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SCENA 1 LAGO DI GINEVRA. Esterno tramonto Il tramonto sul lago di Ginevra è struggente. L’acqua è immota e rossa come sangue. Una piccola barca a remi è ferma a trecento metri dai moli della cittadina di Ivoire che si intravedono appena nella foschia che aleggia a strati sul lago deserto. Sopra, piccoli per la distanza, un uomo e una donna: Walter Brandt e Olga Olivieri. Due figurine da presepe colpite dall’ultimo raggio di sole che cala dietro ai monti. Walter, bello, sulla trentina, sta ridendo, le mani sui remi. E’ una risata cattiva, sardonica che dà una luce fredda ai suoi occhi. Si sporge verso la donna, molto carina, coi capelli rosso fuoco raccolti in una lunga coda di cavallo, che lo fissa con gli occhi pieni di lacrime.
Olga si alza di scatto e la barca dondola pericolosamente.
Colpisce Walter con uno schiaffo. L’uomo reagisce e la colpisce con una ginocchiata al ventre. Olga urla, reggendosi il ventre, piegata in due per il dolore. Un filo di sangue le cola lungo una gamba.
Con un urlo di rabbia Olga si getta contro Walter che cerca di scansarla. La barca si rovescia e i due cadono in acqua. Walter annaspa, si dibatte. Olga riaffiora e nuota raggiungendo la barca con tre bracciate.
Olga ai aggrappa alla poppa rovesciata della barca e guarda Walter che cerca di raggiungere la prua, starnazzando, bevendo e tossendo. Olga, reggendosi alla barca, si sdraia sull’acqua di dorso. Walter allunga la mano per aggrapparsi e Olga dà un colpo di piede nell’acqua e la barca si allontana di pochi centimetri dalla mano di Walter
Riesce quasi ad artigliare la barca ma Olga dà un altro colpo di piede nell’acqua e gliel’allontana di altri dieci centimetri.
Walter beve, va sotto, riaffiora, disperato e guarda Olga che lo fissa con occhi senza espressione, aggrappata alla barca rovesciata.
Si tende di nuovo nel disperato tentativo di afferrare la prua della barca ma ancora una volta Olga , nuotando, gliel’allontana di quel che basta per impedirgli la presa. Walter capisce e sputa acqua e parole
Fa un ultimo disperato tentativo per raggiungere la barca ma Olga, sadicamente, fissandolo con uno sguardo gelido e folle, gli tira via la barca da sotto la mano che ricade, adunca, nell’acqua.
Walter affonda in un vasto gorgo e Olga resta immobile a guardare l’acqua che si richiude su di lui. La sagoma del corpo di Walter sparisce nelle profondità liquida colorata di rosso dal sole che sta sparendo dietro le montagne che circondano il lago. Olga lentamente comincia a nuotare sul dorso muovendo ritmicamente i piedi e tenendosi alla poppa della barca. Tutto sembra finito, ma di colpo Walter riemerge, stralunato, gli occhi sbarrati, agonizzante e fissa Olga con uno sguardo lungo e tremendo, prima di sparire di nuovo sott’acqua. .Stavolta Walter non riaffiora. In un ultimo gorgo di bolle, Olga vede il volto dell’uomo con la bocca disperatamente aperta e gli occhi sgranati, svanire verso il fondo. L’acqua del lago è scura, sta calando la sera. TITOLI DI TESTA SCENA 2 STANZA OSPEDALE. Int. giorno Olga, pallida, i capelli rossi sciolti sul cuscino come un’aureola, è ancora sotto l’effetto dell’anestesia. Nella penombra della stanza, un’ombra si muove verso di lei. E’ Serge, un ragazzo biondo, sui vent’anni, che si china a spiare il viso della donna. Olga socchiude gli occhi, quasi avvertisse la presenza di quella faccia a pochi centimetri dalla sua, ma poi li richiude. Il ragazzo le soffia in un orecchio poche parole, dense di un odio maligno: SERGE
Olga ha un tremito, geme, forse qualcosa capisce. La mano energica di un chirurgo afferra il ragazzo per una spalla e lo strattona all’indietro: CHIRURGO
Serge, fratello minore di Walter, obbedisce senza protestare. Si volta e se ne va, incrociando il commissario Bouchet, uomo segaligno sulla sessantina, che si ferma sulla soglia della stanza. Chiede al chirurgo
Il Commissario annuisce e si avvia. Vede sulla soglia della stanza due giovani donne poco più che ventenni, ansiose. Sono Meme Perrier e Ramona Coppa. RAMONA (al chirurgo)
BOUCHET (intervenendo)
MEME
Il commissario sorride e si rivolge di nuovo al chirurgo
SCENA 3 FIRENZE. PANORAMA DELLA CITTA'. Est.tramonto
E’ un altro tramonto, estivo, festoso, pieno di vivida luce. La didascalia informa: FIRENZE, DUE MESI DOPO SCENA 4 CORTILE LOFT OLGA. Esterno sera Firenze annega in una luce dorata che dà magia ai suoi monumenti. Olga, che non mostra i segni della tragedia vissuta, guarda la magnificenza di quel tramonto fiorentino, affacciata a una porta a vetri, su un piccolo terrazzo, incorniciato da vasi fioriti. E’ avvolta in un accappatoio bianco, i capelli rossi sciolti sulle spalle. L’ultimo raggio di sole si spegne sul campanile di Giotto che svetta oltre i tetti, aldilà dello slargo che si apre davanti alla casa e gioca sul suo volto mentre un colpo di vento fa gonfiare le tende e le scompiglia i capelli. La donna ha un brivido. Il tramonto trascolora nella sera. Chiude la finestra e rientra nell’appartamento.
SCENA 5 LOFT DI OLGA. Interno notte Gli antichi tramezzi sono stati eliminati e l’ambiente ha l’aspetto di un loft newyorkese: un unico grande ambiente, a volta alta, con un arredo moderno che contrasta con due panconi trecenteschi. Olga attraversa il salone ingombro di tele bianche e dipinte. Si ferma davanti a una di esse, ancora sul cavalletto, coperta da un drappo nero. Leva la mano per toglierlo ma si ferma. Esita, come se quella stoffa nera celasse qualcosa di odioso. Fa un passo indietro, abbracciandosi per calmare un brivido di angoscia. Dà le spalle al quadro e si avvia su per la grande scala di legno lucido che porta a un soppalco dove c’è la zona notte. Calcia via le pantofole. La porta a vetri nel salone sbatte. Olga si affaccia sulla balconata. E’ nervosa, si ferma a guardare, attenta a captare qualche altro rumore. OLGA
chiede, ma nessuno le risponde. La portafinestra è socchiusa e il vento della sera muove le tende. Olga scende di nuovo, a piedi scalzi, e la chiude. Guarda fuori: ormai è quasi buio. Alle sue spalle qualcosa cigola. Si volta di scatto e vede l’anta di un armadio a muro che oscilla. Corre angosciata a spalancare l’armadio. I cardini gemono per l’attrito. Olga afferra una bracciata di vecchi giornali, li butta a terra e scopre un borsone di tela verde a doppi manici di cuoio. Lo tira fuori e lo apre, facendo scorrere la lunga cerniera: dentro ci sono decine di mazzette di banconote da 100 dollari. Olga sorride sollevata e ne prende una, la accarezza con un gesto sensuale. La sfoglia tra le dita, odorandola come fosse un fiore. Suona il cellulare, una musichetta tipo "Soldi, soldi, soldi", Olga rimette il denaro nella borsa, richiude la lampo e sistema la borsa al suo posto, nascondendola di nuovo con i vecchi giornali. Risponde al telefono risalendo al piano di sopra. OLGA (ascolta)
Chiude il telefonino ed entra nel bagno. Accende la luce, accosta la porta di vetro smerigliato e versa nell’acqua della vasca una polvere profumata. sciacqua con le mani per fare schiuma. Apre il rubinetto per riempirla del tutto. Ora che le ombre della notte si addensano nella casa, l’unica fonte di chiarore sui quadri del salone proviene dalla porta a vetri del bagno. Domina l’ambiente il quadro sul cavalletto coperto dal drappo nero. In un gioco di ombre e di luci si intravede la sagoma di un volto oltre i vetri della portafinestra, una faccia che si schiaccia contro i vetri per spiare l’interno, deformandosi. E’ solo una macchia chiara, non si capisce neppure se è di uomo o di donna.
