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VITA NELL' ACCAMPAMENTO

Capitolo 008

Era già passate due settimane da quando Melany era giunta nel mondo di Drako. Oramai si era abituata ai ritmi dell'accampamento, l'addestramento cominciava a dare i suoi frutti, anche se, purtroppo, Melania non aveva ancora capito cosa fosse in realtà il "potere" che stava imparando ad usare. In oltre aveva intrecciato una solida amicizia sia con Drako che con Lexiure.


L'elfo le insegnava tutto ciò che c'era da sapere, oramai conosceva le leggende dell'epoca buia meglio di qualunque uomo originario del pianeta. Una volta chiese al suo mentore come facesse a conoscere tante cose di quella remota epoca. Ciò che le insegnava andava molto al di là di ciò che trovava sui testi antichi della grande biblioteca, e non poteva credere che una tradizione orale potesse riportare tutti quei particolari. L'elfo l'aveva guardata come un nonno affettuoso che si specchia nei giovani occhi curiosi di un bambino, e con molta dolcezza e altrettanta semplicità aveva esclamato:

-Perché io c'ero!

Sapeva che gli elfi erano immortali, ma non aveva mai valutato questa cosa sul il passato. Li vedeva proiettati nel futuro, ma non aveva mai pensato che avessero anche un passato molto profondo. Lexiure sembrava avere appena trent'anni, sarebbe stato assurdo pensare che ne aveva più di cinquemila, se non fosse che in quel mondo ben poco era assurdo.


La mattina successiva sarebbero state due settimane precise. Con questo pensiero fisso nella mente Melania si sottopose al solito allenamento mattutino, ma per quel giorno non era ancora finita. Drako le aveva proposto di trattenersi ad allenarsi anche di sera, in modo da provare le sue doti combattive al buio. Così all'ora del pranzo consumarono un frugale pasto che sembrava somigliare ad un panino, se non fosse stato che quello che doveva essere il pane era una sostanza ricavata dall'impasto da alcune foglie, e aveva un colore verde acceso, e il ripieno era una salsa dorata, probabilmente una ricetta elfica. Aveva imparato che i colori argentati, dorati e tutto quello che poteva luccicare, caratterizzava le fabbricazioni elfiche, anche se non solo. Quel piatto non era più grande di un pugno, ma le fornì tanta energia che anche dopo l'allenamento, molte ore dopo, non era ancora affamata.


Era molto tardi quando finirono l'allenamento. Melany era stanca ma non sfinita, e una curiosità si fece largo in lei quando, per riposarsi un po’, lei e Drako si erano seduti sul morbido manto erboso. Allora si voltò e chiese con complicità:

-Allora, capo, come è andata la tua nuova allieva?

-Scusa? - Drako era sorpreso. Non capiva bene cosa volesse sapere la ragazza che in sole due settimane aveva imparato ad apprezzare più di chiunque altro.

-Voglio solo sapere… - riprese lei, come chi ripete una domanda elementare a una persona che non l'ha capita, e si sorprende per questo - …cosa ne pensi dei miei progressi, se ce ne sono stati. Sono curiosa di sapere come vado.

-Be, io… - Drako era indeciso e imbarazzato, aveva sempre odiato i professori che redigevano i propri giudizi dopo poco tempo, e ora gli toccava fare la stessa cosa. Riprese, dopo un colpo di tosse imbarazzato, con un tono più professionale possibile - … sei molto migliorata, rispetto al tuo arrivo. Hai appreso in fretta, e bene, le tecniche di combattimento corpo a corpo, anche in situazioni inusuali, come questa sera al buio, o l'altro giorno nel fiume. Per questo non credo avrai grosse difficoltà con le armi, ma non mi esprimo finché non ti vedo. Per quanto riguarda il potere spirituale, non so che dirti. Sembra che tu abbia difficoltà nel capirne il vero significato. In te l'ho percepito, e quando ti impegni riesci anche a farlo uscire. Forse non te ne sei accorta, ma quando sei molto concentrata ti circondi di un'aura dorata e ti sollevi da terra, di pochi centimetri, ma ti sollevi.

-Sul serio? - esclamò lei sorpresa. Non poteva credere che stesse parlando di lei.

-Si! - Drako ora aveva un tono orgoglioso. Era stata lui a insegnarle quelle pochissime cose che la sorprendevano tanto. - e se riuscirai a comprendere la reale fonte dei poteri, sono sicuro che riuscirai a padroneggiarla alla perfezione.

E come fai a esserne sicuro, scusa? - adesso il tono melodioso della ragazza era incredulo. Come faceva lei, che non riusciva a capire nulla di quello che diceva, a diventare una dei migliori?

