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Ora siamo in salvo! Il pericolo maggiore è passato. Abbiamo mangiato tutti i Loacher che avevamo, bevuto Gatorade e scattato la foto. Sto guardando verso sud lo stesso paesaggio inquadrato dalla foto 13. Non male i giochi d'ombra.

 

 

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L'imponente mole dell'Ortles. In basso a sinistra ci sono le pareti di ghiaccio appena visibili nella foto 13. Sono alte decine e decine di metri. Enormi. La foto è un pò scura per la gran differenza di luminosità tra le zone illuminate e quelle in ombra. Nella realtà lo scenario era diverso. Assai più chiaro verso la cima. Nella foto non si riescono a scorgere delle persone che stavano appena adesso affrontando le prime calate in doppia. Erano le 16 passate e sarebbero arrivati col buio al Payer.

 

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Qua va già meglio! Si pensi che la foto in verticale sviluppa almeno 650 metri. Enorme! Si intravede il bivacco metallico in alto a sinistra e, più in basso, il pendio nevoso che abbiamo attraversato trasversalmente  prima di arrivare ai tratti da scendere in doppia. A sinistra ed al centro si vede la scura parete dove si è impigliata più volte la doppia. Foto da cartolina!

 

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Finalmente il rifugio Payer (3029 metri). E' un rifugio assai caratteristico perché costruito con la roccia del posto, Sembra un prolungamento della roccia. Bello. Pochi metri più sotto c'è una cappelletta. Ci siamo arrivati verso le sei del pomeriggio. Era tardino considerato che dovevamo scendere a Solda 1100 metri più in basso. Al rifugio ho mangiato tutto quello che mi restava. Andava fatto il pieno di energie. La strada era ancora lunga ma in due ore ce la dovevamo fare. 

Ho anche incontrato il gestore del rifugio. Un signore molto gentile ed educato che, in compagnia del figlio, mi ha chiesto se intendevamo fermarci la notte e se c'era ancora qualcuno sulla 'via normale'. 

Altro che 'normale'. La discesa non è stata normale per niente! L'Ortles è una bella bestia. Salirci non è facile da nessuna parte. L'Hinter-Grat presenta strapiombi da paura, creste e cornici molto insidiose, roccia ghiacciata, pendii molto ripidi che scendono dritti a valle. La normale è molto ben condita di crepacci, tratti friabili ed esposti, necessità di corde doppie. Non male davvero!

 

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Foto un pò sfocata che inquadra un ghiaione che scende a valle lungo la discesa al rifugio Tabaretta che non compare nella foto.

 

 

 

 

 

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Foto a tradimento all'Umberto. Era oramai buio e stavamo per tirare fuori le torce elettriche. Saran state le 20 abbondanti. Ultima pausa prima di riprendere il cammino. Ancora un pò e ci saremmo mangiati a vicenda. In più avevamo una bella ciucca di acido lattico.

 

 

 

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Il guerriero si riposa ma non ha deposto le armi. Sempre nello stesso punto ho costretto Umberto a fotografarmi in un momento topico. Era rimasto ben poco di noi. Sarei rimasto lì a dormire ma iniziava a fare freddo. Nessun problema per avvisare del ritardo la Caterina a Solda: il telefonino prendeva bene. All'occorrenza avrei potuto chiamare il soccorso alpino..

Per ora eravamo ben lungi anche dal solo pensarci. Mancava ancora più di un ora di cammino per arrivare a Solda.

 

 

 

Finalmente alle 21 e 30 del 4 settembre 2000 la Caterina è arrivata a prenderci con la macchina. Eravamo ridotti come due zombetti. Avevamo perso in discesa il bivio per il sentiero numero 4 e poi ci è toccato tenerci sul 9 in attesa di imbroccare il 3 per scendere mooolto lentamente a Solda. Non finiva più. Eravamo veramente al limite. Non sembrava vero quando siamo entrati in casa. Il bagno, il cibo appena fatto e pure caldo! Un bel minestrone leggero di verdure, della pasta, del fruttosio, dei biscotti, del sapone, delle uova, acqua calda (quella nello zaino era gelata), un tè ai frutti, delle posate ed anche del pane, il riscaldameno acceso. Una libidine! Mancava solo una squadra di massaggiatrici!

 

 

 

Passo dello Stelvio

 

 

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The day after. Non pago di montagna ho portato Umberto e Caterina a fare una gita sullo Stelvio. Era lì vicino e non potevo non andarci. Così ho sperimentato alla guida i suoi 48 tornanti. La strada è spesso stretta tanto che due macchine che s'incrociano passano appena. La macchina ha faticato non poco. Il finale non molla mai ed in seconda marcia arrancavamo.  

In bici è veramente dura. Qui ci organizzano anche una cronoscalata in bici: la Re Stelvio. Qualche anno fa leggevo i tempi  della scalata facendo stime per vedere come mi sarei classificato. Rimane un piccolo sogno da realizzare anche se da allora ho messo su almeno 8 chili. 

Questa foto guarda verso il versante lombardo. Al centro si intravede un tornante della strada. 

 

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Gli ultimi tornanti dello Stelvio visti dall'alto di un piccolo castelletto. In altro si intravede il ghiacciaio dello Stelvio dove si va a sciare d'estate. Anche i campioni dello sci di fondo vi si allenano.

 

 

 

 

 

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Il complesso di costruzioni del passo con gli impianti di risalita. Io sono al centro piccolo piccolo.

 

 

 

 

 

 


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