Poeti della Luce

Poeti e scrittori per passione

Omaggio a Silvano  Baracco - alias Walko - .: Poesie e racconti

Poesie:

MELACERBA

 

 

Non vi conviene

credere ai romanzi,

credere alle parole affascinanti

di chi s'inventa

una vita di carta.

Io, per esempio,

non sono rinsavito,

come racconta il finale

della storia:

passato è il tempo,

non so dire quanto,

ma sono sempre

lo stesso di allora,

io sono sempre lo stesso

di prima,

io sono sempre lo stesso

di sempre.

Semplicemente,

adesso sono solo,

perché anche il mio scudiero

mi ha lasciato,

insieme alla speranza

e al pentimento.

Ora giro nei boschi,

in mezzo ai campi,

senza fermarmi mai,

la notte e il giorno.

Il mio cavallo è vecchio,

cieco e zoppo,

è monca della punta

la mia spada,

la mia lancia spaccata

nel suo mezzo,

il mio scudo affogato,

sprofondato

o trascinato via

dalla corrente,

varcando un fiume

su un ponte di corde,

portando il mio cavallo

sulle spalle;

il mio elmo

l'ho dato a una ragazza

che mi ha concesso

un bacio sulla bocca

e una succhiata

dal suo seno caldo,

profumato di rosa

e melacerba.

Altro non ho,

né cerco, e neanche spero,

ma nonostante tutto

non mi arrendo;

proseguo,

non conosco la paura:

non mi spaventa il vento,

né la pioggia,

non temo gelo,

frastuono, silenzio,

né tempeste di grandine

o di sabbia,

né bufere di sangue

o di parole;

sfido la morte

in giochi di prestigio,

d'acrobazia e vario altro talento

e, non lo credereste,

ho sempre vinto;

non ho paura del buio,

della luce,

fisso negli occhi il sole,

molto a lungo,

sempre senza provare

alcun dolore,

e parlo con la luna,

con le stelle,

amo l'asfalto

e odio la mia ombra:

spesso la inseguo

quando mi precede,

spesso la fuggo

quando mi rincorre.

Ho fatto anche di peggio,

ma, lo giuro,

non m'importa più nulla

della gloria,

e giro al largo

dai mulini a vento.

Mi chiamano

Chisciotte de la Mancha,

ed è quello che sono,

solo questo,

ma avrei potuto essere

ben altro,

avrei dovuto essere

tutt'altro.

Avrei voluto essere

un eroe,

uno dei tanti:

Achille, Ajace, Ulisse;

avrei voluto,

avrei potuto avere

la forza, la bellezza,

la ricchezza,

anche più d'Ercole,

d'Apollo e Mida;

avrei potuto avere

la maestà

ed il segreto

della conoscenza,

anche più di re Artù

e di Merlino.

Non potendo trovarmi

fra le mani

queste virtù,

sono quello che sono,

perché un punto intermedio

non esiste:

fra tutto e niente

non c'è via di mezzo.

E forse, in fondo,

questo è il mio segreto:

avrei voluto essere soltanto

giusto quello che sono,

o ancora meglio,

quello che sono diventato adesso,

senza mulini a vento

da attaccare,

senza, con me,

la stupida saggezza

del benpensante Sancho

che mi affianca,

con quel suo ragionevole bagaglio

di lenti dubbi

e di vigliaccheria

che, nel confronto,

esalta il mio coraggio.

Ebbene sì, lo ammetto,

lo confesso:

tutto quello che sono

io l'ho scelto,

anche se a volte piango,

a volte urlo

il mio risentimento

e il mio rimpianto,

mi specchio

su pozzanghere di ghiaccio

e sputo sull'immagine riflessa.

Eppure,

nonostante tutto questo,

sono quello che sono

e me ne vanto;

quanto ai rimorsi,

è un altro discorso.

