Einstein, esponente speciale

del sionismo mondiale

(nereovillaopere.wordpress.com)

 

Per tutta la sua vita Albert Einstein fu esponente di spicco del sionismo mondiale. Ciò è documentato da più fonti.

 

Già dall'inizio degli anni '20, col crescere del movimento sionista stesso, il suo rapporto col sionismo incominciò ad essere esponenzialente attivo. 

 

Il suo amico Chaim Weizmann, futuro presidente dell'Organizzazione Sionistica Mondiale si rivolse a lui (che era già premio Nobel) chiedendogli di partecipare ad una raccolta fondi itinerante, in giro per gli Stati Uniti, per favorire sia lo sviluppo dell'Organizzazione, sia della Hebrew University. Einstein accettò, ed ovunque fu accolto come una celebrità.

 

Nel 1922, di ritorno da un viaggio in Asia, visitò la Palestina, all'epoca sotto mandato britannico. Il rapporto di Einstein con Israele fu continuativo.

 

In un articolo apparso sulla "Jüdischen Presse" del 29/03/1929 si legge: «Gli si domanda come mai lui [Einstein], propugnatore di tutti gli interessi internazionalistici e nemico di qualsiasi tendenza nazionalistica, abbia fatto propria la causa nazionale ebraica. Egli chiarisce il suo punto di vista con una similitudine: "Chi ha un braccio destro, e non fa che parlare del suo braccio destro, è uno stupido. Ma chi manca del braccio destro, deve fare tutto il possibile per sostituire il membro mancante". Perciò - continua l'articolo - in un mondo in cui ogni popolo fosse nelle condizioni di svolgere una vita nazionale propria, egli sarebbe nemico del nazionalismo. Ma in quanto ebreo è seguace del nazionalismo ebraico, perché gli ebrei mancano dei presupposti naturali e necessari per sviluppare una propria vita nazionale» (in B. Türing, "Einstein e il Talmud. Il tentativo einsteiniano di scardinare la fisica", AR EDITRICE, 1998; in genere non si considera questa fonte in quanto di estrema destra: la sigla "AR" di "AR EDITRICE" sta infatti per "ariana", concetto legato al nazifascismo ariano, appunto).

 

Ciò su cui di solito si sorvola - non a causa di un credo politico ma a causa di ragionamento carente nella maggior parte dell'odierna cultura - è il doppio tradimento del "genio" rispetto alla sua nazione: divenuto famoso nel 1919 subito dopo la prima guerra mondiale, egli fuggì in America prima dell'inizio della seconda guerra, per sostenere gli alleati contro i tedeschi. Ergo fu dalla parte dei vincitori in entrambe le guerre: durante la prima guerra, invece di essere un tedesco patriottico sostenendo la Germania, si fregiò del termine "pacifista", mettendosi con un gruppo di pacifisti che incolpavano la Germania per aver iniziato la guerra. Dunque da un lato (quello della prima guerra) non fu patriottico per il suo paese - anzi, dal punto di vista del suo paese, risultò un traditore; dall'altro lato (seconda guerra) risultò ugualmente un traditore, ponendosi - in definitiva - dalla parte dei vincitori in entrambe le guerre mondiali.

 

La storia, si sa, è scritta dai vincitori. Ecco perché, grazie ad una massiccia pubblicità che non ebbe pari nel mondo massmediatico, prevalse a suo favore la visione dei vincitori, i quali lo fecero eroe, pacifista e genio.

 

Queste cose fanno parte della storia, anche se il mondo della politica sionista, estesa all'odierna politica mondiale, detesta riconoscerle. Oppure si finge di non vederle per paura di essere giudicati antigiudei. C'è infatti molta confusione su questo punto, dato che il sionismo gioca soprattutto con l'Europa sul senso di colpa europea circa l'olocausto, in modo che nessuno possa criticare Israele dopo quel misfatto. La shoah di fatto intimidisce i non ebrei, chiudendo tutte le discussioni ed è molto efficace: per mantenere questo strumento e zittire le critiche, Israele, ma si potrebbe dire tutta l'America sionista, usa le vittime dell'olocausto per la sua politica di predominio mondiale. Questa cosa, così disonesta, è anche molto triste, dato che quei sei milioni morti per l'ideologia fascista e razzista sono oggi cinicamente usati per giustificare e supportare un'altra ideologia fascista e razzista nei confronti dei palestinesi in nome poi di motivazioni che non stanno in piedi. Per fare un paragone, è come se l'Italia di punto in bianco rivendicasse come suoi dei territori francesi in base al fatto che l'Impero Romano li conquistò due millenni fa.

