<%@LANGUAGE="VBSCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Le acque a Monreale, amministrazione municipale e interessi affaristici nel XIX secolo
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FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE

Criminalità associata e commercio dell'acqua
Le acque a Monreale: sistema idrico e fontane
Monreale: caratteri generali
Bibliografia
Premessa

 

Attraverso la ricostruzione di alcune vicende di due fontanieri, l'uno dipendente delle Mensa e l'altro del Comune di Monreale, si tratteggerà il legame tra la criminalità associata e la istituzione politica.

 

Andrea Gullo nasce a Monreale il 12 settembre 1819, da mastro Tommaso e Francesca Giurintano [1] . Da un registro di nomi di epoca borbonica sappiamo che nel 1848 la sua residenza è situata a Monte, cioè non in città ma in una delle contrade del monte Caputo [2] . Ha due figli, Gaetana e Salvatore [3] , che a sua volta lo sostituisce nel lavoro di fontaniere e che, con l’aiuto del padre, proverà ad essere assunto dal Comune in qualità di appaltatore per le opere di ricostruzione della sorgente Calcerano, assicurando così alla famiglia Gullo il monopolio delle acque pubbliche monrealesi [4] .

Da un verbale consiliare del 1862 [5] sappiamo che il curatore di S. Rosalia era tale Polizzi, già ricordato per l’affare delle £ 48 anticipate e per l’amor patrio che mostrò nei confronti della municipalità monrealese [6] . Una nuova delibera comunale ci informa che nel frattempo dal periodo del Polizzi sino al ’64 è eletto un nuovo fontaniere comunale, mastro Benedetto Costa, che a sua volta si dimette dall’incarico per motivi personali [7] . Il sindaco Girolamo Mirto fa quindi notare in sede di Consiglio che in effetti sin dal precedente novembre un tal “Andrea Gullo” sostituisce di fatto mastro Benedetto Costa nella cura del corso di S. Rosalia, assumendosi l’onere dell’appalto [8] . Il Sindaco propone quindi al Consiglio di restituire a mastro Gullo la somma di £ 305,98 da questo spese per riparare il doccionato, naturalmente i lavori saranno poi certificati dal capomastro comunale che garantisce il corretto svolgimento del lavoro [9] . La delibera viene approvata coi voti unanimi del Consiglio e: “siccome il corso d’acqua di S. Rosalia (…) ha bisogno di un abile, ed onesto curatore (…) onde ottenere dei felici risultati”, si ratifica legalmente l’assunzione, che di fatto già esiste, di mastro Gullo [10] . Come ciliegina sulla torta un consigliere, Simone Cavallaro, ottiene che il contratto del curatore e il corso d’acqua S. Rosalia siano gestiti da un regolamento separato rispetto alle altre sorgenti cittadine [11] .

