25. Papessa

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21 luglio 2008: questa è una cosuccia che ho abbozzato sabato scorso, il 19 luglio mentre mi recavo al lavoro. Assonnato forte… In mente e negli occhi avevo ancora immagini della serata precedente, una festa di laurea presso una sorta di disco-club in zona Padova, il Papessa per l'appunto. Tante ragazze, tutte tiratissime e splendide. Analogamente i ragazzi. Tutti in cerca di attirare partner, di farsi notare, di scacciare vuoti e distanze nel tentativo di svagarsi. E che a me davano un'impressione di caducità e impersonalità, di fredda tristezza. Di finzione, ecco. Buona lettura!

 

 

-=Papessa=-

 

Ti prego guardami,

mordimi a distanza,

leccami con gli occhi.

Scoprimi!

 

Ti prego aiutami,

osserva la mia pelle nuda,

gioca con la mia ombra

e dimmi

dimmi che son vera

autentica.

Segnali, carezze, tutto ciò che vuoi:

ti prego

dimmi che son viva,

se esisto veramente.

Giochiamo alla seduzione finta

all'illusione di volerci veramente:

non m'importa.

Non ho nient'altro

nulla,

soltanto questo per far sbocciare la vita,

soltanto questo per nascondere

l' io mio più vero

quello che stasera

nessuno può vedere.

E' solo mio,

egoistico sussurro.

Fotografie di me,

passerella da cenerentola svestita

e l'ancheggiare sensuale,

il sorriso ammaliante, costruito.

Ti prego,

ti prego guardami.

Dimmi che stasera

esisto per davvero.

 

 

 

Leonardo Colombi

 

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Opera proposta sotto una Licenza Creative Commons.

 

 

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-=Commenti ricevuti=-

 

Commenti ricevuti su Poetika

da avalon (02 settembre 2008):

Mi piace moltissimo, la parte finale, con quell'interrogativo- è molto malinconica!

da zingara (02 settembre 2008):

c'è molto di più di quello che si legge in questa poesia, c'è l'arcano maggiore più lunare e quindi più femminile dei tarocchi... con tutta la sua storia,una storia di finzione per esaudire le pubbliche aspettative, c'è il vuoto dell'apparenza, in pratica mi è piaciuta moltissimo quindi la preferirò:)

da Alice2006 (02 settembre 2008):

Concordo pienamente con zingara.In questo testo vive il rapporto tra autenticità e ostentazione, tra coscio e incoscio e si manifesta, con aperte richieste/suppliche quasi, una ricerca disperata del sè attraverso l'altro, l'illusione/speranza di esistere, smarrita chissà dove, dando alla mercè il proprio corpo che come un pazzo assassino si trascina dietro anche quella fottuta fragilità dell'anima(invisibile alla protagonista stessa per stupidità?forse sofferenza...?)Apre diverse riflessioni.Il titolo non mi piace tanto diversamente dal testo...Alice

 

 

 

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