<%@LANGUAGE="VBSCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Le acque a Monreale, amministrazione municipale e interessi affaristici nel XIX secolo
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FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE

Criminalità organizzata e commercio dell'acqua
Le acque a Monreale: sistema idrico e fontane

Monreale: caratteri generali

Bibliografia
Premessa

 

Premessa

  Con tutta probabilità questo lavoro di ricerca è il primo ad essere svolto da quando l’archivio storico comune di Monreale è stato riaperto dopo anni di chiusura. Lo stato di disordine in cui versava quando mi accinsi ad un primo sopraluogo mi lasciò abbastanza perplesso sulla reale fattibilità di poter fare ricerca basandomi sui documenti in esso conservati. Attualmente l’archivio storico comunale di Monreale è nuovamente in fase di catalogazione e da circa due anni si aggiungono al patrimonio cartaceo documentazioni varie, sia delle amministrazioni degli ultimi decenni che nuovi documenti risalenti ai secoli precedenti. L’archivio contiene una mole smisurata di carte che riguardano i più svariati aspetti delle vita di Monreale e proprio questa è stata la prima, e principale,  delle difficoltà per la scelta di un argomento definitivo da trattare. La scelta dell’argomento è poi caduta sulla gestione del territorio, in particolare delle acque che riguardano il monrealese, per merito del volume di A. Crisantino [1] che introduce questo argomento nel quadro più ampio del controllo mafioso del territorio, delle complicità della classe notabile del Comune e delle alte sfere della Curia monrealese con la nascente criminalità organizzata. Naturalmente poi l’idea è stata suffragata da una buona documentazione d’archivio che mi ha permesso, ove possibile, la ricostruzione dei fatti avvenuti. Non mancano altresì in questo lavoro gli aspetti tecnici della situazione idrica e  della sua regolamentazione, e non solo a Monreale, avvertendo sin da ora che questa parte di lavoro basata anche su testi di agronomia ed idraulica è sempre riferita ai primi anni del ‘900, periodo che assai s’avvicina a quello di questo lavoro.

L’idea principale nella trattazione di questa tesi è stata per me quella di ricostruire il quadro generale delle acque di Monreale nel secolo XIX e per far questo mi sono avvalso della documentazione d’archivio che in buona parte mi ha permesso di conoscere quali erano le fontane pubbliche del territorio comunale e le sorgenti cittadine e soprattutto le loro vecchie ubicazioni nel territorio. Volendo dare una visione concreta di questa mia idea sul circuito delle acque monrealesi, ho elaborato una mappa del territorio urbano in cui sono riportate tutte le notizie rinvenute circa fontane e sorgenti. Un fondamentale aiuto per questa ricerca è giunto da una intervista da me fatta ad un ex dirigente di vari consorzi idrici del territorio, non solo per la costruzione della mappa in se ma perché questo anziano signore mi a messo a parte di molti aspetti della faccenda dell’acqua nei suoi dettagli tecnici, cosa che lungo tutto il lavoro non manco mai di sottolineare. [2] Dopo aver ben avviato la situazione tecnica e la questione della localizzazione geografica dell’acqua rimaneva sempre il fatto che bisognava arricchire il lavoro delle testimonianze d’epoca, e il miglior modo era quello di leggere le parole dei diretti interessati cioè dei politici comunali e dei vari fontanieri e personaggi che gravitano attorno al mondo dell’acqua. A tal scopo sono stati illuminanti i registri delle delibere di Consiglio e Giunta municipale che puntualmente riportano le discussioni in merito all’acqua e alla sua gestione che a ben leggerle dicono molto più di quanto vi sia scritto, infatti certe omissioni in merito al discorso mi hanno aiutato a portare un barlume di luce nella oscura  e intricata materia delle acque monrealesi. Nel lavoro è presente anche una panoramica sul mondo dell’agricoltura e in special modo della agrumicoltura, a causa del ruolo da comprimaria che ha nella vicenda delle acque.

Il I capitolo è dedicato a Monreale e ai suoi caratteri generali con un ampia discussione sul territorio comunale, le strutture urbane e modi d’insediamento. Segue un quadro generale sulle colture agricole tramite dati d’epoca borbonica, e infine si prende in esame la costruzione del nuovo carcere mandamentale di Monreale, questione inserita nel quadro delle dinamiche tra governo centrale e amministrazione periferica. Il capitolo II tratta della questione cardine del presente lavoro, cioè dell’acqua vista da diverse prospettive che di volta in volta l’analizzano a livello siciliano e poi locale. Il capitolo III tratta della gestione mafiosa, o quantomeno illecita, dell’acqua pubblica e in generale del ruolo che essa svolge nel panorama della Conca d’Oro, dei rapporti tra criminalità politica e speculazioni affaristiche, non mancando altresì di sottolineare il ruolo che il commercio dell’acqua, lecito o semi-lecito, ha nella formazione delle nascenti associazioni criminali.