Non cerco Dulcinea,

non la rincorro

sulle strade che sceglie

per sfuggirmi;

spesso la sua presenza,

o il suo miraggio,

mi riempie l'orizzonte

del pensiero,

della stessa mia vista

e del ricordo,

però non la amo più,

non ne ho più voglia,

forse nemmeno fosse lei,

un giorno,

a venire a cercarmi,

ad inseguirmi,

come ho fatto con lei

per molte strade,

come ho fatto con lei

per troppo tempo.

Non tento neanche più

di sostituirla,

son quasi pronto

per un nuovo amore,

sebbene non lo cerchi

e non mi manchi.

Proseguo il mio cammino

d'ogni giorno,

senza voltarmi

e alzando alto nel vento

il mio stendardo

e la sua nuova insegna:

una clessidra,

simbolo del tempo

che passa sul mio viso,

sul mio corpo,

lasciandolo coperto

di ferite,

che passa sui pensieri,

sul mio cuore,

lasciandomelo intatto,

sempre uguale,

immacolato nella giovinezza.

Altro non chiedo

al tempo ed alla vita:

come non cerco

stima e compassione,

non cerco l'immortalità

di un gesto,

non cerco lo stupore

degli sguardi,

non cerco il mito, il sogno,

la fortuna,

così non cerco più

neanche un amore.

Per il momento

può bastarmi un bacio,

una vetrina spalancata d'occhi,

una cascata di capelli sciolti,

l'ebrezza di una voce

e di un sorriso,

un profumo di rosa

e melacerba.

 

 

 

 

 

 

 

 

Seguono i Racconti di Silvano Baracco

NOUS, LES ARTISTES

 

 

Tenere accanto al letto, sempre all’erta,

un calamaio di musica e di sangue

da intingere il pennino, e d’altro niente:

per scrivere va bene il pavimento

lo spazio di un lenzuolo, di un silenzio,

la notte che non vale una canzone:

il cielo sgombro di stelle, nascoste

dietro la luna, come per dispetto,

l’ispirazione che ci gira intorno

come un folletto, come una farfalla.

Noi siamo qua, noi, siamo sempre noi,

a masticare sogni avvelenati,

a sputare illusioni disperate,

a mescolare nelle nostre storie

spari alle tempie e baci sulla bocca,

noi, nel recinto dei senza vergogna,

ad aspettare visite e saluti

da chi ci tira in faccia, con affetto,

le noccioline e gli ottimi consigli.

Noi siamo qua: messeri di colori;

noi, siamo noi: signori saltimbanchi,

in attesa di applausi, di sorrisi,

d’insulti, fischi, di calci nel culo,

va bene tutto: un segno, una presenza,

purché tenga lontana la paura

di esistere e non essere sul serio

in questi spazi di vuoto e di tutto,

in questa solitudine affollata

di desideri e di parole al vento.

 

 

 

 

 

 

 GENOVA

 

 

Se ti sudano gli occhi

puoi voltarti a ponente

ed il vento d'atlante

presto li asciugherà

o voltandoti al mare

a guardar le terrazze

troverai tramontane

e all'intorno vedrai

 

una macchia di gente e colori

un trambusto di voci e di odori

che qualcuno un bel giorno ha pensato

di chiamare…

 

Genova

mare scogli rotaie

 

Genova

navi aerei gabbiani

 

Genova

porto strade pietraie

 

Genova

sale sole gerani.

 

E ti butti fra strade

strette come il passaggio

fra una scelta ed un dubbio

che ti taglia il cammino;

ma prosegui e vedrai:

come cambia il destino

così cambia il paesaggio

e ti senti un po' perso,

 

ché non è una città: sono tante,

forse fuori dal mondo, distante,

un pianeta che certi han pensato

di chiamare…

 

Genova

grattacieli salite

 

Genova

onde vento giardini

 

Genova

un incrocio di vite

 

Genova

vecchi gatti bambini.

 

E ora siamo fra silenzio e voce

qui sospesi fra eden e croce

in un luogo che chi c'è passato

l'ha chiamato…

 

Genova…

 

Genova…

 

Genova…

 

Genova…