Colpa
Colpa verso l'autorità In uno stadio iniziale dello sviluppo non si prova ancora un'autentica colpa per aver commesso un'azione sbagliata o per aver arrecato un danno. Quando si infrange una regola, insorge piuttosto il timore per la punizione e l'unica preoccupazione è quella di scamparla, inventando sotterfugi e costruendo una versione dei fatti che li modifichi a propria discolpa. (Esempio: le marachelle dei bambini) Colpa verso i soci Nella colpa verso i soci, le figure di riferimento non sono le autorità esterne a cui si è assoggettati (come nel rapporto genitori-figli), ma persone con cui si ha un rapporto paritetico e collaborativo (amici, compagni di squadra, ecc). Qualora contravvenisse alle regole del gioco, la persona si scusa ed è disposta ad accettare la punizione, pur di reinserirsi nel gruppo. Se commette un'infrazione senza essere scoperta, difficilmente si autodenuncia. Solo se lo smascheramento di un suo gesto scorretto comportasse l'espulsione dal gruppo, allora il disonesto confesserebbe tutto, pur di non perdere i vantaggi derivanti dall' essere parte di una comunità. Si tratta di una prospettiva non pienamente matura e responsabile e ancora centrato sull'ego. Colpa verso i princìpi In uno stadio più evoluto, la colpa verso le autorità e i soci diventa autentica colpa verso i princìpi: si è acquisito pienamente il senso di giustizia e se si commettesse un'infrazione, si proverebbe colpa non per timore di una punizione, né per paura di perdere i vantaggi cooperativi, ma per una maggiore consapevolezza della gravità del gesto in sé, per l'interiorizzazione del senso di giustizia, che genera pentimento sincero, accettazione della pena inflitta e altrettanto sincero desiderio di riparazione. Istituzioni e schemi cooperativi basati sul senso di giustizia sono più stabili di quelli basati sull'autorità. Secondo J.Rawls, filosofo etico-politico, per stabilizzare le istituzioni o i rapporti non serve imporre autorità, ma risulta più efficace sviluppare il senso di giustizia. |