Amenofi II
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Amenofi II, coreggente con il padre da due
anni, alla notizia della morte di questi mosse verso Tebe via
fiume: lo trasportava una solenne barca cerimoniale salpata da
Menfi
dove il giovane aveva fin qui risieduto. Il re aveva allora diciotto anni, era abilissimo
nel tiro con l'arco, nella corsa, nel cavalcare: unite all'indole guerriera, queste
passioni sportive ne avevano fatto un giovane risoluto, forte nel fisico e nei propositi.
Una leggenda racconta che in visita, un giorno, alle piramidi di Giza, si era riproposto
di far rivivere i tempi splendidi degli antichi sovrani e che, appena salito al trono,
ordinò che in quella zona fosse eretta una stele commemorativa delle imprese del padre.
Amenofi II rese ancora più illustre la XVIII dinastia grazie al
coraggio con cui seppe affrontare le rivolte scoppiate in quella parte dell'Asia che i
suoi predecessori avevano sottomesso. Nel corso di tali campagne il faraone si distinse
per il generoso contributo personale offerto in battaglia; crudele e combattivo si
costruì cosi negli anni l'immagine del sovrano invincibile e possente, energico e
atletica che volle tratteggiata nei documenti ufficiali. Il più noto tra questi, la
grande 'stele della sfinge', è un elenco dettagliato delle sue virtù personali
e dei suoi meriti agonistici. Tra le altre sue doti qui si magnifica l'abilità nello
scagliare le frecce dal carro in corsa e da un arco che solo lui era capace di tendere.
Passato alla storta per la crudeltà del trattamento riservato ai vinti, Amenofi II
dovette sostenere tre importanti campagne militari in Siria, le vinse tutte e vi fece
seguire terribili rappresaglie. Si racconta che i cadaveri dei capi battuti furono
trascinati fino in Egitto dopo essere stati legati alla prua della sua nave per essere
infine esposti sulle mura di Tebe. A maggior sfortuna il re andò incontro quando decise
di risparmiare la vita al vinto. Un'altra leggenda rievoca infatti come uno dei principi
da lui deportati nell'Alta Nubia avrebbe lì generato la dinastia dei cosiddetti 'faraoni
neri', futuri conquistatori dell'Egitto. Intanto la situazione in Asia si evolvette,
e il regno di Mitanni, fino ad allora predominante, cominciando a temere gli ittiti (che
abitavano in Anatolia), si avvicinò agli egiziani.
Il vincitore di Qadesh e di Mitanni, il 'toro possente dal grande valore',
intimidiva anche solo con lo sguardo gli avversari che in lui riconoscevano la potenza
distruttrice del dio Seth. Sotto il suo regno si diffuse in Egitto il culto di Astarte, la
dea fenicia guerriera e vendicativa. Il nipote di Tuthmosi I
e figlio di Tuthmosi III
è ricordato da monumentali costruzioni,
come il tempio giubilare a
Karnak preceduto da una solenne
gradinata e seguito da un bacino sacro per i lavacri.
La tomba di Amenofi II, fu scoperta a
Biban el-Muluk da V. Loret
nel 1898, e contiene ancora il sarcofago del re e la sua mummia, sebbene questa sia stata
manomessa e spogliata dei suoi ornamenti.
Tomba: