Elogio a Umberto Bartocci
I N T U I Z I O N E
[...] immagina un uomo non intuitivo, un essere umano privo di intuizione. Cosa ti
fa pensare? Ti fa pensare a un uomo non tanto sano. Anzi, te lo chiedo: ti fa
pensare a un uomo sano o a un uomo malato?
Ora immagina che ci sia qualcuno che dica: da oggi l'uomo è così, da oggi l'uomo
è da concepire scientificamente così, cioè privo di intuizione, dato che per
intuire ci vuole il tempo, il tempo per la scienza non esiste e quindi se il
tempo non esiste e l'intuire ha bisogno di tempo, ciò significa che anche tutto
ciò che è intuibile appartiene al tempo, dunque l'intuizione è una funzione del
tempo, cioè un'illusione. Per cui da oggi, cari signori, l'uomo deve intendere
che non si tratta più di intuire ma di comprendere. Cioè DEVE intendere che non
deve intuire ma comprendere...
Per chi dice così, dunque, ciò che conta è intendere e comprendere
immediatamente senza alcuna mediazione temporale dell'intuire.
Che cosa diresti di un uomo simile che predica di comprendere senza intuire?
Diresti che è un uomo di buon senso?
Il buon senso dice che un uomo senza intuizione è un malato. Ora arriva qualcuno
che dice che bisogna essere malati e che considerare così l'uomo, privo di
intuizione, è scientifico. Cosa diresti se venisse un simile scienziato a
parlarti così? La domanda è possibile anche in questo modo: secondo te è
possibile che uno scienziato possa venire a parlarti cosi? Se la tua risposta è
NO, ti sbagli. Qualcuno che parlava così in nome della scienza è venuto.
VENNE QUEL QUALCUNO E FU ALBERT EINSTEIN, ma invece di considerarlo un PIRLA
tutti lo presero per un genio, segno questo che l'umanità era già molto
rincoglionita.
Di fatto Einstein nella sua famosa discussione del 1920 in cui toglieva realtà
all'intuire affermava che con l'avvento della teoria della relatività - queste
sono le sue parole: "ciò che l'uomo considera intuitivo o non intuitivo è
cambiato!" ("Physikalische Zeitschrift", Vol. 21: "Allgemeine Diskussion ueber
Relativitaetstheorie bei Versammlung deutscher Naturforscher und Aerzte", Bad
Nauheim, September 1920). "E perché?", uno si chiede... Perché con tale avvento
- e uso ancora le sue parole: "la concezione di ciò che è intuitivo è in certa
misura una funzione del tempo". Ed aggiungeva: "Intendo dire che la Fisica è
comprensibile e non intuitiva" (ibid.). Non vi fa ridere? Per me questa frase
"La Fisica è comprensibile e non intuitiva". Per me questa frase: "La Fisica è
comprensibile e non intuitiva" è una vera barzelletta. Qui non c'è un genio. C'è
un comico.
Ciò non di meno, la dinamica di questa "geniale" argomentazione di Einstein, che
toglie realtà all'intuire, ebbe una tale progressiva risonanza nella letteratura
di divulgazione scientifica e nei Media, che continua ancora oggi, generando a
dismisura fisici del FIDEISMO ZELANTE, deficienti di pensare (di intuire).
Oggi la rimozione del giudizio critico, che i più malati sostituiscono col
dogmatismo scientifico einsteiniano, è esponenziale.
Ma le cose stanno così NON a causa di Einstein. Einstein non è la causa.
Einstein è uno dei tanti effetti di un modo di vedere che già esisteva.
Personalmente è dal 1999 che ho soprannominato questo effetto degenerativo del
pensare MENTECATTOCOMUNISMO (nel web si trova ancora questo mio neologismo) in
riferimento a tale visione del mondo, la concezione
materialistico-bestialistico-pratica del mondo, comprendente il signoraggio
bancario, la crisi economico-finanziaria del troppo benessere, lo spread,
l'eccessiva tassazione, la guerra come keynesiano medicamento dell'economia, il
genocidio come risoluzione del falso problema della sovrappopolazione del
pianeta, il nuovo razzismo hitleriano per cui un italiano è italiano per via di
sangue e non di suolo, eccetera, eccetera, eccetera.
