L'Acquario, il SENSO DEL CALORE e Neftali

 

(dalla Playlist delle dodici parti di cielo)

 

 

 

Oggi vi parlo dell’Acquario, rispondendo alla domanda rivoltami da una persona dell’Acquario: «Nereo, perché ti sei messo a studiare “la luce di Einstein?”». La risposta è che il mio approfondimento della fisica contemporanea è stato in relazione al Capricorno ed al Sagittario ed alla loro luce natalizia. Con l’Acquario si entra nel calore e nella gnosi, nella Conoscenza, nel calore della Conoscenza. Conoscenza con la C maiuscola. Con la c minuscola si conoscono aride formule e matematiche che sono opinioni. Invece con la Conoscenza superiore dell’Acquario la matematica si avvicina al ritmo del cuore, e dunque al concetto di CALORE, col quale tutto lo Zodiaco appare come quantico. Ecco perché con questo video comincerò indirettamente a parlare anche di astrologia quantica.

 

Per esempio, l’Acquario è l’undicesimo segno dello Zodiaco, e l’uomo dell’Acquario vuole subito sapere il perché. Una risposta la ottiene nella somma di QUANTI valori numerici vi sono prima dell’11, cioè 1, 2, 3, ecc., fino ad 11. In tal modo ottiene il 66 (1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11=66), che è il numero delle ripetute vite terrene, espresso dal termine GHILGAL, che in ebraico significa CICLO ed è formato dalla ripetizione del rapporto fra due lettere, GHIMEL (ג) e LAMED (ל). Non è che l’uomo si reincarna sessantasei volte, sia ben chiaro. Questo (il 66) è la somma delle lettere che formano il concetto ebraico GHILGAL che significa CICLO. Ripetizione appunto del rapporto tra due lettere, GHIMEL-LAMED, e poiché ogni lettera ebraica è anche un numero, si tratta appunto del 3 e del 30. Con la ripetizione del rapporto 3-30 abbiamo appunto 3+30+3+30, cioè גלגל, che oltre a dare il 66 come somma, dà anche nome alla città di Galgala (Giosuè 4,20), detta anche delle 12 pietre, sia perché il valore numerico 3 di GHIMEL, lettera planetaria di Venere e dell’amore, è contenuto quattro volte nel dodici, che esprime tutto lo Zodiaco nel termine GHILGAL, ciclo delle ripetute vite terrene dell’io umano, sia perché GHILGAL è scritto con 4 lettere (4x3=12) ed il 66 si scrive con due 6, la cui somma dà anch’essa, al di là delle differenze tra decine e unità, dodici, cioè 6+6 del 66. Per questo calcolo occorre ricordare che le unità aritmetiche arrivano fino al 9, e che col 9 è già stato detto tutto, poi tutto si ripete nuovamente (NOVE in latino è anche un avverbio che significa NUOVAMENTE) perché il 10 che cos’è? È nuovamente un UNO. Un UNO al convenzionale livello delle decine. Non è un caso che la tribù di Neftali, נפתלי, fosse attribuita all’Acquario e che il censimento biblico della tribù di Neftali avesse dato la cifra di cinquantatremilaquattrocento (53.400), valore che, al di là di ogni convenzione, dà anche la possibilità del dodici (5+3+4+0+0=12) e del tre (1+2, del 12, uguale a 3). E questo lo trovate in Numeri, capitolo 1, versetto 43. Anticamente si osservavano i numeri, il loro ritmo e la loro REALIZZAZIONE nelle cose. I valori numerici delle lettere formatrici della parola “Neftali”, נפתלי, sono 50 = נ = NUN, (80 = פ = PE), 400 = ת = TAV, 30 = ל = LAMED, 10 = י = IOD, somma totale 570, sintesi = 5+7+0 = 12 oppure 3 (12 = 1+2 = 3).

 

Da questo punto di vista, dunque non solo per la tradizione astrologica, l’Acquario è anche il segno della REALIZZAZIONE (M. Senard, “Lo zodiaco applicato alla psicologia”, Ed. ECIG, Genova, 1989). L’undicesima parte del cielo interessava infatti i concetti di amicizia, fratellanza, le relazioni, i riconoscimenti sociali, e soprattutto il darsi la mano. Tutte cose che interessano l’Uomo dell’Acquario. La KAF, undicesima lettera dell’alfabeto ebraico, significa ancora oggi in ebraico “palmo della mano”, o “cucchiaio”, “cucchiaino” e tutto ciò che ha in sé la capacità di afferrare o di porgere. Questo settore del cielo, l’11°, era soprattutto connesso alle feste, per esempio alla festa dell’Epifania o della Befana e a quella del Battesimo di Gesù: i Re Magi nel giorno dell’Epifania porgono a Gesù, riconosciuto come Cristo i doni, portandoli sul palmo della mano. Allo stesso modo l’acqua battesimale è versata dal palmo della mano.

