I nuovi bigotti

 

Archiati, il predicatore talmente “fan” di Fichte da inserire in ogni sua predica di sedicente scienza dello spirito perfino le maniere fichtiane della “misura in cui”, o di “Attento”, “Attento a parlare così...”, “Attento, perché...”, ecc. (cfr. ad es. J. G Fichte, “Rendiconto...”, Ed. Guerini e associati, Milano, 2001, Lezione 2ª, 2010, p. 39ss), inserisce di volta in volta anche contenuti che sono veri e propri errori di pensiero di Fichte nell’antroposofia steineriana. Per es., perfino l’analogia meccanicistica fichtiana dell’orologio (“Rendiconto...”, op. cit, Lezione 2ª, 206, p. 33ss) finalizzata a dare un’immagine della coscienza umana come di un intero assolutamente (sic!) organico, è spesso ripresa nei minimi particolari nei predicozzi di Archiati dove accenna al trattore di suo fratello, col quale rimontò i vari pezzi precedentemente smontati... oppure che il male consista nella pigrizia, e così via.

Per Fichte e per Archiati il male del mondo è la mancanza di bene.

Per Steiner il male è invece l’anacronismo, lo stesso che aveva visto Goethe.

Se il cuore non va a tempo l’organismo umano si ammala. Se il diritto, le leggi, il sistema normativo non “vanno a tempo” con lo spirito del tempo che sempre muta, si comportano come il sistema cardiocircolatorio che, perdendo colpi o accelerandoli in modo disarmonico, genera aritmie e sincopi.

Fossilizzandosi nel vecchio, o nello Stato etico fichtiano, prodotto da pensieri erronei in quanto assoluti, cioè disciolti, staccati dalla vita quotidiana reale, non può esservi che antroposofia bigotta, nuovo bigottismo, sinedriti che si credono antroposofi e, ovviamente, censure su censure, del linguaggio e delle persone.

Antroposofia e ipocrisia sono allora la stessa cosa. Le “pruderies” di chi si attiene alla netiquette o al politicamente corretto assurgono alla nuova etica ed il nuovo bigottismo ingloba tutta l’antroposofia per cui ci si vieta di dire la realtà dei fatti. Per esempio, se qualcuno mostra coi fatti a qualcun altro che le affermazioni di un Archiati, o di qualsiasi altro, sono un imbroglio da mercante, quest’altro immediatamente si atteggia a fare l’iniziato e risponde evangelicamente e castamente con l’esempio della pagliuzza e della trave. Dimentica così che Steiner fece piazza pulita di tutti gli errori di pensiero del suo tempo. Ed anche se gratuitamente fornisci a questo bigotto le prove dell’anacronismo dell’antroposofia degenerata in fichtianesimo, egli ti dirà che ti sei fissato su quei fatti, e che “Archiati alla fine è quello che ha fatto meno danni”!

Con l’atteggiamento dei bigotti antroposofici, e avendo gli islamici in casa, si finirà probabilmente col censurare la Divina Commedia perché Dante mise Maometto all’inferno? È molto probabile…

Non c’è nulla da fare contro il nuovo bigottismo degli antroposofi col preservativo. Se l’antroposofia di costoro ha bisogno di preservativi o di prefissi ecologici, la loro “ecoantroposophia” a che serve se non monda il mondo? Non è forse la solita “new” age della razza di vipere di cui parlava Gesù?

Così, creando ipocriti Eden linguistici, inventati per edulcorare i termini, tutto resta gattopardianamente come prima. Altro che triarticolazione sociale! Si diventa animali sociali, sempre più animali e sempre meno sociali. Anzi si diventa animali già morti, carogne.

L’ecoantroposohia non è altro allora che l’Opus Dei del linguaggio o del pensiero pubblico corretto: neosinedrismo, un apparato intimidatorio e pervasivo tanto nell’imporre le osservanze obbligate ai nuovi dogmi e slogan dell’imbecillità, quanto nell’impaurire o eliminare i disobbedienti e gli indipendenti come “deviazionisti”. È così che ammazzarono Gesù, o no? Sì, perché così facendo si diventa di gran lunga peggiori di Giuda. Magari i nuovi bigotti avessero la dirittura di Giuda!

L’interpretazione del male come omissione del bene, proposta da Archiati nei suoi libri e nelle sue conferenze impedisce perfino di conoscere il valore del suicidio di Giuda.

