Prologo:
Raccogliere uomini,
mezzi, risorse e partire, dunque...
rifletteva Ryuga nella sua casa di Vesper, da poco tornato da Occlo. E
cosa dovrei dire a tutti coloro che riesco a radunare? Che un dio mi e'
apparso e mi ha detto "abbi fede e parti"? Non capita molto spesso
di pescare un dio, e ancora meno di parlarci e ricevere una missione... Mi
prenderebbero per uno dei ciarlatani di Empath se gli dicessi questo...
Eppure oltre a vederlo ne sentivo la presenza... e non era una presenza
demoniaca... e quella citta' esiste davvero...
Tra l'altro la cosa va perfettamente incontro alle mie esigenze... so che un
giorno l'umanita' si elevera' oltre le divinita', perche' il destino e'
scritto nelle stelle, ma per questo sara' necessario attraversare un'oscura
era di degrado e incertezze. I sintomi si stanno gia' manifestando... il buio
e' ovunque, e i portatori di luce sono in perenne conflitto tra loro... una
fortezza inespugnabile, sede di arti e scienze, puo' cambiare il volto del
Mondo... solo salvando quanto di piu' bello e progredito ci sia, dietro i
bastioni di Seagard, solo offrendo certezze a un mondo in disfatta,
riusciremo a superare indenni a cio' che si sta abbattendo su Sosaria... e
chiunque vorra' salpare insieme a me, si carichera' di parte di questa
responsabilita'.
Oltre gli oceani:
La Vrangel' attendeva
insieme al resto della flotta al porto di Northgard. Una grave tempesta si
profilava da occidente. La partenza non poteva essere rimandata oltre,
altrimenti, con l'inverno alle porte, ci sarebbero volute settimane, forse
mesi perche' il mare tornasse calmo. Ryuga aveva inviato corrieri a otto
persone, per informare tutti che la sua nave non poteva attendere oltre. Tre
persone si presentarono all'appuntamento, mentre gli altri risposero che
raggiungere Northgard in quella stagione gli era impossibile, e che avrebbero
raggiunto Seagard con il prossimo viaggio. Eldialath e il giovane nano Nar
Gloin erano molto eccitati, mentre l'elfo Cavan, visibilmente disorientato e
provato dal clima cosi' rigido, giunse appena in tempo mentre l'equipaggio
mollava gli ormeggi. Erano tutti molto dispiaciuti del fatto che molti dei
loro compagni non erano giunti. Attesero fin quando fu possibile,
chiaccherando e scambiandosi opinioni sugli ultimi avvenimenti a Sosaria, ma
quando un vento colmo di umidita' sferzo' i loro volti, capirono che non era
possibile attendere oltre.
La tempesta in arrivo e il forte vento sganciarono alcune navi ormeggiate
male e piu' volte la Vrangel' rischio' di collidere con barche e navi piu'
piccole mentre usciva dal porto. Questo presagiva tutt'altro che un viaggio
tranquillo, ma i compagni non si fecero spaventare da cosi' poco.
Non erano passate piu' di due ore dalla partenza, e Northgard si intravvedeva
ancora all'orizzonte, mentre verso sud si infittiva la nebbia. Una lunga e
sottile ombra scivolo' sotto la nave. Gli acuti sensi di Cavan la scorsero
con la coda dell'occhio, ma non fece in tempo ad avvertire i compagni e
l'equipaggio che un orrendo serpente di mare sfioro' la chiglia mentre emergeva.
Nar fu talmente veloce a impugnare la propria lancia che sembro' che gli
comparisse in mano per magia, ma Ryuga con un cenno del capo aveva gia'
ordinato al capitano di aprire la vela principale. Il serpente perse secondi
preziosi di tempo a scegliere la preda su cui abbattersi, e questo gli costo'
la perdita di tutte. Le vele della Vrangel' si gonfiarono con impeto, e la
nave quasi raddoppio' la velocita', lasciando il serpente, impotente, nella
scia di schiuma dietro di essa.