A. Gullo ora legittimo appaltatore e curatore del corso d’acqua S. Rosalia presenta una supplica in Consiglio comunale  facendo osservare ai consiglieri che “non intendeva nel suo mestiere di curatore assumere responsabilità alcuna se il Consiglio non venisse prima alla modifica degli art. 2 e 8 delle condizioni riguardanti la manutenzione  del detto corso [12] ”. Secondo lui questi articoli sono lesivi degli interessi del fontaniere, e ne chiede la rettifica. Gli art. 2 e 8, in sintesi, prevedono rispettivamente che l’appaltatore riceva il corso nelle identiche condizioni in cui si trova al momento della sua entrata in carica, e che a sue spese provveda alle riparazioni opportune. Inoltre per contratto è obbligato a costruire quindici canne di nuovo doccionato all’anno, oltre a quello bisognevole all’occorrenza [13] . In fondo non era corretto addossare al nuovo curatore i danni e le negligenze del fontaniere precedente, ciò non toglie però che comunque Gullo dai ricavi della vendita dell’acqua avrebbe potuto largamente recuperare il denaro per le spese sostenute. Alle osservazioni del Gullo, che in verità hanno un qualcosa diminaccioso e perentorio, si  risponde: “il Consiglio (…) ha osservato che lo stesso è col fatto lesivo degli interessi del curatore del detto corso”, e delibera che prima di concedere l’appalto il Comune a sue spese esegua i lavori necessari al ripristino della sorgente, e del corso stesso [14] . A tutela dell’azienda municipale, all’atto di entrata in carica di un nuovo fontaniere curatore, verrà quindi stilata una relazione circa le condizioni e lo stato del corso d’acqua che deve essere corrispondente allo stato precedente alla scadenza del contratto, pena una multa [15] . Ma, poiché la storia della sorgente S. Rosalia è ricca di episodi di restauri, lavori, lamentele e danneggiamenti, non sembra che questa norma sia mai stata rispettata, o che per questo motivo sia stata comminata una qualche multa ad un curatore. L’unica cosa certa è che per anni vengono spese migliaia di lire per appalti dubbi, lavori presto crollati e commissioni comunali a volontà [16] . La seconda obiezione di mastro Gullo si basa su una sottigliezza interpretativa del regolamento. In pratica lui ha il solo obbligo di costruire quindici canne di nuovo doccionato all’anno, ma qualora avesse dovuto provvedere anche per quello bisognevole all’occorrenza, sarebbe andato oltre la misura stabilita per contratto [17] . Ancora una volta ottiene un parere favorevole dal Consiglio, infatti si stabilisce che ogni misura di nuovo doccionato costruita in eccedenza sarebbe stata indennizzata dal Comune. Che si tratti di una forzatura evidente lo si capisce leggendo il testo dell’articolo 8: “E’ tenuto lo appaltatore a proprie spese costruire (…) canne quindici di nuovo doccionato all’anno (…) ciò oltre gli acconci, ed ai trapezi di nuovo doccionato che potranno di tratto in tratto giornalmente bisognare [18] . Sembra chiaro che la misura delle quindici canne di nuovo doccionato non è il termine in cui finisce il compito prescritto al fontaniere, ma la misura da cui obbligatoriamente cominciare. riesce a cambiare gli articoli di un regolamento comunale e allo stesso tempo convincere tutto il Consiglio municipale, arrivando così a contare su un compenso annuo di almeno £ 300 [19] oltre gli indennizzi vari dato che non mancando mai sabotaggi e danneggiamenti c’era sempre bisogno di nuove riparazioni.

Nel novembre del ‘64 si obietta a mastro Gullo che diverse lamentale sono state prodotte dai utenti dell’acqua di S. Rosalia in Consiglio comunale. L’istituzione, dovendo salvare le apparenze, e dovendo dare anche conto alla persona del Gullo, arriva ad un compromesso varando la solita commissione d’inchiesta, che mensilmente deve dare conto del lavoro del fontaniere [20] .

Nel 1866 troviamo delle lamentele degli utenti, secondo cui l’acqua non viene erogata per come dovrebbe, saltando turni e mancando del tutto per giorni. Ancora una volta si provvede colla istituzione di una nuova e miracolosa commissione di controllo, che suggerisca i giusti lavori, e modi e tempi da dettare al fontaniere comunale [21] . Invece di agire secondo la legge e sciogliere il contratto d’appalto, il Consiglio comunale non trova di meglio che concedergli una proroga per tutto l’anno 1867, poiché “stante la scadenza del contratto con il curatore mastro A. Gullo, il corso trovasi quasi in abbandono, il Consiglio propone quindi che il detto Gullo sia destinato per tutto il mese di dicembre ’67 a continuare nella cura di detto corso d’acqua cogli obblighi stessi, ed emolumento come pel passato [22] . In questa vicenda sono presenti almeno tre grandi violazioni del regolamento sulle risorse idriche, di cui già una sola basta per rescindere il contratto. Allora il Consiglio comunale, pur riconoscendo di fatto le mancanze del Gullo, non trova di meglio che rinnovare il contratto con una proroga sulla scadenza del suo mandato, fino alla fine del 1867. Il Consiglio approva “considerando che è d’interesse è vantaggio dell’intera comunità [23] .

