Un bel giorno di molti anni antecedenti alla nascita dell’attuale economia e poco prima dell’invenzione di quel negozio giuridico che tutti chiamiamo contratto, il Committente passeggiava assorto per le vie del popoloso mercato cittadino brulicante di ogni sorta d’individuo e mercanzia.
Si distraeva da profondi pensieri talvolta per scrutare i volti di alcuni passanti, stimandone l’interesse che questi avrebbero potuto suscitargli così su due piedi.
Cosa cercava questo gagliardo faccendiere?
Qualunque cosa cercasse, possiamo star sicuri che se mai l’avesse incontrato, l’avrebbe immediatamente riconosciuto. Sapeva il fatto suo ed i volti li leggeva come pagine d’un libro aperto. Osservava e fiutava l’affare come un segugio dalle mille esperienze. Nonostante il suo innato talento di cacciatori d’uomini però quel giorno aveva l’impressione che non si sarebbe potuto concludere un bel niente. Una giornata grama quella mattina sulla piazza del mercato a quanto pare! Non erano facce che lo ispirassero granché quelle che si vedeva passare accanto. Ma ne volle fermare una , intenta saggiamente a farsi i propri affari vicino la bancarella dei libri usati.
Da uomo spiccio e risoluto quale era attaccò subito bottone.
- Scusi buonuomo, sa mica dirmi la strada per la Stazione?
L’altro volse il viso su cui il Committente aveva riposto temporanee speranze.
- Si. Deve percorrere lo stradone che si vede di fronte e prendere la seconda traversa a destra…la seconda o la terza? Aspetti…ah già la terza, fin quando si vedrà alla sinistra un grosso palazzo con un cancello nero…e poi , poi…
- Lei si diletta di letteratura? – esordì il Committente lì per li.
- Può essere, ma lei vuole sapere dov’è la stazione o mi vuole fare un’intervista?
- Oh no no…mi perdoni. Quindi la terza a destra dopo il palazzo col cancello…la ringrazio di cuore. Arrivederci.
Per carità con uno così non se ne parlava nemmeno. Non aveva il senso degli affari.
Stava per ritornarsene a casa quando adocchiò d’improvviso un giovanotto smilzo che passeggiava tra la folla beato ed a testa alta, come se a lui solo toccasse giudicare quanto stravaganti fossero le forme delle nuvole nel cielo mattutino.
Giù di lì trotterellava infatti gaio come una Pasqua, il Prestatore.
Possedeva quell’aria trasognata che da sempre caratterizza chi non vuole il male altrui e vive per il fatto che perlomeno l’aria non si paga. Il Prestatore era uno di quelli che non si perdeva mai un bel respiro gratis.
Il Committente sentì che il cielo gli veniva incontro. Si mise nel centro della via ed attese che la marcia trionfale del Prestatore giungesse fino a sotto il suo naso.
- Scusi buonuomo, sa mica dirmi la strada per la Stazione?
Il Prestatore cadde dalle nuvole che stava giudicando e con uno sguardo rivolse al Committente uno scampolo di cielo azzurro che ancora gli sostava negli occhi.
Poi sorrise e chiese.
- Ah! Ma lei vuole partire?
E furbo tacque attendendo una risposta.
Al Committente questa domanda piacque senza sapersi spiegare il perché.
- Oh si! E’ mia intenzione appunto prendere un treno! – rispose con giubilo.
Il Prestatore si dipinse sul volto la grave espressione di chi comprende le vicende altrui e se ne duole.
- Eh! L’avevo capito! Sapesse quanta gente parte e va via al giorno d’oggi, si spera in un futuro migliore al di là del monte, mentre al di qua del monte si prosegue a penare. Come la capisco. Partirei anch’io! E dove va di bello?
Il Committente quasi si trovò preso in contropiede. Questo tale era un capolavoro di comunicazione diretta.
Mise in campo il suo cavallo di battaglia. La tattica della fuga della risposta.
- Ehm…ma sa che lei è un simpatico giovine? Non ci siamo neanche presentati! Lei come chiama? – gli sparò tutto ad un fiato.
Il Prestatore rendendosi immediatamente conto che in tale bizzarra presentazione l’altro gli domandava l’identità senza neanche preoccuparsi di rivelare la propria, rispose come se niente fosse con una mossa degna di un giocatore di scacchi.
- Io non sono importante. Piuttosto lei! Con chi ho il piacere di parlare?
L’altro comprese che bisognava arrendersi, l’uomo era duro come il diamante.
- Io sono il Committente – si presentò brevemente.
