a cura di Emilia Majorana della Libera Facoltà di Scienze Antiche
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Il cielo di
Marzo

Il cielo di Marzo

 

 

“Quando poi Zeus avrà fatto passare 60 giorni dal solstizio, ecco l’astro di Arturo che, lasciate le sacre correnti di Oceano, appare sul far della sera per primo e più fulgente di tutti. Viene la pandionide rondine, annunziando agli uomini la luce e la primavera novella. Tu previenila potando le viti: è questo il tempo migliore. Quando la chiocciola che porta la casa sbuca e va verso le piante, fuggendo le Pleiadi, non è più tempo di zappare le viti, bensì quello di affilare le falci e di incitare i servi”: così Esiodo invitava alle occupazioni tipiche del periodo primaverile, in accordo con la natura e con il cielo.

Una volta individuata l’Orsa Maggiore, la si può usare come punto di partenza per riconoscere un’altra bella costellazione, Bootes, il mitico guardiano di buoi (o secondo altri, di orsi). Seguendo infatti la curva della coda dell’Orsa, verso l’esterno, si trova una bellissima stella arancione, Alfa Bootis, Arturo (il cui nome significa “cacciatore di orsi”)ed è la più brillante della costellazione: si tratta di una stella gigante, con un diametro pari a ventidue volte quello del Sole. La costellazione di Bootes (il cui nome significa: pastore, bovaro, bifolco) non ha un ruolo preciso nella mitologia greca, ma la sua origine risale probabilmente a un’epoca anteriore alla civiltà ellenica, testimoniando i legami esistenti fra l’osservazione. del cielo e il passaggio alla pastorizia e all’agricoltura delle società di cacciatori, in epoca preistorica. Descrivendo il suo ampio cerchio intorno al Polo Nord, Bootes custodiva i “septem tirones”, i sette buoi identificati nelle stelle principali dell’Orsa Maggiore. Il nome Arturo, divenutoci familiare, è però dovuto alla corruzione popolare del greco “arctos-oura”, che significa “coda dell’orsa”. E infatti questa stella si incontra proprio sul prolungamento della curva suggerita dalle 3 stelle del timone. Con magnitudine 0,06, Arturo è la stella più luminosa del cielo boreale e la quarta di tutto il cielo, dopo Sirio, Canopo e Alfa Centauri. Il primato di splendore nell’emisfero celeste settentrionale è stato a lungo conteso da Vega e Capella, ma oggi le misure fotometriche non lasciano dubbi. Incidentalmente, va anche notato che Arturo è l’unica stella dell’emisfero nord con magnitudine negativa. E’ 115 volte più luminosa del Sole e un raggio della luce di Arturo concentrato opportunamente con il telescopio da 1 metro di Yerkes, nel 1933, permise di far scattare un fotorelais che accese tutte le lampade della Fiera Mondiale del Progresso di Chicago. Fu scelta Arturo perché la Fiera precedente si era tenuta quarant’anni prima, e quaranta anni-luce era allora valutata la distanza di Arturo (in realtà è di 37 anni-luce), sicché il raggio utilizzato per azionare il fotorelais risultava emesso proprio durante la precedente edizione. Arturo fu la prima stella ad essere osservata in pieno giorno, con l’aiuto del telescopio, nel 1635. L’idea fu di Jean-Baptiste Morin, uno degli ultimi astrologi della corte francese, famoso per aver redatto l’oroscopo del futuro Luigi XIV al momento della sua nascita. Inoltre, fra le stelle più luminose del cielo, è quella che si sposta più rapidamente: attualmente si sta avvicinando al sistema solare a 5 km/secondo, puntando in direzione della Vergine. La sua luminosità apparente, quindi, continuerà ad aumentare, sia pure impercettibilmente. Arturo fu anche la prima stella di cui si è cercato di determinare la distanza dalla Terra. Un altro primato di Arturo, poi, consiste nel fatto che è stata la prima stella di cui sia stata misurata la temperatura per mezzo di un fotogalvanometro, nella seconda metà del secolo scorso. Da un punto di vista fisico, si sa ancora molto poco di Arturo perché, non essendo una stella doppia, è difficile stimare correttamente la sua massa. Poiché appartiene all’alone galattico, Arturo è una stella di Popolazione II e dunque vecchissima: ha qualcosa come dieci miliardi di anni (il doppio dell’età del Sole). Ecco allora un altro primato: Arturo è certamente la più vecchia fra le stelle visibili ad occhio nudo.

Beta Bootis si chiama Nekkar e dista centoquaranta anni-luce. Gamma Bootis si chiama Haris o Seginus e possiede una compagna. Delta Bootis è di magnitudine 3.47. Epsilon Bootis è una splendida doppia (la principale gialla e la secondaria verde-azzurra) battezzata “Pulcherrima” (= “bellissima, la più bella”, in latino) da Struve, il suo scopritore, nel 1829. Eta Bootis si chiama Mufrid. Poiché si trova a 32 anni-luce, casualmente la sua magnitudine apparente coincide con quella assoluta. Mu Bootis, detta Alkarulops, ha una compagna. Xi Bootis è una stella binaria ben nota.