Dopo un anno circa viene alla luce l’atipico rapporto tra l’azienda comunale monrealese e il Gullo, che nella pratica è qualcosa di profondo complesso e regolato da leggi che non fanno parte della legislazione ordinaria, infatti per ben quasi tre anni la normale attività amministrativa per la gestione dell’acqua pubblica è stata sospesa, senza che tragga in inganno l’oggetto del verbale in cui leggiamo, tra le righe, tutto ciò: “Sanatoria per la tacita conduzione della manutenzione del corso d’acqua di S. Rosalia per tutto il dicembre 1868 [24] ”. Leggendo tutto il resoconto della discussione in aula si comprende che si discute di ben altro limite temporale. Infatti dal 1866 al dicembre del ’68 è esistito un tacito accordo per l’affidamento cura e custodia del corso di s. Rosalia. In poche parole l’autorità locale, nella fattispecie il Consiglio comunale, motu proprio ha concesso al Gullo il monopolio dell’acqua pubblica a Monreale. Non vi sono state gare d’appalto o concorrenti, bensì abolizione del liberismo, cardine del nuovo Stato unitario, e monopolio per lo sfruttamento delle acque pubbliche [25] . Ora, il 6 dicembre 1868, si legalizza il tutto con una delibera a titolo di sanatoria per quella che in realtà è stata una usurpazione compiuta di fatto e poi sanata dall’amministrazione pubblica locale [26] .

Nel 1870 avviene la rottura tra le parti. Diversi motivi possono in verità aver concorso a ciò: un cambio di rotta nell’amministrazione comunale, un mutamento di equilibri in seno alle protezioni di cui il Gullo ha goduto, una sterzata contro il malaffare. Fatto sta che, dopo aver rinnovato legalmente la concessione con un atto formale nel marzo dello stesso anno, nel novembre si giunge alla rescissione del contratto [27] . La motivazione era decisa e perentoria: “Per l’inadempimento alle condizioni in detto atto stabilito”. L’accusa formale rincara la dose: “Per averlo diverse volte ritrovato in fragrante reato contravvenzionale, avendo deviato l’acqua dal proprio corso, e facendone fruire l’uno invece dell’altro proprietario [28] ”. La punizione è mitigata dal fatto che il tutto si riduce ad una semplice ordinanza del Sindaco, che all’atto della rescissione ordina l’indizione di una nuova gara d’appalto senza alcuna determinazione giudiziaria ai danni di mastro Gullo. Nel verbale salta fuori anche che il figlio di mastro Gullo, Salvatore, è il vero fontaniere e custode di S. Rosalia [29] , e sembra proprio che la causa scatenante della rottura del pluriennale contratto sembra essere proprio lui, che in maniera troppo evidente e sfacciata salta ogni ordine di turnazione, infischiandosene del ruolo dell’acqua stabilito in Consiglio [30] . La commissione di controllo, a seguito delle proteste degli utenti vuol rassicurare gli animi, promettendo la risoluzione dell’accaduto. Ma “anzi ad onta dei medesimi componenti più abbusi (sic) dal curatore si commettono [31] ”. Come ultima risorsa si intima al Gullo padre di rientrare nella sua carica, e di svolgere il suo effettivo compito entro tre giorni [32] . Nei resoconti della commissione si denuncia che Salvatore Gullo lascia poche ore d’acqua per tutti i possessori, poi tappa le cannelle delle fontane e devia il flusso d’acqua. Significativa la riflessione che la commissione sottopone al Consiglio: “Insomma l’appaltatario si crede assoluto  proprietario dell’acqua, mentre costui non ha altro, che la semplice manutenzione [33] ”. Forse è più significativo il fatto che dopo anni di spadroneggiamenti del Gullo, all’improvviso la commissione di controllo si sia accorta che qualcosa non funziona per il giusto verso. Mastro Andrea Gullo risponde alle accuse ostentando una pretesa insufficienza del volume delle acque alla sorgente, scarsa per il fabbisogno idrico cittadino. In questo gioco delle parti la commissione gli ribatte che se solo lui ben facesse il suo lavoro di manutentore e custode, l’acqua sarebbe bastevole come del resto lo è sempre stata [34] . Ai primi di ottobre al Gullo viene notificata l’ordinanza che gli impone di lasciare la carica di fontaniere. Ma l’ordinanza entra realmente in vigore nel luglio dell’anno successivo, e solo allora lo sostituisce provvisoriamente mastro Giuseppe Aricò [35] .