L’altro assunse un aria assorta e riflessiva.
- Il committente…il committente… Ma sa che questo nome non mi è nuovo?- confessò.
- Eh! Può darsi, sono nel mercato da parecchio. E lei ? Con chi ho il piacere di parlare?
- Il Prestatore per servirla.
Il Committente ne rimase notevolmente impressionato.
- Il Prestatore? E cosa presta mai?
- Di tutto! – rispose secco l’altro – Presto servizi, opere, collaborazioni, supporto. Talvolta mi limito a prestare attenzione. Sotto pagamento si intende.
- Oh! – esclamò il Committente cambiando colore in viso a vista d’occhio - anche adesso presta attenzione a pagamento? In questo preciso momento?
- Oh No, no! Non tema buonuomo! – rise di gusto il Prestatore – Adesso le prestavo attenzione a titolo gratuito. Mi trovo fuori servizio.
- Sia lodato il cielo! Era già un bel pezzo che si parlava!
- No no…ih ih ih! Ma le pare! Se mi pagassero ogni volta che presto attenzione sarei milionario.
- Capisco, capisco. E mi dica è da molto che fa il Prestatore?
- Beh vede…Un giorno un compagno di classe mi chiese se di grazia avessi potuto fornirlo di una penna nera, dato che egli se ne trovava provvisoriamente sprovvisto. Gli prestai la penna e lui sparse in giro la voce che io ero un giovane altruista e disponibile. Cominciai così. Da quel giorno in poi tutti mi vennero a chiedere in prestito qualcosa, chi il calamaio, chi un cerino, chi 100 lire. Io dispensavo prestiti a chiunque considerata la mia natura di uomo generoso, ma si stava cominciando ad esagerare sa? Successivamente quindi pensai di farmi pagare per i miei servigi.
- Mi sembra giusto! – osservo l’altro - Ed ultimamente come vanno gli affari? Ha prestato molto?
- Beh che vuole che le dica mio caro signore. Non si presta più come una volta. Recentemente ho aiutato a dipingere le pareti di casa di mio cognato. I parenti mi aiutano di tanto in tanto.
- Ah! Fa quindi l’imbianchino? – chiese conferma il Committente.
- Eh no! Io presto la mia opera di imbianchino semmai! Ma non sono esclusivamente un imbianchino. Sono “anche” un imbianchino. Presto opera di muratore talvolta, oppure cambio totalmente il genere del servizio prestando opera come controllore ortografico di annunci pubblicitari. Si fa quel che si può per tirare avanti la carretta.
Il Committente rimaneva sempre più affascinato da tale poliedrico ingegno.
- Possiamo dire che lei è un versatile tuttofare allora?
- Oh no mio gentile signore! Non mi umili sa? Il tuttofare è lavoratore di basso volgo, adatto a mansioni pesanti, io più che altro mi dedico a lavori di concetto - precisò il Prestatore con acume - la necessità mi costringe solo recentemente ad accettare uffici che non sono i miei. Il tuttofare non si occuperebbe mai… per dire…della produzione di cartelloni da oculista per il controllo della vista.
- Cartelloni d’oculista?
- Si. Sono quei cartelloni con su scritte le lettere dalle più grandi alle più piccole sa? Ne avrà visto sicuramente qualcuno.
- Ah! Fa anche questo?
- Tutto! E’ il mio motto. Mi presto a tutto. Ma lei è un birbante, fa parlare solo me e non dice niente di sé! Quindi diceva lei è un …comm…commi…?
- Committente.
- Ah ecco! Committente. Fa parte di una commissione?
- Ehm, no… - negò l’altro debolmente.
- Ah capisco! Lei è uno che commette – sentenziò il Prestatore.
- Per carità, non lo dica neanche per scherzo! Quello è il Commettente, un delinquente incallito ricercato da anni.
- Oh già mi perdoni! Difatti ne avevo già sentito parlare, dicono sia un uomo senza cuore.
- Guardi – sussurrò Il Committente avvicinandosi maggiormente – Ha commesso di tutto, rapine, estorsioni, omicidi e chi più ne ha più ne metta. Le dico solamente che l’unica cosa che non ha commesso è il suicidio
- Perbacco! - esclamò il Prestatore – Dio ce ne scansi. Le chiedo nuovamente perdono dell’equivoco.
- Ma si figuri! Un giovine beneducato come lei. Non vi era intenzione ne malizia.
- Eh ma, sembra proprio che io non riesca a capire che mestiere sia il suo – confessò il Prestatore
– lei fa forse delle commissioni?