In sintesi, allora, l’obiettivo di questo lavoro è quello di riportare alla luce il ruolo intricato, e difficilmente distinguibile, che la risorsa idrica ha in un contesto locale, i suoi legami col territorio circostante e il ruolo che speculanti e malavitosi hanno nella vicenda del suo sfruttamento.

Nota storica su Monreale

         Monreale affonda le radici della sua nascita già in epoca islamica, quando sul Monte Caputo gli Arabi fondano il villaggio Bulchar [3] . L’atto di fondazione di Monreale avviene ad opera di Guglielmo II, legato apostolico in Sicilia e vassallo del Papa ultimo regnante maschile della monarchia normanna di Sicilia, con la edificazione del duomo nel 1176. La fondazione di Monreale è quantomeno atipica rispetto alle altre città sede di Arcivescovato come Cefalù o Patti, in quanto l’istituzione religiosa sorge prima ancora del centro abitato e funge da motore per la formazione dell’abitato stesso. Questo legame fra monarchia e clero è tanto forte e complesso che nei secoli la figura del signore feudale si fonde, e quindi coincide, con quella del pastore di anime, tendenza del resto già forte all’atto di fondazione della Cattedrale normanna il cui abate è dotato di feudi privilegi guarentigie fiscali e commerciali in abbondanza [4] . La storia di Monreale coincide in buona misura, almeno fino al 1812 data dell’abolizione dei privilegi feudali, con la vicenda dell’Arcivescovato e dei suo reggenti. Nei secoli gli Arcivescovi decidono su tutto ciò che a Monreale si deve compiere e personalità come A. Farnese, nobile romano e nipote del Papa Lucio III diretto esecutore della Controriforma romana, i due L. Torres I  e II, nobili spagnoli sono costruttori di strade e fontane, G. Venero, anche lui nobile spagnolo urbanista e legislatore, e ancora F. Testa,  vescovo del secolo dei Lumi, fanno realmente la storia e la vita quotidiana della cittadina normanna. Questi sono tutti Arcivescovi passati alla storia come uomini illustri pii e riformatori, senza mai dar cenno del loro potere assoluto in linea coi monarchi dell’ancient regime [5] , sempre obbedienti alla legge di Dio e ferventi esecutori del potere temporale della Curia romana. Il secolo XIX pone fine al loro potere assoluto e i movimenti popolari del Risorgimento li riducono progressivamente all’impotenza. Gli ultimi colpi di grazia arrivano dal nuovo Stato italiano che nel 1866 sopprime gli ordini religiosi e confisca i loro beni. La memoria storica di queste vicende sono oggi conservate nei due archivi cittadini, quello della Mensa arcivescovile e quello comunale.

 

Nota tecnica sull'archivio storico comunale di Monreale

 La vicenda dell’archivio storico comunale di Monreale (da adesso in poi ASCM) ha inizio nel secolo XIX, esattamente in corrispondenza dei moti del 1812 [6] . Con la Costituzione siciliana del ’12 si aboliscono i privilegi feudali e in conseguenza di  ciò i poteri temporali dell’Arcivescovo cessano, e molte delle sue competenze passano all’autorità civile [7] . La prima notizia ufficiale che abbiamo circa l’ASCM risale a poco dopo il 1820, si tratta di una lettera del sindaco d’allora che scrive: “il grande archivio antico (…) situato in una stanza a mezza scala della Casa comunale, e quello insieme della Grande Corte Arcivescovile (…) è trasportato in un magazzino e, quando poi vengono liberati i locali, l’archivio è ricollocato al suo posto. (…) La scrittura suddetta (…) rimase tutta confusa oltre dal danno che la medesima soffrì, pel trasporto da un luogo all’altro e poi da questo al suo primo sito [8] ”. Questa lettera è importante perché qui per la prima volta, o fra le prime, si esprime la volontà di separare le carte d’archivio, cioè quelle di proprietà del Comune da quelle di proprietà dell’Arcivescovo, che dal ‘12 furono accorpate a quelle comunali “lasciando nell’archivio tutta quella che possa appartenere al Comune, e restituendo all’Arcivescovo quella che riguarda lo spirituale [9] ”. L’intendente della Valle di Palermo accetta la proposta del Sindaco che vuol quantificare la spesa invitando l’Arcivescovo a voler concorrervi [10] , ma una polemica tra il sindaco di Monreale e l’Arcivescovo Benedetto Balsamo, per via di un furto di registri arcivescovili trafugati dall’archivio comunale, interrompe ogni possibilità d’intesa e la proposta si risolve in un nulla di fatto [11] . Nel 1850 il secondo eletto, cioè l’opposizione politica all’interno del Decurionato,  con un suo rapporto alla provincia di Palermo provoca la lavata di capo che l’Intendente della Valle  di Palermo rivolge al sindaco monrealese [12] , che il 17 dicembre scrive circa le attuali condizioni dell’archivio comunale: “(…) in una stanza sottoposta alla Casa comunale esistono fin dal 1820 a questa parte, confusamente riposte delle carte in gran parte inutili e logore dalla vetustà sottratte dall’incendio accaduto in quell’epoca e siccome sulle stesse ne conserva il diritto alla Corte e l’altra dal Cancelliere comunale. Per conseguenza non possono le cennate carte da quel luogo muoversi senza il consenso reciproco della Comune e della Corte e che per ordinarsi bisogna una gran spesa ed un lungo corso di tempo, senza nessun profitto, pella inutilità delle carte, se ciò avrebbe giovato certamente la Corte arcivescovile non sarebbe stata si lungo tempo in silenzio pell’ordinamento suddetto [13] ”.