 

Sia dal punto di vista della logica dei numeri che da quello delle feste sacre, vi è qui un’osservazione abbastanza importante da fare per l’Uomo dell’Acquario, amante dei numeri o della quantità o dei quanti, o della sapienza quantica (che non è una moda della fisica contemporanea molto decadente, per altro, nel materialismo del regno della quantità, ma è qualcosa di più importante). Infatti l’alfabeto ebraico è sempre stato “quantico”. Noi italiani infatti abbiamo per esempio le lettere distinte dai numeri. Abbiamo le lettere e i numeri. Gli ebrei no. Le lettere ebraiche sono già anche numeri. Quindi con l’ebraico è possibile un linguaggio che non è solo qualitativo ma anche quantitativo. Dunque si tratta qui anche del rapporto tra il numero 11 ed il 2. Undici è scritto con due “1”. Quindi già da lì salta fuori il 2. Ma quello che c’è da osservare è questo: così come il 2 corrisponde al seconda porzione di cielo, o ricettività taurina dello spirito del tempo pentecostale, mentre il numero che lo precede, l’UNO, riguarda lo spirito arietino dell’Agnello Cosmico, massimo potere dell’Alef, cioè dell’“Unico”, legato al tempo pasquale, allo stesso modo l’11 - relativo all’undicesimo segno, o porzione di cielo, che è quello del riconoscimento del Cristo da parte del divino, simboleggiato dalla colomba durante il battesimo nel Giordano, e da parte dei Re Magi o Re Atrologi - è preceduto dal 10, cioè da quello della natività stessa dell’Unico, connessa al periodo natalizio, espressa dal Capricorno, ed ancor prima dal 9, che è il Sagittario.

 

Nella logica dei numeri il dieci infatti non è altro che il livello superiore dell’1; dopo i primi nove numeri tutto, ripeto, è già stato detto, e tutto si ripete ad un nuovo livello, il “nove” essendo l’“utero” del dieci; ecco perché in ebraico il nove è espresso dalla lettera “TET”, che significa UTERO. Pertanto se è vero che 1+2 fa 3, e che il 3 già allude alla festa della Trinità (o tri-unità), dovrebbe essere anche vero che la festa della Trinità si palesa - coerentemente, ed a un superiore livello - anche nel 9+10+11 = 30, superiore livello del 3, quello delle decine. E ciò trova effettivamente conferma nella modalità stessa in cui il battesimo di Gesù si realizza come massima manifestazione trinitaria, secondo le parole del vangelo: “[...] e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Luca 3,22). Il battesimo di Gesù è dunque anch’esso espressione di una tri-unità manifestantesi come triade acquariana, formata dalla voce del compiacimento proveniente dal cielo, dalla colomba e dal Figlio, dunque tre entità.

 

La lettera zodiacale dell’Acquario è la QOF, che significa “cruna” (cruna dell’ago). La cruna rappresenta quel passaggio molto piccolo per il Regno dei Cieli (dunque NON della quantità), consistente nella principale caratteristica acquariana di equilibrio nella triade di pensare, sentire e volere, rispettivamente evocanti l’oro, l’incenso e la mirra, doni dei Re astrologi.

 

Il SENSO DEL CALORE dell’Acquario era ed è un riflesso del calore solare presente nel Leone e nei luoghi in cui vivono i leoni. Leone ed Acquario appartengono infatti al medesimo asse cosmico. In genere si crede che il calore e la luce siano vibrazioni. Ma così non è. Non sono vibrazioni, ma di entità immateriali, sovrasensibili, anche se percepibili, così come è percepibile un cavallo, il quale non è la somma dei suoi passi al galoppo.

 

Il calore acquariano è comunque diverso da quello del Leone e riguarda il concetto di Conoscenza. Per arrivare a questo concetto ci si scalda perché si lotta per conquistarla. Là dove non si lotta non c’è vera conoscenza ma nozionismo. Il vero conoscere non è freddo come una formula astratta ma è sempre un passaggio dal pensare al sentire e poi all’agire secondo un nuovo pensare e un nuovo sentire, e così via all’infinito, perché non siamo mai perfetti. L’eterizzazione del pensare, di cui parla l’antroposofia, che è la Scienza dello spirito, di Rudolf Steiner, è appunto questa capacità di combattimento interiore tipico dell’essere veramente umano e dell’Angelo che vince il Drago nell’umano. 

