IL PUGNO IDIOTA DEL PAPA
(vedi il video “Il pugno idiota del papa”)
Bergoglio ci sei o ci fai?
Il pugno del Papa usato per spiegare la legittima difesa è incitazione alla
violenza e all’odio, oppure è una semplice idiozia da bar sport? In ogni caso è
antilogica, o quanto meno un’ambiguità logica, una confusione interiore fatta
passare, ovviamente da media altrettanto ottenebrati, per insegnamento o per
sacra pedagogia. Infatti dimostra che è legittimo dare un pugno a qualcuno che
insulta nostra madre. Certamente se qualcuno offende mia madre io posso anche
ucciderlo. Ma che senso ha mettere sullo stesso piano l’offesa immateriale e
l’omicidio, o il pugno materiali? L’offesa offende non in quanto contenuto
materiale fatto di hertz o di onde meccaniche del suono che ascolto ma in quanto
contenuto immateriale, spirituale. Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed
è quello che contamina l'uomo (Mt 15,18), cioè che mi offende, ma solo se mi
sento ancora legato al cordone ombelicale di mia madre, reagisco col pugno o col
mitra. E questo è tipico dei jhadisti che fanno le guerre materiali perché
incapaci di combattere con la spada dell’io o del Cristo.
Ignorare la differenza fra legittimità e legalità è ignoranza crassa se è
ignoranza; però se sconfina nell’arroganza di un indottrinamento o di una
dottrina religiosa (vedi gli articoli 2266 e 2667 del catechismo cattolico
odierno) più che ignoranza è mafia, o almeno un tipo di ignoranza
tendenzialmente e potenzialmente mafiosa.
Oggi più che mai occorrerebbe dunque riflettere sulla differenza fra legalità e
legittimità, soprattutto per chi crede di essere un cristiano. Se gli odierni
“osservanti” della legalità rinunciano alla loro moralità personale, barattano
la responsabilità per l’ubbidienza. Dovrebbero allora chiedersi cosa accadde
nella Germania nazista. Fino a che punto si può essere nazisti o “osservanti”
della legalità? Cosa traccia allora la linea di demarcazione fra equo ed iniquo:
la legalità? No. Perché la legalità è in tal senso l’eclisse della ragione. È
l’uomo soggiogato che esprime obbedienza a regole ingiuste e che, per affermare
ciò che crede suo diritto, permette in realtà la propria schiavitù. Credo che
piegarsi passivamente all’autorità o accettare, senza discutere, leggi che
appaiono contrarie alla giustizia e alla sopravvivenza, non sia indice di forza,
né di moralità. Le leggi non sono l’ultima verità, infatti molte leggi inique
furono cambiate in seguito a proteste. Se non si tiene conto della protesta
pacifica e del rifiuto della legge se iniqua (epicheia cristiana), non si può
che prevedere il prevalere progressivo di episodi di violenza. Ciò che traccia
la linea di demarcazione fra equo ed iniquo non può dunque essere altro che l’io
umano, cioè cristiano, o epicheico che dir si voglia. Chi però dal pulpito
predica la pace nel mondo attraverso catechismi che non escludono la pena di
morte o la guerra, non può essere un cristiano, ma solo un anticristiano in
quanto antilogico.