Conferenza
del 1-6-2000
Padova
 
 
Dibattito:
domande al Prof. Galli


1a DOMANDA : "Volevo fare una domanda al Prof. Galli: mi chiedevo: lei ha parlato di testi letterari e io pensavo anche ad un altro tipo di testo, al cinema, e mi chiedevo se può essere integrato, visto che la forma testuale visiva è sempre più forte nei nostri giorni; mi chiedevo se poteva integrare anche quest'aspetto nel discorso fatto"

2a DOMANDA : "Collegandomi a quanto ha detto Galli e la studentessa, c'è un libro recente di Edgard Morin , "La testa ben fatta", in cui l'autore dà consigli sull'insegnamento; mi sembra che siano anche i consigli che dà Galli per quanto riguarda la letteratura e il cinema; credo che ci insegnino di più un film o un romanzo che non tante spiegazioni nelle quali poi non riusciamo più a venirne fuori.

3a DOMANDA : "Lei ha detto che il testo cresce col lettore e viceversa, ma mi chiedo: il testo è fatto da una singola persona che interpreta ciò che sta o vive quello che poi scrive, e questo dà a noi una specie di filtro a quelle che possono essere le emozioni, le nostre interpretazioni sul testo; allora è importante partire dalla comprensione di ciò che il testo prima vuole dire oppure possiamo farne uno strumento senza anima?"

PROF. GALLI: L'aspetto dell'utilizzo del cinema a me piace molto, come anche l'uso di testi drammaturgici. Ad esempio, nel caso della meraviglia, ho trovato che due testi sono fondamentali per entrare dentro questo fenomeno, ossia "I diari" di Max Rish - che sono legati alla sua tragedia che si chiama "Andorra"-, ma soprattutto il film di Wenders "Il cielo sopra Berlino" dove i testi sono fatti da lui, ma anche da Handke, lo scrittore austriaco. Mi è parso che in quel film Wenders abbia saputo caratterizzare molto bene il fenomeno della meraviglia: è la storia di due angeli borghesi col cappotto scuro che hanno la capacità, avvicinando le persone, di registrare tutto quello che succede nella loro testa, e di spiare il loro mondo interno; tutta questa parte del film è in bianco e nero, poi c'è un momento che uno dei due si stufa; già questo sentimento e cambiamento viene descritto nel dialogo tra l'angelo e il compagno in maniera molto interessante, perché lui dice: "Voglio entrare nel flusso del tempo, anche se poi so che ci sarà la morte; voglio guardare le cose ad altezza d'occhi, non da sopra in modo ipotetico". In sostanza lui rinuncia all'onniscienza, che era questa caratteristica che veniva conferita ai due angeli, il sapere tutto e non avere risonanza affettiva per ciò che sentivano; potevano succedere cose di vario genere, ma loro conoscevano, erano dei puri conoscitori. Nel momento in cui l'angelo decide di rinunciare all'onniscienza, di entrare nel flusso del tempo ecc., il film diventa a colori, e l'angelo neonato-uomo che si era ferito si lecca la mano e prova il sapore, cosa mai provata prima, oppure il colore, e chiede ad un passante: "Ma che colore è questo?" ; è questa la meraviglia del neonato che si trova in un mondo mai conosciuto, la meraviglia legata alle piccole cose. Cose queste delle quali parla anche Rilke, che in una delle elegie dice dell'angelo: "insegnagli un po' a vedere le cose" …. forse è stata un'ispirazione per Wenders. Poi c'è l'incontro con la donna che lui già conosceva, perché come angelo l'aveva spiata; il dialogo tra i due è molto bello…quindi c'è anche da chiedersi come la donna possa aiutare l'uomo a meravigliarsi, perché noi siamo un po' dei soggetti chiusi….. Il finale del film è un'esclamazione dell'angelo diventato uomo, che dice: "Adesso so ciò che nessun angelo sa, ho imparato in questa notte la meraviglia!".

Se noi poniamo il problema nei termini di quali siano i fattori favorenti e quali gli ostacolanti della meraviglia, per esempio un testo cinematografico come questo ci mette subito in condizioni di dire che non è vero, come si è detto da secoli, che la meraviglia significa trovarsi di fronte a qualcosa d' inaspettato, nuovo, inatteso ecc., quello è l'aspetto oggettuale. Ma cosa c'è che predispone nell'osservatore la meraviglia, la inibisce o la favorisce? La inibisce il senso di sapere tutto, se non c'è il senso del mistero, dell'enigmatico ecc., se sappiamo tutto non si prova più meraviglia, non perché non ci siano più i motivi, ma perché non ci siamo più noi predisposti per farlo. Cos'è che predispone alla meraviglia nei rapporti con le persone? Se noi conserviamo per le persone un atteggiamento di mistero e rispetto, esso ci predispone alla meraviglia nei confronti delle persone; Nietzsche diceva che non si deve fare psicologia di fronte alla maschera con cui ciascuno di noi si difende, conservando così il senso che, aldilà di ciò che capiamo, c'è ancora da capire, e forse non capiremo mai…è questo che predispone alla meraviglia; viceversa, il senso del conoscere, dell'avere esaurito, è inibente, e questo per fare un esempio.

A mio avviso, il cinema, il teatro, sono testi ugualmente importanti da utilizzare; per "letteratura" io intenderei "testi" in senso molto ampio: non solo poesie, romanzi, novelle, ma anche arte.