 

In Genesi 30, versetto 8 leggiamo: «Rachele disse: “Ho sostenuto contro mia sorella lotte straordinarie e ho vinto”. Perciò lo chiamò Neftali». Fra le dodici tribù bibliche, Neftali è quella maggiormente caratterizzata dai concetti di lotta e di vittoria. Il nome “Neftali” deriva infatti dalla parola ebraica che significa “combattere”. Il rapporto fra il combattere e la cruna consiste nel criterio conoscitivo di ciò che è universalmente equo.

 

Il problema di ciò che non è equo è il problema dell’iniquità che, irrisolto, genera progressiva ricchezza di una parte a svantaggio di un’altra parte costretta alla progressiva povertà, se non alla schiavitù. Perciò è risolvibile solo attraverso l’EPICHEIA, termine che in greco significa, appunto, EQUITÀ. L’epicheia, l’ho detto molte volte, è la politica di Gesù, cioè del Cristo (epicheia del Cristo è DISOBBEDIRE ALLE LEGGI RITENUTE INGIUSTE), già comunicata dal Cristo attraverso la sua nota espressione riguardante i ricchi ed il regno di Dio: “E più facile che un cammello passi per una cruna dell’ago che un ricco entri nel regno dei cieli”.

 

Per quel piccolo PASSAGGIO VERSO IL NUOVO infatti può passare “solo” il calore conoscitivo dell’epicheia, cioè dell’equità, che l’Era dell’Acquario, cioè l’attuale, promette di portare con sé in modo progressivo e costante, anche se dai TG della TV non sembra, dato che le persone al vertice della struttura sociale hanno più da guadagnare rafforzando lo statu quo, per cui tendono ad occultare quel piccolo PASSAGGIO. Basterebbe ricordarsi di tutte le invenzioni che sono state occultate, dal motore ad acqua a tutte le invenzioni di Nikola Tesla, ed altre ancora, come il giroscopio ottico, considerato da Einstein TEORICAMENTE IMPOSSIBILE, mentre è contenuto oggi in tutti gli attuali smartphone. E questo è un segno tangibile dei tempi acquariani, che mostrano quello che è. 

 

Le benedizioni bibliche di Giacobbe e di Mosè a proposito di Neftali sono a questo riguardo molto anticipatrici, o profetiche: “Neftali  - troviamo scritto - è come una cerva libera e veloce, madre di graziosi cerbiatti” (Genesi 49,21); “Neftali è pieno della benevolenza di YHWH (יהוה) e ricolmo della sua benedizione. Il suo territorio si estende dal mare fino al meridione” (Deuteronomio 33,23). Per il rabbino Gioele Dobin è normale che Neftali, essendo connesso all’Acquario, “segno di triplicità cardinale di Aria - e queste sono le sue parole - partorisca graziosi cerbiatti... la comunicazione è il suo forte: veloce come una libera cerva, Neftali percorre i mari e il meridione, entrambi deserti. È ricolmo delle benedizioni del Signore, e ciò lo soddisfa, benché il territorio assegnatogli sia di acqua e di sabbia. - E continua - Forse dobbiamo aspettare - scriveva questo rabbino - che l’Era dell’Acquario dia inizio a un periodo in cui l’uomo si accontenti del molto che ha, e sappia moderare la propria competitività nel COMBATTIMENTO contro la generosa Terra” (Joel C. Dobin, “Astrologia cabalistica”, Ed. Mediterranee, Roma, 2001). Secondo i miei calcoli siamo già nell’Era dell’Acquario. Il periodo in cui l’uomo si accontenta è già iniziato, anche se purtroppo è costretto ad accontentarsi, a causa della mancanza del diritto di epicheia, e quindi a causa ancora una volta di iniquità.

 

Come “cruna”, l’accesso da una parte all’altra dei piani per una giustizia universale è infatti davvero molto piccolo, e all’uomo veterotestamentario sembra perfino improbabile che da una apertura così piccola nasca un mondo nuovo di giustizia universale.

