I 69-73: valori reali e valori apparenti del credito

I 69 seg.: tassi calanti = merci in ribasso e terreni in rialzo

 

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[...] Nel processo economico [il grassetto è mio - ndc], che dobbiamo proprio considerare come un processo organico e nel quale

 

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continuamente interviene lo spirito, può dunque subentrare anche la svalorizzazione. La svalorizzazione deve essere di continuo presente, o meglio è continuamente presente. Diremo dunque: mentre i valori percorrono la via dalla natura al capitale, attraverso il lavoro, si verificherà in pari tempo una continua svalorizzazione. Se però essa non potesse verificarsi in modo adeguato [come per esempio avviene tecnicamente oggi con l'euro, anzi solo apparentemente, perché poi le cose non stanno così come sembrano apparire dalle situazioni "tecniche" - ndc], che cosa avverrebbe? Lo si può vedere dal disegno che abbiamo fatto.


Per chiarirci bene la cosa, guardiamo il problema del credito, nel senso esposto ieri, il produttore spirituale diventa debitore. Diventa debitore, o può diventare tale solo per il fatto di avere credito. Qui (nel disegno fra "capitale" e "natura") entra in gioco il credito e precisamente quello che si può chiamare credito personale. Il credito si può esprimere in cifre. Il capitale, che altre persone concedono a qualcuno, forma in certo modo il suo credito personale. Ora questo credito personale, come si sa, ha una determinata conseguenza, per lo meno se lo consideriamo nel quadro dell'economia attuale. Esso, nei suoi effetti economici, è legato al tasso d'interesse.
 

Supponiamo che il tasso d'interesse sia basso; in tal caso ho poco da pagare a chi mi presta il capitale se, come produttore spirituale, domando credito e divento così debitore nel processo economico. Avendo quindi meno interessi da pagare, potrò produrre le mie merci più a buon mercato; di conseguenza eserciterò nel processo economico un'influenza moderatrice sui prezzi. Possiamo cioè dire: il credito personale ribassa i costi di produzione quando il tasso d'interesse diminuisce. Questo avviene sempre finché nel processo economico il capitale venga ancora semplicemente adoperato dallo spirito. Più è basso il saggio d'interesse, e più chi ha bisogno di credito può muoversi agevolmente e intervenire più intensamente nel processo economico, s'intende a beneficio della collettività. Se dunque egli può far

 

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sì che le merci ribassino di prezzo, la sua azione è vantaggiosa anzitutto per i consumatori.

 

Ora però rappresentiamoci l'altro lato del fenomeno. Si accorda anche del credito sulle terre, il cosiddetto credito reale, credito fondiario. Quando si tratta di credito fondiario, di credito su immobili, la cosa cambia totalmente. Poniamo che l'interesse sia del 5%, che dunque chi riceve dei capitali dati a credito su terreni debba pagare il 5%. Capitalizzando l'interesse, si avrà il valore del fondo in caso di vendita. Se invece il tasso d'interesse scende al 4%, potrà essere investito nel fondo un capitale maggiore. Vediamo dovunque che, ribassando il tasso d'interesse, le terre aumentano di valore. Vengono dunque a costare non meno, ma di più. Il credito fondiario eleva i prezzi, mentre il credito personale li abbassa. Questo è un fatto molto significativo nel processo economico, poiché vuol dire che quando il capitale ritorna alla natura, e con essa semplicemente si collega in forma di credito fondiario, quando cioè il capitale si collega con la terra, il processo economico viene condotto sempre più verso il rincaro.


Solo una cosa può dunque essere ragionevole, e cioè che, nel punto già indicato sul disegno, nella natura, il capitale non si conservi, ma scompaia. In qual modo può esso scomparire nella natura? Finché in genere si potrà collegare il capitale con la natura, vale a dire finché, attraverso la formazione di capitali, si potrà far rincarare la terra ancora incolta, il capitale non potrà scomparire nella natura, ma al contrario vi si manterrà. In tutti i paesi dove la legislazione ipotecaria consente che il capitale possa collegarsi con la natura, si vede il capitale fermarsi nella natura, nelle terre. Sicché così, in luogo di un consumarsi, di un dileguarsi del capitale, invece del sorgere di una tensione formatrice di valore, si ha una continuazione del movimento formatore di valore che è dannosa al processo economico.