Se applicata al suicidio, l’assolutizzazione fichtiana della natura del male morale come omissione del bene costringe a dire moralisticamente che il motivo per cui un uomo si suicida consisterebbe nel fatto che costui “decide di non voler più morire” (Pietro Archiati, “Giuda e il mistero del suicidio”, Kairòs, 5, 1997). Infatti in tale ideologia risulta che l’umano, e il pervenire all’umano, è una sorta di corsa ad ostacoli fichtiana, cioè di uno “sforzo” fichtiano o di un darsi una mossa continui per morire al nostro egoismo. Le parole precise usate da Archiati sono queste: “Ognuno di noi esperisce l’umano nel continuo morire al proprio egoismo per entrare nella comunione con tutti gli esseri” (ibid.). E Fichte cosa scrive? “Ogni cultura deve essere un esercizio di tutte le nostre forze in vista di un solo scopo: la libertà completa” (J. G. Fichte, “Contributi alla rettificazione dei giudizi del pubblico sulla Rivoluzione francese” in R. Steiner, “L’evoluzione della filosofia dai presocratici ai postkantiani”, Ed. Bocca, Milano, 1949).

Così come le cose stanno per Fichte, perché Fichte voleva liberarsi perfino della ragione, allo stesso modo sono per Archiati e per tutti i bigotti fichtiani dell’antroposofia statalisticamente & pedagogicamente parificata. Per cui costoro fanno delle affermazioni auto castranti, masochistiche del tipo degli slogan demenziali di Beppe Starnazza, per esempio: “Perché star bene quando si può soffrire?” (Roberto “Freak” Antoni - Beppe Starnazza - “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”, Ed. Feltrinelli). Ma almeno Starnazza era ed è un bravo comico!

Di fronte a questo masochismo fichtiano che interpreta i fatti che indussero Giuda a suicidarsi, come se questi riguardassero la specie umana, anziché un’individualità, pongo un’altra comprensione di questi fatti, dando però più importanza all’individuo che alla specie.

L’ho già pubblicata anni fa e varie volte in modo diverso. Qui la voglio sintetizzare perché sapere dello “Stato sinedrio” è anche sapere del nuovo bigottismo imperante.

Nell’antichità greca ed ebraica, il supremo organo collegiale che deliberava in materia politica, giudiziaria e religiosa, su questioni di carattere civile e giudiziario, era il sinedrio (“sanedrin”, o “sanhedrin”, o “synedrin” in ebraico).

Questo speciale senato politico & religioso aveva il controllo del tempio e del tesoro del tempio, assieme al monopolio dei banchi cambiavalute e quello della vendita degli animali destinati al sacrificio nel tempio.

Se si fa la comparazione con oggi, soprattutto con l’occidente, tale istituto medio orientale in cui si decidevano gli affari di religione e gli affari di Stato, salta subito all’occhio che allora non era come oggi in cui c’è lo Stato da una parte e la chiesa dall’altra; allora era tutto unito. Si ha però così l’esatta traduzione dell’occulto fascismo di oggi in cui lo Stato, permettendo il monopolio ai banchieri (cioè i banchi cambiavalute, i banchieri), svende ai fasci, cioè alle corporazioni, fatte di “persone giuridiche”, cioè di “carta”, ogni proprietà nazionale, cioè di appartenenza ai nativi della nazione.

Noi ormai siamo disabituati a pensare, e quindi siamo in genere abituati a “credere”. Se però se si riflette anche solo un po’ si scopre una cosa inaudita: prima del “tradire” di Giuda (tradire che metto fra virgolette perché non credo per nulla a come ce la raccontano) fu Giuda ad essere tradito.

Giuda fu tradito dal sinedrio: vedendo che il sinedrio non manteneva l’accordo fatto prima di garantire l’incolumità di Gesù (accordo fatto fra Giuda e il sinedrio), Giuda riportò al sinedrio i trenta denari dell’accordo (Matteo 27,3).

Oggi è dato per scontato che Giuda fu cinico, in quanto avrebbe tradito il suo maestro con un bacio, ma questo cinismo per me non esiste.

C’è un avverbio latino per cui tale cinismo non ha ragione di esistere. L’avverbio è “caute”, che significa in latino “cautamente”, e che traduce il testo originale greco “asfalôs” (Marco 14, 44): “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta” (Bibbia C.E.I.). E “sotto buona scorta” è la traduzione di questo “asfalôs”.

Ma “caute” non significa “sotto buona scorta”!

La parola “asfalôs” ha a che fare con una serie di significati che vanno dal “non sdrucciolare”, “non scivolare”, “non farti male”, ecc., fino alla “incolumità”, oppure alla “assicurazione” di qualcosa o di qualcuno.

Le varie traduzioni dal greco, rientrando nella ricca gamma di tali significati (cfr. “Il sinedrio, Giuda e la falsità”, che trovate nelle varie traduzioni delle varie bibbie ma ognuna non rende mai il senso dell’espressione latina “caute”.

Insomma, si trattava di patteggiare col sinedrio la consegna di qualcuno al fine di trattarlo cautamente (“caute”), cioè di non ucciderlo, dato che secondo Marco il complotto per ucciderlo era risaputo. Nel capitolo 14 di Marco, dal primo versetto in poi c’è scritto proprio: “i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo” (Marco 14,1ss).

Quindi Giuda cosa fa? Vede che le cose sono messe male e dice fra sé e sé: costui è talmente buono che si fa ammazzare! Lo voglio salvare!

