a cura di Emilia Majorana della Libera Facoltà di Scienze Antiche
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Cenni di cultura antica

Marzo era il primo mese dell'anno romano ed era dedicato al dio Marte . Nei “Fasti”, Ovidio spiega infatti che il nome di marzo (Martius, in latino) deriva proprio dal nome del dio Marte (Mars, Martis), che a sua volta derivava dalla stessa radice di mas, maris (che significava “maschio adulto”). Dopo aver rievocato il mito di Rea Silvia fecondata dal dio e le vicissitudini dei due gemelli sino alla fondazione di Roma, attribuisce a Romolo la volontà di dedicare al dio suo padre il primo mese dell’anno. Sicché l’anno, nel calendario arcaico romano, cominciava col nome del divino padre di Roma, colui che aveva la funzione di proteggere e definire la comunità. Anche oggi, che marzo è diventato il terzo mese dell’anno, resta sempre quello in cui ha inizio il calendario astrologico e in cui cade l’equinozio di primavera. -- Marte, dio della guerra e della forza virile, era però un dio molto più antico (Mavors era una forma molto antica del suo nome latino Mars) considerato protettore della natura (dei campi e della vegetazione), e quindi del suo risorgere primaverile: insomma il dio della primavera che lotta contro l'inverno che muore. A lui si rivolgevano preghiere affinché allontanasse il cattivo tempo e le malattie del bestiame e il suo nome veniva invocato soprattutto a marzo, mese che per tal motivo prese il suo nome. Dalla primitiva concezione bucolica, si passò poi a considerarlo dio della guerra, forse per il fatto che egli difendeva la natura da ogni insidia naturale e forse anche perché con marzo aveva inizio la stagione delle campagne militari., che si concludeva a ottobre (durante il Medioevo, marzo rimase il mese della mobilitazione dell’esercito feudale e della sua partenza per la guerra). -- Come dio guerriero, Marte assunse nello Stato un'importanza pari a quella di Giove, tanto che Numa Pompilio istituì in suo onore un ordine di sacerdoti addetti al suo culto, i Sali. Secondo una leggenda, mentre Numa pregava gli dèi per la salute dello Stato, cadde dal cielo uno scudo bronzeo, l'Ancile, che egli riconobbe come lo scudo di Marte e fu avvertito da Giove che l'impero romano sarebbe durato quanto si fosse conservato quello scudo. Allora, Numa fece costruire altri undici Ancili e nascose fra quelli l’originale, dopo di che li affidò tutti ai Sali, che li portavano in processione per le vie della città durante il mese di marzo. Da allora Marte fu invocato dai generali militari e si credeva accompagnasse gli eserciti nelle loro battaglie: fu per questa ragione chiamato Gradivo, cioè "colui che precede, che incede in testa", essendo egli sempre nelle prime file in guerra. In caso di vittoria, veniva a lui sacrificata una parte del bottino; eventuali sconfitte erano considerate conseguenza della sua collera, perciò lo si ammansiva con sacrifici di espiazione. Al suo seguito si trovavano Bellona, Metus (la paura), Pallor (il terrore pallido), Victoria, Pax, Honor (l'onorevolezza) e Virtus (il valore). A lui fu dedicato anche quel territorio posto sulla sinistra del Tevere destinato agli esercizi militari e ginnici, chiamato Campo di Marte. Augusto fece erigere un tempio nel Foro consacrato a Marte Ultore (vendicatore) in ricordo della vittoria riportata sugli assassini di Cesare. Come dio bellicoso, Marte venne identificato con Ares, anche se fra i due esistevano profonde differenze, per così dire, psicologiche: Ares era il dio della forza e della violenza cieca e fine a se stessa, Marte era il dio della guerra finalizzata alla salvaguardia e alla gloria del suo popolo. Animali sacri al dio furono il picchio, il lupo e il cavallo, le sue armi lo scudo e la lancia. -- L'antichissimo e venerato tribunale dell'Areopago (termine derivante da "to en Arei pago dikastérion") era stato istituito, secondo la tradizione leggendaria, dalla stessa dea Atena o dall’eroe Teseo. Aveva la sua sede sulla collina ad occidente dell'Acropoli ed era dedicato ad Ares (dal quale prese appunto il nome). Era costituito dagli arconti usciti di carica.

 

Gli antichi Romani festeggiavano il dio Marte il 1° giorno di marzo. Nello stesso giorno si accendeva anche il fuoco sacro in onore di Vesta , la dea protettrice della pace familiare. Si celebravano, inoltre, le feste Liberali e veniva offerto al dio Libero un uovo, a significare l'inizio di tutte le cose; il rito cristiano in seguito adottò la tradizione popolare benedicendo l'uovo pasquale.

 

Anfizione, figlio di Deucalione e di Pirra, regnò su Atene, dopo averla usurpata al suocero, per dieci anni. Fu lui a dare il nome di Atene alla città su cui regnò, e sempre a lui si attribuisce la consacrazione della città alla dea Atena; inoltre istituì le leghe religiose chiamate Anfizionie . Ospitò Dioniso e ne introdusse il culto. Le Anfizionie erano leghe religiose istituite fra popoli vicini che, sebbene di origine diversa, celebravano le divinità che avevano in comune. L'Anfizionia più celebre è quella delfica, costituita da dodici popoli che occupavano la Tessaglia e i paesi vicini: i componenti prestavano giuramento di non belligeranza reciproca. La lega si riuniva due volte all'anno: in primavera a Delfi, in autunno alle Termopili: ogni città federata mandava quattro rappresentanti e disponeva di due voti per le decisioni. L'adunanza si chiamava Sinedrio.

