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chi avuto un gommone negli anni '80 difficilmente "521" è solo un numero senza
significato.
Per i più è una sigla
storica, in genere legata a ricordi bellissimi, di "primo gommone"
o di navigazioni impegnative ma spensierate Per oltre un decennio,
tra il 1977 ed il 1988, questo modello della OMC fu "il più amato
dagli italiani", poi lentamente , grazie a meccanismi legislativi
e di mercato che permisero la "truffa legalizzata" dei
25 hp depotenziati (in pratica si mettevano in vendita motori di
potenza largamente superiore "strangolati" con fermi della
cui semplice asportabilità il potenziale utente veniva ben
informato da concessionari e riviste del settore, salvo glissare
sulle potenziali conseguenze legali e soprattutto penali di tale
asportazione) la preferenza dei diportisti si spostò su motori più
prestanti, in grado di permettere quel salto di qualità che dal
grosso smontabile o dal piccolo RIB portò il diportista italiano
prima al "cinque metri full optional" e poi …oltre.
Per onestà, va
detto che, senza l'aiuto involontario della normativa italiana dell'epoca,
che, non prevedava limiti alla cilindrata, e ne permise la messa
in vendita come 20 hp/elica, pur essendo la reale potenza espressa
decisamente esuberante, neppure il 521 forse sarebbe stato un motore
di così grande successo.
Di certo però
sarebbe stato ricordato come un motore "indistruttibile". E questa
fama continua a seguirlo tuttora sul mercato dell'usato, dove anche
gli esemplari più vecchi sono ancora molto apprezzati e scambiati
a quotazioni di tutto rispetto, nonostante sia innegabilmente superato
per alcuni aspetti, quali la silenziosità non certo da record.
L'EVOLUZIONE
Con
il termine "521" non si identifica un solo modello,
bensì una vasta famiglia di propulsori,
di potenza nominale compresa tra i 20 ed i 35
hp, che in comune ha principalmente un monoblocco
bicilindrico di appunto 521 cc.
Il primo 521 ad apparire
sul mercato fu il modello di punta da 35 hp, nel
1976, che nei listini andava a piazzarsi esattamente
a metà strada tra il "piccolo"
20 hpo da 360 cc ed il grosso ma ormai obsoleto
40 hp da 720 cc.
In questa veste sul
nostro mercato era (e fu) inevitabilmente destinato
al fallimento, in quanto la potenza espressa ,
superiore al limite di patente comportava molti
più vincoli che vantaggi. Dovendo procedere
al conseguimento della patente, all'immatricolazione
dell'imbarcazione e alle visite periodiche , tanto
valeva orientarsi direttamente su un 50 hp.
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Fu
un vero colpo di genio quello che spinse OMC a
deliberare per l'anno successivo un modello ibrido
ottenuto "calando" il nuovo monoblocco
nella struttura presesistente del vecchio 360
cc, riciclandone la quasi totalità dei
pezzi, ad esclusione del gambale (per evidenti
necessità di rendere compatibili le diverse
flangiature) e di alcuni levegraggi.
Nacque
così il primo 25 hp, privo di scarico all'elica,
con un peso ed un ingombro in linea con quello
dei concorrenti, anche se i 39,9 kg riportati
sul libretto di circolazione erano solo teorici
ed il peso reale era di circa 45 kg reali, al
limite delle possibilità di una singola persona.
Come
tutti gli "accrocchi" non risultò particolarmente
aggraziato e moderno, ma aveva dalla sua parte
una serie di pregi che ne fecero un asso vincente
per molti anni:
Innanzitutto,
una coppia estremamente generosa, grazie alla
cilindrata da record, seguita a ruota da una economia
di gestone rimarchevole, data sia dai consumi
contenuti che dalle quasi nulle esigenze in fatto
di manutenzione. Il suo terzo pregio era quello
di non fermarsi mai, in forza del sovradimensionamento
strutturale e della semplicità costruttiva.
Va detto che nei due
anni successivi molte delle componenti interne
di piede e sterzo dovettero essere adeguarte alla
maggior potenza trasmessa, e che il primo "vero"
521 definitivo è quello del 1979-80.
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Nella
seconda metà degli anni '80, per contrastare la
concorrenza anche sul piano dell'estetica, il
521 "ibrido" venne accantonato ( qui
da noi, mentre nel resto del mondo rimase a listino
come 28) e lo sticker "25" applicato
al 35 hp originale, ridando unova linfa alla gamma,
nche se gli oltre 50 kg di peso, risultavano in
aperto contrasto con la "portabilità" e quasi
incompatibili con il campo di impiego preferenziale.
In
quest'unica configurazione il 25/521 è rimasto
nei listini italiani per altri vent'anni, sino
ai nostri giorni.
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LA TECNICA
Il
blocco motore, bicilindrico in linea già all'epoca
era quanto di più classico si potesse immaginare,
ricalcando, in scala maggiore, le soluzioni del
360 progettato negli anni '50.
A
trent'anni esatti di distanza, è inevitabile
che appaia tecnicamente osboleto agli occhi di
chi vede l'innovazione anche nelle cose più
inutili.
Realizzato
in alluminio con camicie riportate in ghisa, decisamente
superquadro, ha pistoni a due segmenti ciascuno,
sul cui cielo troneggia il vistoso deflettore,
tipico del sistema di lavaggio trasversale in
auge fino agli anni '70.