Se uniamo le stelle Dubhé e Merak (rispettivamente alfa e beta) dell’Orsa Maggiore con una linea immaginaria e procediamo nel verso opposto rispetto alla Polare, giungiamo alla costellazione del Leone, appartenente allo Zodiaco, che è visibile per tutto il periodo primaverile. Secondo la leggenda, la costellazione rappresenta il leone Nemeo, ucciso da Ercole in una delle sue famose fatiche. La stella più luminosa del Leone è Alfa Leonis, la celebre Regolo, dal latino regulus (= “piccolo re”): si può individuare come il “puntino” terminale di una specie di punto interrogativo (ma con la destra e la sinistra rovesciate) formato da un gruppo di stelle dalla caratteristica forma a falce, nella parte occidentale della costellazione. A parte Copernico, che le diede l’appellativo di “Governatore degli affari celesti”, già le più antiche popolazioni mesopotamiche le si rivolgevano come al “Re della sfera del cielo” e i popoli di religione indù la chiamavano Magha, che significa “grande” o “potente”. Per gli ebrei era la “stella di David”, e per i bizantini divenne “Basiliscos” (cioè, “piccolo re”), che è il nome poi passato nella tradizione latino-medievale. Gli antichi caldei regolavano il loro calendario sulla prima apparizione mattutina di Regolo (sorgere eliaco). Alcune migliaia di anni prima di Cristo, infatti, per via della precessione, il Sole si proiettava sullo sfondo di questa costellazione in luglio e in agosto: di qui è derivata la parola “solleone” (Sole nel Leone) per indicare il periodo più caldo dell’anno. Nel 127 a.C. Ipparco, basandosi sulla longitudine eclittica di Regolo trovata dagli astronomi alessandrini, nonché su analoghe misurazioni relative a Spica, poté scoprire la precessione degli equinozi (il valore trovato allora - 45” all’anno - non è molto distante da quello oggi noto: 50,2”). Regolo è 160 volte più luminosa del Sole. Si allontana da noi a cinque chilometri al secondo e il suo diametro è di almeno sei milioni di chilometri (quello del Sole poco meno di un milione e quattrocentomila). La sua luce è di colore azzurrino. Basta un piccolo telescopio per scorgere a 3’ da Regolo una stellina di ottava magnitudine, a sua volta seguita da una stellina ancora più fioca, di tredicesima magnitudine. Trovandosi vicino all’eclittica, cioè al piano celeste sul quale si muovono il Sole, la Luna e i pianeti, Regolo viene abbastanza spesso occultata dalla Luna e più raramente dai pianeti del sistema solare. Eccezionale è l’occultazione da parte del pianeta Venere. Il raro fenomeno è avvenuto l’ultima volta il 7 luglio 1959, e la prossima volta sarà il 1° ottobre del 2044. I cicli di occultazione lunari di Regolo sono invece caduti nel 1988-89 e nel 1998-99. Il Leone è fra le costellazioni più estese del firmamento e copre poco meno i mille gradi quadrati. All’epoca delle civiltà precristiane il Sole entrava in questa regione della volta celeste in coincidenza con il periodo più caldo, un mese dopo il solstizio estivo. Per questo gli egizi davano molta importanza a questo segno, ora svilito dal moto di precessione. Beta Leonis è Denebola, che brilla come una ventina di Soli. Gamma Leonis è Algieba, una stella doppia molto interessante. Da un punto a 2° nord-ovest di Gamma Leonis si irradia una delle più spettacolari piogge di meteore, quella delle Leonidi. La pioggia si ripete ogni anno intorno alla metà di novembre, ma è più intensa a intervalli di 33 anni. Queste meteore derivano infatti dalla progressiva disintegrazione della cometa di Tempel-Tuttle. Le “stelle cadenti” che si vedono giungere in autunno dal Leone sono dunque “polvere di cometa”. Questa pioggia c’è stata, ad esempio, il 17-18 novembre 1998, e una molto abbondante si ebbe il 13 novembre 1833. Delta Leonis, chiamata anche Zozma, brilla come cinquanta Soli e il suo moto proprio nel cielo rivela la sua probabile appartenenza alla “corrente stellare” che comprende anche Sirio, Alfa Ophiuchi e Beta Aurigae. Epsilon Leonis, detta dagli arabi Ras Elased, si calcola che sia 580 volte più luminosa del Sole, al quale somiglia come classe spettrale. Zeta Leonis, detta Aldhafera, è di magnitudine 3.44. Eta Leonis è una super-gigante ad alta luminosità; si trova a duemila anni-luce ed è tredicimila volte più brillante del Sole. Se fosse collocata al posto di Regolo, sarebbe sei volte più luminosa di Sirio. Theta Leonis, chiamata anche Chort, brilla come trenta Soli. R Leonis è un’interessante variabile: la variazione della sua luminosità è dovuta a ciclopiche pulsazioni di tutta la stella, che nell’arco di dieci mesi (esattamente 312 giorni) si dilata enormemente, aumentando di cento volte la superficie radiante, per poi tornare a contrarsi. Wolf 359 sarebbe una stellina trascurabile se non fosse che occupa il terzo posto in ordine di distanza da noi (dopo Alpha Centauri e la Stella di Barnard in Ophiucus): è una delle stelle più fioche che si conoscano e ne occorrerebbero circa 63.000 per ottenere la luminosità del nostro Sole. Si aggiungano infine M65, M66 ed M96, le coppie di galassie del Leone. Tutto insieme, l’ammasso del Leone si allontana alla velocità di seicento chilometri al secondo.

