Con le solite ricette
non si risolve il problema
Quotidiano piacentino LIBERTÀ di sabato 28 dicembre 2013- Tassare i soldi presso la banca centrale che li emette.
Se l’Italia sia “entrata in Europa” o in guerra, e se sia nella cosiddetta moneta unica o nell’Ade questo è difficile stabilirlo. È abbastanza frustrante per me sentire ancora affermare che se tutti pagassero le tasse esse sarebbero più basse. Forse sarà anche così, ma dicendo ciò non si risolve comunque il problema dell’evasione perché ci sarà sempre qualcuno che non paga, né quello della ruberia dei soldi pubblici, perché ci sarà sempre qualcuno che ruba. In altre parole, anche se il gettito fiscale fosse maggiore, non vi è alcuna garanzia che questo poi non sarebbe ugualmente rubato o sperperato dai politici di turno. L’unica soluzione a tale annoso problema è quella di tassare i soldi stessi presso la banca centrale che li stampa e che li emette.
In questi giorni si è parlato a proposito della rivolta dei forconi del fatto
che all’interno di questo movimento pare si siano inseriti i militanti di Casa
Pound. Purtroppo credo che Ezra Pound, musicista, poeta e pensatore
italo-americano, sia da costoro strumentalizzato. «Scrive Antonio Pantano: “Il
19 dicembre, Sgarbi in TV (da Santoro attonito, attento, apprendente) ha dovuto
citare Ezra Pound, malamente coinvolto nelle piazze da chi non lo “sa” e lo
strumentalizza” (dal blog “Il Giornaletto di Saul” del 21/12/2013). Secondo
Pantano, Sgarbi avrebbe dovuto aggiungere la soluzione di Pound proposta a
Mussolini il 30 gennaio 1933 a Palazzo Chigi: «Basta tassare il denaro al
momento dell’emissione presso la banca centrale concessionaria» (ibid.).
L’idea fu talmente bene accolta da Mussolini che annotò «Il mio amico Ezra Pound
ha ragione. La rivoluzione è guerra all’usura. È guerra all’usura pubblica e
all’usura privata. Demolisce le tattiche delle battaglie di borsa. Distrugge i
parassitismi di base, sui quali i moderati costruiscono le loro fortezze» (Yvon
De Begnac, “Taccuini mussoliniani”, il Mulino, 1990). L’annotazione è molto
lunga e prosegue elogiando non poco il poeta per la sua idea.
Dal 1933 ad oggi però queste sono rimaste solo parole, dato che sappiamo tutti
che la rivoluzione fascista fu ben altro!
Certamente mi hanno fatto piacere le parole di Pantano su Sgarbi, Pound e
Mussolini, anche se quando io affermavo di tassare le uscite e non le entrate
non mi riferivo a Ezra Pound bensì a Rudolf Steiner. E precisamente ad una sua
conferenza del 1919 in cui dichiarò: «Oggi tutti pensano che sia giusto tassare
il reddito [...]. L’idea che si possa raggiungere una tassazione equa tassando
il reddito deriva dall'inganno prodotto dall'economia monetaria. [...] Un’epoca
che è fissata sul modo in cui il denaro diventa oggetto autonomo dell’economia
deve necessariamente considerare le entrate monetarie come la cosa da tassare in
prima linea. Ma […] in questo modo, gravando di imposte, ci si rende
corresponsabili dell’economia monetaria: si tassa quello che in effetti non è un
bene reale, ma solo un segno che indica un bene. Si ha a che fare con qualcosa
di economicamente astratto. Il denaro diventa reale solo quando viene speso […].
Se nel sistema tributario si vuole creare qualcosa di non parassitario per il
processo economico, ma qualcosa che sia una vera dedizione del processo
economico alla collettività, allora il capitale va tassato nel momento in cui
viene immesso nel processo economico. […] L’imposta sulle entrate va trasformata
in un’imposta sulle uscite (da non confondere con l’imposta indiretta)» (Rudolf
Steiner, "Cultura Politica Economia. Per una triarticolazione della vita
sociale", 2ª conf. di Zurigo del 25/10/1919).
Ecco dunque il senso del tassare la moneta all’atto della sua emissione,
eliminando ogni altra tassa!
Considerando che questa “unitax” genererebbe immediatamente una controparte consistente in una quota di minimo vitale incondizionato per tutti dalla nascita alla morte, essa non solo non sarebbe nemmeno avvertita come tassa, ma libererebbe ogni individuo dal recarsi all’ufficio imposte per pagare.
Proprio per questo motivo sono ancora più impressionato dal vuoto di pensiero
che domina il mio Paese.
E oltretutto si delegano incompetenti ad occuparsi del nostro portafoglio. Siamo
ancora attratti dall’idea ottocentesca di uno Stato plenipotenziario magari gestito dal
popolo con obbligo di rendiconto istantaneo. Ciò presume una fede nel popolo che
oggi non si può più avere. Valutare lo Stato o l’appartenenza a un gruppo più
del singolo individuo mi pare anacronistico. Oggi la gente è talmente irretita
nel valutare più del necessario la o le comunità (o i partiti) rispetto
all’individualità, che si sente perfettamente a posto se viene disumanizzata,
cioè ridotta ad uno schema statuale.
Il criterio statale di gestione della banca centrale subordinata nel monetaggio
allo Stato è inutile in un sistema sociale triarticolato in cui diritto,
economia e scuole siano armonicamente funzionanti. Infatti non sarebbero
necessarie banche di Stato in tale triarticolazione di poteri (ovviamente
occorre approfondire questa idea che non va creduta bensì conosciuta). Tale
criterio sarebbe tutt’al più interessante come economico non come statale. Anche
il concetto di subordinazione dovrebbe essere sostituito da quello di
articolazione. Se non si opera interiormente tale sostituzione non c'è
evoluzione, e si rimane nello Stato concepito come plenipotenziario, nonostante
la storia dimostri continuamente che tale concezione e tale Stato non funzionino.