L'Ottocento
Vertenze tra il Comune di Modugno e il Riunito
I rapporti tra il Riunito e il Comune di Modugno non furono sempre cordiali: da un lato si avevano sempre maggiori
richieste legittime, dall'altro si dovevano fare i conti con le esigenze dei bilanci sovente deficitari. Risultano
comprensibili le lamentele dei Marinesi nei confronti dell'Amministrazione comunale di Modugno, con la quale sorsero
diverse controversie tra cui quella per la nuova chiesa e il relativo balzello per il finanziamento dell'opera
pubblica, la richiesta di una campana di maggiori dimensioni, il cimitero ed altre minori a carattere amministrativo.
Una questione a lungo dibattuta fu quella relativa al dazio sui macinati, l'unico rimasto dopo l'eliminazione di
quello sulla cottura del pane. L'imposta era fissata in un tornese a rotolo. I tre mugnai del Riunito Pascazio
Nicola, Maiorano Leonardo e Maiorano Vincenzo (questi ultimi due erano i rappresentanti della comunità palesina
nel Decurionato, uno come decurione e l'altro come Eletto Aggiunto) rifiutarono di pagare il dazio. Intervenne
l'Intendente di Bari che invitò il Comune a pervenire ad una bonaria transazione. Tuttavia il Decurionato
richiese 260 ducati, mentre i tre mugnai erano disposti a non andare oltre i 200 ducati. Il Decurionato, di fronte
a tale situazione, sostenne che non poteva dare luogo ad alcuna ulteriore riduzione dato che Modugno con 6000 abitanti
pagava allo Stato di "pesi civici e pesi finanziari" 4.203 ducati, mentre Palese, con una popolazione
superiore a 500 abitanti, in proporzione avrebbe dovuto 350 ducati mentre la somma richiesta era notevolmente inferiore.
Inoltre veniva fatto notare come i Modugnesi fossero sottoposti al altri dazi (sul pesce prezzo, sui salumi, sulle
carni, etc.) che invece non erano dovuti dai Marinesi, accusati di avere i medesimi diritti degli abitanti di Modugno,
ma di contribuire in misura minore alle spese. L'Intendente accolse le ragioni di Modugno, ordinando che la somma
richiesta di 260 ducati diventasse transazione forzata e invitò l'Amministrazione Comunale a ripartirla
tra i tre mugnai. Ai due Maiorano toccò pagare 105 ducati ciascuno, essendo proprietari dei mulini e potevano
vantare una più ampia clientela poiché erano del posto; al Pascazio toccò pagare 50 ducati
in quanto aveva in affitto il mulino ed era forestiero, essendo originario di Bari.
I rapporti tra il Comune e la sua Frazione divennero molto tesi nel 1859. I Palesini, in quell'anno, inviarono
una petizione al re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, recatosi a Bari per le nozze del figlio Francesco
con Maria Sofia di Baviera, con la quale reclamavano di costituirsi in comune autonomo. Nella petizione al sovrano
venivano elencate tutte le precedenti vertenze con Modugno: l'esosità dei tributi, la mancata osservanza
della proporzione tra i chiamati alla leva di Palese e quelli di Modugno, di non aver finanziato la costruzione
della chiesa e di tardare nei lavori di esecuzione del cimitero. Il Decurionato il 19 giugno 1859 replicò
all'esposto degli abitanti di Palese con una relazione inviata all'Intendente: " Essere la popolazione
del villaggio Palese di 815 abitanti e quella di questo Comune di 8459: nell'insieme 9274. La prima sta alla seconda
come uno a dieci. I bisogni dell'amministrazione pel 1858 erano di ducati 5388,86, al villaggio riunito ricadeva
per l'undicesima parte ducati 489,89: ne pagò ducati 454,85 con un ruolo transattivo pè dazi non
appaltati.... Per lo corrente esercizio, quantunque la cifra bisognevole è di ducati 5356,36, pure Palese
corrisponde 412,35 molto in sotto di ciò che avrebbe dovuto…. Queste somme possono confrontarsi colle proposte
daziarie e con gli stati finanziari del passato e del presente anno e si vedrà che i supplicanti si sono
fatti ad immaginare somme esuberanti le reali e che socio stati agevolati e non già aggravati. Se il metodo
della riscossione dei mentovati' balzelli è quello della transazione, debbono imputare a loro il non essere
stati offerenti. È però si procede in piena regola alla formazione del ruolo, coll'intervento immancabile
del Decurione del villaggio e si sente a dippiù quell'Eletto, firmandosi il tutto in Decurionato dal Consigliere
Delegato dal Sig. Intendente. L'affissione e pubblicazione si adempie ritualmente. Come si può aversi l'animo
di asserire occultazioni mentre essi sono stati reclamati? Chi presenta la doglianza, già manifesta la scienza
della tassa assegnata e chiede la diminuizione.
