Creazionismo ed emanazionismo in Rudolf Steiner
R.
Steiner, conclusione del ciclo di conferenze "Polarità fra Durata ed Evoluzione
nella Vita Umana. La Preistoria cosmica dell’Umanità", Volume I, Ed.
Antroposofica, Milano 2011, Dornach 15-09-1918, pp. 145-149.
Nell'ambito della Chiesa cattolica è presente qualcosa che si può paragonare
all'azione che il rosso esercita sul toro. Se un cattolico di quelli che oggi si
reputano spesso i più puri rappresentanti del loro credo, riesce a rinfacciare a
questa o a quella concezione del mondo di essere "emanazionista", di concepire
il mondo secondo emanazionismo, ne pronuncia la condanna - per lui, forse, di
entità minore, ma sicura per le credenti pecorelle alle quali rivolge i suoi
critti o le sue parole. Non deve far altro che riuscire ad affibbiare ad una
concezione del mondo il predicato di "emanazionista"! Alla visione del mondo
emanazionista, colui che oggi si crede cattolico schietto e genuino contrappone
la concezione creazionista, il concetto della creazione dal nulla. Viene posta
così - di nuovo dualisticamente - da un lato la concezione emanazionista, che
agisce come un drappo rosso, e dall'altro la concezione creazionista, la
creazione dal nulla, accettando questa e rifiutando quella.
In Occidente, la conoscenza dell'emanazionismo si diffuse, in particolare, per
opera della gnosi. Per i modi in cui l'Occidente ne venne a conoscenza - la
letteratura che lo espresse fu in gran parte distrutta - questo emanazionismo è
indubbiamente una sorta d'immagine caricaturale. Il grande equivoco è insorto,
perciò, perché i cattolici ne hanno conosciuto sostanzialmente solo la
caricatura. In effetti, la dottrina emanazionista conosciuta, secondo la quale
gli eoni procedono sempre l'uno dall'altro in un processo che vede l'eone meno
perfetto, o meno elevato, provenire da quello più perfetto - a livello exoterico,
cioè esteriore, è ciò che si descrive come gnosi - è in realtà senz'altro una
corruzione. La dottrina emanazionista rinvia ad una concezione del mondo che era
di tutt'altra natura e che poteva esistere soprattutto nei tempi antichi, in cui
ad impartire gli insegnamenti agli uomini per via soprasensibile erano ancora i
maestri spirituali stessi. L'emanazionismo, che come ho detto è indubbiamente
una corruzione, rinvia ad una scienza che, nella forma antica, si riferiva alla
REGIONE DELLA DURATA, alla regione superiore. In riferimento a questa regione
superiore, l'emanazionismo può essere in certo modo difeso - non però nella
forma corrotta in cui lo si conosce, ma nella forma in cui nell'ambito di quella
dottrina si parlava propriamente solo di una prospettiva nel tempo, non di
un'evoluzione vera e propria. Ma dal momento che non si parlava di una vera e
propria evoluzione e dunque non si poteva nemmeno parlare di un procedere dal
nulla - perché anche in questo caso si tratterebbe di un’evoluzione, ancorché
estremistica - ugualmente non si può parlare di un procedere dell'uno dall'altro
(ed anche noi, quando oggi abbiamo descritto la REGIONE DELLA DURATA non abbiamo
parlato di un procedere, ma di una reciproca relazione tra gli esseri cui è
propria la durata).
Se però si tratta della REGIONE DELLA TRANSITORIETÀ, allora è possibile parlare
di evoluzione, e anche del caso estremo di evoluzione di cui, in fondo, in
questi giorni abbiamo implicitamente molto parlato. Non si tratta forse della
nascita costante da ciò che rispetto al mondo è nulla, quando diciamo che gli
attuali ideali sono i germi del futuro e le attuali realtà i frutti del passato?
