I 15-22: la Scienza Economica esige concetti mobili, non definizioni
I 16-17: analogie della scienza economica con lo spettro fisico:
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[...] Io parlo ora soprattutto a studenti, per indicar loro come ritrovarsi nell'economia politica [il grassetto è mio - ndc]. Di conseguenza desidero dire quel che ora è più essenziale [all'indice sommario della 14ª conferenza de "I capisaldi dell'economia" si legge: "L'economia politica è un valore economico". Steiner però non afferma assolutamente che l'economia politica è un valore economico - almeno quella che si intende oggi per economia politica - bensì casomai che l'economia è un valore economico. Ecco le sue parole: "Dobbiamo anche renderci conto che l'economia non è una teoria, ma che in effetti anch'essa risulta valore economico, nel senso che quello che risparmiamo in lavoro può venir fruttuosamente usato per il progresso dell'umanità da parte di coloro che ci risparmiano tale lavoro" - R. Steiner, "I capisaldi dell'economia", Ed. Antroposofica, 14ª conf., Dornach, 06/06/1922, ultimo capoverso della pag. 206 -, segno questo che il compilatore di tale indice sommario ha interpretato secondo sue rappresentazioni il senso di tale parole finali del libro. Steiner non avrebbe mai fatto un simile riferimento all'economia politica come valore. Infatti, affermando l'economia politica come valore economico" avrebbe travisato completamente tutta la sua esposizione sull'economia, la quale è, sì, un valore, ma indipendentemente da ogni politica. L'economia è un valore solo secondo universalità di pensiero, che non c'entra nulla con lo statalismo dell'economia politica. La vita statale, per la sua tendenza all’astrattizzazione evanescente dei contenuti reali ed a mere dialettiche retoriche prive di concreto contenuto, tende di per sé a sviluppare forze che diventano poi forze di decadimento! Pertanto nell’economia politica si studiano poi cose completamente avulse dalla realtà. E questo è stato sempre affermato da Steiner: "Chi studi come nel settore della vita statale-giuridica, proprio perché esiste la tendenza all’astrazione, quello che gli uomini fanno si debba in realtà sempre più separare dal concreto interesse per i singoli campi della vita, costui vedrà anche come appunto nella vita dello Stato vi sia la ragione per quell’astrazione che sempre più si è andata sviluppando nel settore della circolazione dei capitali [...]. L’errore consiste nel far risalire la crisi ad una serie di cause univoche, mentre in realtà esse possono derivare da due diverse direzioni [...]. Nell’odierna economia politica queste cose non vengono studiate in modo corrispondente alla realtà" - R. Steiner, "Polarità fra Oriente e Occidente", Ed. Antroposofica, 10ª conf., Vienna 11/06/1922 - . Insomma, chiunque si prenda la briga di consultare un testo di Economia Politica nota come il fenomeno macro e microeconomico sfugga al controllo degli strumenti analitici, i quali riescono a descriverne solo alcune parti, e talvolta neppure in maniera adeguata o esatta. Chi si spinge oltre nello studio dell’Amministrazione finanziaria, si imbatte poi nello studio di "modelli" per il "supporto" alle decisioni. Questo vuol dire che tale realtà sfugge alle analisi, e che si può solo operare in direzione di una previsione, non di una certezza. Gli insegnanti di economia politica in realtà sono dei mestieranti politicamente assoldati che non hanno di fatto nulla da dire: "[...] i professori di economia politica, quelli che fanno conoscere agli uomini i concetti economici, sono in realtà del tutto senza risorse nei confronti della realtà" - R. Steiner, "Esigenze sociali dei tempi nuovi", Ed. Antroposofica, 9ª conf., Dornach 14/12/1918 - . Dunque è alquanto improbabile che Steiner abbia affermato che "l'economia politica è un valore economico", dato che tale affermazione è di fatto la negazione de "I capisaldi dell'economia" stessi da lui presentati, e di moltissime altre affermazioni sull'universalità del concetto di economia! Una simile affermazione potrà anche essere fatta da burocrati, da commercialisti o, in generale, da statalisti. Che simili affermazioni provengano però da coloro che si fanno chiamare antroposofi, mi sembra un fatto a dir poco aberrante. Sarebbe un po' come affermare - dal punto di vista della fisiologia umana - che il valore del sistema nervoso stia nel sistema respiratorio dei "nervi cardiaci" - ndc].
