamento di un prospero sviluppo dell’umanità civile. I frutti di questa nuova cultura spirituale matureranno nell’ordinamento economico; una vita economica che voglia riformarsi da sé non farà che riprodurre, peggiorati, gli antichi inconvenienti. Finché si chiederà alla vita economica di sviluppare negli uomini le loro predisposizioni, si aggiungeranno ai vecchi mali, mali nuovi. Solo quando si arriverà a intendere che l’uomo, col proprio spirito, deve apportare alla vita economica quello di cui essa ha bisogno, si potrà lavorare coscientemente a raggiungere ciò che incoscientemente si richiede.