Modi di dire in cui compare il leone: Quando la pelle del leone non basta, è il momento di cucirsi addosso quella della volpe = traduzione dal greco: Se non puoi con la pelle del leone, / fa con quella della volpe = Se non puoi con la forza, adopera gl'inganni. Il significato è che quando non si può vincere con la forza e il coraggio bisogna usare l'astuzia. In latino la sentenza suona: Ubi leonis pellis deficit, vulpinam induendam esse. Da notare la versione "inversa" in tedesco: Was der Fuchs nicht kann erschleichen / muss der Lowen klau erreichen, che rammenta il "topos" dell'iniziare come volpi, per diventare - dopo essersi rinfrancati - leoni.

Non allevare il cucciolo del leone = Leonis catulum ne alas. Particolarmente nota è la versione spagnola che tradotta diventa: Nutri il corvo e ti caverà gli occhi.

Il leone vecchio è più forte dei cerbiatti giovani = Dal greco. I forti, anche da vecchi, sono più forti degli imbelli. Si usa pure infatti l'espressione "vecchio leone" ad indicare chi, malgrado gli anni, è sempre sulla breccia. Sinesio in greco afferma: Una cammella, anche se ha la scabbia, porta il carico di molti asini.

Hic sunt leones = Qui ci sono i leoni. L'espressione era usata nelle antiche carte geografiche dell'Africa, per indicare le regioni non ancora esplorate. Ora si usa a livello proverbiale per indicare un pericolo certo ma di origine ignota, oppure a proposito di una zona di ignoranza abissale nella cultura generale di una persona o di un settore praticamente sconosciuto del sapere.

La frevi abbatti lu liuni = (proverbio siciliano) La febbre continua ammazza l'uomo. Le continue avversità logorano anche i più coraggiosi.


 

Cosa è di stagione
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asparagi, barbabietola, broccol(ett)i, carciofi, carote, catalogna, cavolfiori, cavoli verza, cavolini di Bruxelles, cavolo cinese, cicorie e cicorini, cime di rapa, cipollotti, cipolla rossa, cipolle, coste, crescione, finocchi, lattughe e lattughini, lattuga romana, patate, porri, porro bianco, radicchio rosso, rape, rosmarino, rucola, scorzonera, sedano, spinaci), topinambur, valerianella, verza, zucca;

arance, banane, kiwi, limoni, mele, pere, pompelmo. La mela va mangiata con la buccia (se è biologica) perché è lì che si concentrano le vitamine. E' digestiva, diuretica, disintossicante. La carota ha più vitamina A di qualsiasi altro alimento. Fa bene all'intestino e alla pelle, e sembra sia utile per la prevenzione dei tumori. Non togliere la buccia alle carote, ma raschiarle con uno spazzolino. La menta, con il suo acuto profumo, tiene lontani gli insetti dai fagioli.


 

idee verdi
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C'è talmente tanto da fare in questa stagione nell'orto che in pratica non si riesce a far tutto. Dapprima, bisogna sovesciare il concime vegetale con l’apposito attrezzo, preparare poi i terreni per le semine e quindi seminare. Ma è meglio non cominciare a seminare troppo presto, perché le sementi non possono svilupparsi nel terreno mezzo gelato, e se il clima è umido, il terreno è freddo. Seminare, piuttosto, una o due settimane più tardi, col terreno già riscaldato e asciutto. Alcune derrate, come la pastinaca, richiedono una lunga stagione di crescita e si possono perciò interrare presto. Altre possono pure cominciare presto, ma sotto vetro. Le campane di vetro sono di grande aiuto in questa stagione, perché riscaldano il terreno per le semine precoci (in marzo, si può mettere una grande striscia di plastica trasparente sulle patate primaticce piantate in febbraio).

In una serra riscaldata si può seminare il granoturco in vasetti di torba e i peperoni verdi in cassette da semina. Quando le piantine di pomodoro e cetriolo saranno abbastanza cresciute, possono essere trapiantate in vasetti o in terreno da serra. I cetrioli possono essere seminati nel letto caldo. Nell'orto degli aromi da cucina è tempo di prelevare, tagliare e ripiantare, se necessario, le piante perenni come la menta, la salvia e il timo. Si dovrebbe togliere la pacciamatura di alghe marine dagli asparagi e gettarla nella concimaia. Il rabarbaro si fa crescere forzato sotto una copertura oscura. I carciofi dovrebbero crescere bene. Si seminano in semenzaio gli ortaggi che andranno trapiantati in seguito: cipolle, tutti i broccoli, cavoli, cavoli ricci, cavolfiori, cavoli di Bruxelles e porri; la lattuga può essere seminata in semenzaio.