Quando sorse il bisogno di sollevare problemi di economia politica, eravamo già in un tempo in cui non si aveva più la capacità di pensiero atta ad abbracciare un campo come questo; mancavano ormai, semplicemente, le idee adeguate. Voglio mostrare che era così mediante un esempio tratto dalla scienza naturale. Noi uomini abbiamo il nostro corpo fisico, ed esso ha un peso come lo hanno gli altri corpi fisici. Dopo il pasto esso pesa più di quanto non pesava prima; tanto che si potrebbe controllarne l'aumento con una bilancia. Ciò vuoi dire che l'uomo è sottoposto alla legge di gravità. Ma solo con tale gravità, che è una qualità di tutti i corpi ponderabili, non potremmo fare molto, e l'uomo sarebbe costretto a girare il mondo come un automa, non come un essere cosciente. Ho detto spesso che cosa occorra perché ci possiamo formare dei concetti che abbiano un valore, cioè che cosa occorra all'uomo per pensare. Il cervello umano, preso per sé, pesa circa 1400 grammi. Se questi 1400 grammi gravassero sulle arterie che stanno alla base cranica, le schiaccerebbero completamente. Non si sopravvivrebbe un istante, se il cervello umano fosse fatto in modo da gravare con tutti i suoi 1400 grammi! È davvero una fortuna per gli uomini che esista il principio di Archimede secondo il quale, nell'acqua, ogni corpo perde tanto del suo peso quanto è il peso del liquido che esso sposta. Il cervello galleggia nel liquido cefalico e perde così 1380 grammi, poiché tale è il peso della massa liquida che corrisponde al volume del
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cervello umano. Il
cervello preme con soli 20 grammi sulla
base cranica, e questa pressione è sopportabile. Ma se domandiamo: a che serve
tutto ciò? dobbiamo rispondere: con un cervello che fosse soltanto massa
ponderabile noi non potremmo pensare. Noi non pensiamo con ciò che
è sostanza
pesante, ma pensiamo con la spinta ascensionale. La sostanza deve prima perdere
il proprio peso, e solo allora possiamo pensare. Pensiamo con ciò che... vola
via dalla Terra.
Siamo però coscienti in tutto il corpo. E da che cosa siamo resi coscienti in tutto il corpo? Nel nostro corpo esistono 25 bilioni di globuli rossi, i quali sono molto piccoli ma anche pesanti, perché contengono ferro. Ognuno di questi 25 bilioni di globuli rossi galleggia nel siero del sangue, perdendo del suo peso tanto quanto sposta di liquido, così che anche in ogni singolo globulo rosso viene generata una spinta ascensionale; e proprio 25 bilioni di volte. Nel nostro corpo intero siamo coscienti grazie a ciò che spinge verso l'alto. Possiamo così dire che quando ingeriamo alimenti, questi devono anzitutto venir alleggeriti, trasformati, perché possano servirci. Tale è l'esigenza dell'organismo.
Ora la capacità di pensare a questo modo e di regolarsi in conformità, si era
perduta nell'epoca in cui era diventato necessario pensare ai problemi economici.
Da allora in in poi si tenne conto soltanto dei corpi ponderabili, senza ricordare ad
esempio che in un organismo una sostanza ha un comportamento diverso in rapporto
alla sua gravità quando subisce una spinta ascensionale.