- Veda. Nonostante possa sembrare di difficile comprensione in realtà è molto semplice. Io non faccio commissioni, sono io stesso che commissiono.
- E di grazia, cosa commissiona?
- Di tutto, un po’come lei! Io ordino servizi, opere, prestazioni. Sono in possesso di un piccolo capitale con cui mi permetto di pagare tutte le azioni che commissiono.
- Ah capisco. Interessante. – fece il Prestatore, difatti sempre più interessato alla parola “capitale”.
- Ma mi dica piuttosto, dato le lei presta, ha forse anche lei qualche capitale, qualche bene prezioso da affittare?
- Magari! – si augurò il Prestatore con comica gestualità – Quello che ha indicato lei è il Proprietario! Una volta si che l’avevo il mio tesoro da affittare mio caro signore! Avevo una splendida collezione di biciclette da passeggio che si davano via come l’acqua sa? Poi che vuole…ho dovuto vendere. Anche se a dirla tutta non vorrei proprio trovarmi nei panni del Proprietario sa?
- Difatti so che costui è caduto in disgrazia, così se ne dice in giro. Ma cosa gli è accaduto? – chiese il Committente mosso da reale compassione.
- Pover’uomo. Sembra incredibile pensare che anni fa era l’uomo più ricco del paese. Ma lo era sul serio sa? Ricco sfondato! Possedeva di tutto, terre, case, ville al mare, possedimenti terrieri. Fu proprio per tale ricchezza che tutti iniziarono a chiamarlo “ il Proprietario”. Un rovescio di fortuna ed iniziò a svendere tutto piano piano. Il bello è che il Proprietario ha venduto e continua a vendere tutto il suo avere ad un unico individuo. Un mafioso locale.
- E chi sarebbe costui?
- L’Acquirente - sentenziò l’altro, come a parlar di persona di cui non occorrevano spiegazioni.
- Quell’usuraio! Ecco come si è fatto il grano, che vergogna!
- Gli prende tutto come una sanguisuga e non solo lui naturalmente. Ha messo su impresa il tipaccio. Compra a destra e a manca che è un piacere. Si è preso anche le mie biciclette pagandomele due noccioline che gli venga un accidente!
- Le ha comprate l’Acquirente? Pure quelle? Mi rincresce dover sentire di tali soprusi.
- Che possiamo farci mio caro amico? Il mondo sembra riservato ai furbi ed ai furfanti.
- Non se ne crucci – lo consolò il Committente – vedrà che la fortuna girerà sulla sua strada un giorno o l’altro. Occorre tanta inventiva. Il trucco è solo questo.
- Lei dice? Mah, lo spero. Io di inventiva ne avrei da vendere, mi sono inventato persino un lavoro dal nulla.
- Inventiva, fantasia, mio giovane amico – prosegui l’altro – prenda per esempio il Contraente.
- Il Contraente? O che mestiere sarebbe mai questo?
- Il Contraente, contrae – si limitò a spiegare il Committente.
- Contrae? Ih, ih, ih…E di grazia, cosa contrae?
- Matrimoni prevalentemente, ma anche obblighi, doveri. Aveva anche la straordinaria abilità di contrarsi a tal punto da ridurre notevolmente le proprie dimensioni e riuscire così a passare attraverso le sbarre dei cancelli, la gente lo adorava e molti gli chiedevano di esibirsi. Ma questo era un trucco da baraccone a cui ricorreva solo quando si ritrovava in ristrettezze economiche. Tutto a pagamento comunque, le straniere gli donavano ingenti somme per sposare ed acquisire i diritti civili.
- Ingegnoso – ammise l’altro.
- Lo può dire forte! Purtroppo un brutto giorno il Contraente contrasse una brutta malattia e fu la fine, ce lo giocammo.
- Che peccato – compianse il Prestatore - Me ne duole, un ingegno così promettente!
- Eh già! I migliori se ne vanno. Comunque questo le dicevo, che appunto tutto quello che occorre è inventiva e fantasia , se lei per esempio…
Ma non riuscì a finire la frase.
Un tale stravagante come non mai, si era avvicinato chissà da dove, aveva scrutato in volto il Committente e come se niente fosse si era messo in ginocchio sollevandogli una scarpa mentre il nostro uomo discorreva appassionatamente. Estratto quindi dalle ampie tasche un pennarello nero si era messo a scrivere qualcosa proprio su quei pochi centimetri di marciapiede sottostanti la scarpa del Committente, avendo inoltre cura di tener ben saldo nell’altra mano il piede del silente malcapitato in modo da non disturbare le operazioni di scrittura.