Ipotizziamo quattro campi ideali utilizzati a rotazione:

Campo A : I porri vengono tolti e mangiati a mano a mano che la primavera avanza. Le fave a semina invernale cresceranno bene, ma se vengono su scarse, si possono seminare di varietà primaverili, e può essere il momento di metterci anche i piselli precoci. In seguito, i piselli si semineranno in continuazione, con il passare del tempo. Per quanto ne vengano su, non saranno mai abbastanza! Le prime rape, la soia e le rape svedesi dovrebbero entrare in questo campo, che sarà a cavoli l'inverno seguente. La fila di cavoli primaverili fornirà verdura fresca e verrà consumata via via che ci si inoltra nella primavera.

Campo B : La primavera è una stagione di scarsa produzione, anche se più dell'inverno, ma i cavoli tardivi e i porri aiutano a superare questo periodo. I cavoli sono quasi finiti, ma ci saranno ancora alcuni cavoli di Bruxelles, con qualche cavolo riccio, forse alcuni cavolfiori invernali e qualche cavolfiore. A mano a mano che le derrate si esauriscono, il terreno va ripulito, i fusti vanno spaccati con un'accetta e poi gettati sulla concimaia. I cipollotti dovrebbero crescere bene.

Campo C : Ormai la segale invernale, seminata l'anno precedente come concime vegetale, dovrebbe essere stata sovesciata, per lasciare via libera agli ortaggi a radice da piantare più tardi. L'unico raccolto a radice che si pianta presto è la pastinaca, ma con l'avanzare della primavera si possono seminare cipolle e carote. E' il momento di trapiantare le cipolline seminate in autunno. All'inizio della primavera è bene piantare l'aglio. Con l'inoltrarsi della bella stagione, le semine in questo settore si moltiplicano continuamente.

Campo D : Qualche filare di patate primaticce potrebbe crescere sotto le campane o i tunnel di plastica trasparente. Saranno state piantate verso la fine di febbraio nei climi miti, o a marzo inoltrato in quelli più freddi. Il raccolto principale non va seminato fino a metà aprile. Le patate precoci si seminano a poca profondità, ma il raccolto principale va interrato di più, con molto concime o letame. A mano a mano che le patate crescono, vanno rincalzate in filari rialzati.

Appezzamento a frutta : L'uva spina va potata all'inizio della stagione. C'è chi mette a dimora fragole in marzo o aprile. Il terreno attorno agli arbusti da frutta, come ribes, uva spina e lampone, dovrebbe essere zappettato e sarchiato per impedire la crescita delle erbacce. Vanno cacciati i parassiti e qualche volta occorre agire contro di essi usando, per esempio, fasce collose antivermi sui tronchi. E' importante non irrorare con insetticidi gli alberi in fiore, perché morirebbero anche le api benefiche.

 

Nel frutteto, è il periodo più adatto per mettere a dimora gli alberi da frutto: prima d’interrare le nuove piante, è bene ravvivarne le radici con un’immersione prolungata in acqua, accorciandole poi al momento di interrarle; non piantarle in profondità ed eseguire subito la potatura di formazione. Si continua la potatura degli alberi fruttiferi, praticando la "potatura secca" sulle piante più vecchie, e si inizia la lotta antiparassitaria. Su melo, albicocco e susino si può effettuare il cosiddetto taglio del "caporale" per facilitare lo sviluppo delle gemme sottostanti. Per fico e kaki si provveda a eliminare i rami in sovrannumero, asportando le branche vecchie che non godono di buona salute. Per facilitare l’inclinazione verso il basso dei rami stessi e quindi l’apertura della chioma, può essere utile praticare dei tagli non profondi, con seghetti da ferro, sull’asse centrale poco al di sopra dei rami laterali più deboli. Prima di piantare nuove piante ravvivare le radici

 

Nella prima settimana di marzo, nel frutteto, prossimo alla fase di ingrossamento delle gemme, per favorire il risveglio delle piante da frutto e una pronta ripresa vegetativa, è opportuno eseguire una concimazione con apporti bilanciati di azoto, fosforo, potassio e micro-elementi. Nei meleti, allo stadio vegetativo di rottura delle gemme va effettuato un intervento con prodotti a base di rame, che limiterà il potenziale di inoculo della ticchiolatura (che ora si nasconde nel terreno o in mezzo alle foglie secche) e sarà efficace anche contro i cancri rameali. In alternativa, in presenza di cocciniglie, è ancora possibile un trattamento difensivo con polisolfuro di calcio. In questo periodo, si rendono poi necessari alcuni interventi canonici per la difesa di specifiche colture: negli oliveti, per esempio, è tempo di somministrare prodotti a base di rame contro l’“occhio del pavone”, mentre per il pesco si dovrà procedere con Ziram, Tmdt o Dodina contro la bolla e il corineo e, nella fase di gemma rigonfia, con triforine, dicarbossimidi, benzimidazoli o triazoli contro la monilia. Si consiglia, però, di evitare grossi apporti di concimi azotati: questi, infatti, favoriscono un eccessivo sviluppo della vegetazione, aumentando il rischio di attacchi parassittari. I più comuni fra questi parassiti possono essere afidi, cocciniglie, larve defogliatrici e parassiti fungini come oidio o cancro dei rami. Sul melo, poi, è ancora possibile trovare le uova svernanti del ragnetto rosso. Per verificare se il loro attacco può essere pericoloso, basta controllare il numero di uova presenti in prossimità della base delle gemme: se si individuano più di venti uova per gemma (il controllo va effettuato su almeno quaranta gemme), è bene intervenire con clofentezine miscelato a olio bianco. Sulle piante che nella scorsa stagione hanno subito attacchi di cocciniglie, è consigliabile un trattamento con olio minerale bianco o con polisolfuro di bario o calcio. Il melo è particolarmente suscettibile alle infezioni di due pericolose malattie causate da funghi patogeni: la ticchiolatura e l’oidio. Lo sviluppo della ticchiolatura è direttamente legato alle piogge e alle bagnature prodotte dalla rugiada. Gli attacchi di ioidio, invece, dipendono dal potenziale di inoculo presente nel frutteto, a seguito di infezioni sviluppatesi negli anni precedenti. Anche in questo caso bisogna provvedere con trattamenti tempestivi. Nei frutteti familiari, però, è impensabile e pericoloso un uso massiccio della chimica e la soluzione migliore consiste in una accurata ricerca di varietà di melo resistenti a tale malattia. Come ad esempio, quelle impiegate dagli agricoltori biologici: fra le più utilizzate si trovano la Florina, la Delorina, la Goldrush, la Baujade, la Topas e la Francesca. Sono varietà derivate da incroci fra tipi selvatici e tipi coltivati, che presentano ottime caratteristiche sia sul piano della robustezza sia su quello della qualità dei frutti.

