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In questa foto sono visibili il grigio bivacco metallico (appena sopra la mano di Umberto), il rifugio Payer ed il Tabaretta. La valle di Solda è a tratti illuminata ed in alto si vede la val Venosta.
Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: "tra due ore siamo al Payer". Magari!
Tratto da affrontare con molta cautela. Degli alpinisti austriaci ci hanno raggiunto e procedono lesti verso valle. Potevano permettersi andature più spedite perché, essendo legati in tanti, era facilmente rimediabile la caduta di un compagno in un crepaccio.
Ha preso a nevicare. I fiocchi di neve sembravano dei pallini di polistirolo.
Sempre lo stesso gruppetto alle prese con una 'scorciatoia' pericolosa. In basso a destra sono visibili degli
inghiottitoi. Al centro a destra il ghiacciaio dà spettacolo mostrando spaccature contorte e colori che vanno dal bianco al verde chiaro.
Zona pericolo! Crepacci e crepaccetti in ogni dove. Gran calma e molta prudenza. Prima va avanti uno mentre l'altro è assicurato, poi avanza l'ultimo mentre il primo è assicurato. C'erano dei punti in cui la traccia nella neve era larga poco più di dieci centimetri ed era sul bordo di un crepaccio.
Per l'occasione si è unito a noi uno dei due siorutti austriaci. In tre era meglio!
Un ragazzo del CAI di Gorizia aveva percorso la stessa via i primi di agosto trovando però tutti i crepacci coperti dalla neve. Hanno dovuto procedere ancora più lentamente pur individuandoli subito osservando il colore della neve: se sotto c'è un crepaccio la neve è più scura.
Un gran spettacolo davvero. Sto guardando verso sud, in Lombardia. Si vedono enormi pareti di ghiaccio arroccate sul pendio roccioso dell'Ortles e qualche crepaccio. Nelle foto n.21 e 22 si possono vedere da un'altra angolazione.
Un tratto che ha richiesto un ulteriore sforzo di concentrazione. Aveva nevicato fino a poco prima. La roccia era sporca di neve e ricoperta di ghiaccio. Il siorutto molla la corda al suo compagno che procede appena dietro all'ultimo del gruppo austriaco che stava per calarsi in corda doppia.
Le ore passano ma il rifugio Payer è ancora lontano.
Ho appena raggiunto il chiodo su cui agganciare la doppia. Qui fotografo all'indietro il siorutto che ci sta raggiungendo.
L'austriaco si è agganciato al chiodo e si prepara a scendere in corda doppia per una decina di metri. Il gruppo degli austriaci è al centro della foto e si prepara ad affrontare il tratto attrezzato con la catena. Il rifugio è nascosto della cima in alto a destra.
Tratto attrezzato con catena. Ci ha prosciugato di tutte le energie rimaste. La roccia era bagnata, ghiacciata ed a pezzi. Mi spiego: era come un muro di mattoni messi insieme a secco, volendo li si poteva estrarre!. Umberto per sicurezza ha sistemato la doppia. Una volta scesi abbiamo cercato di recuperare la corda ma non c'è stato verso. Lui è dovuto risalire per disimpigliarla. La stessa cosa ho dovuto farla io poco più tardi. Qui abbiamo perso una marea di tempo. Ed intanto si faceva tardi.
Un momento topico sullo stesso tratto. Mi sa che Umberto si era appena preso un tiro sulla mano. Il sentiero 'normale' è visibile in alto a sinistra ma ancora ancora lontano. "Tira la corda, molla la corda, recuperala, tirala, tirala più forte, non basta, cerca di disimpigliarla, non ci riesco, bisogna risalire, stavolta tocca a me poi a te, ho fame, sono stanco, occhio a non scivolare, concentrazione: sempre! ... "
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