Lo si potrà evitare solo quando il processo economico sia sano, se a chi deve lavorare la terra non si concede un credito fondiario,

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bensì anche qui soltanto un credito personale, ossia un credito per l'utilizzazione del capitale mediante il terreno. Se semplicemente colleghiamo il capitale col terreno, nel momento in cui arriva alla natura, il capitale si accumula. Se invece lo colleghiamo con le facoltà spirituali fattive di chi amministra e fa lavorare la terra, promuovendo così il processo economico, vedremo che il capitale, arrivando alla natura, scomparirà, non si accumulerà, non si conserverà, ma passando per la natura, si riverserà di nuovo nel lavoro e così ricomincerà il suo giro. Uno dei peggiori intoppi nel processo economico si ha quando il capitale si collega semplicemente con la natura, quando (prendendo per ipotesi il processo economico al suo punto iniziale) dopo che lavoro e capitale si sono sviluppati applicandosi alla natura, il capitale viene a trovarsi nella situazione di impadronirsi della natura, invece di scomparire in essa.


Ora si potrà naturalmente fare un'obiezione molto importante: il capitale è sorto appunto entro il movimento indicato; come si fa se, arrivato alla natura, esso è tanto abbondante che non si ha la possibilità di farlo affluire nel lavoro, di scoprire ad esempio nuovi metodi per promuovere la produzione di materie prime gregge? In questi casi il capitale non si collega con la natura, ma col lavoro. Se dunque si arriva col capitale a questo punto e qui si razionalizza la produzione di materie prime, o se ne schiudono nuove fonti, il capitale viene passato direttamente al lavoro. Se
arrivati qui si ha un'esuberanza di capitale, i singoli capitalisti, che non sanno più che fare col loro capitale, naturalmente ne risentono. Osservando infatti il fenomeno in una prospettiva storica, si vede che in effetti si è prodotta un'esuberanza di capitale, tanto che esso non ha potuto trovare altro impiego che quello di conservarsi nella natura; appunto per questo abbiamo visto formarsi nel processo economico il cosiddetto valore delle terre, l'aumento del valore delle terre.

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Osservando ora in questa connessione più vasta, quello che da certi fautori della riforma fondiaria fu sempre prospettato in modo insufficiente, si dovrà dire: se colleghiamo il capitale con la natura, il valore della natura ne viene accresciuto. Quante più ipoteche gravano sopra un fondo, tanto più caro esso dovrà poi esser pagato; il suo valore aumenta di continuo. Ma questo aumento di valore del terreno è forse reale? No, non lo è affatto. Per sua natura, il terreno non può acquistare maggior valore; tutt'al più potrà acquistarlo, se ad esso verrà applicato un lavoro più razionale. In tal caso sarà il lavoro che rialza il valore; ma pensare accresciuto di valore il terreno stesso come tale è un assurdo, un assoluto nonsenso. Il terreno, in quanto è natura, non può ancora avere un valore; gli si conferisce un valore nel momento in cui lo si congiunge col capitale; sicché si può dire: quel che viene chiamato valore del terreno nell'economia odierna, non è in realtà se non capitale fissato nel terreno. Ma il capitale fissato nel terreno non è un valore reale, è un valore apparente. In definitiva è importante imparare, anche nell'ambito del processo economico, quali siano i valori reali e quali i valori apparenti.


Se nel nostro sistema di idee s'insinua un errore, in un primo tempo non ne osserviamo gli effetti, perché la connessione tra l'errore e tutti i conseguenti processi perturbatori del nostro organismo (che si riconoscono solo mediante la scienza dello spirito) sfugge all'odierna osservazione scientifica. Per esempio si ignora come, in seguito a tali errori, si producano in organi periferici dei disturbi di digestione. Ma nel processo economico gli errori e le illusioni agiscono, diventano reali. e portano conseguenze. Economicamente non c'è alcuna differenza sostanziale tra lo spendere denaro non fondato sopra una realtà, ma dovuto a un semplice aumento delle banconote in circolazione, e l'attribuire un valore di capitale alle terre. In ambedue i casi io creo valori apparenti. Se aumento la circolazione, rialzo i prezzi come cifra, ma in realtà non faccio nulla nel

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processo economico, compio soltanto uno spostamento; posso però danneggiare enormemente singoli individui. Così questa capitalizzazione del terreno danneggia gli uomini collegati fra loro nel processo economico.