Nella seconda settimana di marzo, nell’orto, le temperature miti delle giornate soleggiate possono favorire lo sviluppo delle prime colonie di afidi su alcuni prodotti dell’orto come la fava o il cavolo. Contro questi insetti si deve intervenire con prodotti specifici, ammessi per questo genere di colture. Nelle zone in cui è prossima la raccolta è indispensabile rispettare scrupolosamente i tempi di sicurezza.

Nella terza settimana, le piogge e l’umidità elevata favoriscono attacchi fungini nell’orto. Il sedano, in particolare, è soggetto ad attacchi di Septoria. Contro questa infezione si può intervenire con Clortalonil, anilazina o sali di rame. La cipolla è soggetta allo sviluppo di infezioni di peronospora che si possono combattere con Clortalonil. Su aglio e porro la stessa infezione può invece essere combattuta con Tiram. Sul cavolo in questo periodo sono frequenti marciumi, che di solito colpiscono le foglie più esterne; per gli esemplari vicini alla raccolta, è sufficiente eliminare le foglie attaccate, mentre sulle piante più giovani sarà necessario intervenire con prodotti antimuffa.

Nella quarta settimana, nelle zone in cui il pesco ha raggiunto la fase dei “bottoni rosa”, sarà necessario, in caso di piogge e di elevata umidità relativa, prevenire i danni di eventuali attacchi di monilia: gli interventi più indicati sono quelli a base di triforìne, dicarbossimìdi, benzimidazòli o triazòli. Sulle varietà di pesche noci si consiglia di intervenire contro i tripidi prima della fioritura, impiegando prodotti a base di acefate. Si può anche eseguire un intervento preventivo contro gli afidi con una miscela a base di Imidaclopirid e olio bianco. Durante la fioritura si deve evitare ogni trattamento chimico per salvaguardare gli insetti impollinatori, come le api.

Se il mallo delle noci è infestato da insetti bianchi (il lepidottero carpofago Cydia pomonella), che attaccano sia il noce che il melo provocando talvolta la cascola dei frutti, risultano particolarmente utili le trappole a ferormoni: queste consentono di catturare gli adulti maschi in volo e di individuare, attraverso le catture, il momento più opportuno per i successivi interventi (questa volta con prodotti tossici).

 


 

Piante da appartamento - Nelle ore centrali delle giornate di sole regaliamo due “bagni d'aria” alla settimana, e più tardi anche tre, alle piante che da mesi respirano solo l'aria rarefatta di casa, per fornire ossigeno in un momento di grande necessità e asciugare l'umidità stagnante, spesso responsabile di muffe e malattie fungine. Fare in modo che nell'ambiente si crei un'ottima circolazione d'aria, facendo attenzione però alle correnti d'aria. -- Ogni anno è bene fare i rinvasi e questo è il momento migliore: cominciare con l'eliminare il vecchio terriccio, poi potare radici, fusti e foglie. Lavare e spazzolare i vasi in acqua calda saponata con un'aggiunta di candeggina. Dopo averli ben puliti, si possono riutilizzare gli stessi vasi ma con della nuova terra. -- Se il balcone è siccitoso e molto soleggiato, scegliere iris, sedum, semprevivi, lavanda, gipsofila, achillea, armeria, delosperma. Quando il balcone riceve il sole solo per poche ore al giorno: aquilegia, speronella, geranium, campanule di varie specie e varietà. Erbacee perenni che vivono bene anche senza ricevere mai il sole sono: hosta, tiarella, alchemilla, mughetto, bergenia, euchera. Curare il drenaggio: quasi tutte le piante soffrono l'umidità stagnante intorno alle radici. Annaffiarle di frequente, ma non troppo, e togliere i fiori man mano che appassiscono. -- In terrazzo, potare rose e glicine, e trapiantare dalie, gladioli e margherite. Aumentare le annaffiature e riprendere con moderazione le concimazioni. Per i vasi è meglio usare fertilizzanti liquidi, più facili da dosare e da diluire in acqua.