Mi rendo conto che oggi tutte queste conseguenze (o effetti: la mancanza di
intuizione, la rimozione - anzi l'auto-rimozione - del nostro giudizio critico,
e così via) costituiscono in ultima analisi una prova, anzi una delle tante
prove che il nostro tempo ci pone di fronte, come quella del terrorismo, dello
statalismo, delle banche armate, ecc., e ciò anche se gran parte di quanto
comportano queste prove è sicuramente già presente nel subconscio di tutti e da
sempre. La svolta evolutiva avvenuta alla metà del 15° secolo, cioè da quando
l'uomo divenne capace di sviluppare concetti e idee come quelle di Copernico e
di Galileo, segna infatti una tappa importante del suo emanciparsi. E ciò mostra
come l'uomo sia anche oggi di fronte ad una prova che è anche una possibilità.
La possibilità di scelta fra pensare intuitivo e pensare "ocolingo", come lo
chiamava Orwell, indicandone la dinamica come sintomo degenerativo del tessuto
sociale.
Perché oggi si può vedere, esattamente come si poteva vedere nel 1920, che in
tale dinamica einsteiniana vi era solo un gioco di parole. Questo gioco di
parole era fatto dei tre seguenti termini: 1) "intuitivo"; 2) "tempo"; e 3)
"comprensibile", fatti credere collocati in livelli discorsivi differenti anche
se in realtà NON lo erano, dato che "ciò che è intuitivo", avendo bisogno di
"tempo" per essere intuito, non è per nulla differente rispetto a qualsiasi
oggetto di "comprensione", avendo anch'esso bisogno di "tempo" per essere
compreso: qualsiasi cosa da capire ha bisogno di tempo.
Insomma Einstein nel 1920 crede che basti battezzare una certa funzione
cervellotica col nome di "tempo", per poi poter avere questo tempo con
un'origine e una fine come qualcosa da calcolare matematicamente. Insomma
matematizzava tutto.
Ma chi matematizza tutto, come se la matematizzazione della realtà sia la
realtà, si illude di controllare la realtà.
In verità controlla solo misure, che crede realtà. Crede che la realtà sia
meramente quantitativa, e dunque relativa all'unità di misura usata, o al
sistema convenzionale di calcolo usato per calcolarla: l'anno luce, il litro, il
kilo, la dozzina, sistemi convenzionali insomma, quindi NON la realtà, dato che
la realtà non è riducibile a mera quantità convenzionale.
La realtà è caratterizzata anche da qualità, non solo da quantità.
Perciò la matematica dei relativisti, fatta di unità di misura, cioè di
convenzioni, è come il cappello di un prestigiatore - dice il matematico Umberto
Bartocci - da cui esce il coniglio o la colomba o qualsiasi cosa vi sia stata
messa dentro prima, come in una sorta di "latinorum" per nuovi don Abbondio
plus-moderni e creduloni, che la utilizzano come espediente retorico per
giustificare tutto e il contrario di tutto!
È stato osservato per esempio che il fenomeno dell'induzione elettromagnetica
preso da Einstein come base o come nuovo paradigma per proporre l'estensione del
principio di relatività all'elettromagnetismo di Maxwell, NON è universalmente
valido. In altre parole, la natura dell'elettromagnetismo di Maxwell NON È
RELATIVISTICA come Einstein pretendeva che fosse e come i fisici oggi insegnano
come pappagalli nelle scuole.
L'elettromagnetismo di Maxwell - spiega Bartocci - diventa relativistico solo se
si definiscono i suoi parametri essenziali in modo relativistico.