Ma c'è di più. Ricordo che in fisica
si parla di spettro e che attraverso il prisma si genera questa gamma di
colori: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto. Dal rosso al
violetto lo spettro appare luminoso. Ma è notorio che al di là del rosso e del
violetto vi sono i cosiddetti raggi infrarossi e ultravioletti, cioè fenomeni non
luminosi. Quindi chi parla solamente di "luce" non abbraccia la totalità del
fenomeno, quindi va detto che la luce viene trasformata polarmente
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in due direzioni: al di là del rosso si immerge nel calore, e al di là del violetto si immerge negli effetti chimici, ma come luce propriamente scompare. Chi dunque da' una semplice teoria della luce, ne da' solo un frammento; e per di più da' una teoria falsa. Nello stesso periodo in cui si sarebbe dovuto cominciare a pensare sull'economia politica, la fisica, il pensiero della scienza fisica, era in tali condizioni che ne scaturì una falsa teoria della luce.
Ho citato tutto ciò perché abbiamo qui una valida analogia. Ed ora osserviamo,
non la nostra economia politica, ma l'economia dei passeri o delle rondini!
Anch'essa è una specie di economia, ma questa economia del regno animale non
arriva molto avanti rispetto all'economia umana. Per il criceto possiamo perfino
parlare di capitalismo animale. L'essenziale dell'economia animale sta nel fatto
che la natura offre i prodotti, e il singolo animale se ne appropria. L'uomo,
è
vero, è ancora impigliato in questo tipo di economia, ma deve uscirne.
L'economia che comincia ad essere veramente umana, può confrontarsi con la
parte visibile dello spettro, mentre vi è una parte, ancora radicata nella
natura, che andrebbe confrontata con la parte infrarossa dello spettro. In
questo campo l'economia interferisce con l'agricoltura, con la geografia
economica, ecc. Non è possibile delimitare esattamente la scienza economica in
questa direzione. Essa entra qui in un campo che deve essere considerato in modo
del tutto diverso. Questo da un lato.
Ma d'altra parte, proprio la complessità delle nostre relazioni economiche ha
fatto gradatamente perdere agli uomini la capacità di pensare economicamente.
Come la luce cessa di essere luminosa verso l'ultravioletto, così l'azione umana
nella vita economica cessa d'essere puramente economica. Ho spesso
caratterizzato come tutto ciò sia avvenuto. Questo fenomeno comincia veramente
soltanto nel secolo diciannovesimo; fino ad allora la vita economica era ancora
abbastanza dipendente dalle singole capacità umane.
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Una banca prosperava se era diretta da un individuo capace. Il singolo significava ancora qualcosa. Ho spesso raccontato un episodio buffo, quando una volta andò da Rothschildt un inviato del re di Francia. Intendeva chiedere un prestito. Rothschildt era in quel momento occupato con un commerciante di cuoio, e quando gli annunziarono l'inviato del re di Francia, disse che doveva aspettare un po'. Quando l'inserviente riferì all'inviato che doveva attendere perché dentro vi era un commerciante di cuoio, l'inviato non voleva credergli e gli disse di riferire al sig. Rothschildt che ad attendere vi era l'inviato del re di Francia. L'inserviente portò la risposta: "Va bene, ma deve attendere". L'inviato allora entrò da Rothschildt e gli ripeté: "Io sono l'inviato del re di Francia". Rothschildt rispose: "La prego, prenda una sedia e si accomodi". "Ma io sono l'inviato del re di Francia!". "Beh! allora ne prenda due". Così allora avveniva nella vita economica, ben radicata coscientemente nelle personalità umane.
Ma le cose sono cambiate, sono diventate tali che oggi, nel
complesso della vita economica, ben poco dipende più dalla singola persona.
L'attività economica umana si è già notevolmente spinta sul terreno che
confronterei con la zona ultravioletta. Accenno qui al capitale che opera come
una massa autonoma. Alla vita economica sovrasta una vita ultraeconomica che è sostanzialmente in funzione della forza propria del capitale. Se quindi
vogliamo renderci conto veramente della vita economica odierna, dobbiamo vederla
inserita fra due zone, di cui la prima declina verso la natura, e l'altra
ascende verso il capitale. Nel mezzo sta la vita economica vera e propria che è
nostro compito comprendere.
