Il nostro terzo Liceo ha maschiacci di ferro e sanculotti tremendi tranne Rea Eleuterio che è piccolino: Alonzo Carlo, Conte Stefano, Vivoli Giuseppe. Ma sono tre "grandi" e un piccolino che già non rispondono più all'appello come Rotondo Tullio e De Angelis. Come altri ancora forse, che hanno dimenticato il "Carducci". Prima di noi. A Cefalonia, chissà con che cuore il povero Rea Eleuterio, davanti alla mitragliatrice tedesca, ha ricordato insieme alla madre, al padre, ai fratelli, una piccola vasca con dentro qualche pesciolino rosso, morto.

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                 Ma poi gli studenti non sono che una delle tante corporazioni viventi dentro Cassino. C'è la corporazione dei macellai che toscanamente possiede per esempio un'intera strada che è italianizzata in "Via delle Chianchetelle" e c'è quella dei commercianti, dei lavoratori della pelle e del cuoio e dei calzolai, alcuni dei quali maestri nobilissimi del "capretto" bene appuntito come s'usa, dei sarti e degli orafi, dei pittori e dei falegnami. E c'è ancora un compatto sentimento di quartiere se è vero, come è vero, che almeno una volta l'anno viene organizzato un torneo di calcio al quale partecipano oltre agli studenti, castellani, aquilotti, macellai, ferrovieri. Quest'ultimi sono una rappresentanza notevole ed hanno a disposizione un Dopolavoro Ferroviario di tutto rispetto proprio al centro, accanto all'edificio dei Telefoni Pubblici, con baretto, biliardo e una piccola sala per concerti perfino, dove ogni sabato sera la signora Favilla (al piano) e il maestro De Cesare (al violino) ripetono..i loro versi. Avanti e indietro c'è ancora la lunga ombra dai piedi piatti di Guglielmo, un cameriere-padrone mai triste che spolvera mobili, segna l'ora al biliardo, innaffia fiori. Gli studenti sono tollerati nel Dopolavoro ed è merito soprattutto del buon cavaliere Pasquale Matera, il capostazione sportivo che prepara spettacoli, organizza festicciole, "fa venire" celebri cantanti.

                   Mi piace durante qualche lungo pomeriggio, a diciott'anni, sostare con Fulvio De Angelis al di là della ringhiera di questo Dopolavoro. De Angelis, dopo tutto, è mio compagno di banco. Insieme ci consultiamo in classe sulla versione di Greco o di Latino e sul compito di Italiano che il professore Floccia ha appena finito di dettare. De Angelis è un ragazzo estroso e la letteratura intende viverla, addirittura. Appena s'è impadronito del Futurismo ha consegnato un tema assurdo, pieno zeppo di marinettismo, distruggendo dalle fondamenta grammatica e sintassi. Floccia gli ha messo due e De Angelis c'è rimasto male fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Ma anche Floccia c'è rimasto male quando gli ho detto alcuni anni fa che il povero De Angelis era morto. Giovane.

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