O.O. n. 83: la tripartizione fa restare le cose come sono e furono già con Montesquieu

Nell’umanità si è pensato nei modi più diversi sulla tripartizione [il grassetto è mio - ndc] dell'organismo sociale.


Quando apparvero "I punti essenziali della questione sociale" fu rilevato che alcune cose erano già state dette in precedenza.
 

Non voglio ora sollevare alcun problema di priorità.
 

Non ha importanza chi abbia trovato una cosa o l’altra, ma come tali cose si inseriscano nella vita.


Ci sarebbe soltanto da rallegrarsi che molte persone ci arrivassero.
 

Occorre però ancora osservare che quando in Francia venne definita da Montesquieu (Charles Louis de Secondat, barone di Montesquieu e di Brède, 1689 - 1755, filosofo e sociologo, propugnatore della divisione dei poteri dello Stato: esecutivo, legislativo e giudiziario, come base per uno Stato costituzionale) una specie di divisione in tre dell'organismo sociale, questa era semplicemente una divisione in tre.
 

Veniva cioè indicato che quei tre settori avevano appunto condizioni del tutto diverse e che di conseguenza bisognava separarli fra di loro.
 

Non è questa la tendenza del mio libro ["I punti essenziali della questione sociale" - ndc].
 

In esso non si suggerisce di distinguere la vita spirituale quella giuridica e quella economica, come nell'uomo si potrebbe distinguere il sistema neuro-sensoriale, il sistema del cuore e dei polmoni e il sistema del ricambio, dicendo di essi che sono appunto tre sistemi separati l’uno dall’altro.


Con una simile partizione non si è fatto nulla, ma si raggiunge qualcosa soltanto quando si veda come collaborino quei diversi settori, come essi divengano meglio un'unità per il fatto che ognuno lavora sulla base delle sue condizioni.
 

Così è pure nell’organismo sociale.
 

Se sappiamo come porre la vita spirituale, la vita giuridica-statale e la vita economica, ognuna sulla base delle proprie condizioni originarie, se le lasciamo lavorare in base alle loro forze originarie, allora ne risulterà pure l’unità dell’organismo sociale.
 

Allora si vedrà che da ognuno di questi settori scaturiranno determinate forze di decadenza che però, grazie alla collaborazione con gli altri settori, potranno di nuovo venir risanate.


In questo modo non si suggerisce, come in Montesquieu, una divisione in tre dell'organismo sociale, ma una tripartizione, una triplice articolazione del medesimo; essa si ritrova poi nell'unità dell'intero organismo sociale per il fatto che ogni singolo uomo è parte di tutti e tre i settori.


L’individualità umana, dalla quale alla fine tutto dipende, è inserita nell'organismo sociale tripartito in modo da riunire le tre parti.


Possiamo così dire che, appunto se ci si lascia guidare da quanto qui è stato detto, si tende non ad una suddivisione dell'organismo sociale, ma ad una articolazione dello stesso, proprio al fine di arrivare nel giusto modo alla sua unità.


Accostandosi maggiormente al problema, si può anche vedere come da più di un secolo l'umanità europea tenda a cercare una tale articolazione.


Essa si realizzerà, anche se gli uomini non la vorranno coscientemente; infatti essi si muoveranno inconsciamente nel campo economico, nel campo spirituale, nel campo giuridico-statale in modo che si realizzi questa tripartizione.


Essa è richiesta dalla stessa evoluzione dell'umanità.


Così si può anche dire che i tre impulsi, che vanno considerati in relazione a quei tre diversi campi di vita, sono entrati nella civiltà europea come tre importanti ideali, come tre divise per la vita sociale (Rudolf Steiner, “Polarità fra Oriente e Occidente”, 10ª conf. di Vienna dell’11 giugno 1922, intitolata “I punti essenziali della questione sociale; O.O. n. 83).