SCENA 6 LOFT DI OLGA. PASSAGGIO DI TEMPO. Interno notte DETTAGLIO: la mano destra di Olga è poggiata sul piano della toilette del bagno e con la sinistra la donna si sta limando le unghie. Al suo anulare destro porta una fascetta d’oro larga un centimetro su cui è scritto in un bel smalto blu "Cu2O". Alle sue spalle l’acqua sta scrosciando nella vasca ormai colma, piena di schiuma. Olga posa la limetta e si sfila l’anello. Lo rigira fra le dita con un sorriso, ricordando qualcosa che quell’anello le richiama, poi lo posa in una grossa coppa portaoggetti in ottone, sul piano della toilette. Si alza e si leva l’accappatoio apparendo in tutta la sua splendente nudità. Chiude l’acqua e il cessare dello scroscio le permette di sentire un cigolare lamentoso che sembra quello delle ante dell’armadio dei soldi. Olga si blocca. Ascolta. Spegne la luce ed esce dal bagno in punta di piedi. Si sporge appena dalla ringhiera del soppalco per controllare sotto, ma nell’oscurità del salone tutto sembra a posto e l’armadio ha le ante chiuse. DETTAGLIO: la serratura a catenaccio della porta di ingresso va indietro di una tacca, ma senza rumore. Olga non se ne avvede, scrolla le spalle, si volta e torna nel bagno tirandosi dietro la porta col vetro smerigliato. Riaccende la luce ed entra nella schiuma facendola debordare e si rilassa. Chiude gli occhi, ma un movimento porta l’acqua a lambirle le labbra. Trasalisce con violenza e si tira su, ansimando. Con un lievissimo "click" la porta di ingresso si socchiude e si intravedono due occhi grigi di uomo sulla cinquantina, seminascosti dall’ala di un borsalino. Sono gli occhi di Franco Berta. L’uomo recupera la chiave con cui ha aperto la porta e se la mette in una delle tasche del giaccone che indossa. Non entra, ma guarda a destra e a sinistra, spiando la penombra del salone. Si blocca e richiude piano l’uscio, lasciando solo una stretta fessura: davanti al quadro sul cavalletto, al centro dell’ambiente, c’è qualcuno. Sembra una statua ma poi l’ombra scura leva un braccio e Berta vede che impugna un’ascia, il cui metallo gli manda un lieve riflesso captando la luce che piove dalla porta vetrata del bagno. La figura sembra un fantasma che scivoli sul pavimento iniziando a salire la scala del soppalco. Uno scalino cigola dando peso a quell’ombra e Olga, occhi chiusi, immersa nella densa schiuma della vasca, sente il rumore e dà un’occhiata verso la porta. Berta non ha il coraggio di entrare: allarga di pochi centimetri lo spiraglio da cui spia. Scorge l’ombra nera, sul soppalco, stagliarsi contro il vetro smerigliato della porta del bagno. La mano guantata di nero si posa sulla maniglia. La gira e l’uscio si apre lentamente, scoprendo mano a mano la vasca da bagno colma di schiuma che ondeggia come se qualcuno si fosse completamente immerso. La luce del bagno mostra i contorni della figura umana avvolta in un mantello nero col cappuccio. La figura esita non vedendo alcuno, volge il capo a destra e a sinistra, poi lentamente si avvicina alla vasca. Solleva l’ascia e tuffa l’altra mano nella schiuma, certa di trovare Olga. Ma sciacqua a vuoto. Con un urlo feroce, un grido di disperazione animale, Olga, nuda, aggredisce l’aggressore alle spalle, brandendo la coppa portaoggetti in ottone e colpendo all’impazzata. Berta impaurito scorge le due ombre che lottano oltre il vetro smerigliato della porta del bagno, finché un colpo d’ascia lo fa letteralmente esplodere. L’uomo si ritrae di scatto, chiudendo l’uscio, e l’ultimo urlo che sente è mozzato a metà da un tonfo sordo, terribile: da macelleria
SCENA 7 STRADA DEL LOFT DI OLGA. Esterno notte Berta si affretta verso la sua auto parcheggiata sull’altro lato della strada. Pigia il telecomando, l’auto ha un breve lampeggio di riconoscimento. Berta apre la portiera ed entra nell’abitacolo. Da fuori la villetta è buia, con la sola luce che proviene dalla finestrella alta, quella del bagno. Un ombra umana la attraversa per un attimo, poi più nulla. Berta si passa il fazzoletto sul viso e guarda l’orologio: sono quasi le undici. Prende un cellulare dalla tasca e pigia sui tasti, poi borbotta con voce ancora rauca per l’emozione: BERTA
e chiude la comunicazione. Si riempie la pipa e la accende, cercando di riordinare i pensieri. I suoi occhi non si staccano dalla villetta. La finestra del bagno di Olga è sempre illuminata. Il cancello d’ingresso è chiuso. La strada è deserta. Berta fuma e aspetta: ma non esce nessuno.
SCENA 8 STAZIONE FERROVIARIA DI FIRENZE. Interno/esterno giorno L'eurostar entra in stazione. I passeggeri cominciano a scendere. Fra di loro ci sono due splendide ragazze ventenni: Meme Perrier e Ramona Coppa, cariche di valige.
Le due donne si incamminano verso la stazione con le loro valigie
SCENA 9 STRADA APPARTAMENTO MEME E RAMONA. Esterno giorno (Il dialogo fra Ramona e Meme prosegue senza interruzione di continuità. ) Un taxi si ferma davanti a una palazzina nel centro di Firenze. Meme e Ramona scendono e il tassista aiuta a scaricare le valigie. Ramona dà un’occhiata all’edificio, con una smorfietta
SCENA 10 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno giorno Una simpatica donna sulla quarantina, dalla calata fiorentina, spalanca le gelosie della portafinestra che dà su un balconcino che si affaccia in un cortiletto a pozzo e poi apre la seconda che si affaccia su una stradina e dà anche una visione dei tetti di Firenze. La stanza da letto a cui si accede da un corridoio buio è ampia, affiancata da un salottino, con un lettone matrimoniale in ferro battuto. Anche la sala da bagno è ampia e bene arredata
Ramona solleva le coperte e guarda le lenzuola, mentre Meme le dà un’occhiata divertita. Dietro a loro, un ragazzo sui vent’anni, secco e brufoloso, posa le valigie Due sull’apposita panca e una sul pavimento. Meme allunga una moneta da 1 euro al ragazzo che si inchina e se ne va. Poi a Beatrice:
Beatrice fa un gesto vago e poi si stringe nelle spalle
Fa per uscire ma Meme la ferma
SCENA 11 PIAZZA DELLA SIGNORIA. Esterno giorno La statua del David di Michelangelo, vista dal basso.
