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DA ESERCIZI DI STILE di Raymond Queneau

MARIA LUISA,FERNANDA,GERARDO,MARTINO. Commedia Atto primo Scena I {Sulla piattaforma posteriore di un autobus S, un giorno alle dodici}. BIGLIETTAIO Biglietto signori! {Alcuni viaggiatori gli porgono del denaro). Scena II {L'autobus si arresta). BIGLIETTAIO Si scende in testa! Avanti c^è posto! Completo! Dling, dleng! Atto secondo Scena i {Stesso ambiente). PRIMO PASSEGGERO {giovane, collo lungo, una. treccia. intorno al cappello) SI direbbe, signore che ella mi comprime volontariamente i piedi! SECONDO PASSEGGERO (fa spallucce).. Scena II (Un ferzo passeggero scende). PRIMO PASSEGGERO (ad alta voce, agli astanti) Per- dirindindina! Un posto libero! Volo! (si precipita su di un sedile e lo occupa). Atto terzo Scena I (Cour de Rome}. UN GIOVANE ELEGANTE (al primo passeggero, ora pe- done) La sciancratura del tuo soprabito è troppo larga. Dovresti stringerla un poco spostando il bot- tone superiore.... Scena II (A bordo di un autobus S, davanti a Cour de Rome). QUARTO PASSEGGERO Perbacco! Ecco il tizio che po- co fa era con me sull'autobus e che litigava con. quel brav'uomo! Incontro curioso, fede miai Ne trar- rò una commedia in. tre atti!

PAOLA Modern style Okey baby, se vuoi proprio saperlo. Mezzogiorno, autobus, in mezzo a una banda di rammolliti. Il più rammollito, una specie di suonato con un collo da strangolare con la cordicella che aveva intorno alla berretta. Un floscio incapace anche di fare il palo, che nel pigia-pigia, invece di dar di gomito e di tacco co- me un duro, piagnucola sul muso a un altro duro che dava di acceleratore sui suoi scarpini - tipi da colpire subito sotto la cintura e poi via, nel bidone della spaz- zatura. Baby, ti ho abituata male, ma ci sono anche ometti di questo tipo, beata tè che non Io sai. Okey, il nostro fiuta l'uppercut e si butta a sbavare su un posto per mutilati, perché un altro rammollito se l'era filata come se arrivasse la Madama. Finis. Lo rivedo due ore dopo, mentre io tenevo du- ro sulla bagnarola, e che ti fa il paraplegico? Si fa met- ter le mani addosso da un floscio della sua razza, che gli fiata sulla balconata una storia di bottoni su e giù che sembrava Novella Duemila.

ELIO Contadino Uno poi dice la vita, neh... Ero montato sula corie- ra, no? e vado a sbatere in un balèngo col colo che so- miliava 'n polastro e 'n capelino legato con 'na corda, che mi cascasero gli ochi se dico bale, che non era un capelino ma somiliava 'n caciatorino fresco. Va ben, poi sucede che quel tarluco, che secondo me sarò anche gnorante ma è bruta gente che dovre- bero meterla al Cotolèngo, si buta a fare un bordelo del giuda faus con un altro che gli sgnacava i gomiti nei reni, che deve far 'n male boja, mi ricordo quando c'avevo i calcoli e le coliche, che sono andato a fare li esami da un profesorone di queli là, e fortuna che non era un bruto male come quelo del Masulu che l'anno aperto e l'anno chiuso, diu che brute robe ci sono a sto mondo, certe volte è melio che il siniore ci da un bel lapone e via. Cara grasia che quela storia de la coriera a l'è finita ancora bene perché quel tabalorio là non l'a piantata tropo lunga e l'è andato a stravacarsi da n'altra parte. Certe volte mi domando se le combinasioni uno le fa aposta o no, ma guarda tè, mi venise l'echio cipoli- no sul ditone del piede se dico bugia, crusin cruson, due ore dopo vado a sbatere proprio in quelo di prima, davanti alla stasione de le coriere, che parla con uno vestito da siniore che toca qui foca la, li dice di stare più abotonato. Oh basta là, quei li ci an proprio del tempo da per- dere.