Da tutto ciò appare che non c'erano nemmeno i concetti adatti per delimitare giustamente la scienza economica e assegnarle il suo giusto posto nel campo del sapere in generale. Infatti vedremo che, strano a dirsi, questo campo confrontabile con l'infrarosso, che ancora non penetra propriamente nell'economia, è il solo che si possa afferrare con
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l'intelletto umano. Come possiamo pensare intorno ad altri fatti naturali, così possiamo pensare sul modo di coltivare l'avena, l'orzo, sul modo migliore di estrarre dalle miniere il materiale greggio, ecc. In fondo, soltanto su questo ordine di fatti si può rettamente pensate col raziocinio che siamo abituati a usare nella scienza moderna.
Ciò ha un'immensa importanza. Torniamo infatti col pensiero al concetto, usato
dalla scienza, che ho già citato. Noi ci alimentiamo di sostanze pesanti: che
possano servirci si basa sul fatto che in noi esse perdono incessantemente del
loro peso, quindi si trasformano completamente; fino al punto che in ogni organo
esse subiscono una diversa trasformazione. Nel fegato avviene una trasformazione
diversa che nel cervello e nei polmoni. L'organismo è differenziato, e le
condizioni variano per ogni sostanza in ogni organo. Abbiamo un incessante
mutamento della qualità a seconda degli organi. Press'a poco è lo stesso quando,
in un complesso economico, parliamo del valore di una merce. Come è assurdo
definire una sostanza, diciamo il carbonio, e domandare poi come si comporti
nel corpo umano (qui il carbonio cambia totalmente, perfino nella sua
ponderabilità, e assume caratteri del tutto diversi da quelli che ha nel mondo
esterno), altrettanto poco si può chiedere che valore abbia una merce. Il valore
è diverso se la merce giace in un negozio o se viene trasportata da un posto
all'altro.
In economia le idee devono essere assolutamente mobili: dobbiamo perdere l'abitudine di fare costruzioni concettuali che si prestino a definizioni. Dobbiamo capire che abbiamo a che fare con un processo vivente e che dobbiamo riplasmare e trasformare i concetti nel processo vivente. Invece si è tentato di comprendere valore, prezzo, produzione, consumo, con le idee che si avevano; ma quelle idee erano inservibili. Perciò in fondo non si è potuto elaborare una dottrina economica.
Nell'economia le idee devono essere assolutamente mobili: dobbiamo perdere l'abitudine di fare delle costruzioni concettuali che si prestino a una definizione. Dobbiamo capire che abbiamo a che fare con un processo vivente e che dobbiamo riplasmare e trasformare i concetti nel processo vivente. Invece si è tentato di comprendere valore, prezzo, produzione, consumo, con le idee che si avevano; ma quelle idee erano inservibili. Perciò in fondo non si è potuto elaborare una dottrina economica. Coi concetti che ci sono divenuti abituali, non possiamo rispondere per esempio alle
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domande: che cosa è valore? che cosa è prezzo? perché ciò che ha un valore lo dobbiamo considerare in circolazione incessante, e così dobbiamo osservare in incessante circolazione il prezzo che corrisponde a un valore. Se si cerca la semplice proprietà fisica del carbonio, non si saprà ancora nulla di quanto avviene di esso, per esempio nel polmone, sebbene esso sia presente anche nel polmone; appunto perché qui la sua configurazione diventa tutt'altra. Così il ferro, quando lo si trova nella miniera, è tutt'altra cosa che non nel processo economico. L'economia guarda a tutt'altro che non al fatto che "è" ferro. E di questi labili fattori va tenuto conto.