Le due ragazze sono a naso all’aria davanti al David, Meme ha in mano una cartolina e la guarda
Ramona prende la cartolina dalle mani di meme e la guarda: DETTAGLIO: sulla cartolina il David ha gli occhi dipinti di blu col pennarello e una scritta vergata a mano che dice: è come questo, con gli occhi blu!
Un uomo sulla trentina, in vespino, tirandosi appresso un cane assicurato con un guinzaglio. E’ Angelo Pisca Vede le due ragazze e sgrana gli occhi.. Pisca sbanda e per poco non investe un gruppetto di turisti si interpone fra le due ragazze e lui mentre Meme tira fuori una cartina di Firenze. Ramona guarda preoccupata Pisca, poi Meme attira la sua attenzione sulla mappa
prende la cartina dalle mani di Meme e si avvia, guardando la mappa. Meme la segue con lo sguardo per un attimo, un po’ perplessa, poi scrolla le spalle e si incammina dalla parte opposta. Dal gruppo di turisti sbuca un uomo sui trentacinque anni: è Lucio. Guarda le due ragazze che si allontanano in direzione opposte. Esita, poi lancia per aria una moneta e la riacchiappa. Guarda la moneta e sorride. Si incammina dietro a Ramona, soddisfatto.
SCENA 12 GALLERIA DI CARLA. Interno giorno Quadri di arte moderna appesi alle pareti della galleria. Ramona dà loro un’occhiata. Nella galleria c’è solo un altro visitatore, un uomo sulla cinquantina che guarda i quadri usando una lente di ingrandimento: è Berta, ma ci dà le spalle. Si avvicina a Ramona una donna elegantissima, un po’ maschile nell’abbigliamento: è Carla, la gallerista.
Berta resta sempre di spalle ma si avvicina alle due donne, fingendosi assorto a guardare i quadri appesi al muro.
Carla prende le mani di Ramona fra le sue e sorride
Carla si attarda con le mani di Ramona fra le sue. Una voce d’uomo interrompe il disagio di Ramona:
Lucio Camilleri con un bel sorriso si avvicina fingendo di conoscere Ramona e la prende sottobraccio. Ramona sta al gioco.
Ramona sfila le sue mani da quelle di Carla che dà un’occhiata di traverso a Lucio e poi dice a Ramona
Lucio fa un cerimonioso cenno di saluto a Carla, un po’ ironico, ed esce sottobraccio a Ramona. Berta si volta di scatto a guardare Carla: il P.P. del suo viso ci ricorda che l’abbiamo intravisto la notte del delitto nel loft di Olga.
SCENA 13 STRADA GALLERIA DI CARLA. Esterno giorno Ramona sta ridendo e dice a Lucio
Ridono entrambi. Poi hanno un attimo di silenzio e di imbarazzo. Berta sosta a due passi dai due, dando loro le spalle, fingendo di cercare qualcosa nella sua borsa
Lucio dà un’occhiata a Berta e prende Ramona per un braccio, avviandosi. Berta capisce di aver dato nell’occhio e se ne va in fretta.
Ramona ricambia il sorriso. Si avvicina di più a Lucio e lo guarda negli occhi. Lucio equivoca e si muove per baciarla ma Ramona lo ferma interponendo due dita fra le loro bocche:
Stavolta Ramona non impedisce che le labbra di Lucio sfiorino le sue.
urla un cascherino pigiando sui pedali del suo triciclo. Ramona guarda Lucio con aria interrogativa e l’uomo sorride
SCENA 14 STRADA DEL LOFT DI OLGA. Esterno giorno Da fuori sembra un officina: è un capannone attaccato ad una villetta, con davanti un giardinetto fiorito. Meme controlla l’indirizzo: e poi suona al campanello che c’è sulla porta. Dlin –dlon! Il suono armonioso del campanello è chiarissimo. Ma nessuno apre. Meme suona ancora. Sta per andarsene quando la porta si apre di scatto, per comando elettrico remoto. Meme esita, spinge l’uscio e chiede
Meme varca la soglia, incerta.
SCENA 15 LOFT DI OLGA. Interno notte Meme avanza nel grande salone in cui vedemmo l’orrendo assassinio di Olga. L’arredo è lo stesso e sul cavalletto da pittore c’è un quadro ma rappresenta una veduta di Ponte Vecchio. Alle pareti sono appoggiate altre tele, sia bianche che dipinte. La porta a vetri del bagno è stata riparata e ora si apre lasciando apparire un uomo sulla trentina, in mutande, che si sta asciugando la faccia con un asciugamano di spugna: è Pepi Carlino. Pepi resta per un attimo bloccato dalla sorpresa a guardare Meme, l’asciugamano premuto sulle guance.
Carlino acchiappa un paio di pantaloni e se li infila, sentendosi più a suo agio. Meme dà un’occhiata ai quadri
Pepi avvolge con un sguardo valutativo la bella Meme
Pepi Carlino scartabella in un mucchio di tele appoggiate al muro e ne prende una che va a mettere sul cavalletto, togliendo quella che raffigura Ponte Vecchio. Adesso il quadro non finito lo vediamo bene ed è angoscioso: oltre una quinta di lunghi capelli rossi femminili gocciolanti sangue, raffigura i cadaveri di un uomo e di un feto orrendamente gonfi d’acqua. Il cadavere del feto, con la bocca spalancata e piena di sangue, reca scritto sul petto la formula "Cu2O" .scritta in rosso. Meme fa un passo indietro, orripilata e si porta istintivamente una mano davanti alla bocca. All’anulare della mano destra ha un anello uguale a quello di Olga. Pepi guarda Meme con una smorfia e scuote la testa.
Meme ha una improvvisa fretta di andarsene
tende la mano e Meme la stringe. Il pittore la trattiene nella sua più del dovuto, accennando a un baciamano, ma resta a mezzo gesto DETTAGLIO: al dito anulare destro di Meme c’è l’anello d’oro con su la scritta in smalto "Cu2O".
SCENA 16 UFFIZI. TRIBUNA E SALE COLLEGATE. Int. Giorno La Venere del Botticelli fissa nel vuoto il suo sguardo un po’ triste, come se l’essere nuda le desse disagio. Ramona è assorta davanti al quadro poi sussurra a Lucio
Berta, chiuso nel suo giaccone incongruo data la temperatura tiepida, scivola lungo il corridoio e sbircia verso Lucio e Ramona fermi davanti al quadro. Lucio ne coglie il passaggio furtivo.
Lucio esce nel corridoio. Berta è scomparso. Lucio si affaccia nella sala attigua, la sala Leonardo, piena di visitatori, ma Berta non c’è. Lucio prosegue fino alla Tribuna, anche qui molti i visitatori ma Berta non c’è. Ramona raggiunge Lucio, inquieta:
Ramona vede il ritratto di Lorenzo il Magnifico dipinto dal Vasari. Ramona è affascinata dal quadro. Lucio, alle sue spalle, le sussurra fra i capelli:
Ramona si volge e vede, nella fuga di stanze alla sua destra, un uomo che la sta fotografando, ha una coppola in testa, occhiali da sole e la faccia nascosta dalla fotocamera. L’uomo, vistosi scoperto, si volta di scatto, badando a non farsi vedere in volto e svicola in una delle sale, sottraendosi allo sguardo di Ramona. Lucio ha visto tutto.