Non si tratta di cinismo.

Il famoso bacio di Giuda era il nuovo modo di salutarsi basato sull’amore, adottato da Gesù coi suoi.

Anche volendo ammettere il cinismo che si attribuisce a Giuda, perché mai Giuda avrebbe dovuto raccomandare al sinedrio di trattarlo “caute”, cioè con cautela?

Chi non sa rispondere a questa domanda ammette tacitamente che possa esistere in una medesima persona la volontà di tradire qualcuno facendogli del male, e allo stesso tempo di trattarlo bene.

Inoltre ammette tacitamente dell’altro, e cioè che i vangeli, con l’avverbio “caute”, affermino la normalità logica di mettere il contenuto di questo concetto vicino a quello dei maltrattamenti di Gesù fino alla morte.

Ripeto: “caute” significa “cautamente”, “con prudenza”, “con cautela” e con questo avverbio si indica un “procedere in modo da proteggere qualcuno, qualcosa o se stessi” (cfr. O. Pianigiani, “Vocabolario etimologico”, Ed. Melita).

Dunque, come può essere ritenuto logico che un traditore abbia cura e attenzioni per colui che ha deciso di tradire?

La risposta per me è che Giuda amava Gesù come tutti gli apostoli e tutti gli altri. Come si poteva non amarlo? Quindi lo consegna al sinedrio solo per salvarlo. Questo è il suo sbaglio o “tradimento”: pretendere di salvare il salvatore, tant’è vero che quando il sinedrio lo consegna poi a Pilato, Giuda va ad impiccarsi.

Dunque, prima di tradire il logos, è Giuda ad essere tradito… dal sinedrio. Così stanno le cose non solo per me ma anche per gli evangelisti.

Invece cosa fa il mentecattocomunismo antroposofico odierno?

Reputando pensatori coloro che hanno in abominio il pensare (Marx ha scritto la “Miseria della filosofia”) e considerando l’io sovrastruttura della materia, consegna l’io, unico maestro, nelle mani “pulite” del diritto canonico (preti, sacerdoti, sinedrio, moralisti acefali del rigore, ecc.) o nelle mani altrettanto pulite del diritto romano (Pilato, il civis romanus, statuti, incartamenti, burocrazie, persone giuridiche, carte su carte, corporativismo di “fasci” o “corporazioni”).

Bloccato com’è nel motore immobile di Aristotele, che contraddice perfino la “sua” teoria fichtiana del male come immobilismo, per cui sarebbe un dio pelandrone, e dimenticando ciò che Aristotele dimentica, il principio prakriti dell’eternità degli involucri della materia, Archiati predica che il suo dio crea tutto dal nulla senza considerare l’involucro dell’io umano, che non può essere creato, dato che è eterno. Perciò fa lo stesso errore di Giuda. Vuole correggere terminologicamente Steiner. Vuole salvare filosoficamente Steiner proponendo gruppi di studio, Opus Dei del linguaggio, neolingua dunque! Orwell insegna.

In altre parole io consegno il logos, cioè il Cristo, che è l’involucro del mio io, al sinedrio, vale a dire allo Stato: ogni volta che scendo a patti col sinedrio, cioè con lo Stato, o coi suoi partiti.

Questo è l’abominio di oggi, che la storia di Giuda secondo me testimonia.

E così come il vero sbaglio (o peccato) di Giuda nei confronti di Gesù fu la sua presunzione di salvare il salvatore, allo stesso modo ogni essere umano sbaglia ogni volta che si mette nelle mani del sinedrio cioè dello Stato etico e plenipotenziario, che è una contraddizione in termini.

In altre parole, anziché cambiare noi diventando noi ecologia di noi stessi, cambiamo le parole e facciamo dell’antroposofia l’“ecoantroposophia”, aggiungendo prefissi o preservativi, che permettano di continuare esattamente lo status quo come è sempre stato, salvandoci formalmente il culo. Questo è il vero tradimento di Giuda: pretendiamo di salvare il salvatore, delegando il nostro io al mero formalismo logico e giuridico del moralismo bacchettone e mafioso del “sinedrio”, i cui business iniziarono con l’invenzione della cartamoneta al tempo del deserto del Sinai e non sono ancora finiti.

L’equivoco si mantenne poi fino all’emissione dell’“oro-carta” nel 1694, anno di fondazione della banca d’Inghilterra, il cui fondatore Paterson, candidamente dichiarava: “Il banco trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla”.

E nel 1773, questo stile truffaldino si già era trasformato in cinismo. A. M. Rothschild, fondatore tedesco dell’impero finanziario della famiglia del XVIII secolo dichiarava: “La nostra politica è quella di fomentare le guerre, però di dirigere le conferenze di pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere”. Questo, sì, che è cinismo!

Di fronte a queste parole il cinismo del Giuda storico veramente si dissolve come contorsione dell’antilogica. Eppure è questo che ancora predica il nuovo bigottismo… della “pruderie” di Stato.