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Muniti di tre Zodiac
e di tre motori Mercury da 35 hp sei alpinisti giungono
fino a 300 km. dal luogo in cui 40 anni fa Umberto Nobile
piantò la "tenda rossa".
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Un'impresa fuori dal
comune, fra l'imperversare delta bufera e la morsa dei ghiacci,
che ha collaudato con esito positivo nuove attrezzature
e nuovi mezzi di locomozione.
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Angelo e Fulvio Casari,
padre e figlio, ex alpino Il primo, maestro di sci di Barzio,
Valsassina, il secondo;
Bruno Patelli di Bergamo,
bancario;
Giampiero Ceccato,
di Vicenza, aiuto macchinista delle Ferrovie dello Stato;
Silvio Gadda, di Milano,
artista decoratore;
Pietro Orso, di Milano,
albergatore, fotografo ed esperto nautico.
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Questi sei uomini
hanno compiuto, dal 16 giugno al 7 agosto di quest'anno,
una impresa eccezionale: un viaggio da Milano al Polo nord,
fino a 300 km. dal punto in cui, 40 anni fa, venne innalzata
la « tenda rossa » di Umberto Nobile.
Un viaggio che, nonostante
le disponibilità che offrono la tecnica e l'industria di
oggi, è sempre irto di pericoli d'ogni genere.
Tutto è andato bene
per I coraggiosi alpinisti, che il 7 agosto erano di nuovo
sul familiare sagrato di piazza del Duomo a Milano.
Ma non tutto è andato
liscio durante il viaggio; se c'era bisogno di una verifica,
i componenti della spedizione hanno avuto la dimostrazione
che la natura, là dove si presenta più ostile all'uomo,
dispone di una forza che nessuna tecnica è ancora riuscita
a domare.
Fra i ghiacci sterminati
del Polo questi uomini hanno indubbiamente sentito, in più
di un'occasione, la morte sfiorarli senza che essi potessero
fare affidamento altro che sulla buona sorte.
D'altra parte, è pur
vero che le condizioni in cui si è svolta la spedizione
erano ben diverse da quelle in cui 40 anni fa operò la spedizione
Nobile.
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L'attrezzatura infatti
era modemissima:
quattro quintali di
alimenti confezionati sottovuoto per impedire il deterioramento,
sufficienti per più di 3 mesi;
armi per la caccia;
vestiario scelto in
base alle esperienze acquisite durante le scalate invernali
nelle Alpi o le spedizioni all'Himalaya, dove si raggiungono
spesso temperature polari;
tende isotermiche,
sacchi a pelo, ricambi e attrezzi di ogni tipo;
tre canotti Zodiak,
offerti dalla Generai Boato di Milano, equipaggiati con
3 motori fuoribordo Mercury da 35 hp, offerti dalla Marine
Motors Italia.
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È indubbio che questi
ultimi costituiscono l'elemento più nuovo e caratteristico
della spedizione.
La perfetta dimostrazione
di funzionalità fornita dai motori Mercury (che non hanno
mai accusato la minima noia meccanica e hanno dimostrato,
anche in simili condizioni climatiche, una robustezza e
una funzionalità eccezionali) dimostra il notevole livello
qualitativo della normale produzione Kiekhaefer.
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Come hanno raccontato
gli stessi protagonisti, i canotti sono stati utilissimi
per navigare tra i ghiacci.
Data la loro elasticità,
infatti, difficilmente potevano essere schiacciati dalla
banchisa, mentre la loro leggerezza li rendeva il mezzo
ideale per proseguire in condizioni climatiche proibitive.
Spostando poi i battelli
sulla banchina come slitte, spesso i tubolari urtavano con
forza contro lame e spuntoni di ghiaccio, taglienti come
coltelli, senza riportare il minimo danno.
È una prestazione
che pareva incredibile ma i componenti della spedizione
l'hanno apprezzata in modo particolare, dopo aver ripetutamente
rischiato di « bucare ».
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Una curiosa immagine:
ogni spedizione polare,
dopo gli opportuni rilevamenti segnala con una colonnina
di pietre il punto ove dovrebbe passare il circolo polare
Artico.
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Last Update
07.03.2012
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