-Sono sicuro perché ho imparato a conoscerti, e ho capito che hai le capacità necessarie. In oltre non ho mai visto nessuno fare progressi tanto grandi in così poco tempo. Ti sembrerà stano, lo so, ma i bambini vengono istruiti al potere fin da piccoli, proprio perché il ciclo di assorbimento dei principi fondamentali è lunghissimo, tu invece hai appreso tutto in meno di due settimane.


Finito di parlare Drako incrociò le braccia dietro la nuca, e si sdraiò a guardare i cielo. Gli era sempre piaciuto osservare il cielo stellato, e quella era una sera perfetta, senza luna e lontano dai fuochi dell'accampamento. Gli stupendi occhi neri cercarono sicuri la sua costellazione. Da piccolo gli avevano detto che quella costellazione lo proteggeva, e così era stato per tutta la sua vita. Ogni preghiera che aveva rivolto a quelle stelle era stata esaudita. Quelle quindici stelle gli erano molto familiari, soprattutto le due più luminose: Etamir e Rastaban. Ma nessuna di quelle due gli era particolarmente cara; la sua stella era Thoban, la terzultima a partire dalla fine della coda. Non era una stella particolarmente brillante o importante, ma quando si era trovato nei guai Thoban aveva brillato più forte, quasi ad infondergli coraggio. Stava ricordando tutte le volte in cui, sconfortato per gli eventi duri della vita, aveva alzato gli occhi al cielo e aveva osservato quella costellazione, quando la voce, calma e riflessiva, come se fosse un pensiero espresso ad alta voce, di Melania lo sorprese.

-lo sapevi che quella costellazione lì… - indicò con l'indice, sottile e affusolato, verso il cielo, nello stesso punto dove erano rivolti prima gli occhi del ragazzo -…ha il tuo stesso nome? Si chiama Draco.

-Si. - Drako provava quasi un senso di pienezza del fatto che anche Melany conoscesse la sua costellazione. Mai nessuno glielo aveva fatto notare, eccetto la madre e i saggi; trovava lusingante che la ragazza avesse collegato a lui la costellazione. Con voce saccente, ma non irritante, riprese a parlare - mia madre mi disse che era la mia costellazione guida, per questo il mio nome è uguale al suo. Solo che il mio si scrive con la 'k' e non con la 'c'.

-Sul serio! - esclamò lei sorpresa - scusa, no lo sapevo.

-No preoccuparti. Non me la sono presa, è difficile capirlo se non lo vedi scritto, la pronuncia è uguale. - si affrettò a rassicurarla. Gli dava quasi fastidio farla sentire in soggezione. Poi, vedendo l'espressione sul suo viso più tranquilla, riprese a parlare, con voce adorante, delle sue stelle. - vedi quella lì? - indicò Thoban

Quale?- la stella non era tra le più brillanti, ed era logico che non potesse essere identificata immediatamente. Solo Drako ci riusciva.

Drako si avvicinò il suo viso a quello di Melania, sempre restando entrambi sdraiati. Accostò i suoi occhi al viso della ragazza, in modo da avere la stessa percezione dello spazio, e cominciò a spiegare, con voce sottile.

-Vedi l'ultima stella della coda?

-Si. - disse lei un po’ imbarazzata. Melania aveva percepito la vicinanza del ragazzo, ma lui sembrava non rendersene conto, e continuò a spiegare come individuare la stella.

-Parti da quella, seguendo la coda a ritroso, salta quella che viene subito dopo. La successiva è Thoban. Quella sembra che sia la mia stella custode.

Cosa significa?- la sua voce era quasi un sussurro. Melania aveva smesso di guardare il cielo subito dopo aver capito qual era la stella, e ora osservava il viso, letteralmente in estasi, di Drako. Parlare di quella costellazione lo riempiva d'orgoglio e di dolcezza. Sembrava ancora più bello.

-Significa che da lei ho ricevuto i poteri, che lei mi aiuta nei momenti di difficoltà, e a lei mi unirò alla mia morte. - non si era ancora reso conto di quanto fosse vicina la giovane.