 

In giardino questo è un periodo di grande attività e la luna di marzo è importante per decidere i tempi di lavori di giardinaggio. Con la Luna crescente seminare i fiori e gli ortaggi, con buone prospettive che la germinazione sia molto veloce. In altri periodi dell'anno, oltre che affidare i semi alla terra, sperando nei buoni auspici della luna, si possono raccogliere e preparare conserve e marmellate. -- A Luna calante, decidere i trapianti, le nuove piantagioni e la potatura, soprattutto delle siepi, in modo che impieghino più tempo a ricrescere e necessiteranno perciò di minor manutenzione. Inoltre, fare la concimazione principale dell'anno di tutto il verde: si consiglia di abbondare perché, con l'aiuto della luna, al termine del suo ciclo d'inizio primavera, le radici assorbiranno prima il nutrimento. Marzo è l’ultimo termine per le potature e la ripulitura dei rami di tutte le piante, ad esclusione degli arbusti che proprio in questo mese sono in fioritura: forsizia, spirea, cotogno giapponese. In Luna crescente trapiantare dalie, gladioli e margherite. In Luna calante potare le rose e il glicine; concimare. Secondo il metodo biodinamico, potare rose e glicine in Luna discendente e trapiantare tuberi di dalie, gladioli e margherite e concimare; trapiantare altresì bulbi di ciclamino, gigli e viole; in Luna crescente seminare zinnie, crisantemi, violacciocca, calendula e convolvolo. Come le gemme cominciano a ingrossare, in Luna calante, si potano ortensie e lillà. A fine mese, invece, ad azalee, camelie e rododendri va tolta la pacciamatura. Il prato ha bisogno di una bella rullatura. Piantare nuovi alberi, arbusti ed anche siepi. Secondo il metodo biodinamico, in Luna ascendente, seminare zinnie, crisantemi, violacciocca, calendula e convolvolo; in Luna discendente trapiantare gigli, viole, dalie e ciclamini; piantare alberi arbusti e siepi; potare ortensie e lillà. - Prima di potare, controllare che le lame siano affilate, disinfettarle in un barattolo pieno d’alcool e poi procedere. Tagliare di un terzo i rami delle azalee e delle gardenie ormai sfiorite, sino alla base i fusti della stella di Natale, ormai spogli. Le fuchsie, le begonie, l'erba miseria, i gerani, che d'inverno si sono allungati troppo alla ricerca di luce, vanno accorciati un po' perché possano infoltirsi e irrobustirsi. Nel caso di ficus, dracena e filodendro che hanno perso le foglie lungo il fusto, meglio rivolgersi a un giardiniere professionista.

Tagliare con decisione alla base le piantine globose che i cactus fanno formato ai lati e per due o tre giorni lasciare asciugare la ferita all'aria e poi appoggiarla su un miscuglio in parti uguali di torba sbriciolata e sabbia. Tenerlo al sole, annaffiarlo poco e verso la fine della primavera si saprà se la moltiplicazione ha avuto successo.

Concimare la terra con parsimonia: meglio somministrare un'altra concimazione a metà estate, piuttosto che eccedere adesso.

Sbocciano in questo mese: camelie, i primi rododendri, i cotogni del Giappone e i ciliegi ornamentali più precoci.

Seminare i fiori estivi. Affidare al terriccio fine, sabbioso, ben livellato di un qualsiasi contenitore basso e largo un pizzico di semi di petunie, tagete, calendule, zinnie, begoniette e altre annuali estive, quindi ricoprirli con uno strato finissimo di altro terriccio; assestare la superficie comprimendola con il palmo della mano, annaffiare con un vaporizzatore perché i semi più piccoli e leggeri non scivolino via, sistemare l'etichetta con il nome della specie e la data di semina, avvolgere il contenitore con un foglio di plastica trasparente (in una posizione calda e riparata, i semi impiegano da 8 a 20 giorni per germinare). Seminare direttamente a dimora i fiori che soffrono il trapianto: papaveri, fiordalisi, cosmeta, fior della nebbia, astri, ecc. Seminare la violetta classica (o Viola odorata), dal profumo intenso e dal colore vellutato. Entro metà mese accorciare i rami delle rose ad arbusto: più sono bassi, maggiore sarà il vigore dei nuovi rami. Un leggero ritocco giova anche alle rose rampicanti, soprattutto se vivono in terrazza. Il taglio deve essere obliquo perché l'acqua non ristagni sulla ferita e qualche mm sopra una bella gemma gonfia rivolta verso l'esterno della pianta. Dopo la potatura, la concimazione: le rose gradiscono più di tutto i concimi organici.

Vaporizzare con poltiglia bordolese le rose e gli arbusti che l'anno precedente hanno mostrato macchie sospette su foglie e corteccia per distruggere i microscopici funghi che ne sono responsabili. - Per essere sicuri che le talee di rosa attecchiscano bene, praticare un taglietto nella parte del gambo che verrà interrata e infilarvi un sassolino: così la pianta crescerà rigogliosa.