Il Committente rimase a bocca aperta e passati alcuni minuti stava per protestare, ma non disse nulla quando voltandosi notò il viso del Prestatore assumere delle chiare smorfie come per dire, lasci fare, lasci fare…
Ad operazioni terminate lo scrittore scrutò con cura il suo lavoro e giudicandolo verosimilmente soddisfacente mollò il piede del Committente, si sollevò in piedi, ringraziò sentitamente e se ne andò.
Gli altri due si guardarono in silenzio.
- Che Dio mi fulmini! Ma chi è costui? Lo conosce? – chiese esterrefatto il Committente.
- Non sollevi il piede per carità, potrebbe voltarsi per controllarla – gli suggerì l’altro con gravità.
Lo scrittore infatti si voltava ripetutamente scrutando il piede del Committente come a volerne sorvegliare i movimenti. Lentamente e sempre vigilando si allontanava.
- Un pover’uomo! Lo perdoni non ci sta più con la testa – gli confidò con un sussurro il Prestatore.
- Ma chi è? – lo incalzò l’altro nuovamente.
- E’ il Sottoscrivente.
- Il Sottoscrivente? E chi è?
- Eh! Un disgraziato infelice che fu intelligente quanto mai prima di andare a scuola e divenne pazzo quando cominciò ad andarci.
- Ma non mi dica. Possibile?
- E’ una triste storia. Deve sapere che il Sottoscrivente non era certo un infingardo, si prodigava quanto mai per studiare e prendere bei voti, ma doveva anche dare aiuto alla famiglia lavorando, per cui sebbene fosse un gran bravo ragazzo avveniva talvolta che non avesse materialmente il tempo di studiare. Capitava quindi il giorno delle interrogazioni che il maestro consultasse il registro dei nomi redatto in regolare ordine alfabetico, per decidersi se interrogare cominciando dalla A verso la Z o viceversa.
- Ma questo ha a che vedere con la sua bizzarra follia? – chiese il Committente pensando che l’altro gli stesse raccontando avvenimenti del tutto irrilevanti.
- Oh si mi creda! Cominciò tutto da li! Mi lasci finire…quindi dicevo, il maestro decideva solo all’ultimo momento se seguire l’ordine alfabetico o meno. Considerato il fatto che il bimbo rispondeva al nome di Abate, lei potrà capire con quale languida disperazione egli si augurasse che il maestro cominciasse dal fondo del registro. Disgraziatamente però il Sottoscrivente pur essendo bimbo di grande acume e di vivace intelletto non ebbe mai la fortuna di aver spiegato da alcuno la differenza che passa tra dire “sottoscritto” o dire invece “scritto sotto”. Per lui non vi era quindi alcuna diversità tra i due modi di dire.
- Ahh…- esclamò lungamente il Committente – credo di cominciare a capire. Povero ragazzo!
- Il maestro – proseguì il Prestatore – era inoltre un cinico malevolo che godeva a dismisura nel terrorizzare quel manipolo di sventurati. Si gustava appieno l’atmosfera di panico silente che egli stesso creava sapientemente poco prima delle sue interrogazioni. Studiandosi lentamente il registro alzava gli occhietti crudeli e chiedeva.
- Dunque ragazzi, ditemi voi da quale nome cominciamo stamani?
Il timore d’essere il temuto prescelto rese il piccolo Sottoscrivente più impavido di quanto realmente lo fosse. Quel giorno nella speranza di esser ascoltato e di far cominciare quindi le interrogazioni dal nome scritto più sotto nel registro, il Sottoscrivente si alzò in piedi e disse.
- Signor Maestro la prego, dal sottoscritto per favore!
Le lascio immaginare con quale giubilo la notizia veniva accolta dai risollevati compagni che essendo a conoscenza del piccolo inconveniente grammaticale del Sottoscrivente come se non bastasse si univano tutti in coro gridando malignamente “ Sottoscriviamo, sottoscriviamo anche noi Signor Maestro!”. Il maestro non occorre neanche dirlo, nella sventura del Sottoscrivente ci sguazzava come un porco nel fango. Lo interrogava senza pietà ogni volta che il disgraziato inconsapevolmente si presentava come volontario.
- Che crudeltà! – commentò schifato il Committente.
- Una vera Via Crucis per il Sottoscrivente che malgrado tutto non riusciva proprio a capire perché mai quando chiedeva di cominciare dal nome più in basso nel registro, finiva invariabilmente per farsi interrogare egli stesso. Nessuno volle muoversi a pietà spiegandogli il suo errore. Il Sottoscrivente crescendo cominciò ad impazzire, iniziò ad odiare il proprio cognome e volle nasconderlo spudoratamente. Cominciò persino a giurare di chiamarsi Zaccaria.