L'altra domanda su quale utilizzo posso fare del testo, considerando che viene prodotto da qualcuno in un contesto storico e secondo certe categorie, possiamo farne un uso da profani, oppure è bene avere anche, come dicono i filologi, un "……" , cioè, collocare il testo laddove è stato prodotto, perché forse l'autore non voleva dire certo le cose che noi attribuiamo. Non sarebbe male avere questa collocazione storica, però spesso succede che anche un'interpretazione diciamo non necessariamente preparata coglie lo stesso…c'è il meglio, il buono, l'ottimo…. Il lavoro dei filologi dovrebbe essere quello che per esempio ci prepara una traduzione tale per cui ci dà un po' il significato che a quelle parole voleva dare l'autore in quel tempo, altrimenti noi come lettori rischiamo di "tradire". ….non so però se era questo che lei voleva…..

STUDENTESSA: Non so, io quando leggo un libro ho delle determinate sensazioni, e magari se lo rileggo in un altro periodo ne ho delle altre; allora mi vien da chiedere se sono io che cambio…. Comunque, effettivamente cos'è che dovrebbe suscitarmi? Qual è la cosa che più mi suscita questo libro?

PROF. GALLI: Questo va a finire nel problema dell'interpretazione vera o non vera, che è un problema difficile nel senso che ci sono certo dei limiti dentro ai quali noi tradiamo il testo, come ho detto prima della traduzione di "Infinito", però poi c'è un'infinita possibilità a seconda del punto di vista del ricavare significati in un testo. Ma se accettiamo la tesi che il significato di un testo nasce nel momento dell'interazione "testo-interprete", allora dobbiamo dire che i fattori che entrano dentro sono almeno di tre tipi: (a)quelli legati al testo, che ha delle sue caratteristiche, (b)quelli legati al lettore, che anche lui ha le sue caratteristiche, e (c)quelli legati alla situazione, perché se io leggo questa cosa in una o in un'altra situazione essa cambia completamente di significato; il risultato, il significato, è quindi la risultante di queste tre variabili molto complicate, per cui dire quale sarà l'interpretazione vera mi pare non …….(?)

STUDENTESSA: Diciamo che così allora si porta la figura del principio della meraviglia: da una cosa che non è conosciuta si riesce a provare meraviglia perché è come se non fosse più sconosciuta………

PROF. GALLI: Be'…dice Max Rish che quando di una persona che amiamo diciamo: "Adesso ho capito come sei", in quel momento è finita la meraviglia, e aggiunge che non è finito l'amore….è Perché quello era finito prima, e allora io ho detto: "Adesso ho capito come sei! Mi hai deluso, pensavo che tu fossi, e invece non sei!". Cioè, se si conserva il senso che la persona è inesauribile anche nelle sue potenzialità, oppure "io mi sono stufato di stare con questo qui che non cambia mai", ma non perché l'ho conosciuto, ma perché me ne sono stufato!

PROF. FERLINI: Il tema della meraviglia è in un certo senso meraviglioso… penso al piccolo bambino, che scopre di avere le mani, una delle meraviglie più meravigliose. E penso a come alcuni psichiatri psicoanalizzano il nulla, e molti psicologi anche, cioè la noia, la ripetitività, la nosografia, la classificazione. Mi sono emozionato anche perché innanzi tutto devo ringraziare i relatori, che mi sembra ci abbiano dato molto ossigeno, ma poi perché mi son sognato del Prof. Barison che mi diceva: "Macaco"! Io ho fatto una lunga trafila a Padova per poter entrare col Prof. Barison, perché ero allievo del Prof. Trabucchi….. Barison era un maestro duro, primo non faceva mai concorsi, perché diceva che un medico che vince un concorso poi non lavora più; noi siamo stati quindici anni…..(?), e tutte le mattine alle sette dovevamo andare da lui, e discutere di Fenomenologia immersi nella musica, che a volte era talmente alta che ci si sentiva poco parlare Barison. Una cosa che mi veniva in mente sentendo il Prof. Borgna era questo imperativo categorico del Prof. Barison che non voleva che sulle cartelle scrivessimo sintomi; Barison voleva che in cartella scrivessimo "Impressioni", impressioni sulla vita quotidiana del paziente. Lui controllava tutte le cartelle, e diceva: "Questo è un sintomo, non lo devi mettere", intendendo per sintomo un qualcosa di predefinito, che poi ti porta ad una classificazione patologica. Non sintomi, bensì una narrazione, Barison voleva una narrazione, e per esempio se trovava in una cartella espressioni come "disorientato nel tempo e nello spazio", o "dissociato", lui cancellava tutto. Purtroppo mi ricordo poco, per esempio: Barison entra tranquillo,mi saluta ma sembra non farci caso, mi guarda con fare interrogativo, si alza, si siede, mi sento un po' imbarazzato ecc. . Questo era un riferimento a Barison, col quale ho tanto litigato per vari motivi, ma col quale poi alla fine, dopo tanti anni, mi permetto di dire… quando Barison era con Benedetti ci siamo ritrovati. Questo volevo dire, il fatto che il fondamento del nostro lavoro è la meraviglia, cioè non essere mai stanchi di ciò che si sa o non si sa… bisogna sempre meravigliarsi, perché il paziente è uno di noi... A proposito di film, io purtroppo faccio infrazioni di film, faccio il corso di Psicologia mio, e faccio vedere film temibili e bellissimi. Poi sono stato severamente punito, perché ho fatto un corso a Innsbruck e mi hanno portato queste due persone, che voi sicuramente conoscete… Bergmann in tedesco è una cosa terrificante… il prossimo anno vi darò Bergmann in tedesco.

APPLAUSI!!!

(sbobinatura a cura del gruppo "Lapsusblu")