Da questo momento in poi, negli atti dell’archivio storico comunale di Monreale, si perde ogni traccia di mastro Andrea Gullo fontaniere comunale [36] .


[1] ASCM – Busta 423, Formazione lista nati morti e matrimoni 1820, 1819, passim.

[2] ASCM – Busta 435, Registro di nomi, 1848.

[3] ASCM – Busta 423, Formazione lista nati morti e matrimoni 1820, 1819, passim.

[4] ASCM – Busta 420, Acqua di S. Rosalia ed altre sorgive, 1871, passim.

[5] ASCM – Registro delle delibere comunali n° 99, 1861/1862, p 76.

[6] Per la vicenda dell’appaltatore Polizzi, Cap. 2.5, p. 58.

[7] ASCM –Dimissioni di mastro Benedetto Costa da fontaniere, busta 445, 22/01/1864, p. 1.

[8] Ibid., p. 1.

[9] Ibid., p. 1.

[10] Ibid., p. 2.

[11] Ibid., p. 2..

[12] ASCM – Registro delle delibere comunali n°100, 1863/1864, 23/4/1864, p. 1.

[13] Ibid.,  pp. 2-3.

[14] Ibid.,  p. 3.

[15] Modifica condizioni per l’appalto dell’acqua di S. Rosalia, 23/4/1864,  pp. 324.

[16] Per la vicenda delle acqua monrealese cfr. Cap. 2.3 – 2.6.

[17] ASCM – Registro delle delibere comunali n°100, 1863/1864, Modifica condizioni per l’appalto dell’acqua di S. Rosalia, 23/4/1864,  pp. 323-324.

[18] Ibid.,  p. 324.

[19] Tanto era infatti il compenso stabilito i fontanieri comunali delle altre sorgenti cittadine, secondo il già citato regolamento comunale del 1871 per cui si può immaginare che il compenso del curatore di S. Rosalia potesse solo esservi uguale o superiore. ASCM – Registro n° 104 delle delibere comunali 1869/1871, Condizioni di appalto per la manutenzione di fonti pubblici, p. 273, 17/01/1871, pp. 273-276.

[20] ASCM – Registro delle delibere comunali n°101, 1864/1865, Nomina Commissione sorveglianza curatore del corso di S. Rosalia, 03/11/1864, p. 191.

[21] ASCM – Registro delle delibere comunali n°102, 1865/1867, Commissione per la sorgente di S. Rosalia (contro i  mancato obblighi del curatore Gullo), 22/06/1866, p. 104.

[22] ASCM – Registro n° 102 delle delibere comunali 1865/1877, Pel curatore di S. Rosalia, 15/04/1867, pp. 226-228.

[23] ASCM – Registro n° 102 delle delibere comunali 1865/1877, Pel curatore di S. Rosalia, 15/04/1867, p. 228.

[24] ASCM – Registro delle delibere comunali n°103, 1867/1869, Appalto di tacita manutenzione di S. Rosalia a Gullo Andrea, 06/12/1868, pp. 186.