In ordine alla leva è da riflettersi che, essendo Palese unita a Modugno, forma con questo un solo Comune,
e perciò unico dev'essere l'allistimento ed il sorteggio. Il Sig. Intendente ed il consiglio della Intendenza
hanno ritenuto una quota di Modugno e del villaggio Palese: si, sono sempre coscienziosamente e con la massima
esattezza eseguiti i sorteggi. tanto è vero che gli allistati di Palese hanno presenziato, ne mai alcuno
di essi si è doluto. Con la leva del 1859 ha dato un requisito per essere stati favoriti dalla sorte.
Perciò che ottiene alla edificazione della chiesa del villaggio anzidetto è da sapersi che venne
costruita sul montare dei pesi civici annui che gli abitanti versavano alla cassa comunale e la somma a tale opera
destinata, segregati tali pesi dal far parte dei bisogni dell'Amministrazione, la chiesa si costruiva a spese di
questo comune che altresì pagò di proprio gli ultimi ducati 300. Il sepolcro è in corso essendosi
messo mano all'opera. Non poteva cominciarsi senza l'approvazione del Ministro dell'Interno e senza definirsi se
in appalto o in economia dovevano eseguirsi i lavori.
A parte le ragioni espresse che hanno confutato gli addetti motivi, il villaggio di Palese non è suscettibile
di elevarsi a Comune per le seguenti riflessioni:
l. - Manca la idoneità nel personale per cariche amministrative: sindaco, eletti, conciliatori, decurioni.
Vi sono appena sette o otto individui che materialmente scrivono i loro nomi e, tranne Lovergine, gli altri appartengono
alla famiglia Maiorano e sono fra loro in istretti vincoli di parentela.
2. - Le capanne o pagliaie, eccettuato qualche rozzo fabbricato, sono li ricoveri di quegli abitanti, dispersi
nei predii rustici fra il circuito di circa due miglia ".
Il Decurionato dimostrò con un dettagliato computo che per tutte le spese a carico di Palese (maestri, medico
condotto, etc.) erano necessari 716 ducati annui, mentre i Palesini ne pagavano solo 454. Si chiedeva dove fosse
la gravosità dei dazi degli abitanti del Riunito e concludeva il rapporto con queste parole: "che
la domanda dagli abitanti del villaggio di Palese, inoltrata per essere questo eretto a Comune e separato da Modugno,
come priva di qualsiasi fondata ragione non merita il menomo ascolto, anzi è uopo che si respinga."
La relazione fu così obiettiva e convincente che la petizione dei Palesini non ebbe alcun risultato e il
villaggio continuò ad essere frazione di Modugno.
Il Cimitero
Il Villaggio Riunito non disponeva di un cimitero ove seppellire i propri morti che venivano tumulati nei comuni
di appartenenza: Bari, Bitonto e Modugno. In un primo tempo, agli inizi del XIX secolo, probabilmente le salme
erano sepolte nel sotterraneo di una chiesetta preesistente, iniziata e non completata, che successivamente crollò.
Tale chiesa, citata in una deliberazione decurionale, doveva essere ubicata nel centro del villaggio, ove nel 1846
fu edificata la chiesa di S. Michele Arcangelo. Tale supposizione è avvalorata dal ritrovamento nel 1959,
quando la struttura ottocentesca fu abbattuta, di alcuni resti umani. Tale sepolcro non poteva risalire alla chiesa
del 1846, dato che a quell'epoca era già entrato in vigore il divieto di seppellire i morti all'interno
delle chiese; doveva, quindi, appartenere alla chiesa crollata.