SAVERIO Ode Sull'autobussolo sul’autobissolo l'auto dell'essele l'auto-da-fé che va da sé perepepé, a sussultoni a balzelloni dal capolinea al lina-pié, un giorno calido tepido ed umido un tipo sucido un tipo livido collo da brivido cappello in bilico di prezzo modico, ecco ristà. Sul cappellicolo di quel ridicolo ci sta un nastricolo tutto intrecciatolo e quello impavido col volto rorido grida a un omuncolo che col peduncolo gli preme il ditolo grosso del pié. Quello s'intignola volano sventole chi insulta pencola quindi si svicola corre a una seggiola vi posa il podice quivi rannicchiasi, se ne sta. zitt. Caso incredibile, dall'automobile di stesso tìtoloal perpendicolo del di solar, vedo il terricolo di cui fantastico in conciliabolo con tipo subdolo che intrattenendolo su temi frivoli gli mostra il bucolo d'impermeabile forse un po' comico dove un bottuncolo dovrebbe illico esser spostatelo un po' più in su.

TONY Tanka II carro avanza Sale con il cappello Subito un urto A sera a San Lazzaro questione d'un bottone

MARIA LUISA Sogno 1 Mi pareva che tutto intorno fosse brumoso e bianca- stro tra presenze multiple e indistinte, tra le quali si stagliava tuttavia abbastanza netta la figura di un uomo giovane, il cui collo troppo lungo sembrava manifestar- ne da solo il carattere vile e astioso. Il nastro del suo cappello era sostituito da una cordicella intrecciata. Poco dopo ecco che discuteva con un individuo che in- travvedevo in modo impreciso e poi — come colto da sùbita paura — si gettava nell'ombra di un corridoio. Un altro momento del sogno me lo mostra mentre procede in pieno sole davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti fare aggiungere un bottone al tuo soprabito ». A questo punto mi sono svegliato.

PIER ANTONIO Sogno2

PINA ROSA Svolgimento
Ieri la signora maestra ci ha portato a fare la con- sueta gita in autobus (linea S) per fare interessanti esperienze umane e capire meglio i nostri simili. Ab- biamo socializzato con un signore molto buffo dal col- lo molto lungo che portava un cappello molto strano con una cordicella attorno. Questo signore non si è comportato in modo molto educato perché ha litigato con un altro signore che lo spingeva, ma poi ha avuto paura di prendersi un bei ceffone ed è andato a seder- si su un posto libero. Questo episodio ci insegna che non bisogna mai perdere il controllo di noi stessi e che, se sappiamo comprenderci l’un l'altro perdonan- doci reciprocamente i nostri difetti, dopo ci sentiremo molto più buoni e non faremo brutte figure. Due ore più tardi abbiamo incontrato lo stesso si- gnore col collo lungo che parlava davanti a una stazio- ne grandissima con un amico, il quale gli diceva delle cose a proposito del suo cappottino. La signora maestra ci ha fatto osservare che que- sto episodio è stato molto istruttivo perché ci ha in- segnato che nella vita accadono molte coincidenze cu- riose e che dobbiamo osservare con interesse le perso- ne che incontriamo perché potremmo poi reincontrar- le in altra occasione.

LUCIA Aspetto Soggettivo I
Non ero proprio scontento del mio abbigliamento, oggi. Stavo inaugurando un cappello nuovo, proprio grazioso, e un soprabito di cui pensavo tutto il bene possibile. Incontro X davanti alla Gare Saint-Lazare che tenta di guastarmi la giornata provando a convin- cermi che il soprabito è troppo sciancrato e che do- vrei aggiungervi un bottone in più. Cara grazia che non ha avuto il coraggio di prendersela col mio copri- capo. Non ne avevo proprio bisogno, perché poco prima ero stato strigliato da un villan rifatto che ce la met- teva tutta per brutalizzarmi ogni qual volta i passeg- geri scendevano o salivano. E questo in una di quelle immonde bagnarole che si riempiono di plebaglia pro- prio all'ora in cui debbo umiliarmi a servirmene.

