I 144-148: le associazioni realizzano intesa umana
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[...] Anche un
contadino [la grandezza di Rudolf
Steiner è, in ogni materia trattata, la sua capacità di parlare sempre al cuore
della gente, cioè al cuore di tutti senza distinzione fra laureati e non
laureati, fra "tecnici"e non,
ecc.! - ndc],
che non ha la più pallida idea di concetti economici e che giunto a una certa
età non ha fatto altro che guardarsi attorno osservando le condizioni dei
mercati vicini, saprà benissimo (naturalmente anche lui potrà sbagliare, come
può sbagliare chi ha studiato logica economica; si tratta solo
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che gli errori non prevalgano) saprà benissimo, dico, senza basarsi su concetti,
che cosa significhi l'immagine che gli si affaccia quando ha da scambiare una
certa somma di denaro contro un cavallo o un aratro. L'immagine che gli si
presenta: una data somma di denaro contro un aratro, suscita in lui l'immediata
sensazione di poter aumentare ancora quella somma di denaro oppure di non
poterla aumentare. Lo sente per una consapevolezza immediata proveniente
dall'esperienza. Ora, nemmeno nel più complicato processo economico è possibile
eliminare questa esperienza sentita; in ciò consiste la rappresentazione
immaginativa.
Concetti astratti sarebbero fruttuosi se potessimo dire: questo è merce, questo
è denaro, e noi negoziamo merce contro denaro e denaro contro merce. Se
potessimo dire così, la cosa sarebbe semplice; ma ho mostrato prima che anche i
piselli potrebbero diventare denaro. Non è vero che si ottengano buoni risultati
sforzandoci d'introdurre concetti nel processo economico. Si ottiene qualcosa
cercando d'introdurre e di mettere in moto immagini. Se ci formiamo l'immagine
dei piselli che dal banco del mercato emigrano nelle bocche dei consumatori,
avremo una data immagine; se invece evochiamo l'altro fatto: i piselli
utilizzati come denaro, avremo un'immagine tutta diversa.
Verso tali immagini, tratte da ciò che si può osservare direttamente, deve
tendere il nostro sforzo, anche in economia. In altre parole: se vogliamo
trattare l'economia nel giusto modo, dobbiamo assoggettarci a considerare
immaginativamente [il
grassetto è mio - ndc]
le vicende della produzione, del commercio e del consumo. Dobbiamo
osservare il processo reale; allora otterremo rappresentazioni approssimative
che ci serviranno quando dovremo svolgere noi stessi un'azione nella vita
economica; e che ci serviranno soprattutto quando ciò che non sappiamo e non
sentiamo, o di cui non ci siamo fatti un'immagine suggerita dal sentire, ci
venga corretto da altre persone a noi unite in seno alle associazioni.
Non esiste altra possibilità che quella di fondare
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il giudizio economico non sulla teoria, ma su associazioni viventi in
cui operino realmente i giudizi intuitivi degli uomini, e dal seno delle quali,
partendo da esperienze dirette, possano venir fissati i diversi valori delle
cose.
Non si dica che è possibile determinare teoricamente in che cosa consista il
valore di un prodotto; si dica invece che un dato prodotto, in seguito a date
vicende economiche, s'inserisce nel processo economico e che tocca
all'associazione giudicare quale valore esso abbia in un determinato punto di
esso.
Da che cosa dipende dunque che si possano formare giudizi che colpiscono proprio
nel segno quando sorgano realmente nel modo giusto entro il processo economico?
Lo si potrà comprendere nel migliore dei modi mediante l'analogia con qualsiasi
organismo umano o animale: l'organismo umano o animale elabora gli alimenti che
ingerisce. Per dare un esempio che in questo campo è scientifico vorrei dire:
l'uomo ingerisce l'alimento, lo satura di ptialina e di pepsina, e attraverso lo
stomaco lo sospinge fin giù nell'intestino. Ora è necessario che quanto è stato
sospinto fino a lì(alimento animale o vegetale, fa lo stesso) venga anzitutto
ucciso, annientato: non deve più esserci vita in ciò che entra nel nostro
intestino. Quel che abbiamo così nell'intestino, viene assorbito dalle ghiandole
linfatiche ed in noi vivificato di nuovo, in modo che quanto dalle ghiandole
linfatiche, attraverso i vasi linfatici, passa nel sangue sia costituito da
prodotti di natura, animali o vegetali, prima uccisi, e poi rivivificati.
Ora sarebbe impossibile determinare solo teoricamente il quantitativo che una
data ghiandola deve assorbire e ravvivare, poiché in un individuo essa deve
assorbire di più, in un altro di meno. Ma non basta: anche nello stesso
individuo una ghiandola situata in una parte deve assorbire di più di un'altra
situata altrove. Il digerire e assimilare è un processo straordinariamente
complicato. Nessuna scienza umana potrebbe tenere dietro alla saggezza delle
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ghiandole che si suddividono tanto bene il loro lavoro. Qui non abbiamo a che
fare con giudizi inventati, bensì con giudizi operanti nella realtà. Fra i
nostri intestini e i nostri vasi sanguigni si svolge in effetti una tal somma di
"ragione" che in tutta la scienza umana non si troverebbe qualcosa che possa
starle a confronto.
Solo se in questo modo una "ragione operante in modo autonomo" riuscirà a
farsi valere nel processo economico, esso potrà essere costituito in modo sano.
Ciò non si potrà ottenere altrimenti che con l'unione di uomini che
possiedano immaginativamente a fondo, punto per punto, il processo economico e
che, per il fatto d'essere riuniti in associazioni, completandosi e
correggendosi a vicenda, ne determinino la giusta circolazione.