Circa 45 anni or sono capitai una volta in una famiglia e mi venne mostrato un
quadro; esso giaceva abbandonato in solaio da circa 30 anni. Finché restava lì,
e non c'era nessuno che ne sapesse qualcosa di più se non che era stato buttato
in un angolo del solaio, quel quadro non aveva alcun valore nel processo
economico; non appena si riconobbe che era pregevole, acquistò un valore di
ben 30.000 fiorini, e trentamila fiorini, allora, erano molti. Da che cosa
dipese allora questo valore? Semplicemente dall'opinione che si era formata
intorno al quadro. Esso non era stato rimosso dal suo posto; solo gli uomini
avevano mutato le loro idee in proposito. Così per nessuna cosa importa direttamente che essa
"è".
Appunto i concetti economici non si possono mai svolgere partendo dalla realtà esteriore, ma sempre partendo dal processo economico; e in seno a un processo una cosa varia incessantemente. Bisogna quindi parlare della circolazione economica prima di pervenire ai concetti di valore, prezzo, e così via. Nelle odierne dottrine economiche si comincia invece dalle definizioni di valore e di prezzo. Occorre rifarsi alla descrizione del processo economico, e solo in seguito ne risulterà ciò da cui si suole iniziare la trattazione.
Nel 1919, dato che in fondo tutto era distrutto, si poteva pensare che la gente
avrebbe riconosciuto di dover
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cominciare con qualcosa di veramente nuovo. Ma non fu così. Il numero limitato di persone che credettero allora di dover cominciare ex novo, ripiombarono prestissimo anch'esse nell'indolenza, affermando che non c'era nulla da fare. Nel frattempo subentrò la grave calamità della svalutazione del denaro nei paesi orientali e centrali d'Europa e con essa un completo rivolgimento degli strati sociali; con ogni successiva svalutazione, devono infatti naturalmente impoverirsi coloro che vivono di ciò che abbiamo confrontato con l'ultravioletto. Ciò avviene forse anche più di quanto non si osservi oggi; e avverrà totalmente. Di conseguenza si viene portati anzitutto a cercare il concetto di organismo sociale, poiché risulta chiaro che la svalutazione del denaro è determinata dall'antica delimitazione statale; essa influisce sul processo economico. Per comprendere il processo economico bisogna prima capire l'organismo sociale. Ma tutti gli economisti, cominciando da Adam Smith (1723-1790, filosofo ed economista inglese. Lo si considera l’iniziatore dell’economia classica. Espose per la prima volta le teorie economiche individualistiche e liberali del secolo diciottesimo. La sua opera principale: “An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations” è del 1776), giù giù fino ai più recenti, quando parlano di organismo sociale si riferiscono in realtà a territori ristretti. Essi non tengono conto che, volendosi servire di una mera analogia, questa debba essere appropriata. Ora, si è mai visto nella realtà un organismo completo fatto come nel disegno, con qui un uomo, qui un altro uomo, qui un terzo e così via? Sarebbero graziosi degli organismi umani appiccicati l'uno all'altro in
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questo modo! Ciò non può essere per degli organismi completi;
per gli Stati invece si fa proprio così; gli organismi hanno bisogno di un
vuoto tutt'intorno, fra sé e l'organismo vicino. Tutt'al più sono le
cellule
dell'organismo quelle con cui si possono confrontare i singoli Stati; e si potrà
paragonare con un organismo soltanto la Terra intera quale corpo economico. Su
questo si dovrebbe riflettere; ed è da toccarsi con mano che, da quando abbiamo
un'economia mondiale, i singoli Stati si possono confrontare soltanto con delle
cellule. La Terra intera, concepita quale organismo economico, è l'organismo
sociale.
Ma ciò non viene
considerato da nessuno; l'insieme della teoria economica, appunto perché vuol
porre dei principi che possono valere per una singola cellula, è diventata tale
da non corrispondere alla realtà. Perciò studiando la teoria economica
francese si trova una costituzione diversa da quella che si trova studiando
quella tedesca, o quella inglese, o qualsiasi altra. Ma come economisti abbiamo
pur bisogno di comprendere l'organismo sociale nella sua totalità.
Questo volevo oggi dire come introduzione.