- Addirittura? – si stupì il Committente.
- Eh già! Senonchè quando giunse all’ufficio anagrafe per cambiare nome, l’ufficiale gli chiese “Lei si chiama Zaccaria?”, “ Ci può giurare!” rispose cupo il Sottoscrivente.
Malauguratamente l’ufficiale non conoscendolo di persona gli chiese “Potrebbe sottoscriverlo?”. Apriti cielo! Il Sottoscrivente cominciò ad ululare “ Come faccio a scriverlo più sotto di cosi? Comincia già con la Z!” e con la bava alla bocca afferrò il registro sotto il naso dell’ufficiale ed iniziò a sbatterlo metodicamente sulla scrivania urlando “Ce l’avete con me! Maledetti, possiate crepare tutti!”.
- Mio Dio – sussurrò il Committente quasi con le lacrime agli occhi.
- Chiamarono gli infermieri che trascinarono il malcapitato in manicomio - concluse il Prestatore
- E nessuno disse niente? Nessuno cercò di difenderlo?
- Figurarsi! Sottoscrivevano tutti considerata l’assurda scenata che aveva scatenato all’ufficio anagrafe. Non saranno passati neanche sei mesi da quando è uscito dal reparto. I dottori dicono che è molto migliorato. Difatti adesso come vede è divenuto innocuo, si limita a scrivere il proprio nome più “sotto“ che può. Povero infelice.
- Ma scrive il proprio nome? Abate?
- Non sia mai! – rettificò il prestatore – quel nome è la fonte della sua disgrazia.
- E che scrive?
- Io Sottoscritto.
- Ah! – ragionò il Committente – già, mi pare giusto.
Sollevò il piede e controllò egli stesso quanto tutto ciò che il Prestatore gli aveva rivelato corrispondesse a verità.
A chiare lettere maiuscole si poteva difatti leggere per terra “ Io Sottoscritto”.
- Che assurda stranezza, povero diavolo – quasi ne sorrise il Committente – ma scrive sempre sotto le scarpe altrui?
- Oh no! Scrive dovunque, sotto i tavoli, sotto le panchine, sotto le bancarelle. Ha riempito l’intera città sa? E non bisogna contrariarlo! Se ci si azzarda a sollevare l’oggetto con cui egli ha deciso di coprire la sua firma, si altera bestialmente. Assistetti personalmente alla scena di un turista di passaggio che non si avvide della firma che il Sottoscrivente gli aveva appena lasciato sotto la valigia. Quel bel tomo dopo la breve sosta aveva deciso di proseguire il suo viaggio e sollevata la sua valigia si era persino permesso di leggere incuriosito la firma del Sottoscrivente. Si è scatenato il finimondo!
- Eh immagino! – esclamò l’altro.
- Il Sottoscrivente – spiegò il Prestatore- cominciò a strattonargli selvaggiamente la valigia sputandogli ripetutamente sul naso, in preda inoltre ad un inspiegabile delirio che gli faceva gridare “ Zaccaria! Zaccaria!” tra uno sputo e l’altro. Uno sputo ed uno Zaccaria, uno Zaccaria ed uno sputo ih, ih, ih. Dovemmo intervenire prontamente per calmarlo e spiegare al turista quale terribile offesa gli avesse arrecato.
- Ma per Dio! – esclamò vivacemente il Committente - se l’è cercata! E passi per la valigia su cui aveva incontestabilmente diritto di proprietà , ma doveva pure fargli l’affronto di leggersi comodamente quello che c’era scritto sotto? Mi pare una provocazione bella e buona.
- Vallo a spiegare a quell’imbecille di turista! – affermò il Prestatore – diceva che lui non aveva fatto niente di male e che inoltre aveva pure perso la corriera a causa del contrattempo.
- Mah! Miserie umane – concluse il Committente.
- Comunque tornando a noi – cambiò discorso l’altro – lei mi diceva che lavora commissionando prestazioni. Ciò mi interessa moltissimo. Capirà sono il Prestatore, m’intendo parecchio di prestazioni.
- Certo, certo. Dicevo appunto che considerati codesti tempi di crisi occorre affidarsi alle idee ed alla creatività. Ma mi dica, lei ha forse lavorato con qualcuno dalla riconosciuta reputazione?
- Oh si! Lavorai per lungo tempo col Richiedente.