Ormai era chiaro che il viaggio non sarebbe stato un viaggio qualunque.
Oceano intendeva metterli alla prova. Altri serpenti comparvero, ma questa
volta Cavan si mise di vedetta e grazie all'incredibile vista elfica guido'
il timoniere schivando tutti i serpenti. Nar rimase in retroguardia, casomai
qualche serpente fosse piu' veloce degli altri. In questo modo i serpenti
diventarono solo un minimo fastidio.
Proprio mentre cominciavano a rilassarsi, si imbatterono in qualcosa che
Cavan non poteva "vedere" con la vista elfica. Un oggetto grande e
freddo gli sbarro' la strada, e il capitano dovette fare miracoli per
evitarlo, quando ormai era quasi troppo tardi. L'equipaggio riusci' ad
arrestare la nave appena qualche istante prima che la prua della Vrangel'
sfondasse la poppa di un'altra nave.
Pacific Ira. Un'ossimoro che quasi gli era costato buona parte della prua.
L'altra nave appariva abbandonata da molto tempo, ma Ryuga decise di salirvi
a bordo per controllare se vi fossero sopravvissuti, anche se era piu'
convinto di trovare anime vaganti incarnate in corpi putrefatti. Non trovo'
ne' gli uni ne' gli altri. Il legno marcio della prua tuttavia cedette, e
Ryuga si ritrovo' nella stiva. Inutile dire che le scale per risalire
seguirono lo stesso destino. Ryuga era intrappolato nella stiva di quella
nave fantasma, e temeva che, se vi fosse rimasto ancora, con tanto di
armatura e armi che aveva indossato per sicurezza, avrebbe finito per
sfondare con il peso anche lo scafo, ma non trovava modo di uscire. Fu in
quell'istante che Cavan gli invio' mentalmente l'immagine del luogo in cui si
trovava, la prua della Vrangel', e Ryuga si concentro' su quell'immagine
recitando un incantesimo di teletrasporto. Un istante dopo comparve al fianco
di Cavan. Un'altra "prova" era stata superata.
La nebbia si stava infittendo, ormai non era possibile vedere a piu' di una
decina di metri. Eldialath e Ryuga consultarono le mappe e decisero che la
cosa piu' saggia da fare era accostarsi all'isola su cui sorgeva Puerto
Viejo. Attesero li' per ore, approfittandone per riposarsi e rifocillarsi,
finche' la nebbia si dirado' quel tanto che bastava per continuare il
viaggio.
La rimanente parte del viaggio fu piuttosto tranquilla. A quanto sembrava,
Oceano era soddisfato. Aggirarono le mura di corallo di Seagard fino a
trovare il porto, completo di una flotta di navi cariche di merci, forse un
dono di Oceano. Aprirono i cancelli della citta' con le chiavi che Oceano
diede a Ryuga. Entrarono nella quiescente citta' di corallo cullata dalle
onde del mare. Nessun rumore a parte il canto dei gabbiani e lo stridio del
legno delle navi ormeggiate. La piazza centrale era ancora piu' silenziosa, e
i quattro si sforzarono di immaginarla nel pieno dell'attivita' di una citta'
prospera... carovane di merci dal porto e verso il porto, decine... centinaia
di persone a badare ai propri affari e contemporaneamente costruire il futuro
della citta'.
Con la coda dell'occhio Eldialath percepi' un movimento all'interno della
banca, e si diresse verso la porta. Gli altri lo seguirono. Tra lo stupore
generale, trovarono un uomo, dai capelli e barba bianca, ma senza alcun altro
segno dell'eta' in faccia. L'uomo li guardo' come se fossero visitatori di
tutti i giorni, e torno' a sistemare delle pergamene in un mobile. I quattro,
passato lo stupore iniziale, lo tempestarono di domande, ma il banchiere
(disse che era questa la sua occupazione) diede solo le risposte che riteneva
opportune. Egli era un messo senza eta' di Oceano, e si occupava di alcuni
aspetti della citta' insieme a pochi altri suoi pari. Disse che non era la
prima volta che Seagard emergeva dalle acque, lo fa ogni volta che un
pericolo si profila su Sosaria. Diede poche altre indicazioni, e ancora meno
risposte, e quando si ritenne soddisfatto, torno' alle proprie faccende quasi
come se i visitatori non fossero mai esistiti. Uscirono, con la mente piu'
attanagliata da domande che confortata con risposte, ma sapevano che quel
banchiere sarebbe rimasto li' ancora per molto, e con il tempo avrebbe dato
loro le risposte che volevano.
