Cristo non è un cretino
Pagina dedicata alla gerarchia della chiesa cattolica
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Razza di vipere, perché fate del Cristo un antilogico? Perché ne fate un cretino? O serpentelli, come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla. Credendo e facendo credere che il Cristo sia uno che edifica una chiesa sapendo a priori che non resterà di essa pietra su pietra, bestemmiate il Cristo o voi stessi? Perché rifiutate in voi la vita del Logos predicandolo come imbecille? Dove avete la testa e dove il cuore quando immaginate ciò che evocano le parole che leggete? Oppure non avete la facoltà immaginativa e leggete solo stringhe da calcolare come fa il computer, animandovi come una catena di montaggio?
Matteo 16,13-19: «13 Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?” 14 Essi risposero: “Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti”. 15 Ed egli disse loro: “E voi, chi dite che io sia?”. 16 Simon Pietro rispose: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. 17 Gesù, replicando, disse: “Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E anch’io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte del soggiorno dei morti non la potranno vincere. 19 Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli” ».
Matteo 24,1-2: « 1 Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. 2 Ma egli rispose loro: “Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata”» (vedi anche Marco 13,1-2: « 1 Mentre egli usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: “Maestro, guarda che pietre e che edifici!”. 2 Gesù gli disse: “Vedi questi grandi edifici? Non sarà lasciata pietra su pietra che non sia diroccata”»).
Come mai nei vostri cervelli non compare correlazione fra Matteo 16,13-19 e Matteo 24,1-2?
Il Cristo non istituisce alcuna chiesa materiale fatta di mattoni né di pietre minerali, e tanto meno sceglie Pietro come capo sul quale fondare e basare giuridicamente la sua futura chiesa. Solo un cretino avrebbe potuto istituire una simile chiesa pietrina per poi dire che di essa non ne sarebbe rimasta pietra su pietra! Parlando di “chiesa” (in quei soli due casi, cioè in Matteo 16,18 e 18,17) il Cristo fa semplicemente riferimento all’assemblea detta in ebraico “qahal” (da “qol”, “voce”), non ad un’istituzione giuridica, attuale o futura.
Il vostro materialismo rettiliano dimostra che avete la lingua biforcuta: dando preminenza all’avere anziché all’essere, e volendo avere il mandato giuridico, ve lo siete costruito e ad hoc monopolizzando il Cristo, che invece da’ preminenza all’essere, non all’avere. Così da veri serpenti volete far credere che il Cristo abbia dato le chiavi del regno ad un uomo materiale. Questo è però il grande malinteso del cattolicesimo cesaropapista, che fa edificare materialisticamente la vostra chiesa cattolica sulle parole astratte, cioè estrapolate dal loro contesto: “Su questa pietra io costruirò la mia chiesa...”. Nei secoli avete usato questa frase per giustificare un “vicariato di Cristo”, un’“istituzione del Cristo”. Ma questa è un’aberrazione, una paurosa “svista”! Se infatti aveste contestualizzato quel testo usato giuridicamente, avreste considerato anche quello relativo ai versetti precedenti (la verità non è mai un'idea ma un rapporto fra idee, ed anche in questo caso fra un versetto e un altro versetto), e avreste visto un passaggio importante: “Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te, Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa...” (Mt 16, 15-18).
La risposta di Pietro fornisce vera concretezza spirituale a chi non vedeva ancora nel Cristo “il Figlio del Dio vivente”. Queste parole, dunque, e non chi le ha pronunciate indicano la “pietra” sulla quale edificare la chiesa. Come suggerisce il senso comune, e come confermano punti rilevanti - quali 1Pt 2,4-5 («Stringendovi a lui [riferimento al “Signore” - ndr], pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo»); 1Cor 3,11 («Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo»); 1Cor10,4 («tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo») - il fondamento, la pietra su cui costruire in sé la qahal è il Cristo, non Pietro, e tantomeno il papa, come succede nella pratica della vostra chiesa cattolica, che col vostro comportamento, contraddice non solo il Cristo, ma anche Pietro e Paolo!