[25] S. Lupo, Il giardino degli aranci, Venezia 1995, p. 56. “Il monopolio, in effetti, si accoppia molto bene con il furto, perché in certi in certi periodi dell’anno, quando un intero raccolto può andare perduto per una mancanza o anche per una riduzione dell’acqua disponibile, chi vende ha il coltello dalla parte del manico”.

[26] ASCM – Registro delle delibere comunali n°103, 1867/1869, Appalto di tacita manutenzione di S. Rosalia a Gullo Andrea, 06/12/1868, pp. 185-187.

[27] ASCD - Busta 420, Acqua di S. Rosalia e della altre sorgive, 1858/1873, marzo 1871.

[28] ASCD – Busta 420, Acqua di S. Rosalia e della altre sorgive, 1858-1873, Scioglimento del contratto d’appalto per la manutenzione del corso d’acqua di S. Rosalia, 24/11/1870, passim. Si tratta di un fascicolo che comprende l’atto formale di scioglimento dell’appalto e tre relazioni della commissione di controllo.

[29] Ibid., p. 2.

[30] Il preteso stupore della commissione, alla luce di un documento scoperto a firma di Salvatore Gullo, non risulta comprensibile. Si tratta infatti di una relazione del settembre 1867 in cui S. Gullo, insieme al caporale Macrì delle guardia campestre,  nottetempo si reca lungo il corso di S. Rosalia e li scopre una serie di abusi e furti. Addirittura il documento comincia “Pernottando questa notte io fontaniere insieme con pattuglia…”, dando quasi per scontato che il fontaniere comunale fosse lui. A ciò si aggiunga che il verbale era diretto al sindaco e alla commissione stessa. Quindi non sembra motivata l’esclusione di A. Gullo, almeno non per il  motivo di essersi fatto sostituire alcuni giorni dal figlio. Per gli stessi fatti non è motivata la scoperta della commissione, per cui S. Gullo sostituisce il padre nel suo lavoro di regolare fontaniere comunale. Comunque sia in entrambi i casi tutti gli interessati sapevano che tutto ciò accadeva almeno dal settembre 1867. ASCM - Busta 554 fasc. n°76 Per due contravvenzioni trovate nel corso  d’acqua di S. Rosalia, settembre 1867.

[31] ASCD – Busta 420, Acqua di S. Rosalia e della altre sorgive, 1858-1873, Scioglimento del contratto d’appalto per la manutenzione del corso d’acqua di S. Rosalia, 24/11/1870, p. 2-3. Si tratta di un fascicolo che comprende l’atto formale di scioglimento dell’appalto e tre relazioni della commissione di controllo.

[32] Ibid., p. 1.

[33] Ibid., p. 1.

[34] Ibid.,p. 2-3. Non solo l’acqua è deviata nel suo corso dai giardini privati, ma anche è tolta alle fontane pubbliche esistenti fuori e dentro le mura, dato che S. Rosalia insieme al Calcerano e la primaria fonte di approvvigionamento idrico cittadino.

[35] Ibid., p. 2.

[36] Così termina la vicenda di Andrea Gullo, fontaniere e custode comunale dell’acqua di S. Rosalia. A chiusura della sua vicenda torna utile una relazione a firma del Gullo stesso, che ancora di più contorna la sua personalità. Nell’agosto del 1867 mastro Gullo, in qualità di abbonatore, e mastro Gioacchino Polizzi, in qualità di appaltatore, ispezionano il corso d’acqua di S. Rosalia e vi scoprono una falla che riduce il volume dell’acqua. In breve, con una serie di imperativi si intima che se si vuole che la falla sia chiusa si devono dare 100 onze al Gullo per comprare materiali e pagare i manovali. Se il volume dell’acqua non aumenta si riconosce che non si ha diritto al pagamento restando la spesa a carico dei fontanieri. Ma se l’operazione riesce  “ci dovete gratificare oltre il detto nostro, quali si è di cento onze”. ASCM – Busta 554/76 Stato dei nominativi dei proprietari dell’acqua, 23/8/1867.

 

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