 

Chi appartiene ancora al vecchio testamento e non ha la speranza della nascita di questo nuovo mondo e/o in questo nuovo mondo, ha ancora bisogno di sarcasmo e della cinica RISATA di Isacco: “Abramo, quando aveva ormai compiuto 100 anni - sta scritto nella Bibbia -, dice che è impensabile che gli possa ancora nascere un figlio. Questo sarebbe contro ogni legge di natura o della creazione. L’annuncio della nascita di Isacco lo fa ridere. Di qui il nome Jizchak, יצחק, cioè Isacco, che vuol dire, appunto, “risata”. Eppure questo Isacco poi è  partorito. Col 100 comincia una nuova vita”. Questo lo trovate in un libro di Weinreb (F. Weinreb, “Der symbolismus der biblische sprache”, Ed. Thauros Weiler) e lo trovate anche nel mio libro “Numerologia biblica...” in cui lo cito). Dunque un ulteriore livello è raggiunto: quello delle centinaia. E 100 è proprio il valore numerico della lettera ebraica QOF, ק, dell’Acquario!

 

Ora se si osserva nel libro biblico dei Numeri il censimento della tribù di Beniamino (Numeri 1,37), cioè dell’Uno o dell’Ariete, si può vedere che abbiamo anche lì un dodici o un tre, e solo lì: “il censimento della tribù di Beniamino diede la cifra di trentacinquemilaquattrocento” (35.400) dunque di nuovo dodici (3+5+4+0+0=12) o tre (12=1+2=3). In quel modo l’Acquario dà la mano all’Uno (Beniamino) (vincendo in combattimento: Salmo 67,28 o 68,27).

 

Nell’era dell’Acquario, che è anche l’epoca dell’arcangelo Michele, il COMBATTIMENTO di base si svolge infatti sostanzialmente all’interno di ogni essere umano, ed è soprattutto quello fra sanità mentale ed alienazione. Questo combattimento termina con la progressiva vittoria del sano pensare, cioè con l’universalità del pensare umano. Infatti la lettera QOF, zodiacale dell’Acquario, e diciannovesima dell’alfabeto ebraico, non è altro che il sole del diciannovesimo tarocco (“tarocco” viene da “Torà”, che significa LEGGE) ed esprime successo attraverso la propria calda energia luminosa.

 

Vi è poi un altro legame tra il calore acquariano, non solo in senso simbolico come della conoscenza, ma anche in senso fisico. Lo troviamo proprio nel glifo dell’Acquario, che non rappresenta un’onda acquea (è risaputo che l’Acquario non è  un segno d’acqua, ma di aria) ma un doppio zigzag del lampo: il simbolismo dell’illuminazione e del calore che tale glifo genera è allora evidente, anche perché i pianeti del segno dell’Acquario, i pianeti simbolo Urano e Nettuno, rimandano a due tipi di calore-energia: energia materiale ed energia spirituale, che donano sia un calore fisico attraverso l’energia elettrica, sia un calore spirituale attraverso l’illuminazione interiore.

 

Come nella persona interiormente sana l’impressione di un’intera gradazione di CALORE, appare immediatamente, per es., dai COLORI di un dipinto, allo stesso modo è possibile percepire se i nostri simili generano o no calore umano. Perciò, il “SENSO DEL CALORE” è, da questo punto di vista, anche un senso del futuro, perché tenderà sempre di più a svilupparsi, consistendo nella percepibilità della triarticolazione peculiarmente umana di pensare, sentire, ed agire (qui non lo chiamo volere perché il volere oggi lo intendiamo ancora come un’intenzione a volere, che è ancora pensare, invece agire è distruzione di ATP, cioè di energia, quindi è movimento del corpo fisico dal punto di vista fisiologico). Oggi chi parla di triarticolazione sociale in senso semplicemente tripartitico, chiamandola TRIPARTIZIONE, sbaglia. Ed anche Scaligero ha sbagliato a chiamarla così: tripartizione (1). La triarticolazione sociale non è una tripartizione, perché “nella realtà le attività del pensare, del sentire e del volere non sono mai del tutto separate: mentre si sta pensando, cioè formando dei pensieri, non è che la volontà non vi agisca; nel processo del pensare è presente l’azione della volontà; così, anche quando si vuole qualcosa, quando si fa qualcosa, il pensiero è presente in ciò che si è voluto” (R. Steiner, “Polarità fra Durata ed Evoluzione nella Vita Umana. La Preistoria cosmica dell’Umanità”, Ed. Antroposofica, Milano 2011, p. 128). E quando ci abbandoniamo a un’esperienza emozionale siamo più presenti nel sentire, però ugualmente il pensare e il volere continuano ad attraversarci e a compenetrarci, così come un fluido che ci percorre. E questo fluido cos’è?  È l’Etere, presente dappertutto come vita nell’intero universo. 