Seagard era diventato una realta', per tutti popoli e tutte le razze che
cercano la vera Luce oltre il buio del mondo. La citta' di corallo stava per
diventare un grande faro-guida, pronta ad accogliere chiunque volesse
contribuire alla sua prosperita'.
Una
nuova Partenza:
La Vrangel' era gia' alla
fonda al largo di Seagard mentre le altre navi si preparavano alla partenza,
caricando cibo, pelli, e tutto l'occorrente per un lungo viaggio.
Ryuga aveva appena terminato e consegnato la lettera ai suoi consiglieri,
ultimo atto da Conte di Seagard. Nella mano ne stringeva un'altra, vagamente
macchiata e mangiata dalla salsedine. Odorava di pesce crudo. Su di essa
erano riportate alcune coordinate assieme a un paio di frasi di corredo, che
informavano il proprietario della Vissarjonovic I che la nave era stata
ritrovata arenata su una spiaggia nelle terre ghiacciate del Nord. Le
coordinate davano solo un'idea molto vaga della locazione della nave,
evidentemente i pescatori di quella zona non erano esperti nella navigazione
oltreoceanica, e si erano semplicemente spinti troppo lontano. Il cartografo
di bordo prospettava per lo meno alcuni mesi di ricerca, e la partenza doveva
essere immediata, subito dopo il disgelo delle acque; e l'arrivo e la ricerca
dovevano essere completate prima del prossimo inverno.
Ryuga aveva preso subito una decisione... quella nave era li' ormai da
parecchi anni, e trasportava un carico molto importante. Oltre alle merci,
armi, corazze, metalli... vi erano alcuni dei suoi diari e fascicoli che
aveva tenuto quando era l'Ambasciatore Oscuro della Confraternita. Oggetti
che non dovevano cadere in mani sbagliate. Ovvero mani di un qualunque
non-membro della Confraternita stessa. Il carico inoltre era importante
quanto la nave stessa, la sua prima nave, l'artefice della sua fortuna.
Seagard, la citta' dimenticata, alle sue spalle cominciava un lento
risveglio, la fase piu' importante della sua esistenza... ma lui non avrebbe
potuto assistervi. Affido' ai consiglieri, suo ultimo atto, la scelta di un
nuovo conte. Se il gelo del prossimo inverno lo avesse colto ancora alla
ricerca della nave perduta, non avrebbe potuto farvi ritorno per almeno due
anni, e la citta' non poteva rimanere senza una guida per cosi' tanto tempo.
Attraverso' lentamente, passo dopo passo, l'uno piu' pesante dell'altro, la
passerella verso la navetta che lo avrebbe portato all'ammiraglia. Durante i
mesi passati a creare un governo per Seagard aveva avuto molta nostalgia...
gli mancava la sua nave... gli mancavano i vecchi compagni... il vecchio
castello che dalle montagne si ergeva minacciosamente e la sua ombra che
copriva Britain durante il tramonto... ma ora doveva andare... verso le terre
gelide a Est di Northgard, al limite delle mappe del mondo conosciuto.
Un viaggio che, tutti sapevano, i marinai, il capitano, e Ryuga stesso,
poneva il ritorno piu' come una vaga probabilita' che come una certezza. Come
il suo Maestro Silyus si era incamminato nell'ombra verso l'ignoto, cosi' ora
faceva lui.
Addio, Seagard. Possa tu avere pace e prosperita', possano Cavan e
Eldialath portarti al massimo splendore, possano le tua mura rappresentare
cio' che si erano prefisse quando per volonta' di Oceano crebbero per formare
la citta'. Addio.