Lungi dal Cristo la volontà di edificare la sua chiesa sulla fisicità minerale di Pietro, dato che poi dirà della chiesa che “non resterà pietra su pietra” (Luca 21,5), Egli vuole edificare la sua chiesa sul fatto che un uomo riconosca in un altro uomo il “Cristo”. E proprio perché l’uomo Pietro riconosce nell’uomo Gesù di Nazareth, il Cristo, TALE RICONOSCIMENTO è posto a pietra di fondamento della reale qahal. Si tratta del riconoscimento dell’io cristico nell’uomo. Questo, e non altro, avrebbe dovuto costituire l’edificazione della chiesa reale, chiesa pertanto non certo intesa come mera cupola o istituzione concettual-dogmatica del Cristo ma come vivente organismo di testimonianze ogni volta rinnovabili dell’unica verità possibile, tanto nel cielo quanto sulla terra. Invece “Pietro” fu trasformato giuridicamente in una “definizione apostolica”, ed il “Cristo” - che è involucro dell’io in ogni essere umano - fu trasformato in un’“istituzione”, poggiante non sulla vita ma sulla morte, che perfino lo stesso concetto di de“finizione” evoca in sé.
Tutto questo malinteso riguarda dunque il monopolio del termine “Cristo”, monopolio per il quale vi stracciate le vesti appena qualcuno vi ricorda la vostra menzogna, o appena qualcuno, in base a ciò che di menzogna in menzogna si produce, vi chiede: “Incominciare ad abolire gli articoli del catechismo (artt. 2266, 2267 e 2321) secondo i quali l’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude il ricorso alla pena di morte sarebbe o non sarebbe più coerente che predicarne l’abolizione o predicare astrattamente l’amore e la pace nel pianeta?” .
Perché raccontate ancora le bugie come i bambini nelle loro fantasticherie peraltro pure, mostrando che non volete diventare adulti? Come fate a ritornare puri come i bambini se non diventate prima adulti?
Da reale razza di vipere, voi continuate a tener vivo l’inganno di considerare Cristo come colui che ha instaurato l’istituzione e i precetti, che non sono altro che necessità giuridiche ed economiche di una determinata struttura sociale delineatasi nel corso dei secoli a colpi di decreti.
Quale ermeneutica biblica può garantire che il Cristo abbia istituito qualcosa, o negare che al contrario, si è particolarmente guardato dal proporre qualsiasi modello specifico di chiesa istituzionale? Fuori i documenti, o bavosi rettiliani! E cercate di non dimenticare che nel paleo-cristianesimo non esiste alcun modello specifico, dato che a Gerusalemme, ad Antiochia,, a Corinto, ad Efeso, a Roma, a Tessalonica, a Colossa, ecc., ogni qahal adottava un modello diverso di rivoluzione cristiana.
Avete fatto del consegnare a Pietro “le chiavi del regno dei cieli” una nomina a “maggiordomo” di una perfezione che non esiste in questo mondo se non nei vostri cervelli malati di istituzione, e/o di un perfetto paradiso in terra. Quelle chiavi e quella consegna, al contrario, fanno riferimento alla già menzionata volontà logica del Logos di aprire le porte del divino e di una divino-umanità ad ogni essere umano in vista dell’imminente avvento del “regno”. E il Regno è fatto di un Re, costituito dall’io umano, e di un reame, costituito dagli impulsi emotivi e a volte subumani da controllare. Quelle, e non altro, sono le pecore che quel Re pastore, ha da controllare affinché il regno agisca come un “gregge” cosciente di sé.
O razza di vipere, se la facoltà di “legare” o di “slegare” intesa dal vostro cervello strisciante rasoterra come capacità di mantenere o cancellare le colpe o peccati attraverso il pentimento e il battesimo fosse stata la priorità esclusiva di Pietro, ciò sarebbe in contraddizione con Gv 20, 21-23: «Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”». È dunque chiaro che questa facoltà è conferita non a uno, ma tutti i discepoli presenti o, meglio, a tutti i cristiani senza eccezione, cioè a tutte e ad ognuna delle assemblee (o qahalòt, plurale di qahal).
Vi faccio inoltre presente, o bestie feroci, impastate di pedofilia e di menzogna, che l’antico e famoso insegnamento: “qol kenesiyà she-hi le-shèm shamàym sofàh le-hithkayèm” significa che ogni assemblea (ma si può intendere ogni voce comunitaria, riunione, società, comunità, Stato, ecc.) che sia fatta in nome del cielo ha come fine di stare in piedi da sé.
Dunque agite in nome del cielo se volete che la vostra assemblea si regga da sé.
Se continuerete ad agire secondo la logica giuridica dell’imperialismo romano, come state facendo da due millenni di barbarie culturale, crollerete come zombi in disfacimento nella misura della consapevolezza dei cristiani reali, cioè di coloro che pur nascendo cattolici, non restano tali per mero diritto canonico, ma diventano veramente cristiani universali.