E senza aggiungere altro si incammina rapida lungo il "cannocchiale" creato dalle sale, affacciandosi in ognuna di esse. La prima è la sala del Perugino e del Signorelli: ci sono solo due donne. La seconda è la sala del Duerer e c’è una coppietta che ridacchia davanti all’Adamo nudo, appeso accanto al vano porta. La terza, del Giambellino e del Giorgione, è vuota. La quarta è la sala dei maestri fiamminghi e c’è un gruppo di stranieri che ascolta distratta la voce di un cicerone che parla inglese.
Ramona si ferma sconcertata: l’uomo con la macchina fotografica sembra scomparso. Lucio raggiunge Ramona e la prende per mano, andando verso i finestroni sul fondo che si affacciano sull’Arno.
Ramona gira ancora un’occhiata intorno: molti turisti hanno una macchina fotografica a tracolla.
Ramona si lascia trascinare oltre la sala del Correggio, dominata dal trittico del Mantegna, verso i finestroni da cui si domina l’Arno. Solo ora, un uomo nel gruppo dei turisti, si volge e si leva gli occhiali da sole: è Angelo Pisca, quello che abbiamo visto in bicicletta col cane in piazza della Signoria. Sembra preoccupato, il suo volto pallido è illuminato da occhi di un blu intenso.
SCENA 17 PIAZZALE MICHELANGELO Est giorno Sul terrazzo panoramico di un belvedere, Lucio guarda attraverso uno dei cannocchiali a moneta messi a disposizione dei turisti. Ramona gli picchietta su una spalla
scherza Lucio e lascia a Ramona il cannocchiale. Ramona ride e mette l’occhio al cannocchiale e lo fa scorrere in lenta panoramica sui lungarni e sulla gente che li affolla. Poi l’immagine si sposta velocemente sul Lungarno e sulla gente che lo affolla. Nel cerchio della lente non perfettamente a fuoco resta per un attimo centrata Meme che cammina accanto al parapetto del Lungarno, la supera, torna indietro e si ferma sulla ragazza
Ramona si stacca dal cannocchiale e dice a Lucio
Lucio si piega e accosta l’occhio al cannocchiale, lo muove un poco e poi chiede, senza staccarsi da esso
Ramona scosta Lucio con una certa violenza e si incolla al cannocchiale. Come visto dal cannocchiale: la gente che cammina sul Lungarno. Il campo del cannocchiale si sposta a destra e a sinistra ma Meme non si vede più.
Ramona si drizza e dice a Lucio
Prende dalla propria borsa il suo cellulare e pigia un tasto. Lo ripigia
SCENA 18 MANSARDA LUCIO. PANORAMA DEI TETTI DI FIRENZE. Int/Est. Notte Una PANORAMICA sui tetti di Firenze di notte, con il riflesso delle luci che mettono in evidenza gli innumerevoli monumenti, termina sul finestrone della mansarda di Lucio. Lucio e Ramona sono abbracciati, lei davanti a lui, completamente nudi, di fronte al colpo d’occhio della Firenze notturna.
Lucio gira la donna verso di sé e i due si baciano. Nella borsa di Ramona trilla il cellulare. La donna si stacca dall’amante e va a rispondere.
SCENA 19 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Meme è al telefono, in camera da letto, nell’appartamentino appena affittato.
MEME Il mio era scarico, ma ti ho chiamato anche da quello di casa e non rispondevi. Che stavi facendo?
SCENA 20 MANSARDA LUCIO. Interno. Notte
Ramona guarda Lucio che si copre con un lenzuolo
SCENA 21 APPARTAMENTO RAMONA E MEME . Interno notte
Meme al telefono
SCENA 22 MANSARDA LUCIO. Interno. Notte Ramona si schermisce alle moine di Lucio, copre un attimo il microfono del cellulare e gli dice
SCENA 23 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Meme, eccitata, al telefono
SCENA 24 MANSARDA LUCIO. Interno. Notte
Butta il cellulare e comincia a rivestirsi in fretta. Lucio ci resta un po’ male.
risponde Ramona lusingata, poi si china a dare un bacio a Lucio. Acchiappa la borsa e corre via. Lucio protesta:
Ma Ramona ha già sbattuto la porta dell’appartamento.
SCENA 25 PIAZZA DELLA SIGNORIA. BAR. Esterno notte
La statua del David è illuminata. Davanti un paio di turisti la stanno ammirando. Meme è seduta a uno dei tavoli esterni di un bar, con una tazzina di caffè vuota sul tavolo, e tiene l’occhio fisso sulla statua. Vede arrivare Ramona di corsa. Si alza e le fa un cenno, per richiamare la sua attenzione. Ramona vede Meme e va verso di lei sbuffando
Meme si fruga nella borsetta e tira fuori un bigliettino scribacchiato da lei.
Ramona non dà importanza alle parole di Meme e prende la limonata che gli porge il cameriere. Beve un lungo sorso e gira intorno un’occhiata di ammirazione RAMONA
Ramona succhia l’ultima limonata con la cannuccia e poi ammette: RAMONA
le due donne si alzano continuando a parlare. Meme è curiosa MEME
MEME
RAMONA
MEME
Seduto tre tavolini dietro a loro, un uomo brutto, corpulento, dagli occhi porcini, abbassa il giornale, che non poteva leggere alla luce giallastra dei lampioni, e le segue con lo sguardo. Quando sono abbastanza lontane, si alza e le segue. Meme e Ramona salgono su uno dei taxi che subito parte, mentre l’uomo dagli occhi porcini si siede al volante dell’ultimo taxi della fila. Avvia e si mette sulla scia del primo.
SCENA 26 STRADA CASA PISCA. Esterno notte Come visto dallo specchietto retrovisore laterale di un auto. Una mano guantata lo sistema in modo da inquadrare bene Meme e Ramona ferme davanti ad una villetta, che guardano le finestre illuminate del secondo piano. Meme pigia sul campanello accanto a cui si legge "ANGELO PISCA". Risponde il CLICK del portoncino che si apre. Le due donne entrano. L’uomo seduto nell’auto che spia le due donne è Serge Brandt, il fratello di Walter.
SCENA 27 SCALE CASA PISCA. Interno notte Le scale sono quasi buie. Ramona si incammina per la prima rampa e Meme dietro, guardinga. Sono al primo piano quando sentono il rumore del portoncino d’ingresso che si richiude. Meme guarda Ramona con apprensione. Ramona scrolla le spalle. Si avvicina alla targhetta che sta sulla porta, legge e indica a Meme che dev’essere più su. Ramona si avvia verso il secondo piano e Meme dietro, sbirciando però lungo le scale sottostanti: c’è solo ombra e silenzio. Al secondo piano ci sono due porte. Ramona si avvicina a una di esse e Meme all’altra
E indica la targhetta sull’uscio.
Meme annuisce e pigia il pulsante del campanello. Si sente il gracchiare di una vecchia suoneria a cui segue solo un breve latrato di un cane. Poi silenzio. Meme suona di nuovo. Il suono di un respiro rauco, asmatico, alle spalle delle due donne. Ramona si volta di scatto verso le scale. Qualcuno sta lentamente salendo. Una mano guantata si aggrappa al mancorrente ed appare, nel giro della rampa, un uomo anziano con la coppola sugli occhi che arranca sugli scalini tenendo sulla spalla un’ascia. Ramona lo guarda preoccupata. Meme occhieggia spaventata alle sue spalle. L’uomo sale uno scalino alla volta e poi alza la faccia per guardarle, attraverso occhiali a specchio che gli danno un’aria molto cupa. Non dice nulla. Arriva sul pianerottolo e le due ragazze devono farsi di lato per lasciarlo passare.