Insomma, gli affezionati alla relatività einsteiniana, se proprio vogliono
restare fissati in modo assoluto a tale relatività, dovrebbero riuscire a
confutare almeno il lavoro di due matematici, appunto: Umberto Bartocci e Marco
Mamone Capria, lavoro nel quale la questione è esaminata in modo approfondito e
in cui si dimostra - ripeto - che il fenomeno dell'induzione, assunto da
Einstein a fondamento paradigmatico per la sua proposta di estensione del
principio di relatività all'elettromagnetismo di Maxwell non poggia su logica di
realtà ma solo su "una mera coincidenza di calcolo" (U. Bartocci, M. Mamone
Capria: “Some Remarks on Classical Electromagnetism and the Principle of
Relativity”; Am. J. of Phys., 59, 1991; “Symmetries and Asymmetries in Classical
and Relativistic Electrodynamics”, Foundations of Physics, 21, 7, 1991).
La comprensione (o l'intuizione) di questo fatto permette allora di smentire le
previsioni relativistiche nel campo elettromagnetico, almeno fino a prova
contraria, appunto, dei contemporanei "galoppini" o "supporters" di Einstein.
Oggi occorre svegliarsi un po' insomma, diventando consapevoli che la matematica
NON può contemplare le cose, bensì casomai le GRANDEZZE delle cose.
Con la matematica ci si occupa solo di un lato del reale.
La realtà ha però molti altri lati sui quali la matematica non ha alcun potere.
I giudizi matematici non abbracciano pienamente gli oggetti reali. I giudizi
matematici sono validi solo nel mondo ideale delle astrazioni che noi stessi
abbiamo concettualmente staccato dalla realtà come un lato di essa. La realtà
non è fatta di questi soli giudizi ma anche degli oggetti di percezione ai quali
quei giudizi possono essere riferiti.
Invece la matematica astrae dalle cose la grandezza e il numero, stabilisce
rapporti completamente ideali tra grandezze e numeri e si eleva così nel puro
mondo del pensare.
Gli oggetti della realtà poi, nella misura in cui sono grandezza e numero,
permettono, sì, l'applicazione di verità matematiche ma è sbagliato credere che
con giudizi matematici si possa afferrare la natura intera nel suo complesso.
La natura, ripeto, non è solo quantità, è anche qualità. Invece la matematica ha
a che fare solo col QUANTO. La trattazione matematica e l'altra che guarda
puramente al qualitativo, devono pertanto darsi la mano, e collaborare. Solo
allora possono incontrarsi nell'oggetto (cfr. R. Steiner, "Le opere scientifiche
di Goethe", cap. 11, Ed. Bocca, Milano 1944). Questo in fondo dice Bartocci, che
considero un vero antroposofo, cioè come dovrebbero essere gli antroposofi,
anche se magari Bartocci non conosce nemmeno l'antroposofia. In ogni caso così
dovrebbe essere un vero scienziato. Questo comunque è il mio parere sulla vera
scienza e sui veri scienziati.
Invece oggi avviene che anche e soprattutto la Fisica proceda per pigrizia, vero
nuovo paradigma, o secondo opinione pubblica, che è sempre una pigrizia, una
pigrizia privata. Ecco perché si esternano in continuazione determinati giudizi,
che sono in realtà pregiudizi.
Oggi, al minimo ragionamento che fai in campo scientifico, ti danno del "complottista".
E allora, se sei zelante seguace del tuo professore, ti allinei ai non
complottisti: una volta (facilmente) rilevata l'impostazione "complottista" -
scrive Bartocci - lo studioso "pigro" autorizza la propria coscienza a ignorarne
completamente qualsiasi argomentazione (U. Bartocci, "Una rotta templare alle
origini del mondo moderno", Presentazione). E di fatto oggi i ben pensanti,
grazie a tali AUTORIZZAZIONI ALL'IGNORARE sono diventati NON pensanti... È molto
più comodo! E quasi sempre si parla di complotti per sostenere che esistono
soltanto nella fantasia sbrigliata dei "dietrologi". Il termine "dietrologia" è
diventato purtroppo sinonimo di giudizio critico. Ecco perché va veramente di
moda l'OCOLINGO di Orwell (per il concetto di "dietrologia", vedi U. Bartocci,
"Una rotta templare alle origini del mondo moderno" cap. 1).
"Eo"... in latino vuol dire "Vado"...