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23-05-07

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Dopo un anno di iniziative e di lotte per l’interramento della linea ferroviaria a Pavona, il comitato “Sotto terra il treno, non i cittadini” e il comitato di quartiere “Pavona UNO” indicono LO SCIOPERO DELLA FAME per ottenere dalle Istituzioni un serio impegno per l’interramento della linea ferroviaria a Pavona. Pavona è ormai un paese invivibile:

• congestionata dal traffico veicolare sulla Via del Mare e sulla Via Nettunense;

• paralizzata dalle continue interruzioni dei passaggi a livello (Via del Mare, Via Pian Savelli, Via Casette);

• avvelenata dai preoccupanti livelli di inquinamento atmosferico.

In questi mesi le istituzioni sono state completamente latitanti.

I comitati hanno dovuto dare l’incarico alla società “3TI Italia” di predisporre uno studio a dimostrazione della fattibilità dell’interramento della linea ferroviaria di Pavona, senza interruzione del servizio. Lo studio è stato presentato ai cittadini di Pavona nella riunione del 20 marzo 2007 e alla Regione Lazio nella riunione del 21 marzo 2007. L’interramento della linea ferroviaria costituisce il più importante progetto di riqualificazione della città di Pavona! La risposta di RFI (“Non si può interrare la ferrovia per fare un favore ad un negozio di pizza al taglio!!!”) è offensiva per tutti i cittadini di Pavona.

 

 

 

 


 

no agli impianti di incenerimento dei rifiuti !!

 

 

Il rapporto, pubblicato in Inghilterra nel febbraio del 2003 e tradotto in italiano in occasione della Quarta Giornata Mondiale contro l'Incenerimento dei Rifiuti indetta dall’alleanza globale GAIA il 7 settembre 2005, dimostra, attraverso una dettagliata descrizione tecnica, come a completamento di sistemi di riduzione all'origine e di capillare raccolta differenziata dei rifiuti possa operare un impianto di trattamento degli scarti residui [ TMB - Trattamento Meccanico Biologico ] in grado di recuperare circa il 70% dei materiali in ingresso.

Con sistemi di intercettazione tecnologici, ampiamente disponibili sul mercato, si possono difatti recuperare i metalli, la carta, il vetro, le plastiche, consentendo un trattamento anaerobico-aerobico della frazione organica. Quest'ultima, prima di essere stabilizzata, produce biogas, che, una volta sottoposto a recupero energetico, può essere impiegato per alimentare l'impianto stesso e produrre calore ed energia elettrica destinata a terzi.

Finiranno pertanto in discarica non più del 30% della frazione residua formato da inerti, pellicole di plastica - anch'esse teoricamente recuperabili - e materiali organici stabilizzati la cui potenzialità inquinante è ridotta del 90%. Questa filiera di trattamento, molto meno inquinante dei processi di incenerimento, i quali comunque prevedono il ricorso a discariche per la collocazione di scorie e ceneri tossiche per circa il 30% dei rifiuti bruciati, presenta capacità di recupero di flussi di energia - e soprattutto di materiali - estremamente significative. Lo stesso quadro di "emissioni di CO2 evitate" non ha confronti con altre modalità di trattamento e di smaltimento. Inoltre, la collocazione in discarica di ciò che non é recuperabile riguarda rifiuti con potenzialità di percolazione e di emissione di fastidiosi odori non paragonabili a discariche per rifiuti tal quali.

Un impianto simile a quello qui descritto é entrato in funzione nel 2004 a Sidney, in Australia [ www.wsn.com.au ] a riprova della fattibilità di un'impiantistica che anche nella fase del trattamento dei rifiuti residui é in grado di massimizzare il recupero di preziose risorse. E ciò con costi molto inferiori rispetto agli inceneritori.

 

 

Piano Territoriale Provinciale Generale

Quanti milioni di metri cubi di cemento

stanno per arrivare

sui comuni della provincia di Roma?

 

In questo documento vengono analizzati dati e grafici predisposti dalla Provincia di Roma nell’ambito della predisposizione del “Piano Territoriale Provinciale Generale”.

Mentre il numero di abitanti della città di Roma diminuisce costantemente dal 1981, con una vera e propria fuga dalla metropoli tra il 1991 e il 2001 (-190.000 abitanti), negli altri comuni della Provincia di Roma si assiste, invece, ad un notevole  incremento della popolazione:

bullet+125.000 abitanti dal 1991 al 2001;
bullet+120.000 abitanti dal 2001 al 2005.

Negli altri comuni della Provincia di Roma vivono ormai 1.270.000 persone, che rappresentano il quarto sistema insediativo urbano d’Italia.

Mentre nel periodo 1991-2001 la crescita demografica era di circa 12.500 abitanti l’anno, nel periodo 2001-2005 si è passati ad un incremento annuo di circa 30.000 abitanti.

Negli ultimi anni il mercato immobiliare della Provincia di Roma è stato caratterizzato da un forte incremento sia dei prezzi sia delle compravendite (vedi grafico 7).

Allarmanti sono le previsioni fino al 2015 predisposte dalla Provincia di Roma: mentre la popolazione nel comune di Roma dovrebbe rimanere stabile, negli altri comuni della provincia si prevede un incremento di altri 130.000 abitanti.

Utilizzando, invece, un incremento annuo di 30.000 abitanti (il dato del periodo 2001-2005) si potrebbe assistere nel prossimo decennio ad un incremento di 300.000 abitanti negli altri comuni della Provincia di Roma.

Queste stime sono confermate anche dalle previsioni del CRESME: negli altri comuni della Provincia di Roma si potrebbe assistere, nei prossimi anni, ad una domanda di circa 90.000 abitazioni.

I dati e le previsioni forniscono l’idea delle pressioni che stanno subendo e che subiranno i comuni della Provincia di Roma per la costruzione di milioni di metri cubi di cemento da destinare all’edilizia abitativa.

 

 
 
 

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