allenamenti

GLI ALLENAMENTI

Capitolo 007

Era sera tardi ormai, quando Melania si svegliò. Nel pomeriggio era rimasta nel suo alloggio, e aveva finito per addormentarsi sul duro materasso. Probabilmente era riempito di foglie secche e paglia. Tutto ciò che vedeva sembrava appena uscito da un libro di storia sul medioevo, era incredibile che quella gente vivesse ancora così.


Sentì bussare alla porta in legno scuro e si alzò per andare ad aprire. Era Drako, da quando avevano pranzato non l'aveva più rivisto. Lo fece entrare e si accomodarono su due delle tre sedie disposte intorno ad un tavolo quadrato, nel centro della camera d'ingresso. Oltre a quella c'erano altre due camere: la stanza da letto e un piccolo studio, con le pareti ricoperte da librerie vuote.


-Allora - cominciò Drako - come ti sembra qui?

-Non è male! Mi sembra di vivere in pieno medioevo…ops…scusa, credo tu non sappia cos'èil medioevo

-Veramente si. Ho studiato un po’ il tuo mondo, e sono stato in giro parecchio prima di trovarti. Effettivamente qui le cose -assomigliano al periodo che vuoi chiamate medioevo, ma ti assicuro che abbiamo molte più comodità.

-Lo spero vivamente.


Un imbarazzante silenzio calò tra i due. Drako si diede mentalmente dello stupido. Perché diavolo era andato lì? Certo, doveva informarla che dal giorno successivo sarebbero cominciati i suoi allenamenti. Ma poteva benissimo mandarci qualcun altro. Pharsalos si era perfino offerto di andarci lui. Chissà perché gli dava fastidio anche solo pensare a Pharsalos in compagnia di Melania.


-Drako… - la voce dolce e delicata di Melania interruppe il filo dei suoi pensieri - …non sei venuto solo per fare due chiacchiere, vero? Devi dirmi qualcosa?


Melania gli rivolse uno sguardo gentile e un sorriso molto dolce. Sarebbe potuto restare ore intere a guardare quel viso.


-Io… si, volevo informarti che da domani mattina comincerai ad allenarti con me.

-Allenarmi per cosa?

-Voglio insegnarti ad utilizzare il tuo potere. Tu ne hai molto, lo percepisco, solo che non sai come usarlo. Per questo da domani ti allenerai con me.

-Su serio? Mi allenerai tu? Grazie, sono molto contenta. Sul serio!


Aveva un'espressione di autentica gioia. Era davvero contenta di quell'avvenimento. Era davvero una ragazza strana.

-Ah, un'altra cosa. Lexiure mi ha parlato, ha detto di essere rimasto molto impressionato da te.

-Sul serio!

Si stava mordicchiando il labbro inferiore, mostrando i bianchissimi denti e mettendo in risalto le splendide labbra rosse come una rosa.

-Si! E ha espresso il desiderio di istruirti sulla storia e sulle tecnologie del nostro mondo. Secondo lui ti potrebbe tornare utile, durante la lotta contro Noctis.

-Ne sarei onorata. Oh… è più i quanto sperassi…grazie!


Era all'orlo delle lacrime. Gli splendidi occhi blu erano lucidi dalla gioia, e un sorriso dolcissimo solcava il suo viso. Drako notò quanto fosse bella. L'aveva sempre saputo che era bella, ma fu come se quella fosse la prima volta che la vedeva. Quell'immagine gli rimase nel cuore e nella mente anche molte ore dopo che ebbe lasciato la capanna della ragazza.


Al mattino Melania si svegliò molto presto. Doveva essere da poco spuntata l'alba, e in giro per l'accampamento non si vedeva nessuno, a parte qualche uomo armato, che doveva aver fatto la guardia per tutta la notte.


Si vesti' con calma, e si lavò con la poca acqua che aveva trovato in un catino nella camera da letto. Pharsalos le aveva mostrato i bagni in comune delle varie zone dell'accampamento, e le aveva spiegato che, per un bagno come si deve, esistevano delle speciali costruzioni nelle vicinanza di una cascata. La cascata, se non aveva capito male si trovava fuori dal perimetro del campo, alle spalle della zona abitata dagli elfi. Ma non le sembrava opportuno uscire dal campo già il secondo giorno, e così si arrangiò con il catino.


Quando fu pronta fece un giro per l'accampamento, che cominciava a svegliarsi, e si recò alla mensa. Salutò le poche persone che già si trovavano al piano inferiore e salì le scale, diretta al suo tavolo. Quando raggiunse il su posto si trovò di fronde alla gelida Alex. Quella ragazza non le piaceva per niente, ma aveva deciso di non darlo a vedere. Non le era mai piaciuto giudicare le persone alla prima impressione, e non avrebbe certo cominciato ora.


-Salve Alex. Come mai qui così presto?

-Non credo siano fatti tuoi.


Dicendo questo si pulì la sottile bossa con un colorato tovagliolo di stoffa, si alzò in modo brusco, facendo perfino muovere il grosso tavolo rotondo, e si diresse verso l'uscita. Proprio in quel momento stavano arrivando Lexiure e Ormuzd.