SANDRA Altro aspetto soggettivo C'era oggi sull'autobus, proprio accanto a me, sul- la piattaforma, un mocciosetto come pochi — e per for- tuna, che son pochi, altrimenti un giorno o l'altro ne strozzo qualcuno. Ti dico, un monellaccio di venticin- que o trent'anni, e m'irritava non tanto per quel suo collo di tacchino spiumato, quanto per la natura del nastro del cappello, ridotto a una cordicella color sin- ghiozzo di pesce. Il mascalzoncello gaglioffo! Bene, c'era abbastanza gente a quell'ora, e ne ho approfittato: non appena la gente che scendeva e sa- liva faceva un po' di confusione, io tac, gli rimavo il gomito tra le costolette. Ha finito per darsela a gam- be, il vigliacco, prima che mi decidessi a premere il pedale sui suoi fettoni e a ballargli il tip tap sugli al- lucini santi suoi! E se reagiva gli avrei detto, tanto per metterlo a disagio, che al suo soprabito troppo at- tillato mancava un bottoncino. Tiè!

GENNARO Olfattivo
In quell'Esse meridiano v'erano, oltre agli odori abituali, puzza d'abati, di defunti presunti, d'uova al burro, di ghiandaie, d'ascie, di pietre tombali, d'ali e di flatulenze e petonzoli, di pretonzoli, di sillabe e water closets, di bignami e colibri, v'era un sentore di collo, giovane e scapicollo, un afrore di treccia, un un- tume di rogna, esalazioni di fogna e miasma d'asma, cosi che poco dopo, tra profumi d'issopo, passando alla stazione tra esalazioni d'icone, sentii l'odore esta- tico di un cosmetico eretico ed erratico, di un giovi- nastro emetico e di un bottone fetido, maleolente e insipido.

SANDRA Gustativo Che autobus saporoso! Curioso... Ciascun autobus ha il suo gusto particolare. Luogo comune ma vero, basta provare. Quello — un S, a voler esser franchi — sapeva di nocciolina tostata, se capite. La piattaforma, anzitutto, lasciava sulle papille una traccia di noccioli- na, non solo tostata, ma pesticciata - e mantecata. E poco distante un buongustaio — se ve ne fossero stati — avrebbe potuto leccare qualcosa di salmastro come un collo d'uomo acre sulla trentina. Venti centimetri so- pra, un palato raffinato, e in cerca d'emozioni, avreb- be goduto della rara esperienza di una tenera treccia al cacao. E poi assaporammo il sale della disputa, l'a- maro dell'irritazione, l'asprigno della collera, il dol- ciastro della rancorosa viltà. Due ore dopo, il dessert. Un bottone di soprabito, mandorlato.

MARTINO Pronostici Quando verrà mezzogiorno ti troverai sulla piatta- forma posteriore di un autobus dove si comprimeran- no dei viaggiatori tra i quali tu noterai un ridicolo gio- vincello, collo scheletrico e nessun nastro intorno al feltro molle. Non si sentirà a proprio agio, lo sciagura- to. Penserà che un tale lo spinge a bella posta, ad ogni passaggio di gente che sale e che scende. Glielo dirà, ma l'altro, sdegnoso, non risponderà motto. Poi il ri- dicolo giovincello, preso dal panico, gli sruggirà sotto il naso, verso un posto vacante. Lo rivedrai più tardi, Cour de Rome, davanti alla stazione di San Lazzaro. Un amico lo accompagnerà, e udirai queste parole: «II tuo soprabito non si chiude bene, occorre che tu faccia aggiungere un bottone».