L'alimentazione
si avvale di un unico carburatore monocorpo e
di una batteria di lamelle in acciaio disposte
a margherita, con petali di forma (originalissima)
trapezoidale.. In nessuna versione è previsto
alcun sistema di lubrificazione separata, e la
miscela al 2% ( anche se OMC si azzardò
ad autorizzare l'1% su qualche unità a fine anni
'80), viene aspirata dal serbatoio separato tramite
una pompa AC fissata lateralmente al monoblocco.
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L'accensione,
su tutte le versioni, ad eccezione del primissimo 35
del 1976, è di tipo elettronica CD senza puntine, con
bobine di alta tensione esterne.
Esistono
invece sostanzialmente tre versioni della centralina
elettronica: Sino
al 1990 è fissata posteriormente sulla testata,
nelle due varianti con e senza sensore di temperatura,
mentre nelle serie successive fu poi spostata in posizione
più protetta sotto al volano, inglobata al sensore di
fase.
L'essenziale
impianto elettrico è completato da una presa di corrente
AC 12 v che però non è presente su tutti gli esemplari,
ma solo su quelli di produzione belga. L'albero a gomiti,
in unico pezzo come consuetudine nella scuola americana,
generosamente contrappesato, ruota su cuscinetti a rulli
e a sfere, che con gli anni tendono inevitabilmente
ad aumentare sensibilmente la loro rumorosità.
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Il monoblocco,
come si è detto, fu accoppiato a due gruppi gambale/piede,
molto differenti tra loro, che diedero alle varie versioni
connotazioni ben distinte. Il primo, derivato da quello
del precedente modello da 18-20 HP, opportunamente modificato
con l'adozione di cuscinetti a rulli, monta eliche da
9"1/4 di diametro e, nonostante l'aspetto minimalista,
non fece registare mai anomali cedimenti. Il secondo piede,
adottato inizialmente sul solo 35 è molto moderno,
monolitico e di dimensioni molto generose, e permette
di montare eliche di grande diametro, con scarico al mozzo
ed efficienza superiore. Per contro, risulta assai più
complesso nella struttura, e, di conseguenza, più costoso
qualora ci fosse necessità di farci mettere le mani. Inutile
dire che non esistono versioni con power trim di questo
propulsore, mentre discretamente diffusa è la versione
ad avviamento elettrico, sulla quale non veniva di prassi
previsto l'atrtacco per la barra di guida. |
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L'USATO
La disponibilità
del 521 sul mercato dell'usato è decisamente sovrabbondante,
il che ne deprime le quotazioni. Si aggiunga l'affidabilità
proverbiale, e la semplicità complessiva, ed ecco che diventa
facile consigliarne l'acquisto, soprattutto ai neofiti che
cercano un "muletto" economico con cui iniziare a coltivare
la propria passione per il mare. Soprattutto gli esemplari
col piede "piccolo", nonostante la veneranda età, sono ancora
numerosi e particolarmente indicati per gommoni smontabili
intorno ai 4 m.
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POSSIBILI
AVARIE
Come si è detto,
gran parte della fama del 521 si fonda sulla sua affidabilità.
La struttura molto semplice, il generoso dimensionamento delle
varie componenti, fanno si che ben
pochi inconvenienti, possano renderne antieconomica la
riparazione.
Il primo, e più
grave, è il cedimento del paraolio inferiore dell'albero a
gomiti, con conseguente aggressione del cuscinetto di banco
inferiore e dell'albero a gomiti stesso da parte dell'acqua
di raffreddamento e dei gas di scarico.
I
sintomi purtroppo sono molto subdoli, manifestandosi solo come una irregolarità
ai bassi regimi, e spesso il danno si rivela troppo tardi, quando si trova l'imbiellaggio
bloccato all'inizio della nuova stagione. Il
secondo è invece il cedimento del paraolio superiore della scatola ingranaggi.
In questo caso però è sufficiente controllare l'eventuale presenza di acqua nell'olio
per prevenire qualsiasi problema. Oltretutto i paraolio in questione grazie ad
una specifica attrezzatura BRP, sono facilmente sostituibili senza dover disassemblare
il piede, il che abbatte sensibilmente i costi dell'intervento. |
DIAMOGLI I VOTI
Diffusione 10/10
Affidabilità 9/10
Consumi 8/10
Silenziosità 6/10
Reperibilità ricambi
10/10
Convenienza all'acquisto
9/10
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RIEPILOGO
1.
Condotto di scarico: la marmitta di scarico interna in alluminio tende a corrodersi
con gli anni, con formazione di un foro passante che non compromette il funzionamento,
ma rende il motore più rumoroso (fig.1) |
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2.
Centralina d'accensione: negli esemplari fino al 1990 è montata sulla testata
dove risulta molto sensibile ad eventuali surriscaldamenti del motore, dando origine
a funzionamenti irregolari.(fig2) |
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3.
Fermo avviamento: negli esemplari prodotti fino al 1980, non è affidabile e a
volte blocca la fune di avviamento anche in folle. Nelle versioni successive,
l'usura di una camma di plastica ad esso collegata, può rendere contrastato l'innesto
della retromarcia. (fig3) |
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4.
Giochi su leveraggi: negli esemplari costruiti fino al 1985, il comando dell'acceleratore
è realizzato con astine ed ingranaggi, e tende ad assumere sensibili giochi meccanici
che lo rendono impreciso. (fig4) |
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Si
ringrazia Claude Guerra per le foto del JOHNSON |