Detto cio', sgancio' l'ormeggio e fece un cenno ai rematori. Le dolci onde
cullavano la sua partenza, mentre il sole sorgeva all'orizzonte.
Alti
bastioni di corallo:
In una Giornata qualunque,
sulle bianche scogliere di Seagard, Eldialath sedeva fumando la sua lunga
pipa di legno bianco. Alte le onde si infrangevano sotto le mura e l’ erba
fresca accarezzava le dita del mezz’elfo che con lo sguardo perso nel grigio
cielo pensava alla lettera che ora teneva in mano. Un forte odore di
salsedine risalì le sue narici.
“…Parto per un mio ultimo viaggio, sono sempre stato un viaggiatore, non
appartengo a nessuna terra, nemmeno a Seagard. Amici miei, tanto abbiamo
fatto insieme per questa città, eppure sento che è giunto il tempo di lasciare
spazio a qualcun altro, ho una meta ancora da trovare e questo non è il mio
lido…”
La lettera di Ryuga continuava ancora con diverse parole che ora venivano
strette nella mano di Eldialath. La lettera si perse nel vento di Seagard. La
Figura vestita di rosso, un’ armatura in pelle di drago, si alzò in piedi
voltandosi verso le mura. Gli si fecero incontro tre Uomini. Uno era Cavan,
l’ elfo dei boschi di Yew, l’altro, un barbaro, Flegias, il guerriero che un
tempo difese il silverleaf con lo stesso Eldialath. Loro soli erano rimasti
del gruppo che aveva navigato fino a quella magnifica città di corallo.
Avevano ricevuto tutti la stessa lettera. La terza figura era un uomo il cui
volto era coperto dall’ ombra del suo cappuccio. Ricurvo su se stesso e stringeva
in mano alcune carte rilegate da uno spago in canapa.. “il signor Ryuga è
partito, la città è senza un conte” parlò con una vocetta dal suo cappuccio.
“lo so – rispose Eldialath alzando lo sguardo – ma questa città non morirà
per questo! Non sarà la città fantasma che i suoi nemici volevano fin dal
principio. Ho alcune conoscenze di politica ed amministrazione. Voglio
impegnarmi affinché Seagard sopravviva e che il progetto di oceano sia
realizzato. Siete pronti a servire un nuovo conte con la stessa devozione ed
il coraggio che aveste con Ryuga?” Gli amici annuirono. Un nuovo conte era
stato scelto quel pomeriggio. Insieme si recarono alla biblioteca cittadina
per consultare le ultime Carte prima di organizzare le difese della città
fino ad allora inviolata.
“Flegias, la tua fama di guerriero ti ha accompagnato a lungo, ti incarico di
organizzare un corpo di guardia, posizioneremo qui il vostro quartiere e
dovrete stare molto attenti alla zona del cancello! Voglio una città pulita e
tranquilla, a Seagard non c’è posto per i disonesti. Le leggi saranno emesse
nel momento opportuno, per ora dobbiamo amministrare con forza la città per
darle un buon taglio di partenza. Presto anche il cittadino, tramite gli
emendamenti e le missive nella pubblica piazza sarà informato di come intendo
proteggerlo. Cavan, tu mi aiuterai in questo compito, hai a lungo servito la
confraternita e di certo avrai ricevuto un’ educazione elfica, per noi sarà
più facile organizzare l’ apparato amministrativo. Tu – rivolto all’ uomo
ricurvo ammantato di nero – tu sarai il mio attendente, mi accompagnerai
ovunque ed in caso di necessità mi aiuterai nell’ affrontare le questioni
delicate.” Così parlando Eldialath, a cui era cresciuta una barba bianca
molto fine, inizò ad organizzare la Contea Seagardiana, presto sarebbero
giunte le prime navi mercantili, dovevano essere pronti ad accogliere i nuovi
mercanti e stabilire la rotta che avrebbe permesso l’ esportazione degli
esotici prodotti naturali e di artigianato di quelle terre marittime…
|