Il vecchio posa l’accetta accanto all’altra porta che si apre sul pianerottolo e cerca una chiave. La trova e la infila nella serratura. Apre e si volta, dominando la sua asma VECCHIETTO ASMATICO
entra in casa sua, sbattendo la porta. Meme e Ramona si guardano allibite, poi Meme soffoca una risatina e si appoggia all’uscio di Pisca che si apre. Meme barcolla all’indietro, già dentro l’appartamento.
SCENA 28 CASA PISCA. CORRIDIOIO. Interno notte L’unica luce viene dalla porta aperta di una stanza oltre cui si intravede un letto sfatto. Meme non riesce a mantenere l’equilibrio: c’è qualcosa di scivoloso sul pavimento buio. Le mani si impastano in un liquido appiccicoso e Meme, disgustata, cerca di capire che roba sia. Ruota le mani per far piovere su di esse un po’ di luce: sono sporche di sangue! Paralizzata da quel fatto assurdo, non riesce a dire parola. Rimane con le mani tese a guardare il pavimento: è seduta in un lago di sangue che si sta rapprendendo. Ramona cerca un interruttore sulla parete del corridoio, ma non lo trova. Guarda con occhi sgranati le mani sporche di sangue che Meme tiene ora spalancate davanti al proprio volto. Un brontolio minaccioso proviene dalla stanza da letto. Meme striscia indietro in quel sangue appiccicoso, cerca di rimettersi in piedi vincendo il ribrezzo, ma non trova la forza giusta nelle gambe, i muscoli sono legnosi e può soltanto continuare a trascinarsi per terra. Si sposta di quel tanto per vedere, oltre lo stipite della porta della stanza da letto, il corpo di Angelo Pisca con la testa quasi staccata dal busto. La pelle del collo la tiene unita al tronco e dalle arterie rotte fluisce sangue ormai denso. Meme boccheggia, poi riesce a urlare: quell’orrenda testa semimozzata la sta fissando con gli occhi gelati nella morte, occhi di un profondo blu. Meme scalcia sul pavimento scivoloso, si abbranca al muro e si tira in piedi lasciando sulle pareti le impronte delle sue mani insanguinate. Ramona si aggrappa a lei, scossa da un tremito: strette l’una all’altra, si sorreggono a vicenda. Il cadavere dell’uomo si muove piano all’indietro, trascinato da qualcuno, ma quella testa non lo segue rigidamente, attaccata ormai solo da un lembo di carne e quegli occhi blu sbarrati sembrano restare fissi in quelli di Meme. La giovane donna pianta le unghie nella carta da parati, col gelo del terrore che le sale lungo la schiena, fino al cervello. Ramona ha un conato di vomito e si piega in due con lo stomaco in gola. Il vecchietto asmatico si affaccia nel corridoio e guarda le due donne abbracciate, imbrattate di sangue. Poi vede il corpo di Pisca che si muove, strattonato da qualcuno.
Ignora Meme e Ramona, le supera, camminando nel sangue che si allarga nel corridoio buio e si affaccia nella camera, accanto a quel orribile torso semidecapitato.
Il cane di Pisca sbuca nel corridoio, mugolando e va verso il vecchietto che lo abbraccia e lo porta via
Il vecchietto esce col cane che mugola, passando davanti alle due donne senza degnarle di un’altra occhiata. Subito dopo giunge chiarissima la voce del vecchietto che dal suo appartamento di cui non ha chiuso l’uscio sta chiamano la polizia
SCENA 29 CASA PISCA. STANZA DA LETTO. Interno notte DETTAGLIO: sul pavimento, scritte con un dito sporco di sangue di leggono due lettere: una è una "c" e l'altra una vocale non finita, forse una "a". L’appartamento è pieno di poliziotti, alcuni indossano una tuta bianca e spargono dappertutto una polverina che poi osservano con occhiali scuri per rilevare impronte. Un medico legale esamina il cadavere, ancora nella posizione in cui lo ha lasciato l’orrendo trascinamento del cane, coccolato sul pianerottolo dal vecchio asmatico. Un uomo obeso e dall’aria poco intelligente coordina i movimenti di tutti, stando in piedi in mezzo alla stanza e tamponandosi il naso con un fazzoletto: è il sostituto procuratore Attilio Giordano. Con lui c’è anche Lucio che attira l’attenzione del magistrato su quelle lettere scritte col sangue. Giordano dà un’occhiata e ha una smorfia di fastidioL’inquadratrua si allarga: Il cadavere di Angelo Pisca è ancora steso a terra e un suo dito è rimasto vicino a quella vocale non finita. Chino sul corpo c'è Lucio che sta studiando quella scritta.
A Lucio fa cenno a un agente che sta riprendendo con una telecamera digitale la scena del delitto. Gli indica quelle strane lettere tracciate nel sangue.
MEDICO LEGALE
MEDICO LEGALE
sogghigna il medico legale scambiando con Lucio un lievissimo cenno di intesa.
MEDICO LEGALE
Lucio si china per guardare meglio.
mormora fra sé Lucio e Attilio Giordano sogghigna, con quell’aria furbetta che assumono a volte gli imbecilli
Lucio sorride per convenienza, scoprendo i denti di quel tanto che basta. E si rivolge a un agente
Interviene il medico legale in aiuto di Lucio per porre fine a quel dialogo fastidioso. MEDICO LEGALE
Indica il vecchietto se ne sta in disparte ad accarezzare il cane. Annuisce
SCENA 30 SALA QUESTURA. Interno notte Meme e Ramona siedono davanti a un sovrintendente di polizia, il napoletano Ciro Magnetta, che fuma continuamente e per questo è detto Nico
Mentre Meme parla, Ramona fa scorrere lo sguardo nella stanza e nota due minuscole telecamere agli angoli dell’ufficio.
SCENA 31 SALA MONITOR. Interno notte Per un attimo Ramona fissa, dal monitor, direttamente negli occhi Lucio che sta seguendo l’interrogatorio. Lucio né è imbarazzato come se la ragazza potesse vederlo:
Mentre nell’altra stanza Magnetta ha un attacco di tosse, un agente, Lorenzo, posa accanto a Lucio un vassoio con un caffè e sbircia nel monitor
SCENA 32 SALA QUESTURA. Interno notte
e mima con le dita il movimento delle pale di un elicottero.
SCENA 33 SALA MONITOR. Interno notte Lucio beve il caffè mentre l’agente che glielo ha portato fa una smorfia di perplessità. Lucio lo zittisce con un cenno e sussurra: LUCIO
Lorenzo ritira la tazzina vuota e se ne va.
SCENA 34 SALA QUESTURA. Interno notte
Ciro annuisce aspira forte dalla sigaretta e la tosse scompare. Guarda con sorpresa Meme e Ramona interviene a spiegare:
Ciro Magnetta si confonde e allora assume il tono ufficiale per disimpegnarsi
SCENA 35 SALA MONITOR. Interno notte Lucio beve lentamente il suo caffè mentre guarda nel monitor Meme e Ramona che salutano il sovrintendente.