- Ah! Il Richiedente. Bene, bene. Uomo dai sani principi. E di grazia cosa faceva per il Richiedente? - domandò con interesse il Committente.
- Tutto quello che richiedeva. Nei limiti del possibile s’intende. Uomo dai sani principi sicuramente, ma anche bizzarro ed esigente in modo insopportabile.
- Ah si?
- Oltrepassava l’attuabile mio caro signore. Dopo un buon periodo di richieste fattibili e dignitosi guadagni, costui cominciò con le stranezze richiedendomi una torta di mele senza una fetta.
- Ah! – fece il Committente quasi con imbarazzo.
- Conosce il fatto?
- Beh si, fui io a commissionarla al Richiedente. – ammise timidamente il Committente.
- Ma non mi dica! – esclamò l’altro stupefatto.
- Si, vede mi serviva proprio. Era per il compleanno di mia figlia, povera ragazza è stata abbandonata dal fidanzato e ci teneva proprio che lui venisse a casa per la sua festa. Cosicché io le imbrogliai per telefono che il fidanzato era venuto a casa nostra il tardo pomeriggio e sfortunatamente non l’aveva trovata in casa dato che lei era a lavoro. Lo testimoniava appunto il fatto che alla torta mancava una fetta che lui aveva ingerito. Incontrato casualmente il Richiedente gli commissionai la torta in questione. La portai a casa e quando mia figlia tornò le mostrai la torta manomessa.
- Non avrebbe potuto mangiarla lei la fetta? – chiese il Prestatore
- Ho il diabete – confessò l’altro.
- Me ne duole! Non avrebbe potuto gettare la fetta nella spazzatura?
- Mia figlia non ammette che si getti via la roba da mangiare e controlla sempre il cestino dell’immondizia – concluse il Committente.
- Non le dico quanto dovetti penare per trovare una torta di Lunedì mattina! E’ proprio il giorno di chiusura delle pasticcerie - gli comunicò il Prestatore.
- Ah lo so! Proprio per questo mi toccò commissionarla!
- Beh, ad ogni modo poco dopo la torta il Richiedente ebbe l’ardire di richiedermi un elefante indiano senza una zampa. Ma dico io, dove la trovo una merce così? Cercai di spiegargli l’impossibilità di soddisfare tale richiesta. Macché! Non volle sentire ragioni e mi disse che egli era il Richiedente e quindi richiedeva tutto quello che c’era da richiedere. Che mi arrangiassi io a modo mio dato che ero il Prestatore.
- Mi sembra una richiesta sproporzionata in effetti.
- Fu lei a commissionare l’elefante indiano senza una zampa? – lo interrogò sospettoso l’altro.
- Oh no no! Non fui io, si figuri, che me ne faccio di una merce simile?
- Quindi conviene anche lei che una richiesta di questo genere è fuori luogo?
- Assolutamente si – confermò il Committente.
- Anche la costruzione di un trattore a forma di banana?
- Oh Santo Cielo, certo che si!
- Allora sono a sua completa disposizione – sentenziò il Prestatore con soddisfazione.
- Bene! Lei mi sembra un giovanotto sveglio e credo proprio che possiamo metterci in affari.
- Come posso servirla? – chiese il Prestatore.
- Noi due dobbiamo inventare un nuovo sistema di condurre gli affari.
Il Prestatore rimase perplesso chiedendosi cosa mai si aggirasse nella mente di questo demone del commercio che gli stava di fronte.
- Un nuovo sistema? Ma mio caro amico, gli affari si conducono così come li vediamo da anni oramai.
- Ciò è solo un nostro pregiudizio. D’ora in poi io farò in modo di introdurre nel mercato un nuovo elemento che farà la nostra fortuna. Inventeremo il Contratto.
Il Prestatore lo guardò inarcando le sopracciglia.
- Il contratto? E cos’ è mai questo contratto?
- Me ne parlò tanto tempo fa proprio il Contraente che ne ebbe geniale intuizione. E’ un accordo scritto – spiegò l’altro – per cui si ha inconfutabile prova del fatto che Caio ha chiesto qualcosa a Sempronio e che Sempronio ha accettato la proposta di Caio.
- Inconfutabile? E cosa lo rende inconfutabile?
- Qui casca l’asino! La firma!
L’altro non credeva alle sue orecchie.
- Come il Sottoscrivente??
- No, no! Il Sottoscrivente firmando sui muri, sotto le scarpe, per terra o dove diavolo la coscienza gli suggerisca di firmare, in realtà non ha sottoscritto nessun contratto. Il contratto è un foglio di carta che si sottoscrive e si porta da un Notaio!