L'inizio della primavera, quando sia ormai superato il pericolo di ritorno del freddo, è l'epoca propizia per la potatura dei limoni, effettuata allo scopo di diradare e di dare una forma equilibrata alla chioma. Si eliminano i rami secchi e i succhioni, vegetazioni verticali molto vigorose che però non fruttificano, sottraendo, invece, nutrimento alla pianta.

Un lavoro importante del giardinaggio in primavera è il rinnovamento del terriccio. Si fa ogni anno, in questo mese, togliendo (delicatamente per non scalfire le radici più alte) la terra di superficie, resa biancastra e arida dal calcare contenuto nell’acqua di annaffiatura. Il terriccio eliminato va sostituito con terra nuova, soffice e fertile, addizionata a qualche manciata di humus di lombrico. Ogni 3-4 anni, invece, è necessario cambiare tutta la terra del vaso, specialmente di quelli meno grandi; il passaggio di una pianta va fatto da un vaso ritenuto piccolo ad uno leggermente (solo leggermente) più grande, e solamente se la pianta non ha ancora gemmato; è quindi un lavoro da fare in febbraio. Ogni pianta ha esigenze particolari: quelle da fiore, per esempio, stanno bene in terreni con una buona dose di elementi nutritivi, mentre le piante verdi (specie quelle da appartamento) necessitano di elementi che trattengono più a lungo l’umidità. Ci sono piante che esigono terreno acido (come azalea, ortensia, rododendro) e altre che vogliono terriccio basico, molto poroso, come le piante grasse. I principali componenti per un buon terriccio “universale” sono: torba bionda di sfagno con alta capacità di ritenzione idrica; elementi minerali e organici nel giusto equilibrio; sostanze che facilitano la circolazione dell’acqua, aumentando la porosità del terreno e sostanze che attivano l’apparato radicale riducendo i fenomeni di salinità e mantenendo il giusto valore di pH del terreno. Il terriccio vecchio e sfruttato non si butta via perché può ancora essere utilizzato: metterlo in un grande contenitore o in un sacco di plastica capace, aggiungendo un terzo di torba, un terzo di sabbia di fiume e una manciata di concime organico in polvere per ogni 10 palette di terra. Mantenere il contenitore aperto in un punto riparato e ombreggiato del terrazzo e mescolare tutto ben bene. Dopo 4-5 settimane il miscuglio può essere utilizzato per nuovi impianti di arbusti e di piantine erbacee.

 

Luna marzolina fa nascere l'insalatina = Nell’orto è tempo di semine di tutti i generi e la Luna crescente aiuta a raggiungere buoni risultati. Si possono seminare carote, cicoria, fave, finocchio, piselli e lattuga, mettere a dimora bulbilli di aglio, di cipolla e tuberi di patata, e trapiantare l'asparago bianco e verde. E' anche il momento adatto per cominciare a preparare le aiuole alle coltivazioni dei prossimi mesi, mentre si raccolgono spinaci e radicchio. In Luna crescente seminare carote, fave e piselli; trapiantare asparago bianco e verde. In Luna calante seminare lattuga, cicoria e finocchio; mettere a dimora bulbilli di aglio, di cipolla e tuberi di patata; raccogliere spinaci e radicchio. Secondo il metodo biodinamico, in Luna ascendente seminare carote, fave e piselli, lattuga, cicoria, finocchio e raccogliere spinaci e radicchio. In Luna discendente trapiantare asparago bianco e verde, mettere a dimora bulbilli di aglio, di cipolla e tuberi di patata. -- Per controllare la germinabilità delle sementi avanzate dalla precedente stagione, disporre su uno strato di circa 2 cm di spessore di cotone idrofilo, opportunamente inumidito, 100 semi per ogni ortaggio da controllare. Si ricopre la superficie con un giornale, per evitare che i semi si spostino, quindi si avvolge delicatamente il cotone e lo si conserva così avvolto per 3-4 giorni. Trascorso questo periodo, si ridistende il cotone e si vedrà quanti semi si sono gonfiati (alcuni avranno già messo l’embrione); a questo punto, attendere ancora 1-2 giorni e infine contare i semi germinati: si ottiene così la percentuale di germinabilità; se il risultato sarà uguale o inferiore al 55% (55 semi germinati su 100), è consigliabile non utilizzare quella semente.

 

Nel frutteto, a Luna calante, si possono potare meli, peri, lamponi e noccioli, mentre a Luna crescente si possono piantare nuove piantine di alberi da frutta. Secondo il metodo biodinamico, in Luna discendente piantare gli alberi da frutta in Luna discendente. -- Nei primissimi giorni del mese irrorare con la poltiglia bordolese, diluita in acqua nelle proporzioni suggerite dal produttore gli alberi da frutto (meli, peri, ciliegi, albicocchi e soprattutto peschi, anche se allevati in vaso).

 

Nel campo è un buon momento per seminare erba medica e girasole, e per completare la concimazione delle colture erbacee invernali, come grano e orzo, che ora è bene anche sottoporre a rullatura. In Luna crescente seminare erba medica e girasole. In Luna calante concimare e rullare orzo e grano. Secondo il metodo biodinamico, in Luna ascendente seminare erba medica e girasole. In Luna discendente concimare e rullare orzo e grano.