 

Asclepiee erano feste in onore di Asclepio, celebrate in molte città greche, soprattutto ad Epidauro e a Cos, durante il mese di marzo.

 

Dionisiache : feste in onore di Dioniso che si celebravano in marzo-aprile.

 

Saturnali - Fra gli antichi romani vi era l'usanza di celebrare l'inizio dell'anno o di una nuova stagione con feste speciali. In marzo e in dicembre si svolgevano i Saturnali in onore di Saturno. Si diceva che il dio aveva assicurato agli uomini felicità e benessere in una lontanissima epoca chiamata "Età dell'Oro". Chi dunque, meglio di lui, poteva far sperare in un anno di raccolti abbondanti, di affari redditizi? Si organizzavano perciò, in suo nome, giochi all'aperto e banchetti succulenti. Per un periodo, che andava da tre a sette giorni, i padroni obbedivano ai servi e i servi la facevano da padroni. Si creava, per burla, un mondo alla rovescia e per le strade si lanciavano fiori, frutta, confetti. Giorno e notte giovani e vecchi, uomini e donne, passavano cantando e intrecciando danze. Si usavano anche delle maschere, fatte di corteccia d'albero, di legno intagliato, di cuoio e persino d'avorio. C'era il desiderio di dare spettacolo, di spaventare e di divertire; e su tutto regnava l'idea di rinnovamento. Cantare, far musica, ballare sono i modi più antichi di fare festa; stare allegri, cantare, ballare, mangiare e bere in abbondanza, nelle feste antiche di rinnovamento era considerato di buon augurio: propiziava la fortuna, favoriva buoni raccolti, gioie familiari, salute, agiatezza. E l'allegria di un gran numero di persone aveva più forza, più potere magico. Soprattutto le danze avevano uno scopo ben preciso: assicurare buoni raccolti. Era antica credenza, trasmessa nel corso dei secoli, che più alti erano i salti dei danzatori, più alto sarebbe stato il grano nei campi. Certe rappresentazioni tradizionali che si svolgevano e ancora si svolgono a Carnevale in vari paesi ricordano molto gli antichissimi riti. Fra le più comuni, c'è la rappresentazione dei mesi dell'anno, ognuno con le sue caratteristiche: da un Gennaio imbacuccato e coperto di neve a un Agosto accaldato che si asciuga il sudore. Più tardi, in Toscana, alcuni gruppi di attori dilettanti portavano un ramo di alloro o di pino, lo piantavano in mezzo a una piazza e poi, lì intorno, recitavano il "bruscello". Erano episodi di poemi epici, che narravano cioè, scene di guerra, sfide e duelli tra Mori e Cristiani. Erano le autorità che fissavano le date, le regole e i contributi in denaro delle feste. Ma erano anche, a cominciare dal Medioevo e in tutta l'Europa, gruppi di cittadini che si chiamavano Compagnie dei Folli o Abbazie dei Folli o degli Stolti. Di solito queste strane associazioni erano composte da giovani. Qualche volta, però, avevano il diritto di esserne membri solo gli uomini maturi. Si racconta, per esempio, che in un paesetto del Piemonte, Fenestrelle, i giovani imparassero la "danza delle spade" guardando dal buco della serratura gli anziani. Questi si esercitavano ad eseguirla chiusi in una stanza, perché soltanto gli anziani avevano il diritto di conoscerla e di danzarla. A Firenze, durante il Rinascimento, queste associazioni si chiamavano Potenze o Signorie e oltre che del carnevale, si occupavano di due altre grandi feste: Calendimaggio, cioè il primo giorno di maggio e la festa di San Giovanni, che è il santo patrono di Firenze.

 

I Greci veneravano “le due Signore” (Demetra e la figlia Persefone) con le feste Tesmoforie e con le Eleusine , le grandi e le piccole. Le Tesmoforie si celebravano in novembre cioè nel periodo in cui Persefone doveva lasciare la madre, ed avevano particolare solennità in Atene. Le piccole Eleusine si celebravano ogni anno all’inizio della primavera per festeggiare il ritorno di Core (altro nome di Persefone) sulla Terra. Le grandi, invece, avevano luogo ogni cinque anni e duravano nove giorni. Chi voleva onorare la dea si recava ad Atene dove, il quinto giorno delle grandi Eleusine, si formava una processione, che sul far della sera, al bagliore delle torce che ognuno portava con sé, si dirigeva ad Eleusi. La processione arrivava a notte alta e si arrestava alla porta del tempio di Demetra, dove solo gli iniziati potevano entrare per assistere ai riti che vi si compivano (considerati i più importanti riti sacri della Grecia). Inoltre, ogni anno, durante una tregua sacra di cinquantacinque giorni, si venerava Demetra con le celebrazioni dei Misteri Eleusini.

 

Cerealia - In onore di Cerere (= Demetra) si celebravano i “Cerealia”, feste che duravano otto giorni, culminando nei “Ludi Ceriales” nel Circo. Caratteristica di questi giochi era la caccia ad alcune volpi cui si erano attaccati alla coda degli sterpi incendiati.

 

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