Melania aveva già sentito parlare di quell'argomento. Lex le aveva spiegato che nel loro mondo credevano che ognuno avesse una stella, che gli veniva assegnata alla nascita, e che seguiva il destino del proprio protetto. Alla morte di esso, il suo spirito saliva nel cielo, e si univa alla sua stella, svolgendo a sua volta il compito di protettore per un altro essere. Sapeva perfettamente quelle cose, ma la tentazione di chiedere spiegazione a Drako era stata troppo forte. Lex le aveva detto che erano poche le persone che conoscevano la stella tutelare di altri, capitava spesso che il marito non sapesse la stella della moglie, o viceversa. Questo perché le stelle custodi erano importantissime e non era facile rivelare ad un'altra persona, era come mettere a nudo la propria anima, e non tutti erano pronti. Il fatto che Drako le avesse rivelato qual era la sua, la faceva sentire importante, ma capiva anche che adesso non poteva deluderlo. Lui si era fidato a tal punto e lei non si sarebbe mai perdonata se l'avesse deluso.


Improvvisamente Drako si accorse della posizione in cui si trovava: era vicinissimo alla ragazza, e il suo viso sfiorava la guancia morbida e delicata di lei. Si voltò a guardarla, perdendosi quasi immediatamente negli stupendi occhi blu. Lo stesso accadde a lei, quegli occhi neri e profondi l'attiravano in modo irresistibile.


Fu Drako a riprendersi per primo. Con aria molto imbarazzata si alzò e disse

-Forse…forse è meglio se… - Oddio! Non sapeva che fare, non riusciva a pensare. Era stato così vicino che gli sarebbe bastato sporgersi per baciarla, per assaporare il sapore delle dolci e carnose labbra di Melany

-Forse è meglio se torniamo. - Melania si alzò in piedi e impugnò la situazione. Con tono sicuro e scherzoso continuò, mentre raccoglieva le poche cose che si era portata dietro - È tardi ormai e se Lex viene a sapere che mi hai tenuto fuori fino a quest'ora, come minimo ti ammazza.


Drako sorrise e s'incamminò dietro la ragazza. Era ancora sconvolto. Mancava così poco…


Le giornate da allora trascorrevano quasi tutte uguali: al mattino si allenava con Drako nella foresta e il pomeriggio studiava con Lexiure in casa sua o nella biblioteca dei capi tribù. Spesso, però, aveva il pomeriggio libero, per gli impegni di Lex come capo tribù, e quindi vagabondava nell'accampamento o nella foresta.


Erano passate altre due settimane quando, un pomeriggio di questi, si ritrovò a girovagare per la foresta, sul lato orientale del fiume, mentre di solito si recava al lato occidentale.


Stava osservando le strane piante di quella zona, quando notò, dietro un enorme tronco violaceo avvolto in una specie di rampicante verde scuro, una persona bionda.

I capelli visibili erano lunghi, e con i riflessi del sole morente sembravano quasi bianchi, e legati in una coda alta. Le dava le spalle e Melany poté vederle il candore, avvolto in un corpetto marrone con le bretelle incrociate sulla schiena. Non c'erano dubbi, era senz'altro Alex.


Melania ebbe l'impulso di voltarsi e andar via, quella donna non le piaceva, e, a quanto pareva, il sentimento era reciproco. Non aveva mai visto un sorriso su quelle labbra, e gli occhi blu sembravano emanare lampi di ghiaccio a chiunque le stesse intorno. Chissà perché era stata eletta capo tribù, non sembrava un tipo molto affidabile.


Alla fine decise di non andare via e, anzi, si avvicinò, a passo sicuro, e le si sedette accanto, salutandola con un sorriso ed esclamò gioiosamente:

Salve Alex!


La ragazza non rispose e le gettò un'occhiata fulminante, ma Melania non si arrese. Voleva avere almeno una discussione seria con lei, e voleva cercare di scoprire perché le era tanto ostile.

-Allora… - riprese, con voce un po’ più dubbiosa - …cosa ci fai qui?

-Cosa diavolo vuoi? - Alex era dura e il suo tono era aspro - cosa mi devi chiedere?

-Io? Nulla, volevo solo… - Melania cercò di avere una voce sicura e decisa, ma non le riuscì molto bene.

-Cazzate! Tu vuoi chiedermi qualcosa. Allora fatto e vattene! No ho tempo da perdere con un'incapace come te!


Discutere era inutile, non voleva ragionare. Così, dopo un sospiro di sconsolazione, le disse esasperata:

-Perché sei così ostile con me? Spiegamelo, perché proprio non riesco a capire. Non ti ho fatto nulla.


Alex la guardò con un misto di disprezzo e compatimento. Dopo alcuni secondi cominciò a parlare con un tono di voce tutto sommato tranquillo, che nascondeva, però, una profonda rabbia.