 

Nell’uliveto, in Luna calante continua la potatura dell'ulivo, mentre a Luna crescente si piantano nuove piantine di ulivo. Secondo il metodo biodinamico, piantare i nuovi ulivi in Luna discendente. -- Il leccio, l'agrifoglio, il sughero e l'ulivo necessitano di scarse irrigazioni.

 

Nella vigna, a Luna calante, si porta ormai a termine la potatura delle viti, mentre a Luna crescente, si piantano nuove piantine di vite. Secondo il metodo biodinamico, piantare le nuove piante di vite in Luna discendente.

 

In cantina, se si vuole conservare il vino nelle bottiglie, ricordare di tenerle inclinate e di evitare in cantina sbalzi di temperatura che dovrebbe mantenersi fra i 10 e i 15°C, mentre l'umidità dovrebbe aggirarsi intorno al 70-80%. Il locale deve essere aerato per evitare la mescolanza di odori dei vari prodotti qui conservati, come aglio, cipolla, formaggi e salumi.


 

calendario lunare
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La Luna Nuova di marzo segna l'inizio della primavera e la natura, dopo il sonno invernale, si risveglia a nuova vita.

E’ tempo di seminare le piantine annuali da fiore, petunie, bocche di leone, calendule, papaveri della California, lobelie, ecc.: e allora è meglio farlo in Luna crescente: è stato infatti dimostrato che la luce lunare ha un particolare effetto sulla crescita dei vegetali e dei semi. Mentre la luce solare agisce in superficie, quella lunare penetra nel terreno a parecchi cm di profondità, facilitando la gemmazione. Per cui, mentre le semine delle piante annuali si fanno di solito in Luna crescente, le potature vanno eseguite in fase di Luna calante, quando cioè le funzioni vegetative sono un po’ rallentate. Infatti, potando quando la luna è crescente avviene una rapida formazione di germogli i quali, nel periodo che segue, di luna piena, potrebbero subire quel trauma chiamato “bruciatura di luna”. Esistono tuttavia arbusti che si potano proprio durante il primo quarto di luna: sono ad esempio, ribes e lamponi. Il periodo di Luna Piena, invece, è il più indicato per la semina dell’aglio bianco, della cipolla, del prezzemolo e del radicchio. La vite va potata soltanto in fase di Luna calante. Sempre con la luna favorevole (Luna crescente e Luna Piena) si consiglia di usare gli antiparassitari, in quanto la luce lunare attiva le loro proprietà esercitando un’azione sinergica.

Secondo gli ortolani astigiani, l'influenza della Luna si eserciterebbe soprattutto nel primo semestre dell'anno e per le colture da foglia, vale a dire dall'insalata al finocchio, al sedano, allo spinacio, i quali vanno seminati entro 15 giorni successivi alla Luna Piena, se non si vuole che tendano rapidamente a montare a seme senza perciò produrre la vegetazione fogliare per la quale vengono coltivati. Sulle colture che danno frutto o producono sottoterra, l'influenza lunare invece sarebbe scarsa. -- A Luna Nuova, seminare cicoria, fave, melanzane, meloni; moltiplicare per divisione di cespi dragoncello, erba cipollina, timo.

Al primo quarto: seminare bietola, carota, fagiolo, pisello, pomodoro, rapa, spinacio; trapiantare carciofi e fragole.

A Luna Piena, seminare anguria, carota, cipolla, lattuga, piselli, prezzemolo; trapiantare asparagi.

 

Nel periodo di Luna Calante

nell'orto si trapianta all'aperto la cipolla e si seminano in semenzaio i vari tipi di insalata da taglio;

in giardino si iniziano ad estirpare le erbacce, a zappare leggermente il terreno e si ultima la potatura delle rose;

nel frutteto si ultima la potatura delle varie piante da frutto e si preparano gli innesti su peri e meli.

 

Con la Luna Crescente

nell'orto si trapiantano all'aperto gli asparagi bianchi e verdi. Seminare piselli e ceci, e preparare l’asparagiata trapiantando le “zampe”;

in giardino si mettono a dimora i fiori annuali come i bulbi di ciclamino e i tuberi di dalia; è il momento di potare i cespugli di ortensie, ricordando che i rami vecchi vanno tagliati completamente, mentre a quelli giovani vanno lasciate due gemme sul ramo;

nel frutteto, si piantano gli alberi da frutto; rinnovare la pacciamatura sotto gli arbusti da frutto con una copertura piuttosto spessa (cortecce spezzettate o aghi di conifere);

nella vigna si piantano le giovani viti.

 

Alla prima “calàda de marso” (della luna) si piantano le patate: così ricorda un proverbio veneto.


 

I “falchi della regina”, rarissimi rapaci che tutti gli anni in primavera svernano in Madagascar, nelle isole Seychelles e Mauritius, durante il periodo riproduttivo, fanno tappa sulle scogliere dell'isola di San Pietro, a poche miglia dalla costa sud-occidentale della Sardegna.


 

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