 

Oggi si accoglie come buono e giusto il punto di vista dei mastodontici errori scientifici di Einstein, senza prendere atto che la sua scienza fu "quella che fu": stupidità assoluta scambiata per scienza. Considerare Einstein un bravo e onesto scienziato è pertanto insensato come considerare Hitler un bravo e onesto politico (ho conosciuto personalmente interlocutori negazionisti della shoah che sostenevano ciò!).

 

Allo stesso modo, gli odierni ammiratori di Einstein, cioè tutti coloro che in un modo o nell'altro lo glorificano ancora oggi nel web, ignari e turlupinati dai media, dalle scuole dell'obbligo di Stato, e dalle università dello statu quo, non vogliono aprire gli occhi sulla realtà dei fatti: l'einsteinismo non è altro che sionismo, cioè un cumulo di errori scientifici divenuti dogmi.

 

 

La piena autoconsapevolezza di Einstein in merito al proprio ruolo sionista risulta altresì dal discorso di benvenuto pronunciato da David Yellin (primo gran presidente sionista del 14° distretto della grande loggia di Palestina, i.e.: B'naï B'rith in E. Ratier, "Mystères et secrets du B'naï B'rith", Facta, Paris, 1993, p. 188) a Gerusalemme, a nome della città, in occasione del grandioso ricevimento dato a Einstein ("Jüdische Rundschau", 15 marzo 1929): "Meriti il nome di Gaon - che il popolo ebraico dà ai suoi duci spirituali - ma non solo per le tue geniali realizzazioni nel campo della scienza, che sappiamo del resto apprezzare nettamente. Infatti per noi tu sei molto di più di un Gaon, perché impugni la bandiera della rinascita ebraica, e per tutto ciò che hai fatto a favore dell'università di Gerusalemme".

 

A queste parole, Einstein così  rispondeva: "Oggi è il giorno più grande della mia vita. Quello di oggi è l'evento più importante della mia biografia. Nel corso della mia vita ho imparato a riconoscere gli sbandamenti dell'anima ebraica, ho conosciuto il peccato dell'autodenigrazione dell'ebreo in quanto popolo. Perciò mi rallegra che Israele incominci a riscoprire la sua importanza nel mondo. Questo fatto, la liberazione dell'anima ebraica, è stato compiuto dal movimento sionista" (ibid.).

 

A ciò si può aggiungere la piena autoconsapevolezza di Einstein in merito alla propria razza ebraica, che si può evincere da quanto scrisse sulla "Jüdischen Presse-Zentrale" di Zurigo (n. 111 del 21/09/1920): «Quando mi capita di leggere che qualcuno è "un cittadino tedesco di religione ebraica" non posso trattenere un doloroso sorriso [...]. Forse che, cambiando religione, un ebreo smette di essere tale? No! ... Io non sono cittadino tedesco, io sono Ebreo [...]» (ibid.).

 

Ciò che tagli la testa al toro, anche in merito all'attuale situazione politica mondiale e soprattutto italiana, risulta - come ho spesso rilevato a partire dall'insediamento politico di Mario Monti con la sua idea di "cessione di sovranità" - dal carteggio che Einstein ebbe con Sigmund Freud, al quale scriverà nel 1932 la stessa idea attraverso il suo vero: "Primo assioma: la ricerca della sicurezza internazionale implica che ogni STATO rinunci incondizionatamente a una parte della sua libertà d'azione, vale a dire alla sua SOVRANITÀ, ed è assolutamente chiaro che non v'è altra strada per arrivare a siffatta sicurezza". Ciò è documentato (iisf.it). Ebbene, questa stessa strada, guarda caso, è la stessa auspicata nel 2011 da Mario Monti: "I passi avanti per l'Europa sono per definizione cessione di parti delle sovranità popolari a un livello comunitario".

 

Einstein chiamava dunque suo "primo assioma" proprio ciò che Mario Monti riconosceva come propria "distorsione" (da affiliato, appunto, alla Golden Sachs, alias Sionismo).

 

Ciò premesso, bisognerebbe avere chiaro fin da subito che la scienza (qualsiasi scienza) non dovrebbe riguardare personalità, personalità politiche, partitocrazia, teologia, ecc. Che bisogno ha uno scienziato di cenare con un Rothschild o di frequentare leader sionisti?

 

 

 

Nel caso di Einstein invece è proprio così: il fatto che egli debba essere ritratto come un eroe geniale è un problema politico. E la politica, si sa, coinvolge crocchi, parti, fazioni, razze, ecc., soprattutto la politica mondiale attuale favorevole al Nuovo Ordine Mondiale. 

 

Nel 1955, in occasione del settimo anniversario della nascita dello Stato Ebraico, diversi mezzi di informazione americani (ABC, NBC e CBS) chiesero al Genio un discorso. Allora, facendosi aiutare da Abba Eban, ambasciatore israeliano negli USA, che undici anni dopo sarebbe diventato Ministro degli Esteri, Einstein scrisse quel discorso pro Stato di Israele. Nove giorni prima del discorso, il 17 aprile, un'improvvisa emorragia interna lo colpì, portandolo alla morte alle prime ore del giorno seguente (18 Aprile 1955), all'età di 76 anni.

 

Ecco alcuni brani di quel discorso: "Oggi è il settimo anniversario della nascita dello Stato di Israele. La fondazione di questo Stato è stata largamente approvata e riconosciuta a livello internazionale con l'intento di proteggere i resti del Popolo Ebraico dagli indescrivibili orrori della persecuzione e dell'oppressione [...] Perciò, la fondazione di Israele è un evento che impegna attivamente la coscienza di questa generazione [...]. È un amaro paradosso il fatto che un Paese che è stato creato per difendere un popolo martoriato debba a sua volta affrontare gravi minacce alla sua stessa sicurezza. Le coscienze universali non possono rimanere indifferenti a un tale pericolo [...]. Non è giusto che l'opinione pubblica mondiale critichi solo la reazione di Israele alle ostilità e non si sforzi attivamente di porre fine all'ostilità araba che è alla radice delle tensioni [...] Le politiche internazionali in Medio Oriente dovrebbero essere fondate sugli sforzi di assicurare la pace a Israele e ai suoi vicini. Ciò sarebbe coerente con gli ideali di pace e fratellanza che sono il più grande contributo che il Popolo Ebraico ha dato nella sua lunga storia" (Fonti: "Archivio di Stato Israeliano"; "Archivio di Albert Einstein"; Università Ebraica di Gerusalemme; sito Internet "Tablet Magazine").

 

Tre anni prima fu offerta ad Einstein la carica di secondo Presidente d'Israele e fu proprio il primo ministro David Ben-Gurion ad offrirgli quell'alta carica, quando Chaim Weizmann morì nel 1952. Einstein rifiutò la responsabilità con le seguenti parole: "Sono commosso per quanto mi viene proposto dal nostro Stato d'Israele, allo stesso tempo sono triste e mi vergogno per non poter accettare. Ho trascorso tutta la mia vita ad occuparmi di problemi oggettivi, al punto che scarseggiano in me la naturale attitudine e l'esperienza per affrontare opportunamente le persone ed esercitare funzioni ufficiali [...]".

 

In base a questo rifiuto alcuni antisionisti lo reclamarono come uno di loro. Ma il suo discorso qui riportato dimostra come egli sia rimasto fino alla fine un forte sostenitore di Israele. Questi fatti sono stati riproposti in un articolo della JTA (Jewish Telegraphic Agency) in occasione del centenario della famosa teoria della relatività. "Il mio rapporto col popolo ebraico è diventato il mio più forte legame umano", affermava Einstein nella stessa lettera in cui rifiutava l'incarico, indirizzata a Ben-Gurion.