-Perché tu non sei degna di tutto questo. Perché non sei tu la guerriera… - apostrofò quella parola come se fosse un insulto, mentre la sua rabbia, e il tono della voce, andava crescendo -… che ci guiderà verso la salvezza. Perché non sei assolutamente degna di ricevere lezioni da Drako e da Lexiure, quando altri hanno scalato monti e superato mari per ottenere quel privilegio, che gli è stato negato. Perché so che sei solo una piccola smorfiosa intrigante a cui non interessa un fico secco di salvare il nostro pianeta, e appena ti sarà possibile scapperai con la coda tra le gambe, e quel giorno io sarò lì, a godermi la scena. Perché l'unico motivo per cui sei venuta non è lo spirito di soccorso per noi, ma sentimenti molto più bassi e biechi verso Drako…


Alex non accennava a smettere, e oramai stava urlando. Stringeva le mani a tal punto che le nocche le erano divenute bianche. La furia si leggeva perfettamente sul viso, di solito inespressivo. Melania non ce la fece più a tacere contro tutte quelle accuse, nessuno poteva permettersi di trattarla in quel modo. Nessuno

-Adesso basta! - urlò con tutta la rabbia che le era possibile.

Alex si zittì all'istante e la guardò spaesata. Non si era aspettata una simile reazione. Tutt'al più si era pregustata la scena di quell'odiosa ragazzina che fuggiva via in lacrime. Non immaginava che avesse tanta prontezza di spirito da contrastarla.

-Ora basta! - riprese Melania con lo stesso vigore di prima, ma più calma e più lucida - non ti permetto di sparare giudizi su di me. Tu non mi consci. Tu non sai nulla di me. Non c'eri quando ho appreso tutto questo da un ragazzo che potevo benissimo credere un pazzo furioso. Tu non c'eri quando ho compreso che era tutto vero o quando ho deciso di venire qui, abbandonare il modo che avevo fin ora conosciuto, di lasciare la tranquillità di una vita serena e comoda, sicura, per venire qui a lottare per persone di cui non sapevo nulla. Non puoi permetterti di considerarmi una smorfiosa intrigante, se non consci nulla della mia vita. Non sai quello che dovuto passare. Non sai tutto quello che ho sofferto. Non sai il coraggio di vivere che ho dovuto tirare fuori per sopravvivere. D’accordo, puoi considerarmi indegna di ricevere lezioni dalle persone migliori che io conosca, ma non puoi farmene una colpa. Non ho scelto io di essere istruita da loro, e credo fortemente che se loro hanno deciso di insegnarmi tutte queste cose è perché vedono qualcosa di buono in me; è perché credono in me, e nelle mie possibilità. E nessuno potrà convincermi del contrario, finché non saranno loro stessi a dirmelo.


Aveva cominciato a parlare in modo abbastanza concitato e impacciato, ma aveva finito con una determinatezza nella voce e sul viso, da sbalordire Alex, lasciandola senza parole. Melany approfittò di quei momenti di smarrimento per alzarsi in piedi. Quando fu sul punto di andar via le rivolse un sorriso dolce e disse con cortesia:

-Ti ringrazio per avermi spiegato i motivi del tuo comportamento. Almeno adesso so come la pensi, e potrò regolarmi di conseguenza. Posso farti una promessa: non mi vedrai fuggire davanti ad uno sconto. Non ti darò questa soddisfazione, ma soprattutto non fuggirò perché io non fuggo davanti alle difficoltà. Ho imparato da molto tempo ad affrontarle direttamente. Arrivederci.


Durante il giuramento aveva indurito il volto, lasciando ancora senza parole il donna del nord, ma alla fine l'aveva sorpresa ancora maggiormente, saltandola cordialmente, come se non fosse accaduto nulla.


Alex non riusciva a capacitarsi di quello che era avvenuto. Quella stupida ragazzina aveva sfoderato un coraggio tale da sorprenderla. Non poteva crederci. Una stupida ragazzina l'aveva impressionata. Non ci avrebbe creduto se glielo avessero detto. Tornò a guardare il cielo, come stava facendo prima dell'arrivo della giovane, e s'accorse che era calata la sera. Rimase a lungo, seduta nella stessa posizione, continuando a riflettere sulle parole della ragazza.


Alla fine si alzò, e disse a se stesa, con una durezza incredibile, che nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Aveva compreso come fosse la giovane Melania appena l'aveva vista. Era sicura della sua valutazione, e non avrebbe cambiato idea solo per quattro stupide parole messe in fila. E poi non c'era da dimenticare che era pericolosa per la sua missione. Se era davvero la prescelta poteva mandare tutto all'aria, e lei non l'avrebbe permesso, avesse dovuto ucciderla per fermarla.


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