Si potrebbero fare studi molto interessanti, confrontando per esempio la legislazione ipotecaria nei paesi dell'Europa centrale prima della guerra, nei quali si poteva elevare a piacimento il valore della terra, determinato appunto dalla legislazione, con la legislazione inglese per la quale non era possibile fare salire in modo sostanziale il valore del terreno, là, dove si considerino gli effetti sul processo economico. Questi argomenti potrebbero essere temi interessanti per tesi di laurea, in modo particolare il confronto tra gli effetti monetari delle legislazioni inglese e tedesca in materia ipotecaria.


Ho cercato così di mostrare quale sia in realtà il problema e come effettivamente la natura non debba imprigionare il capitale, conservandolo come tale, ma come esso debba continuare ulteriormente a operare indisturbato nel lavoro. Se però, giunti al punto già indicato nel disegno, il capitale c'è e non può venir impiegato, l'unico modo di non conservarlo in maniera indebita è che, lungo la via, esso venga consumato, così che alla fine ne resti solo quel tanto che si possa trasfondere di nuovo nella lavorazione del suolo, ma non in misura maggiore di quanto sia richiesto - dal lavoro stesso. La cosa più ovvia è che il capitale, lungo questa via, venga realmente consumato. Sarebbe infatti terribile (pensiamolo come ipotesi) [ma è proprio quanto sta accadendo oggi, 2012, con la moneta unica che apparentemente non si svaluta: i magazzini sono pieni di merci invendute! - ndc], se lungo tutto questo cammino nulla venisse consumato: bisognerebbe trascinarci dietro i prodotti. Il processo diventa organico solo per il fatto che i prodotti vengono consumati. Ma proprio come viene consumata la natura elaborata, come viene consumato il lavoro organizzato dal capitale, così anche il capitale deve venir consumato nel suo cammino ulteriore. Il consumo del capitale deve in effetti avvenire.
 

Ciò può essere realizzato solo se l'intero processo economico,

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dall'inizio alla fine, vale a dire fino al suo ritorno alla natura, sia regolato in modo giusto, così che vi sia qualcosa di simile all'"autoregolazione" dell'organismo umano. Questo, quando funziona normalmente, impedisce che si depositino in qualche posto tutte le sostanze alimentari non assimilate. Se invece sostanze alimentari non assimilate si depositano qua e là nel nostro corpo, noi ci ammaliamo. Si pensi per esempio a come sostanze si depositanoquando si ha una digestione nella testa, quando cioè si ha nella testa una digestione irregolare. Le sostanze non vengono eliminate, si depositano; in altre parole l'eliminazione non è regolare e abbiamo l'emicrania. In ogni parte dell'organismo umano si può riscontrare come molto spesso la causa di fenomeni patologici risieda nell'irregolare assorbimento ed eliminazione delle sostanze che si dovrebbero digerire. Lo stesso avviene nell'organismo sociale per l'accumulo di ciò che in un dato luogo dovrebbe essere consumato. È assolutamente necessario che, nel punto già indicato nel disegno, avvenga il consumo del capitale, affinché il capitale non possa andare a morire nella natura, formandovi un deposito fossilizzato. La capitalizzazione dei terreni è infatti un'inclusione dannosa nel processo economico.
 

Desidero far notare esplicitamente che non si tratta di atteggiamenti agitatori. Io intendo sviluppare i problemi come essi si presentano nel processo naturale. Qui considero solo l'aspetto scientifico, ma non si può trattare una scienza che si occupa delle azioni umane senza far presenti i fenomeni patologici che possono sorgere, così come non si può studiare l'organismo umano senza far presenti i fenomeni patologici che in esso possono insorgere. Un certo consumo di capitale deve verificarsi; però [ovviamente - ndc] non il consumo totale. Bisogna che qualcosa ne sopravanzi, affinché la natura possa poi venir lavorata ulteriormente.