NIETTA Ignoranza Io proprio non so cosa vogliono da me. Va bene, ho preso la S verso mezzogiorno. Se c'era gente? Cer- to, a quell'ora. Un giovanotto dal cappello floscio? Perché no ? Io vado mica a guardare la gente nelle pal- le degli occhi. Io me ne sbatto. Dice, una specie di cor- doncino intrecciato? Intorno ai cappello? Capisco, una curiosità come un'altra, ma io queste cose non le noto. Un cordoncino... Boh. E avrebbe litigato con un altro signore? Cose che capitano. E dovrei averlo rivisto dopo, un'ora o due più tar- di? Non posso negarlo. Capita ben altro nella vita. Guardi, mi ricordo che mio padre mi raccontava sem- pre che...

CATERINA Epentesi Uon giuomo vierso miezzogiorno suopra lua piat- tafuorma puos tenore di uon autuobus diella lineia S vuidi uon giuovane dual cucilo truoppo luongo chie puortava uon cappiello circhiondato dua uona cuordi- cella intrecciuata. Iegli tuosto apostruofò iel siuo vui- cino prietendendo chie costiui faciueva appuosta a pe- stuargli i piuedi uad uogni fiermata. Puoi rapiduamente abbanduonò lua discussiuone pier gettuarsi siu d'uon puosto libuero. Luo rivuidi qualchue uora pioò dardi davianti ualla staziuone Suaint-Laziare uin gruan convuersazione cuon uon cuompagno chie gli suggeriiva dui fuar ri- sualire uon puoco il buottone diel siuo suuuuuuuuu- uuuuuoprabito.

FRANCESCA Anglicismi
Un dèi, verso middèi, ho takato il bus and ho seen un yungo manno con uno greit necco e un hatto con una ropa texturata. Molto quicko questo yungo man- no becoma crazo e acchiusa un molto respettabile sir di smashargli i fitti. Den quello ninna tovardo un anocchiupato sitto. Leiter lo vedo againo che ualcava alla steiscione Seintlàsar con uno friendo che gli ghiva suggestioni so- pro un bàtton del cot.

Maria PAOLA Francesismi Allora, un jorno verso mesojorno egli mi è arrivato di rencontrare su la bagnola de la linea Es un signor molto marante con un cappello tutt'afEatto extraordi- nario, en turato da una fisella in luogo del rubano et un collo molto elongato. Questo signor là si è messo a di- scutar con un altro signor che gli pietinava sui piedi expresso; e minacciava di lui cassare la figura. Di' dun- que! Tutto a colpo questo mecco va a seder su una piazza libera. Due ore appresso lo rivedo sul trottatoio di Cour de Rome in treno di baladarsi con un copino che gli sug- gère come depiazzare il bottone del suo perdisopra. Tieni, tieni, tieni!

MARIA Dunque, cioè Dunque, cioè, l'autobus è arrivato. Cioè ci sono montato; dunque, cioè, ho visto un tipo che mi ha col- pito. Cioè, ho visto, dunque, quel collo lungo e la trec- cia intorno, dunque, al suo cappello. Cioè, dunque, lui si è messo a baccagliare col vicino che cioè gli mar- ciava sui ditoni. Cioè, dunque, lui è andato a sedersi. Dunque, più tardi, cioè alla Gare Saint-Lazare, l'ho rivisto, dunque. Cioè, era con un tale che, dunque, gli diceva, cioè quel tale: «dunque, dovresti far mettere un altro bottone, dunque, al soprabito. Cioè».

ROSALBA Telegrafico BUS COMPLETO STOP TIZIO LUNGOCOLLO CAPPELLO TRECCIA APOSTROFA SCONOSCIUTO SENZA VALIDO PRETESTO STOP PROBLEMA CONCERNE ALLUCI TOC- CATI TACCO PRESUMIBILMENTE AZIONE VOLONTARIA STOP TIZIO ABBANDONA DIVERBIO PER POSTO LIBERO STOP ORE DUE STAZIONE SAINTLAZARE TIZIO ASCOLTA CONSIGLI MODA INTERLOCUTORE STOP SPO- STARE BOTTONE SEGUE LETTERA STOP.