- Dal notaio? E chi sarebbe il notaio?
- Un dottore di riconosciuta moralità a cui si sottopone la validità del contratto stesso. Si scrive il contratto lo si firma e lo si deposita dal notaio. Al nascere di eventuali controversie si va dal notaio e si controlla ciò che stava scritto nel contratto per capire chi ha torto e chi ha ragione.
- Un po’ come un giudice?
- Ecco bravo! Vede che è già entrato nella mentalità giusta? – sorrise giubilante il Committente.
- Ma chi lo deve firmare questo cosiddetto “contratto” Caio o Sempronio?
- Entrambi mio giovane amico. Entrambi lo debbono firmare. Cosicché si possa attestare la precisa volontà di entrambi nel condurre in porto l’affare.
Il Prestatore ascoltava il discorso inebriato come non mai sforzandosi di carpire qua e là gli aspetti più controversi. Era estasiato dalla indubbia originalità della trovata.
- Credo di cominciare a capire sa? Si tratta allora di una garanzia, di un accordo che una volta siglato e scritto non si può più negare?
- Esatto! Si tratta proprio di questo. In questo modo tutte e due le parti sono tenute a rispettare quell’accordo che adesso è costituito solo dalle parole.
- E si sa che le parole volano! - si affrettò a confermare il Prestatore - sul contratto invece si scrive che “Mario Bianchi” commissiona la produzione di un armadio in legno a due ante a “Giacomo Rossi”? E’ forse cosi? Interessante, ingegnoso!
- Proprio cosi! Lo dicevo che lei è un tipo sveglio!
Il Prestatore appoggiò una mano sulla mano del Committente.
- Si ma…noi due, caro signore, cosa abbiamo a che fare con tutto questo?
- Qui casca l’asino! Noi due c’entriamo eccome! – cercò di spiegare il Committente – come lei ben diceva il signor “Mario Bianchi” commissiona un armadio a “Giacomo Rossi”. Bene! Come possiamo chiamare questi due signori se volessimo riferirci a loro in modo diverso nel contratto?
Il Prestatore sinceramente incuriosito si concesse un buon minuto di riflessione. Evidentemente non ci si poteva limitare a chiamarli “Mario Bianchi” e “Giacomo Rossi” per motivi che a lui momentaneamente sfuggivano. Dopo lunga pausa e fantasiosa cogitazione gli sembrò d’aver trovato il bandolo della matassa.
- Caio e Sempronio? – chiese convinto.
- Ma no, suvvia! Quello è solo un modo di dire popolare.
- A e B? – domandò stavolta senza convinzione.
- No, no! Troppo riduttivo!
- Ma perché mai non possiamo chiamarli semplicemente “ Mario Bianchi” e “Giacomo Rossi” in questo suo benedetto contratto? – chiese il Prestatore quasi spazientito.
Il Committente assunse un tono più persuasivo e si sforzò di usare le parole giuste.
- Vede, mio caro amico, è una questione di prassi, di eleganza. Il Contratto è un atto formale che necessita altresì di un linguaggio formale. Inoltre lei deve considerare che non tutti posseggono nomi brevi come “Mario Bianchi” e “ Giacomo Rossi”. C’è al mondo chi ha la sfortuna o la fortuna se crede, di possedere due o tre cognomi a seguito di due o tre nomi di battesimo. Lei ci pensa alla scomodità di dover scrivere un nome come Armando GianLuigi Tiziano Della Santis Colonna Ventimiglia per ogni capoverso e clausola del contratto? Ma si impazzirebbe di sicuro poco prima di finire l’inchiostro! – spiegò il Committente.
Il Prestatore cominciava a convincersi della validità della tesi. Man mano che il Committente spiegava egli veniva a trovarsi necessariamente d’accordo con quanto l’altro affermava. Iniziò inoltre ad asserire col capo senza neanche volerlo.
- Giusto, in effetti ha ragione sa? Anche la prassi è importante negli affari. Quindi lei dice che per prassi e comodità occorre cambiare il nome delle parti ed inventare uno sorta di pseudonimo?
- Si, ma non mi fraintenda per carità! Non dico di inventarsi un nome per nascondere o mistificare il proprio. Io dico di specificare il nome delle due parti solo all’inizio del contratto continuando poi nello svolgimento di quest’ultimo a riferirsi ai nomi reali usando due nomi fittizi. Solo una sostituzione per mere ragioni di semplificazione, comodità appunto. Occorre specificare però che i due nomi fittizi si stanno usando in corrispondenza dei nomi reali. Questo è fondamentale.