Nel 1855 il Decurionato stabilì di costruire un "sepolcro" nel villaggio onde tumulare
i morti " perché di estrema urgenza per i Palesini, i quali nella stagione di verno, specialmente
quando quelle vecchie strade si rendono impraticabili, sono spesso costretti a tenere per più giorni i cadaveri
nelle proprie case, vedendosi ingiustamente inabilitati a poter prestare l'estremo uffizio di pietà ai loro
cari congiunti ". Il Comune stanziò la somma di 150 ducati per la costruzione del sepolcro, incaricando
l'ingegnere Nicola Domenico Gianvecchio di elaborare il progetto. Poiché la cifra stanziata non era sufficiente
per eseguire i lavori, il vicario-curato di Palese propose che " al di più della spesa occorrente
si sopperisca dalle oblazioni che potranno raccogliersi dai fedeli, avendo all'oggetto (l'arcivescovo) dato
tutte le facoltà anche per far lavorare quei naturali nei giorni festivi ". In questo modo si sarebbe
realizzata una notevole riduzione delle spese avvalendosi di manodopera volontaria e gratuita. Il sepolcro (spesso
chiamato anche tumulo nelle deliberazioni) fu costruito in economia sotto la sorveglianza della Deputazione Comunale
delle opere pubbliche, del vicario-curato e dell'Eletto di Palese con una spesa di 150 ducati a carico dell'Amministrazione
Comunale e 95 ducati con oblazioni volontarie. Si trattava di una cripta sotterranea chiusa da un lastrone calcareo
e sulla volta così eretta vi era una piccola costruzione per l'osservazione richiesta dalla legge prima
della sepoltura, ossia prima che i cadaveri, con o senza cassa di legno, fossero calati nella fossa comune. Nel
1865 a Palese si verificarono alcuni decessi causati dal colera e il Decurionato di Modugno, con deliberazione
del 14 dicembre 1865, fece eseguire dei lavori di riparazione al sepolcro <<onde impedirne le fetide esalazioni
che si tramandavano dalle sepolture del vecchio lastrico>>. Il 20 ottobre 1873, dietro sollecitazione
delle Autorità Provinciali, il Consiglio Comunale finalmente deliberò di costruire a Palese un cimitero.
Il vice-sindaco, come testimonia una deliberazione del 1874, propose un suolo sito a nord-ovest della borgata,
tra la Ferrovia e la strada provinciale Bari-Giovinazzo, per la costruzione dell'opera. Esso fu tuttavia escluso
per l'eccessiva spesa necessaria a ragione della natura calcarea del terreno avente poco spessore e dalla lontananza
dalle abitazioni di Macchie, i cui abitanti avevano chiesto di essere uniti a Palese e un'ordinanza prefettizia
del 26 febbraio 1873 disponeva la sepoltura dei morti di Macchie a Palese. Il Comune di Modugno chiese a Bari il
22 aprile 1876 di creare un consorzio per la costruzione e la manutenzione di un cimitero comune alle due frazioni,
ripartendo, giustamente, le spese. Non se ne fece nulla e nella deliberazione comunale del 7 gennaio 1890 si stabiliva
che non era più necessario costruire un cimitero consortile in Palese e fu deciso di dotarsi di un carro
funebre per trasportare i morti dalla borgata a Modugno. È probabile che a partire da tale data il "sepolcro"
non fu più utilizzato e gli abitanti di Palese tornarono ad essere sepolti nei cimiteri di Bari, Modugno
e Bitonto. Nel 1922 il vice-sindaco di Palese ripropose alle Amministrazioni Comunali di Bari e Modugno di costituire
un per la realizzazione del cimitero in comune per Palese e Macchie; nonostante il parere favorevole del Consiglio
Comunale di Modugno espresso nella riunione del 26 giugno 1922, il problema del cimitero non fu risolto che nel
1931, quando Palese era diventata frazione di Bari. Il cimitero venne costruito nella zona a sud della borgata
su via Modugno, precisamente nella strada Lenze.
Il viale del cimitero