Giustamente considerato, questo esprime a sua volta il vero creazionismo, non
quello corrotto. L'esigenza che si pone oggi agli uomini è di vedere nella
giusta luce ciò che l'emanazionismo intendeva e di applicarlo al mondo
animico-spirituale, e al tempo stesso di vedere nella giusta luce le
immaginazioni del creazionismo vero, non di quello corrotto, e di applicarle non
ai creatori bensì alla creazione, all'animico-fisico. Nel riconoscimento, nella
comprensione della dualità - non nella nebulosa commistione di ciò che è
orientato dualisticamente - risiede la salvezza, la redenzione della concezione
del mondo, con la conseguente capacità di contemplare giustamente la REGIONE
DELLA DURATA e la REGIONE DELLA TRANSITORIETÀ e di tenerle separate. Allora si
può dire: se contemplo la realtà che mi sta davanti, essa è un riflesso, ma al
tempo stesso è un effetto: è un riflesso nel suo appartenere alla REGIONE DELLA
TRANSITORIETÀ, nel suo essere dominata dall'evoluzione; è un effetto nel suo
appartenere alla REGIONE DELLA DURATA e nell'essere dominata da ciò he risulta
contemplando giustamente gli elementi che oggi abbiamo caratterizzato per la
vita animico-spirituale. Chi parla giustamente, non dice che è giusto il
creazionismo e sbagliato l'emanazionismo oppure che è giusto l'emanazionismo e
sbagliato il creazionismo, chi parla giustamente è colui che sa che entrambi
sono fattori necessari alla comprensione della pienezza della vita. Il
superamento del dualismo non si ottiene nella teoria, bensì solo nella vita. Chi
ricerca una scappatoia teoretica tra la regione del basso e la regione
dell'alto, tra la REGIONE DELLA TRANSITORIETÀ e la REGIONE DELLA DURATA, chi
ricerca teoreticamente un accomodamento avvalendosi di concetti,
rappresentazioni, idee, non riuscirà nel suo intento, sfocerà sempre in una
concezione del mondo ingarbugliata, perché ricerca con l'intelletto ciò che va
cercato nella vita. Ma nella vita si cerca la verità solo sapendo che lo sguardo
va rivolto da un lato alla REGIONE DELLA DURATA, ove si deve riconoscere ciò
che, invero, non appare nella realtà esteriore, e poi, dall'altro, alla REGIONE
DELLA TRANSITORIETÀ, ove tutti gli uomini e tutti gli esseri vanno considerati
in un modo che in effetti contraddice la realtà esteriore. Ma se, una volta
muniti di entrambe le visioni, si incontra una qualche realtà, allora nello
sperimentare tale realtà, nel contemplarla sperimentandola, fluiscono ambedue
dagli elementi dai quali esse stesse sono sorte: dall'effetto della REGIONE
DELLA DURATA e dal riflesso della REGIONE DELLA TRANSITORIETÀ. In tal modo sono
colte nella vita, se l’intento non è quello di pervenire ad una concezione
teoretica che si esplica in concetti, in idee, ma quello di conseguire due
concezioni (una per la regione dell'animico-spirituale, l'altra per la regione
dell'animico-fìsico) e di trovare nella vivente convivenza di entrambe, anziché
in una e nutre e feconda la vita. Solo allora si esce dal dualismo.
Questa è l'esigenza che si pone all'umanità attuale. Non è importante che si
presentino dei personaggi che fondano delle religioni per insegnare lo
spiritualismo agli uomini; non conta che sull'altra sponda compaiano fondatori
di sette scientifiche per insegnare agli uomini il materialismo; importante è
che si comprenda la materia materialmente nell'evoluzione, e lo spirituale
immaterialmente spiritualmente, nella REGIONE DELLA DURATA e si consideri la
realtà costituita da entrambi gli elementi insieme. Fare illuminare l’elemento
materiale da quello spirituale, far rinsaldare lo spirituale dal materiale,
questo è ciò che deve fluire nella concezione del futuro. Importante non è che
vi siano dei filosofi che diano agli uomini questa o quella definizione della
verità o sull'altro versante, questa o quella definizione delle dottrine
scientifiche con lo scopo di instaurare teoreticamente una cosiddetta armonia
monistica; imporrante e che si riconosca il dualismo tra verità e scienza e che
si ricerchi nella vita vivente il rapporto tra verità e scienza, al fine di
pervenire ad una gnoseologia vivente, non teoretica. Non si affermi dunque: o
verità o scienza; si dica, invece: verità e scienza: la scienza sostenuta dalla
gravità della verità, la gravità della verità illuminata dalla luce della
scienza, riconoscendo che l'uomo è inserito dualisticamente nel mondo e che solo
nella propria vita, nel proprio divenire, può superare ciò che del dualismo va
superato. Non il kantismo, il quale crede che ciò che vive nel mondo esterno non
rappresenti "la cosa in sé", bensì "verità e scienza" costituiscono la missione
dell’umanità del futuro, anche nella sfera del pensiero; ciò significa, in altre
parole, riconoscere che è, sì, maya ciò che è intorno a noi, ma che è maya per
il fatto che noi come esseri umani ci inseriamo nel mondo in questo modo, e che
finché vi saremo inseriti così, il nostro inserimento sarà dualistico. Siamo
noi, con questo nostro inserimento, a fare la maya; maya che superiamo nella
vita (non nell’idea, non nella teoria) divenendo noi stessi viventi.
Questo è il contenuto del mio volumetto "Verità e scienza" e del mio libro "La
filosofia della Libertà", di cui nei prossimi giorni uscirà una nuova edizione
che dovrebbe essere disponibile anche qui. Ho apportato alcune integrazioni; il
testo non ha subito modifiche rispetto al passato, ma è stato notevolmente
ampliato in numerosi punti.
Importante è, dunque, comprendere i segni del tempo e, ispirandosi ad essi,
coltivare la vita spirituale nei settori più vari delle attività umane.