- Capisco, capisco – fece il Prestatore – ma allora questi due celebri nomi fittizi quali dovrebbero essere?
- Oh! Ma non occorre sforzarsi per nulla amico mio! – disse Il Committente sorridendo e battendogli una mano sulla spalla – Lei lo ha di fronte a sé ed io a mia volta l’ho di fronte a me!
- Il Committente ed il Prestatore?? – chiese conferma il Prestatore esterrefatto.
- Proprio cosi!
- Noi due?
- Certo! “Mario Bianchi” commissiona un armadio no? Ne consegue che egli è nei termini del contratto il “Committente”! Non si può negare – dimostrò con sicurezza il Committente.
Il Prestatore proprio non se l’aspettava e rimase a bocca aperta senza per questo riuscire a trovare argomenti per confutare o mettere in dubbio ciò che aveva appena sentito. Non occorreva neanche aggiungere che il signor “Giacomo Rossi” in quanto prestava opera di falegname era ai sensi del contratto il “Prestatore”. Anche questo non lo si poteva negare.
- Ciò è originalissimo – ammise riavutosi dallo stupore – Lei mio caro signore così facendo ha dato vita a migliaia di Prestatori come il sottoscritto. Ha moltiplicato la mia identità.
- Milioni! – lo corresse il Committente – e milioni anche di “Committenti” si intende.
- Ma noi cosa ci guadagniamo da tutto questo? – chiese il Prestatore convinto ormai che l’altro avesse una sicura risposta anche a questo.
- Ma i diritti d’autore per l’uso che si fa dei nostri nomi! Ecco cosa ci guadagniamo!
- Diritti d’autore?
- Soldi a palate!
Il Prestatore si convinse che non occorreva neanche chiedere cosa fossero questi “diritti d’autore”. Era ormai certo che fosse un’altra trovata geniale del suo interlocutore. Comunque l’uomo aveva un capitale ed era un turbine di idee, questo bastava ed avanzava per mettersi in affari anche se apparentemente si trattava di affari stravaganti ed incomprensibili. Ammise a sé stesso però che la storia del contratto era proprio una trovata. Il Prestatore si chiedeva come mai non ci avesse pensato mai nessuno.
- Senta, posso offrirle un caffè? – chiese dopo breve riflessione - Così ne parliamo meglio.
- Ma sicuro! – scattò immediatamente il Committente – anzi offro io.
- Non se ne parla nemmeno! Sono stato io ad invitarla!
- Bene, allora io le faccio il contro-invito – propose il Committente.
- Niente contro-invito. Venga che le offro il caffè
- Mi offendo eh?
- Ah! In questo caso, mi arrendo.
- Bene. Andiamo, andiamo – fece il Committente prendendolo a braccetto.
Si avviarono verso il caffè proseguendo il discorso.
- Senta, potrei chiederle un favore? – chiese il Prestatore assumendo un tono confidenziale.
- Tutto quello che desidera. A sua disposizione.
- Non si potrebbe trovare qualcosa di utile da far eseguire al Sottoscrivente? Povero infelice, mi piange il cuore a vederlo. Lei è un uomo cosi ingegnoso e pieno di risorse. Qualsiasi cosa andrebbe bene per quel disgraziato sa? Non fosse altro che per trovargli una distrazione dalla sua follia grafomane.
Il Committente ci pensò su mentre insieme passeggiavano per la via del mercato.
- Cos’era che scriveva di continuo? – chiese fermandosi d’un tratto.
- Io Sottoscritto! – gli rammentò il Prestatore.
L’altro si sfregò il mento asserendo con il capo.
- Io sottoscritto….io sottoscritto…il Sottoscrivente…mmm…si certo…si potrebbe!
- Che cosa? – chiese il Prestatore.
- Mi è venuta un idea. Le farò sapere al più presto quando avrò tutti i dettagli.
Il Prestatore ne fu felice, incamminandosi con il nuovo amico e compagno di affari per la via verso il successo pensò che quella doveva essere indubbiamente una buona giornata per lui.
Poi fu preso da un piccolo dubbio.
- Ma scusi, lei non doveva andare alla Stazione? – chiese al Committente.
Il Committente vistosi preso in castagna, sorrise un po’ in imbarazzo.
- Posso confidarle un segreto mio giovane amico?
- Prego!
- Sono anni che qui al mercato vado chiedendo a tutti dov’è la Stazione e non ci sono mai andato.
- Ah! Questa è buona. Ih, ih, ih.
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