Ora è ovvio che per tutto questo occorre una data disposizione d'animo, ma
che questa sola non basta. Si possono fondare associazioni con profonde
vedute economiche; se una cosa dovesse mancarvi, anche le vedute profonde non
servirebbero gran che. Non dovrà mancare una cosa che appunto vi regnerà per il
fatto solo che sarà stato riconosciuto il bisogno di tali associazioni, cioè
il senso della comunità, un sentimento reale per l'intero svolgimento del
processo economico; il singolo individuo, che è l'immediato consumatore di ciò
che acquista, non può infatti che soddisfare il proprio senso egoistico; e in
verità si metterebbe in acque ben cattive se non appagasse il suo egoismo. Non è
possibile che, come singolo individuo facente parte di un complesso economico, a
chi gli offre un vestito per 100 monete, egli risponda: "Non mi conviene; te ne
offro 200". Questo è escluso; il singolo non può intervenire così nel processo
economico. Ma non appena il sistema associativo s'inserisca nel processo
economico, l'interesse personale diretto verrà messo da parte e si attiverà
invece la visione generale del processo stesso; nella
formazione del giudizio economico sarà presente anche l'interesse degli
altri [queste parole sono profetiche se si pensa alla tesi
basilare di Adam Smith formulata nel 1776 nell'opera "La ricchezza delle
nazioni", e poi recentemente confutata dal matematico John Nash; secondo la tesi
di Smith, che rappresenta il fondamento stesso dell'intera teoria economica
moderna, il massimo livello di benessere sociale si ottiene quando ciascun
individuo persegue egoisticamente il proprio singolo interesse. Nash invece
dimostra matematicamente la fallacia di tale "formazione
del giudizio"! Con ciò, più di un secolo e mezzo di
teoria economica è vanificato, eppure si continua con "tecnici" come Mario
Monti, a fare finta di niente e ad imperare e ad insegnare ex ex cathedra
l'economia dell'egoismo legale! - ndc].
Senza di ciò un vero giudizio economico non può formarsi; ecco che dunque
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dai processi economici veniamo spinti alla reciprocità tra uomo e uomo e a ciò
che si sviluppa in seguito da tale reciprocità, vale a dire all'oggettivo
senso della comunità che opera nelle associazioni. Senso della comunità
che non proviene da qualche misterioso fluido moralizzante, ma dalla vera
conoscenza delle necessità del processo economico.
Questo è ciò che vorrei fosse rilevato dalle considerazioni svolte, per esempio
nel mio "I punti essenziali della questione sociale". Non manca oggi chi
proclama: "La nostra economia migliorerà immensamente, se voi uomini diventerete
buoni". Si pensi un po' a tutti questi Förster (Friedrich Wilhelm Foerster,
1869-1966, pedagogo cattolico e pacifista) e compagni che girano il mondo
predicando che, se gli uomini diventassero disinteressati, se adempissero
all'imperativo categorico dell'altruismo, l'economia senza dubbio si
risanerebbe! Ma tali giudizi non valgono molto più di quello popolare che dice:
se mia suocera avesse le ruote, sarebbe una carriola; in questo detto, tra il
presupposto e la conclusione, non si ha certo un miglior nesso che nell'altro;
solo che qui l'espressione è più radicale.
Alla base de "I punti essenziali della questione sociale" non vi è quel fluido
moralizzante, che certamente in un altro campo può avere una parte importante,
ma vi è la dimostrazione, alla luce degli stessi fattori economici, del fatto
che l'altruismo deve inserirsi in senso economico nella mera circolazione degli
elementi economici. Tale è il caso negli esempi dati. Se dunque qualcuno è in
grado di ottenere del capitale a credito mediante il quale può organizzare
un'impresa, una istituzione, e con questa iniziare una produzione, egli produrrà
fino a quando le sue attitudini resteranno collegate con quella istituzione. In
seguito, mediante una donazione, non fatta da uomo a uomo ma effettuata nel
corso dello svolgimento economico, avverrà nel modo più ragionevole il trapasso
dell'impresa nelle mani di un altro che possieda le necessarie attitudini. E non
resta che riflettere sul come, mediante una triarticolazione dell'organismo
sociale, si possa appunto introdurre la ragionevolezza
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in una tale donazione. A questo punto l'economia confina con ciò che nel senso più vasto è il lato sociale dell'uomo, con ciò che occorre pensare per il complesso dell'organismo sociale.
Tutto questo può essere guardato anche dall'altro lato. Ho mostrato come nel
semplice baratto, anche quando sempre più si va trasformando tramite denaro,
oppure in quanto il baratto come tale venga riconosciuto, l'economia penetri
direttamente nel campo del diritto. Ma al momento in cui nell'economia deve
inserirsi la ragione, bisogna che a sua volta si possa far fluire nell'economia
ciò che deriva dalla libera vita spirituale. Occorre perciò che le tre sfere
dell'organismo sociale stiano tra loro nel giusto rapporto e che nel giusto modo
agiscano l'una sull'altra. Questo intende la triarticolazione, non già una
semplice scissione in tre parti! La scissione c'è sempre: si tratta solo di
trovare il modo di armonizzare le tre sfere così che esse operino effettivamente
nell'organismo sociale col medesimo "senno interiore" col quale operano
nell'organismo umano 1) il sistema nervoso-sensoriale; 2) il sistema del respiro
e della circolazione, e 3) il sistema del ricambio. Ne parleremo ancora domani.