76. In autobus

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[Questa poesia l'ho ricopiata per la prima volta attorno al 6 aprile 2001, ma risale quasi a un ano prima. E' una composizione che dedico a tutto il tempo trascorso in autobus, in quel mezzo che ogni giorno per quattro anni (l'ultimo ero in auto) mi ha trasportato da casa a scuola e viceversa, solo o in compagnia di amici. La composizione d'altra parte, mi è nata durante un viaggio verso casa, durante uno di quei viaggi in cui in autobus c'è solo gente che non conosci, e non hai nessuno con cui parlare. Strano comunque il fatto che quando si è tra gente che non conosci si tenda a stare zitti, ognuno per proprio conto, incapaci di aprire una banalissima conversazione. E questo lo osservavo in autobus e ora in treno, ma lo si può notare ovunque ci sia della gente costretta a stare in un luogo con persone che non conosce. Il bello che basta che uno apra bocca e tutti si trovano poi coinvolti nella conversazione. Dipende dalle circostanze, ma tendenzialmente io cerco di aprir bocca e di buttar là qualcosa, anche una banalissima considerazione: di solito non va a vuoto. Beh, non che poi questo c'entrasse con la poesia, ma…passiamo ora alla poesia, poesia che ho scritto in autobus su di un microscopico foglio di carta e che poi ho ricopiato una volta tornato a casa. Importante per l'intreccio è la musica: non ricordo che musica fosse (musica leggera comunque), ma ha avuto la funzione di farmi rilassare e riflettere mentre fuori dal finestrino il paesaggio scorreva via. E dallo scorrere del paesaggio sono poi passato a considerare lo scorrere del tempo, ad osservare il passato sfuggire e il futuro farsi reale; tutto qui. Bene, eccovi la composizione.]

 

 

-= In autobus =-

 

Una musica suona

E si diffonde nell'aria

Mentre scivolano via

Gli alberi, le case, le strade…

Una musica lontana

Si diffonde pian piano,

unica compagna

in un viaggio verso casa.

Solo, accanto al finestrino,

scruto l'orizzonte,

senza motivo,

quasi a cercare qualcosa che non trovo,

qualcosa di remoto

che in qualche modo mi appartiene.

Guardo lontano

E osservo:

osservo il paesaggio

e le sue forme colorate,

osservo fuori e dentro di me,

osservo sul vetro

il riflesso del mio passato,

l'unica chiave di lettura certa

di quello che è il mio futuro.

Il futuro è solo un viaggio,

un viaggio che diventa reale,

una brezza leggera

che accarezza la pelle,

labile e leggero,

qualcosa che non è definito.

Il futuro è solo un viaggio,

il presente ci circonda.

 

 

Leonardo Colombi

 

 

 

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