Buon giorno signore! Dormito bene? - esordì Lexiure con la sua solita calma, e un'insolita inflessione allegra nella voce

Alex gli passò accanto senza degnarlo nemmeno di uno sguardo e scese con impeto le scale. L'elfo scosse sconsolato la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli argentei, e si sedette accanto alla giovane Melania.


-Quella donna non mi è mai piaciuta. - cominciò l'uomo dell'est - non capisco perché dobbiamo sopportarla.

-Perché il suo popolo la riconosce come capo - la voce di Lexiure sembrava esprimere una constatazione sull'invariabilità della natura, evidentemente Alex non stava molto simpatica nemmeno a lui - e non possiamo certo imporre noi un altro capo. Conosci la gente del nord, sarebbero capaci di abbandonare la lotta.


Lexiure si rivolse a Melania con un tranquillizzante sorriso

-Perdonaci se discutiamo di beghe interne alla tua presenza, ma è meglio che tu conosca la realtà dei fatti. Quella donna non piace a nessuno del consiglio, ma è stata eletta capo da una votazione popolare tra la sua gente, e noi non possiamo ribellarci senza un valido motivo, sarebbe la nostra rovina.

-Capisco, non temete. Ma dimmi, è vero che mi vuoi istruire? Quando ieri sera Drako me lo ha detto, non volevo credere alle mie orecchie.

Una sonora risata scaturì spontanea dalle labbra dell'elfo, non aveva mai conosciuto nessuno di così spontaneo e vitale. Gli forniva una grande gioia il solo guardarla.

-Si, Melania. Mi piacerebbe farlo, ma non speravo in una simile reazione, da parte tua.

-E che reazione ti aspettavi? Sono una studentessa di storia antica io, è logico che mi piaccia studiare! Ma, dimmi, quando cominciamo? Sono davvero impaziente!

-Quando vuoi. Anche da oggi stesso, se sei disponibile.

-Oggi dovrei cominciare gli allenamenti con Drako, non so se posso…

-Scusa? Tu ti alleni con Drako? - era arrivato il capo tribù dei nani, Omicron, e si era subito inserito nella discussione

-Si! Me lo ha detto ieri sera. Perché sei tanto sorpreso?


-Perché non ho mai allenato nessuno. Mi sono sempre rifiutato. - Drako era arrivato, in compagnia di Pharsalos, e, sentendo il discorso degli amici, aveva risposto direttamente alla domanda di Melania.

-Buongiorno Drako. E come mai ti sei sempre rifiutato?

-Non sei un po’ troppo curiosa? Di primo mattino non fa bene incamerare troppe informazioni! - Pharsalos non aveva resistito a fare la sua battuta quotidiana, ma almeno era riuscito a mettere tutti a tacere, sostituendo le chiacchiere con una bella risata.


Terminata la colazione, Drako e Melania si allontanarono dall'accampamento, uscendo alle spalle della zona degli elfi, per andarsi ad allenare nel bosco. Dopo poco tempo incontrarono un fiume, ma, invece di risalirlo, seguirono lo scorrere delle sue acque.


-Da quella parte… - spiegò Drako - si trovano le costruzioni per le docce, non voglio incontrare nessuno durante i primi allenamenti.

-Scusa, Drako. Per quanto tempo staremo fuori?

-Non, molto. Credo che per l'ora di pranzo saremo già di ritorno. Come mai vuoi saperlo?

-Lexiure mi ha proposto di cominciare oggi stesso le sue lezioni, e volevo sapere se era possibile.

-Credo proprio di si, sempre che tu non sia troppo stanca…

-Non credo… o, almeno, spero di no. Al lavoro fisico sono abituata, sono cintura nera di karatè, e mi stavo perfezionando con le armi, prima di venire qui, quindi spero di resistere!

-E cosa sarebbe, esattamente, il karatè?

-Ma come! Hai detto che hai girato molto, nel mio mondo, prima di trovarmi, e non conosci il karatè?

L'espressione complice e beffarda che il ragazzo le rivolse le fece capire che la risposta era negativa, così cominciò a spiegare le origini del karatè, la sua funzione e le tecniche di combattimento che aveva imparato. Quando la spiegazione fu terminata, Drako si fermò, esclamando

- Qui andrà bene! Che ne dici, cominciamo?

-Per me va bene!


Erano in uno spiazzo, non troppo grande, circondato da alti alberi "normali", ossia con un tronco marrone e delle chiome verde smeraldo. Sembravano sequoie, ma Melania non era certo un'esperta di botanica. Lo spiazzo era ricoperto da soffice erbetta giallognola, e da fiorellini rosati. Il ruscello scorreva a pochi metri da lì, e il suo calmo e rilassante rumore, faceva sentire a proprio agio.