Come si cercherà di mostrare, anche con i poteri e le attribuzioni sia politiche che temporali separate, i destini del Comune e della Curia si incroceranno e spesso (come detto già nella lettera del ’50) dipenderanno l’una dal consenso dell’altra. Ben poche parole occorrono per ragionare sul discorso fatto a proposito delle carte inutili e logore dell’archivio congiunto, che da sole mostrano come sia stata piena di traversie e complicazioni l’esistenza di questo archivio.

Nel 1852 il Vicario Capitolare, ovvero sia reggente dell’Arcidiocesi, propone al Luogotenente generale del Regno delle Due Sicilie una sistemazione dell’archivio con la separazione delle carte, perché è convinto che l’archivio: “contener deve monumenti interessanti e preziosi” [14] , incaricando di separare le carte corrose o inutili separandole da quelle parzialmente o del tutto utili proponendone anche una classificazione in sei punti [15] , dopo un paio d’anni il lavoro è comunque sospeso e nulla di concreto viene realizzato [16] . La situazione non cambia di molto, riguardo le politiche di conservazione dell’archivio, nemmeno coll’avvento dell’Unità d’Italia, e la nuova amministrazione provvede saltuariamente solo ad opere di restauro dei locali e con qualche armadio nuovo [17] . L’abbandono dell’archivio era sempre massimo, e le autorità del tempo non erano certo molto ben disposte verso la sua cura così nel maggio 1897 il Regio Commissario scrive di “vendere le vecchie carte” ritenute inutili [18] . Ma pochi anni dopo un altro Regio Commissario delibera il riordino dell’archivio affidato a Giovanni Diaconia per “riordinare le carte appartenenti all’antico archivio comunale  di Monreale, le quali risalgono in parte alla prima metà del secolo XVI” [19] . Nello stesso anno il Commissario affida l’incarico al canonico G. Millunzi, riorganizzatore dell’archivio della Mensa nonché studioso della storia della Curia monrealese. Il Millunzi offre al Commissario un locale all’interno della sede della Mensa e dopo decenni riuscì a radunare tutte le carte (o almeno quelle non distrutte) dell’antico archivio della Corte arcivescovile [20] . Queste carte poi furono sistemate al piano terra dell’arcivescovato e oggi costituiscono il “Fondo antico” (o arcivescovile) dell’ASD [21] , recentemente riorganizzato e razionalmente sistemato da G. Schirò, curatore anche dell’ASCM [22] . Nel 1909 le carte rimaste in potere dell’autorità comunale sono oggetto del lavoro di una commissione che deve provvedere allo “scarto" senza che però si abbia alcuna reale traccia di questo lavoro. Nel 1929 l’archivio comunale è nel caos e molta “carta” è data alla Croce Rossa italiana che aveva istituito per beneficenza l’Azienda Autonoma rifiuti d’Archivio, e il prefetto Mori con una circolare del 1911 sollecita il circondario di Palermo affinché aderisca alle raccolte della CRI contribuendo con gli scarti d’Archivio [23] . Anche se inizialmente il Comune non ottempera a questa direttiva deve poi adeguarsi e adoperare uno scarto con una successiva risistemazione dell’archivio comunale [24] . Nel 1929 una nota dell’archivista Mammina ci rende nota la situazione dell’archivio comunale “(…) tante carte preziose dalle situazioni delittuose in cui erano state abbandonate per anni, nel disordine, nella polvere, nella sporcizia, nell’umidità distruttrice dei locali adibiti per la bisogna, alla felicità dei topi che vi avevano installati i loro nidi e facevano scempio delle carte. Mucchi di carte ammassate che facevano pensare ad un cimitero di guerra” [25] . Il Mammina nel 1939, per così dire, prende per mano l’archivio e lo salva prelevandone i documenti dai vecchi locali infestati dai topi, e lo trasporta in nuovi locali presso la Casa comunale, dove opera un minimo scarto e divide tutte le carte in deposito e gli atti anteriori alla costituzione del Regno d’Italia sono accuratamente puliti e conservati nell’interesse degli studiosi, dell’Amministrazione e del decoro del Comune. Così nasce l’Archivio storico di Monreale, almeno come si intende in epoca moderna [26] . Nel 1963 il prof. G. Schirò per incarico dell’Amministrazione comunale riordina la parte di archivio che è stato possibile recuperare dai locali del 1940, sepolta dai registri della ragioneria comunale [27] . Queste carte sono tutte antecedenti al 1900 e sono in seguito trasferite e riordinate senza operazioni di scarto [28] . La fase finale del lavoro di riordino dell’archivio comunale di Monreale avviene tra il 1990 e il 1994 quando una deliberazione di Giunta affida l’incarico al prof. Schirò per il riordino della parte più antica della documentazione che forma l’archivio storico [29] .