 

Anche tutto questo è rapportabile al segno astrologico dell’Acquario, il quale “è rappresentato da una figura umana che tiene in mano l’URNA da cui si riversa appunto l’elemento fluido primordiale. Il termine giusto è infatti “URNA”, perché è formato dalla radice UR che in gotico vuol dire Origine, Genesi, Inizio, e che in latino forma il termine URO, “bruciare”! In Fenicia, era questo il nome del Cielo Padre degli dèi. L’“urna” dell’Acquario è dunque il simbolo di ciò che contiene il calore del fuoco primordiale, l’energia creatrice luminosa (“Lo zodiaco applicato alla psicologia”, op. cit.).

 

Se fossimo in grado di afferrare una meteora, o una stella cadente, o un pezzo di metallo scottante, non avremmo la sola manifestazione superficiale di quell’oggetto, ma anche del suo interno. Col SENSO DEL CALORE si penetra sempre più all’interno delle cose del mondo e questo vale soprattutto per chi nasce col Sole in Acquario: più degli altri l’Uomo dell’Aquario percepirà impressioni di tutta una gamma o gradazione di calore, per esempio, in un dipinto, e tutto ciò avverrà immediatamente dai colori, anche quando non avrà ancora identificato le forme che questi colori rappresentano. Lo stesso dicasi di una situazione o di una persona.

 

In genere l’uomo o la donna dell’Acquario dicono: “Io so subito se una persona ha o non ha calore umano”. Questo sapere è infatti tipico dell’Era stessa dell’Acquario, che stiamo incominciando tutti a vivere.

 

Infatti nella nostra quotidianità, anche tutti noi, quando osserviamo un oggetto, per esempio una mela, la sua essenza ci è comunicata attraverso la sua superficie, e col nostro occhio fisico che vede solo quella data superficie, determinata dall’essenza della mela, impariamo a conoscere quella mela fino a un certo grado. Però è col nostro SENSO DEL CALORE, e quindi non con la sola percezione materiale del verde o del rosso, che sappiamo se quella mela è acerba, matura o marcia.

 

L’uomo dell’Acquario è appunto predisposto alla percezione sovrasensibile del SENSO DEL CALORE. Con questo senso sa che perfino nella nostra parola “cultura” (almeno lo avverte subito che è così) si esplica il CULTO-DI-UR (cult-ura), perché più degli altri sente sovrasensibilmente il calore della luce di UR (אור, da cui provengono anche i termini “aura”, “aureola”, “oro”, ecc.). In ebraico il termine “ur” significa “luce”, così che per esempio “Benhur” significa “Figlio (ben) della luce (ur)”. Tale termine ebraico caratterizza etimologicamente la parola italiana “cultura” come “culto di ur”, cioè culto della luce.

 

Certamente è possibile anche una luce priva di calore  ma nell’umano può rappresentare il rischio dell’intellettualismo, così come è rischiosa un’economia priva del calore vitale o eterico, perché diventa facilmente “econòmia” (questa non è una battuta ma lo trovate ben spiegato nel mio scritto sull’etimologia di economia): ECONÒMIA cioè SACCHEGGIO. Lo stesso dicasi per la scienza. I fisici credono che vi sia una conservazione dell’energia e della materia, credono che l’ordine naturale perduri e che gli atomi e le particelle si continuino in tutto il futuro. Questi fisici, se sono onesti, non sanno dire altro che questo: l’ordine ideale è stato un sogno e, come il sogno, deve inabissarsi e scomparire, per cui allo stato finale della Terra il sogno ideale non ci sarà più, sarà sepolto.

 

La Scienza dello spirito dimostra che questa è una falsità, un inganno. Noi abbiamo un ordine naturale, certamente, ma la conservazione dell’energia e della materia NON esiste; e l’ordine naturale, ad un certo punto, cessa di esistere. Invece solo ciò che oggi è ordine ideale costituisce la prosecuzione dell’ordine naturale del futuro (cfr. R. Steiner, op. cit., p. 39).

 

(1) Un esempio di conoscenza con la “c” minuscola, cioè basata NON su intuizione ma su mero nozionismo o su una TRADIZIONE LUNARE spacciata per TRADIZIONE SOLARE, la puoi leggere nella risposta che mi fu data a proposito della TRIARTICOLAZIONE di cui sopra (vedi sotto).