Drako fece cadere la sacca nera che si era portato, sfilandosi anche il mantello. Finalmente Melania lo vide senza quel largo indumento. Il suo viso era, come sempre, un ritratto di virilità e forza d'animo. Due occhi neri e profondi erano incorniciati dai folti capelli corvini, i lineamenti del viso sembravano strappati al sogno di un poeta. Il suo corpo era perfetto, ne poteva intravedere tutte le forme: indossava una larga maglia, a maniche corte, di tela grezza molto leggera, tanto da diventare quasi trasparente. Le gambe muscolose erano fasciate da un pantalone nero, abbastanza aderenti. Infine le sue mani, candide e affusolate, eppur forti e grandi, gli conferivano un aspetto elegante. Non aveva mai visto un uomo così bello e sensuale.


Melania passò tutta la mattinata a cercare di capire qualcosa nei discorsi di Drako. Più lui parlava di concentrazione, di forza spirituale, di pratiche per rafforzare lo spirito, meno lei capiva. Comunque, quando passarono dalla teoria alla pratica, cominciando con le basi per la concentrazione mentale e spirituale, se la cavò egregiamente.


Drako le aveva chiesto di svuotare la sua mente, di non pensare a nulla e a nessuno. Per lei era semplice, l'aveva fatto molte volte dopo l'incidente. Non pensare a quello che era successo l'aiutava a star meglio, e non pensare assolutamente a nulla la faceva sentire in paradiso. Melania era ormai capace di annullarsi nel tempo e nello spazio, lasciando la sua vita, il suo io, appeso ad un leggerissimo filo di seta, che aveva spesso avuto la tentazione di spezzare. Perdersi, perdere la consapevolezza di esistere, di essere sopravvissuta, era stata una tentazione davvero difficile da combattere.


Adesso però non era così, adesso aveva un motivo per vivere, e per essere felice di non essere morta in quella gelida sera di gennaio…ora aveva uno scopo.


Tornarono all'accampamento poco dopo l'ora del pranzo, ma poterono comunque mangiare. Il cuoco, un uomo dell'est abbastanza avanti con l'età, grasso e con la tendenza alla calvizie, gli aveva tenuto da parte delle abbondanti porzioni. Era un uomo davvero molto gentile, si chiamava Gror, se non aveva capito male, aveva saputo che sarebbero stati fuori per l'allenamento e aveva pensato che avrebbero potuto tornare tardi.


Dopo essersi riposata un paio d'ore nella sua abitazione, Melania uscì alla ricerca di Lexiure. Aveva voglia di cominciare le lezioni. Sarebbe stato molto interessante studiare la storia di un mondo parallelo al suo.


Girò mezzo accampamento senza successo, ma alla fine riusci' a trovarlo ai piedi del grande albero. Si trovava sul lato opposto alla piazza centrale, ed era seduto in terra con le gambe incrociate. Sembrava in meditazione, come lo era stata lei durante il giorno. Appena si fu avvicinata di qualche metro, l'elfo apri' gli occhi e la salutò con un sorriso radioso.


-Salve Melania. Com'è andato l'allenamento?

-Salve Lexiure. Abbastanza bene, grazie. Non ho capito molto la teoria, ma, a detta di Drako, me la cavo bene nella pratica

-Ne sono lieto, ma non chiamarmi Lexiure. Io sono semplicemente Lex, il mio nome è troppo lungo per i discorsi quotidiani. Tu piuttosto, mai pensato ad un diminutivo?

-Veramente no… - mentre parlavano, Lex la stava conducendo alla sua abitazione, alla destra del grande albero -… non ho mai avuto molti amici, e quindi non avevo bisogno di un diminutivo. Hai qualche idea, per caso?

Gli rivolse la domanda con un sorriso di complicità sulle labbra

-…non ti si può nascondere nulla, eh? Si, secondo me Melany ti calzerebbe a pennello

-Melany… - Melania ripeté il nome, come per soppesare l'offerta di sconto di un commerciante, alla fine, si girò con un radioso sorriso - si! Mi piace.

-Ne sono contento. Vieni, ora. Saliamo nella mia casa.


L'abitazione di Lexiure, su uno dei grandi alberi, era uguale a quella di Elbereth, soltanto che il legno era lo stesso legno fatato, che riluceva di luce propria, di cui era costruita la sala del consiglio. La sala d'ingresso era molto grande, e lungo le pareti si trovavano voluminosi tomi antichi. Le ricordava il salotto di casa sua, con tutti i suoi libri e tutte le sue cose. Si era portata una sola cosa, la foto dei genitori, quella non aveva avuto il coraggio di lasciarla a casa. Non poteva abbandonarla.


Per tutto il pomeriggio, e fino a sera inoltrata, Melany e Lex continuarono a discutere sul piano di studi che avrebbero potuto seguire. Alla fine decisero di partire dalla storia antica e dalle tecnologie utilizzate nell'accampamento, in modo da poter avere un riscontro diretto.


Melany, dopo quella giornata, era talmente stanca che appena poggiò la testa sul duro cuscino di paglia, nella sua camera, si addormentò come non aveva mai fatto. Anche quella note l'incubo che la tormentava da mesi tornò a farsi vedere. Questa volta, però, non sognò la principessa, sognò solo la persona sporca di sangue, nell'antica cattedrale, che invocava il suo aiuto. Un aiuto che non aveva ancora capito in che modo dare.


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