Ramona scambia un’occhiata con Meme che alza le spalle
Lucio dice all’agente Lorenzo
SCENA 36 STRADA PENSIONE. Est. notte Visto attraverso il mascherino di un binocolo, da un posizione alta. L’immagine si mette a fuoco e si vede Ramona che infila la chiave nel portoncino della casa-pensione, apre cercando di non svegliare nessuno, cede il passo a Meme e richiude l’uscio facendo scattare la serratura. E’ da una finestra del secondo piano del palazzo di fronte che qualcuno spia le donne con il binocolo: è Serge Brandt, il fratello minore di Walter.
SCENA 37 SCALE PENSIONE. Int. notte Le due ragazze si prendono per mano e attraversano la hall buia, salendo poi la prima rampa di scale. Ramona si ferma e blocca anche Meme. Le fa cenno di ascoltare. E’ ancora scossa e ha paura. Ascoltano insieme il silenzio, trattenendo il fiato come due bambine in una stanza buia. Poi Meme scuote la testa a significare che non ha sentito niente, e sale la scala cercando di non far rumore. Da una finestrella in fondo al corridoio filtra la prima luce dell’alba e davanti al riquadro della finestra passa, imprevista, veloce e senza suoni, una forma umana. Una forma gigantesca, avvolta in un mantello. Meme grida e fa un salto all’indietro, urta la boccia dei pesci che cade dal tavolo di accoglienza usato da Beatrice e si frantuma con lo scoppio di una bomba. Ramona urla. Si accendono le luci e Beatrice salta fuori dalla sua camera in camicia da notte, mentre alle sue spalle occhieggia Manettone in mutande. BEATRICE
Beatrice grida l’ultima esclamazione perché ha visto la boccia dei pesci rossi schiantata a terra e i pesciolini che saltellano agonizzanti con l’acqua che scorre giù per le scale. Saltella anche lei per acchiapparli mentre Manettone in mutande si riaffaccia con un catino. Quando i pesci sono al sicuro nel catino con un po’ d’acqua, Beatrice si concede una sedia. Guarda Meme e Ramona con aria severa: BEATRICE
Beatrice si rasserena. Si accende una sigaretta e soffia una boccata di fumo con l’aria di chi sa cose in esclusiva BEATRICE
Meme guarda Beatrice per capire se la stia prendendo in giro, ma la donna dice sul serio e continua
Meme apre la porta del suo appartamentino seguita da Ramona.
SCENA 38 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte L’immagine è nuovamente vista attraverso un binocolo puntato sulle finestre dell’appartamento. Il fuoco passa dallo stipite della portafinestra alle due donne che stanno entrando nella stanza da letto. Ramona vede la porta finestra aperta
Meme va a chiudere e sosta un attimo a guardare il palazzo di fronte, poi tira le tende. (l’immagine torna "in diretta") Ramona si lascia andare sul letto esausta. Il suo sguardo cade sulla valigia posata sulla panca: qualcuno deve averci messo le mani perché la bretellina di un reggiseno e la gamba di un collant ciondolano all’esterno. RAMONA Meme e corre ad alzare il coperchio della valigia. Dentro, tutta la biancheria è aggrovigliata. Qualcuno ha cercato là in mezzo senza riguardo. Ramona si alza di scatto e va a aprire i cassetti: La biancheria è tutta sottosopra.
dice irritata. Afferra la valigia e la butta sul letto iniziando a rimetterci dentro la roba dai cassetti, alla rinfusa.
Ramona afferra Meme per le braccia
gli occhi di Meme si riempiono di lacrime
Meme scuote la testa, poi fissa negli occhi Ramona, le lacrime lungo le guance, e scuote la testa. Sospira
Ramona si siede sul letto e fissa Meme con uno sguardo sospettoso
Ramona si mette in ginocchio sul letto e scruta il volto bagnato di lacrime di Meme che se lo asciuga con un po’ di vergogna. Ramona le blocca la mano e la costringe a guardarla in faccia, da vicino:
Meme è scossa da un tremito. Le sue pupille sono dilatate come sotto l’effetto di stupefacenti. Guarda Ramona dentro gli occhi, cercando un contatto interiore assoluto, ma lo sguardo di Ramona non è amichevole. Un’ombra di sconcerto le vela gli occhi mentre a sua volta cerca di penetrare la mente dell’amica. Ramona, in ginocchio, sovrasta Meme supina. Le due donne restano così per alcuni secondi, avvinte in quell’amplesso di sguardi, mentre la domanda di Ramona resta senza risposta. E’ Ramona a svincolarsi da quello strano legame mentale, per la prima volta senza amicizia. Si siede sul bordo del letto e si scioglie i capelli, accarezzandoseli piano, per aiutarsi a pensare. Torna a voltarsi verso Meme che è rimasta a fissare il soffitto, con le lacrime che si seccano negli occhi.
Ramona si lascia andare sul letto con un lungo sospiro
Ramona ha un gesto vago, poi prosegue
Ramona si alza dal letto e acchiappa la valigia
Ramona posa la valigia chiusa dentro l’armadio e sorride a Meme
Meme corre ad abbracciarla. Ramona ride. Mme va aspalncare il frigo MEME
Meme ride rincuorata e stappa: la schiuma deborda e le due donne si passano la bottiglia bevendo a garganella.
SCENA 39 LOFT DI OLGA. Interno notte Come visto attraverso una lente di ingrandimento che passa da un DETTAGLIO all’altro: il quadro di Olga, non finito, è di nuovo sul cavalletto al centro dell’ambiente. E’ orrido, ma affascinante: oltre la quinta dei lunghi capelli rossi stillanti sangue, in una mare scuro c’è il corpo gonfio di un annegato, accanto a cui galleggia un feto che vomita sangue dalla bocca spalancata come da un cratere biologico. I corpi galleggiano a mezz’acqua con gli occhi sgranati, enormi, mostruosi, di un violento colore blu. E poi quella strana formula chimica "Cu2O"
Carlino si affaccia dalla balconata
Carlino scende la scala e si avvicina a Berta fissandolo con sospetto.
Berta trasalisce, si volta e getta un’occhiata ansiosa su Carlino coi suoi occhi acquosi:
S’interrompe per il trillo del campanello d’ingresso.
Pepi ricopre il quadro con una tela e si muove verso la porta. Berta lo ferma apprensivo
Suonano di nuovo. Dev’essere qualcuno impaziente perché picchiano anche due pugni sull’uscio. Berta adesso è quasi in affanno. Afferra Carlino per un braccio:
Berta si blocca, colpito da un pensiero. Pepi Carlino se ne accorge:
Berta annuisce e sorride, come se avesse trovato la soluzione a qualcosa
Entra nella piccola cucina ingombra di piatti da lavare e apre una porticina dai vetri smerigliati che mette in un antico cortile. La apre ed esce in fretta mentre il campanello dell’ingresso suona a distesa.
Pepi Carlino spalanca la porta d’ingresso
Il pittore si trova davanti a due uomini con facce che mettono ansia. Il primo è Alb, un albino allampanato dal colorito cadaverico e occhi iniettati di sangue che ricorda un vampiro, l’altro, "G", dalla corporatura massiccia e inelegante, è il tassista con gli occhi porcini e il bitorzolo sul naso che teneva d’occhio Ramona e Meme. La sorpresa di Carlino si tramuta in angoscia. Sta per fare un passo indietro, ma l’albino lo aggredisce con due schiaffoni di inaspettata violenza in quel lungo corpo scheletrico mandandolo a rotolare davanti al quadro di Olga.