[1] A. Crisantino, Della segreta e operosa associazione”, Palermo 2000.

[2] Intervista a G. Pitti del 16/03/2004, d’ora in avanti citata come intervista Pitti.

[3] G. Schirò, Territorio, popolo e prelati, p. 17.  Non è in effetti chiaro se si  tratti di un villaggio o di  un casale isolato, sta di fatto che un casale Bulchar  viene ceduto in proprietà all’Arcivescovo di Monreale all’atto della prima donazione. Per la sequenza delle donazioni alla Mensa monrealese cfr. M. Del Giudice, Descrizione del Tempio e Monastero di S. Maria Nuova in Monreale, Palermo 1703.

[4] G. Schirò, Territorio, popolo e prelati, cit., p. 10.

[5] Per la storia degli arcivescovi della Mensa monrealese, cfr. G. Millunzi, Storia del Seminario arcivescovile di Monreale, per Gaetano Millunzi, Siena 1892. Si segnala però il carattere celebrativo dello scritto sull’opera dei Vescovi monrealesi.

[6] Premessa al III volume dell’archivio storico comunale di Monreale, a cura di G. Schirò, vol. III, ottobre 2003, pp. 1-11, in http://archiviomonreale.too.it.

[7] Ibid., p. 4.

[8] G. Millunzi, Il Tesoro, la biblioteca e il Tabulario di S. Maria nuova in Monreale, in ASS. NS. Vol. XXVIII, Palermo, 1903 p. 79.

[9] Ibid.

[10] Ibid.

[11] G. Schirò, “Il Fondo “Mensa” dell’archivio storico dell’Arcivescovato di Monreale”  (inedito), presso Archivio storico diocesano di Monreale, vol. I, p. 30 e ss. e p. 175 e ss.

[12] ASCM – b. 174, lettera datata 1/12/1850, n° 12088.

[13] Ibid.

[14] ASD, Fondo Mensa, n° 513, fasc. 5, lettera 27 maggio 1852 all’Amministratore della Mensa, carico 1, n° 52.

[15] Premessa al III volume dell’archivio storico comunale di Monreale, a cura di G. Schirò, vol. III, ottobre 2003, pp. 1-11, in http://archiviomonreale.too.it.

[16] ASCM- b.174, cit., 11/12/1855 n° 928.

[17] ASCM – Registri delle deliberazioni di Giunta,  n° 141 del 07/10/1879, n° 142 del 16/06/1882 e del 07/10/1882 etc.

[18] ASCM – Registro delle deliberazioni di Giunta n° 147, 1897.

[19] ASCM – Sezione B) Scritture, p. IV, Cat. I, cl. 2 fasc. 1 lettera del 30/03/1904.

[20] ASD, FM, dalla premessa dell’ordinamento dell’ASD, nota n° 48.

[21] Archivio storico della Diocesi di Monreale.

[22] G. Schirò, “Il Fondo “Mensa” dell’archivio storico dell’Arcivescovato di Monreale”  (inedito), 1995.

[23] ASD, Fondo dei Registri della Corte e Fondo Carte processuali carte sciolte.

[24] ASCM – Sezione B) Scritture, p. IV, Cat. I, cl. 2, fasc. 1, Circolare ai Podestà della Provincia del 06/05/1929, n° 23369.

[25] Ibid.

[26] ASCM – Registri delle delibere di Giunta n° 168, delibera n° 143 del 29/04/1939, e relazione del 12/03/1940. Premessa al III volume dell’archivio storico comunale di Monreale, cit., p. 7.

[27] Ibid., relazione del 1963.

[28] Premessa al III volume dell’archivio storico comunale di Monreale,cit, p. 7.

[29] Delibera di Giunta n° 1234 del 08/11/1990 e n° 429 06/06/1994. Premessa al III volume dell’archivio storico comunale di Monreale,cit., p. 7.