MARTINO E GERARDO inatteso Gli amici erano riuniti al bar quando Alberto li rag- giunse. V'eran Renato, Roberto, Adolfo, Giorgio e Teodoro. —Come va? domandò cordialmente Roberto. — Non c'è male, disse Alberto, Chiamò il cameriere. — Penod, disse. Adolfo si voltò verso di lui. — Allora, Alberto, che c'è di nuovo? Non molto. — È una bella giornata, disse Roberto. — Un po' freddina, disse Adolfo. ~ Sai, ho visto una cosa curiosa oggi, disse Alberto. — Però fa caldo lo stesso, disse Roberto. — Cosa? domandò Renato. — Sull'autobus, tornando a casa, disse Alberto. — Quale autobus ? —La S. — E che cosa hai visto?' domandò Roberto. — Ne ho attesi tre, prima di poter salire. — A quell'ora è normale, disse Adolfo. —Ma allora, cosa hai visto? domandò Renato. —Eravamo pigiadssimi, disse Alberto. —Occasione buona per un palpeggio. —Ah, disse Alberto, non è quello... — E allora dicci! — Vicino a me c'era un tipo buffo. — Come? domandò Renato. — Come se lo avessero allungato. — Supplizio di stiramento, disse Giorgio. — E il cappello... un cappello curioso... — Come? domandò Renato. — Niente nastro. Una treccia. — Le pensano tutte, disse Roberto. — D'altra parte, continuò Alberto, era un attacca- brighe. — Perché? domandò Renato. — Piantava grane col vicino. — In che modo? domandò Renato. — Diceva che gli pestava i piedi. — Apposta? domandò Roberto. — Apposta, disse Alberto. — Tutto qui? domandò Renato. —No. La cosa curiosa è che l'ho rivisto due ore dopo. — Dove? — Alla Gare Sainr-Lazare. — E che diavolo ci faceva? — Non so, disse Alberto. Andava avanti e indietro con. un amico che gli faceva notare che un. bottone del suo soprabito era troppo basso. — È esattamente il consiglio che gli ho dato, disse Teodoro.

GERARDO E MARTINO Lettera ufficiale

Ho l'onore di informare la S.V. dei fatti sotto espo- sti di cui ho potuto essere testimone tanto imparziale quanto orripilato. In questa stessa giornata, verso mez- zogiorno, mi trovavo sulla piattaforma di un autobus che andava da rue de Courcelles verso place Cham- perret. Detto autobus era pieno, anzi più che pieno, oso dire, perché il bigliettario aveva accolto un sovraccari- co di numerosi postulanti, senza valide ragioni e mosso da una eccessiva bontà d'animo che lo portava oltre i limiti imposti dal regolamento e che pertanto rasentava il favoritismo. A ogni fermata il movimento bidirezio- nale dei passeggeri in salita e in discesa non mancava di provocare una certa ressa tale da incitare uno di det- ti passeggeri a protestare, anche se con qualche timi- dezza. Devo riconoscere che detto passeggero andava a sedersi non appena rilevatene la possibilità. Mi si consenta di aggiungere al mio breve esposto un particolare degno di qualche rilievo : ho avuto l'oc- casione di riconoscere il sopra menzionato passeggero qualche tempo dopo in compagnia di un personaggio non meglio identificato. La conversazione intrapresa dai due con animazione sembrava vertere su questioni di natura estetica. In considerazione di quanto sopra descritto prego la S.V. di voler cortesemente indicarmi le conseguenze che debbo trarre dai fatti elencati e l'atteggiamento che Ella riterrà opportuno che io assuma per quanto concer- ne la mia successiva condotta. Nell'attesa di un cortese riscontro assicuro alla S.V. i sensi della mia profonda considerazione e mi dico con osservanza... ecc. ecc.

REPERTORIO