Pepi Carlino li guarda spaventato e si tocca la bocca insanguinata
L’altro assalitore, l’omone corpulento, colpisce Carlino con un calcio ai testicoli e il pittore si torce ululando dal dolore. L’omone peloso sogghigna e lo afferra per la camicia e lo rialza dal pavimento
G molla Carlino che cade di peso in terra e cerca di strisciare indietro sul pavimento, guardando i due con occhi allucinati.
Pepi Carlino si rialza dolorante, piegato in due per il dolore
Alb e G danno solo un’occhiata distratta al quadro. Alb scopre i suoi trentadue denti nel suo caratteristico sorriso cannibalico
"G" va verso l’armadio dove Olga conservava la grande borsa piena di mazzette in biglietti da cento dollari e la spalanca. L’armadio è vuoto
Carlino fa l’errore di alzarsi e G lo colpisce di nuovo all’inguine con una ginocchiata. Carlino ulula e torna ad accucciarsi sul pavimento
Alb esplode in una risata breve e stridula che ricorda lo squittire di un pipistrello
Carlino cerca di respirare e riesce a parlare a fatica
Carlino cerca di rialzarsi con grande fatica per il dolore ai testicoli.
SCENA 40 GALLERIA DI CARLA. Interno giorno Meme e Ramona sono di nuovo nella galleria di Carla e la padrona stavolta le guarda senza simpatia. Ramona è pallida e si porta spesso la mano alla bocca dello stomaco
Ramona ha la sensazione che qualcuno la spii da una delle vetrate e volge la testa di scatto per guardare.
Carla dà un biglietto a Meme che lo prende. Ramona ha la fronte imperlata di sudore e vacilla.
Meme tira fuori il cellulare e chiede a Carla
SCENA 41 STRADA GALLERIA DI CARLA. Esterno giorno In fondo alla strada c’è Lucio che sta parlottando in un cellulare. Si interrompe perché vede uscire dalla galleria di Carla, Meme che aiuta Ramona a camminare verso un taxi che si è appena fermato davanti alla porta. Le due donne entrano nel taxi, dalla portiera posteriore, che si mette in moto. Lucio s’avvia verso il negozio di quadri.
SCENA 42 TAXI. Interno/esterno giorno Il taxi corre per le strade di Firenze e Meme è preoccupata per Ramona che si è appoggiata allo schienale del sedile e sta male. E’ pallidissima e ha chiuso gli occhi.
Il tassista si volta e sorride alle due ragazze: è il bitorzoluto omaccione che si fa chiamare G.
Meme aggrotta per un attimo la fronte e guarda G che subito si immerge nella guida
Il taxi si ferma
Meme tira fuori una banconota e la dà ad G che si fruga per il resto, ma Meme taglia corto
E aiuta Ramona ad uscire dal taxi.
SCENA 43 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno giorno Ramona si lascia andare sul letto a pancia sotto. Meme accende il gas e mette su un bollitore con una bustina di camomilla
Ramona apre gli occhi e guarda il soffitto, medita ad alta voce
Meme controlla il manico del bollitore che scotta e prende una manopola
Ramona richiude gli occhi con una smorfia di dolore mentre Meme versa la camomilla bollente in una tazza e si avvicina al letto sorridendo
Ramona prende la tazza e dà un’occhiata di traverso a Meme
Meme solo ora sembra capire quello che si cela dietro le parole di Ramona e si blocca con la scatola del sonnifero in mano
Ramona prende la pillola dalle mani di Meme, la mette in bocca, e la inghiotte con un sorso della camomilla. Meme guarda l’amica, intrigatissima
Ramona finisce di bere la camomilla e Meme le prende la tazza. Ramona si distende a pancia sotto sul letto e brontola
SCENA 44 GALLERIA DI CARLA. Interno giorno Carla sbuffa seccata.
Lucio sorride e se ne va . Carla lo segue con lo sguardo. Si sposta per assciurarsi che se ne vada davvero e poi alza il telefono e compone un numero
SCENA 45 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Il telefono sul comodino squilla ma quando Ramona, sul letto, riapre gli occhi, cessa. La ragazza alza lo stesso la cornetta ma c’è già il segnale di libero. La stanza è al buio. Il vento gonfia le tende. Ramona si mette a sedere sul letto. Si passa una mano sullo stomaco e sembra stare meglio. Sente un rumore, forse dal bagno.
Nessuno risponde. Ramona cerca la peretta della luce, la trova e pigia ripetutamente l’interruttore ma non si accende nulla. Una porta cigola, forse all’ingresso, e un passo avanza verso la stanza. Ramona è spaventata, scende dal letto senza far rumore e si rannicchia dietro il comò. Il suono del passo cessa. Ma è oltre le tende svolazzanti della portafinestra che Ramona crede di intravedere un’ombra umana, defilata, schiacciata contro il muro del balconcino. Ramona striscia via, attenta a non fare rumore, arretra, gli occhi fissi su quell’ombra scura e finisce per sbattere contro il petto di un uomo. Urla. L’uomo la abbraccia
E’ Lucio e senza lasciare la ragazza accende la luce girando l’interruttore sul muro.
Ramona allunga uno schiaffo a Lucio che in parte riesce ad evitarlo e ride:
Ramona non è convinta. Si libera dall’abbraccio e punta un dito verso la portafinestra
Lucio va verso il balcone, sbircia guardingo, poi di scatto spalanca i vetri socchiusi, lotta un attimo con le tende e poi torna dentro con uno scopettone e un secchiello sopra.
Ramona sorride, poi si mette francamente a ridere perché l’immagine guerriera di Lucio con lo scopettone e il secchio è buffa.
Lucio va a chiudere la porta in fondo al corridoio e Ramona si stiracchia davanti alla portafinestra. Qualcosa attira la sua attenzione e si blocca. Le è parso di vedere qualcuno un uomo, da una finestra di fronte, ma quando Lucio rientra non ha il coraggio di dirglielo per non sembrare paranoica.
SCENA 46 STRADA STUDIO CATERINA. Est. sera Si accendono i lampioni in strada ma non è ancora completamente buio. Meme scende da un taxi davanti a un palazzo d’epoca. Non fa caso a un Mercedes coupé parcheggiato poco lontano. Dentro la vettura, seduto sul sedile del passeggero, Franco Berta vede benissimo Meme e si lascia scivolare contro lo schienale, nascondendosi. Muove poi lo specchietto esterno col comando elettrico e controlla la donna mentre entra nell’androne del palazzo.
SCENA 47 PIANEROTTOLO E CORRIDOIO STUDIO CATERINA. Interno notte La vecchia porta d’ingresso si spalanca ed esce una donna urlante, sulla cinquantina, che investe Meme che si trova davanti all’uscio col biglietto di Carla in mano. E’ Livia. Grida rivolta a qualcuno dentro l’appartamento
Livia travolge Meme che è costretta ad aggrapparsi a lei e per un attimo si guardano viso a viso. Livia è donna decisa, bella ma di una bellezza altera, ed è infuriata da far paura. Respinge Meme e corre giù per le scale. Il bigliettino con l’indirizzo datole da Carla vola via di mano a Meme che si aggrappa al mancorrente e lo vede scendere nella tromba delle vecchie scale percorse da Livia molto in fretta. Livia esce dalla visuale di Meme che si trova di fronte alla porta dell’appartamento aperta
Nessuno risponde e Meme non si muove.
SCENA 48 STRADA STUDIO CATERINA. Esterno notte Livia esce dal portone del palazzo, entra nervosa nel Mercedes coupé in cui la sta aspettando il marito e si siede al volante e sbottta
Franco Berta, inespressivo, incassa
Berta fissa inespressivo la moglie coi suoi occhi chiari
Livia innesta la seconda e poi subito la terza facendo rombare l’auto che schizza via facendo fare un salto a un pedone che sta attraversando sulle strisce.
SCENA 49 PIANEROTTOLO E CORRIDOIO STUDIO CATERINA. Int. notte Meme ascolta e sbircia dentro lo studio ma non entra
Nessuno risponde però si sente un passo leggero che si avvicina. Meme fa un passo indietro, impaurita dalla stranezza della situazione. Appare nel corridoio in penombra una ragazza da lunghi capelli biondi, intenta a guardarsi il volto in un specchio col manico di madreperla e a sistemarsi meglio due grossi bigodini. E’ Caterina.
La ragazza continua a camminare verso la porta tenendo lo specchio davanti al volto come se non avesse sentito, lo abbassa per chiudere l’uscio e sgrana gli occhi per la sorpresa vedendosi davanti Meme. Spalanca la bocca per un grido ma non le esce suono alcuno. Caterina è bellissima.
Caterina fa segno a Meme che non sente, toccandosi le orecchie.
Caterina annuisce, apre e chiude le dita a simulare una bocca che parla. Meme sorride
Caterina annuisce sorride poi fa cenno a Meme di accomodarsi. Meme entra.
SCENA 50 STUDIO CATERINA. Interno notte E’ uno studio-mansarda, da pittore, con un grande disordine ovunque. Tele, pennelli, un giaciglio sfatto, un lavandino coi dei piatti sporchi, bicchieri sporchi ovunque, cicche di sigarette e spinelli qua e là. Caterina prende un seggiola, rovescia a terra quel che ci stava sopra e la offre a Meme che scuote la testa
Meme istintivamente alza la voce e si accompagna con gesti esplicativi. Caterina sorride e le ferma le mani, poi le fa segno di parlare in tono normale. Infine risponde con qualche segno nel linguaggio dei sordomuti. Si ferma , scuote la testa e ride. Poi spalanca le braccia in un gesto di ignoranza. La sua espressione inequivocabile trasmette: "Boooooh!" , poi fa a Meme cenno di attendere e compone un numero al telefono. Batte poi dei colpetti sul microfono con una penna. E’ un segnale, fa cenno a Meme di sedere e che tra poco arriverà qualcuno. Meme si siede sulla punta della sedia, imbarazzata. Caterina si punta un dito sulla guancia e lo ruota a significare una cosa molto buona. Meme non capisce ma Caterina le fa cenno di avere pazienza. Picchietta un dito sul suo orologio da polso poi mostra le cinque dita di una mano ben stese
Caterina fa il segno di OK. Poi mima l’azione di bere una tazza di qualcosa. Meme dà un’occhiata al disordine e alla sporcizia che c’è in giro e scuote negativamente la testa. Caterina fa segno che si deve vestire perché ha un appuntamento.
SCENA 51 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Il telefono squilla sul comodino ma Ramona sta troppo bene, nuda sotto il corpo di Lucio, per pensare di rispondere e nessuno dei due hanno tempo e modo di scorgere la faccia gonfia come quella di un rospo di Manettone che li spia oltre i vetri della portafinestra che dà sul balconcino.
SCENA 52 STUDIO CATERINA. Interno notte Caterina dà le spalle a Meme, rimasta seduta in punta di sedia. La sordomuta si sta infilando le calze che aggancia a un reggicalze old fashion. La porta d’ingresso sbatte con grande rumore e Meme trasalisce, alzandosi. Irrompe Piero rumorosamente ma Caterina ovviamente non se ne accorge e continua a trafficare col reggicalze. Piero è davvero un bel ragazzo di venticinque anni e Meme adesso capisce il senso di quel gesto di Caterina. Piero si rivolge a Meme
Finalmente Caterina si volta e vede Piero e fa dei segni veloci, irritata
Caterina sbuffa e corre da Piero dandogli un bacione a labbra chiuse sulla bocca.
Caterina fa dei segni a Piero che traduce per Meme
Caterina continua a parlare nel linguaggio dei sordomuti: è molto veloce, e Piero traduce in suoni, parlando come se fosse Caterina a parlare
Caterina si leva i bigodini, fa dei segni a Piero, si avvolge in uno scialle e se ne va.
SCENA 53 PIAZZA DELLA SIGNORIA. Esterno notte Il David illuminato. Meme gli passa accanto soffermandosi a guardarlo.
Un taxi si muove piano sulla scia dei due giovani Piero inizia a declamare dei versi
Il taxi, guidato da G è fermo all’imbocco della piazza e tiene d’occhio i due giovani. Li vede ridere e poi guardarsi intorno. Piero vede il taxi e lo chiama con un gesto. G parte e si allontana PIERO
SCENA 54 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Ramona e Lucio a letto insieme. Ramona si è di nuovo addormentata. Suona un telefonino e Lucio balza da letto, acchiappa la sua giacca che sta a terra e prende il cellulare. Lo porta all’orecchio, ascolta poi dice a bassa voce
SCENA 55 CASA DI PIERO. Interno notte DETTAGLIO: un disegno tracciato con matita sanguigna del volto di Piero, appena schizzato ma somigliante. Solo le iridi sono marcate in un acceso blu. Meme guarda il quadro e poi guarda Piero che le porge un calice di vino bianco
Piero cerca di baciare Meme che invece prende il bicchiere di vino e fa un passo indietro, scontrosa.
Piero china la testa e si porta le dita agli occhi. Quando torna a guardare Meme ha gli occhi blu: si è messo delle lenti a contatto colorate e sorride
Piero bacia Meme sul collo. Meme si ritrae.
Meme tira fuori la cartolina con la statua del David con gli occhi blu. Piero si stringe nelle spalle
Meme fa la finta scandalizzata
Piero cerca di nuovo la bocca di Meme ma la donna ancora lo respinge
Piero riesce a baciarla ma Meme non ci sta e si stacca da lui. Piero sbuffa irritato
Cerca di tirare Meme sul divano ma la ragazza si libera con determinazione
Piero si alza e spalanca le braccia dandosi per vinto. La gira in ridere
Meme vorrebbe fare l’indignata ma le scappa da ridere. Piero ne approfitta e la bacia con passione. Meme ricambia ma poi si stacca da lui, con decisione. MEME Mi piaci. Ma per adesso ci fermiamo qui.
SCENA 56 APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte Suona il telefono sul comodino. Ramona si stiracchia. Realizza e si allunga acchiappando la cornetta
Ramona è ancora un po’ stordita dal sonno
Ma la chiamata è stata già troncata. Ramona butta giù la cornetta irritata. Sente il rumore dello sciacquone del bagno e si volta di scatto. Si avvicina alla porta del bagno e chiama
Nessuno risponde. Ramona tenta la maniglia ma la porta resiste, sembra chiusa dall’interno.
Nessuno risponde. Ramona, assalita da una rabbia improvvisa, dà una spallata alla porta che si spalanca: nel bagno non c’è nessuno. La finestra è chiusa. Ramona controlla la chiusura dell’uscio. Poi si passa una mano sulla faccia. Fa scrosciare un po’ acqua e si bagna il viso. torna ai gialli torna all'indice generale Secondo Tempo
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