"
GREG JACK"
I migliori giocatori d’azzardo in
circolazione si erano radunati quella notte a El Paso, per sfidare la
leggenda vivente Greg Jack. Dopo aver attraversato tutto il West
lasciando ovunque il suo indelebile segno, Jack era giunto nella
selvaggia cittadina di frontiera anticipato dalla sua fama di
giocatore e pistolero invincibile.
Nel saloon del vecchio
Jeremia Pohtteringer non volava una mosca, e tutti i curiosi che
inondavano il locale seguivano le partite trattenendo addirittura il
respiro. L’anziano gestore, che si aggirava attorno al tavolo da
gioco col suo fucile a tracolla servendo rozzamente da bere, sembrava
distratto e lontano da tutto. Aveva perduto l’udito in due momenti
diversi: una bottigliata inflittagli dal crudele bandito messicano di
passaggio Pedro Canja e un violento destro ricevuto durante una rissa
in cui aveva perduto anche un occhio e la punta della lingua,
troncatagli da una speronata.
Erano cose normali a El Paso.
- Vedo!... -Dichiarò Lando
London di Calver City, gettando sul piatto diverse banconote da mille
dollari.
- Vedi cosa?... - Lo redarguì Greg Jack puntandogli la pistola in
mezzo agli occhi.
- … Lo decido io chi è degno di vedere le mie carte, e tu non lo
sei…
- Ma io ho messo il denaro!...
- Allora raccoglilo e vattene!!
L’uomo non se lo fece
ripetere una seconda volta e uscì con la coda tra le gambe.
- Non è regolare! - S’intromise
un imprudente curioso in cerca di rogne, che subito trovò.
- Andiamo fuori! - Lo invitò Greg Jack, alzandosi. Il curioso si
rifiutò di seguirlo e così fu freddato sul posto.
- Ci sono altri commenti?...
Tutti se ne stavano con gli occhi ben fissati sul pavimento, mentre il
vecchio Jeremia, isolato dalla sua sordità continuava a versare da
bere scavalcando cadaveri.
- Adoro vincere così…
Sussurrò fiero il giocatore, raccogliendo l’intera posta rimasta
sul tavolo e rimettendo le sue carte nel mazzo senza svelarne il
valore.
Greg Jack vestiva solitamente con abiti di lusso, sfoggiava due nere
basette ben curate ad incorniciarne il magro viso tenebroso, e si
muoveva rapido e a suo agio tra le fruscianti banconote. Era
impossibile indovinarne l’età o qualsiasi emozione umana, davanti a
quello sguardo invincibile non si poteva far altro che perdere.
- Allora?!... Chi mi vuole sfidare adesso?...
Dopo attimi d’esitazione si fecero avanti altri quattro giocatori,
tra cui Benjamin Fortune di Dodge City, imbattuto da anni e noto
pistolero.
- Non mi fai paura, Greg!
- Vediamo!
Jack si mise a distribuire le carte, saltando un giovane messicano
perché ritenuto indegno. Il primo a parlare fu un allevatore del
posto, che si giocò l’intera mandria pur d’avere l’onore di
sfidare Greg Jack. La cosa irritò Fortune, che si sentì scavalcato e
alzandosi all’improvviso cercò di sorprendere l’odiato rivale
estraendo la pistola a tradimento. Senza scomporsi più di tanto, Greg
Jack uccise sia lui che l’allevatore e poi s’intascò il contratto
di vendita, risparmiando gli altri giocatori che lo ringraziarono
pubblicamente.
Si andò avanti così per
ore, con i cadaveri che venivano gettati in una fossa comune scavata
in tutta fretta fuori dal locale.
- Per favore… Mi dia questa possibilità…
Stava ora implorando un paffuto commerciante di liquori, indebitato
oltremodo e spinto a sedersi al tavolo da gioco dalla decisa moglie,
stanca d’accontentarsi della quotidiana vita fallimentare in cui l’aveva
trascinata.
- … Sento d’aver in mano le carte giuste, signore… Per lei,
perdere questa posta sarebbe insignificante, invece io potrei
ripartire e fare felice mia moglie…
Greg Jack pestò un violento pugno sul tavolo.
- Che schifo!... - Esclamò ponendo gli occhi sulla donna che stava
alle spalle del commerciante.
- … Non posso sopportare la vista di un uomo che si umilia
implorando...
La moglie del pover uomo si ribellò.
- Chi si crede d’essere lei per trattare così mio marito… Non è
altro che un giocatore di carte!
- Cosaa!!
- Partì immediatamente una raffica di pugni che ridusse il viso del
commerciante in un unico livido nero. La donna, al posto d’accudire
il marito, s’accanì contro di lui.
- Non sei stato nemmeno capace di colpirlo una volta, maledetto
incapace… E voi?!... Siete peggio di lui!! - Si mise ad urlare
rivolgendosi a quella folla di pecoroni impauriti.
- … Siete un branco di uomini senza la minima dignità! Vi fate
soggiogare da questo prepotente, quando potreste farlo a pezzi come
niente!... Sono stufa di vivere in un mondo dove i violenti vincono
sempre!... Avete capito?... Dov’è la legge?... Ci sarà pure
qualcuno capace di difendere le donne indifese come me?...
Uno spugnoso sputo di tabacco nero e grumoso planò sulla sua candida
gonna. Era la risposta a tutte le sue domande.
- Portati via il tuo straccio di marito e ringrazia il cielo che non l’ho
fatto pezzi…
Gli ordinò Greg Jack puntandogli addosso il suo ghigno soddisfatto.
Ridimensionata dallo sputo ricevuto, la donna ubbidì.
- Continuate pure a vivere nel vizio… Un giorno ve ne pentirete…
Un calcetto sbucato dal mucchio l’aiutò ad uscire più velocemente
dal saloon.
- Ah! Ah! Ah!... Finalmente siamo rimasti solo tra uomini!
Esultò un cowboy, sollevando in aria il suo bicchiere di whisky.
- Perché!... Ti ritieni un uomo, tu?...
Gli domandò Greg Jack, invitandolo a sedersi al tavolo da gioco, con
un esplicito gesto della mano.
- Mi dispiace, signore… Io non so giocare…
- Allora sei inutile!
Il cowboy fu l’ennesimo corpo senza vita accatastato nella già
maleodorante fossa comune.
- Avanti! Si ricomincia!...
Ordinò lo spietato giocatore mischiando le carte in pratica mai
usate.
A notte fonda arrivò da Tucson Johnny De Fly Wisconsin, un damerino
raffinato ma con la fama d’essere il più pericoloso fuorilegge in
circolazione.
Entrato nel saloon, Wisconsin
lanciò un asso di picche in faccia a Greg Jack.
- Ti sfido!... - Dichiarò con un fil di voce.
- Accetto! - Rispose Jack sputandogli sugli stivali.
Appena distribuite la carte si passò all’azione con le pistole e De
Fly, ridotto in fil di vita dai numerosi colpi incassati, s’accasciò
fissando il rivale.
- Un giorno perderai…
- L’hanno detto in molti! - E dopo averlo finito con un ultimo
colpo, lo derubò di tutto l’oro sfoggiato.
- Bene! Direi che per questa notte sono soddisfatto… Adios!...
Il giocatore fece per uscire quando un sibilo sottile e tagliente lo
richiamò.
- Non hai tempo per un’ultima partita?...
Quando Greg Jack si voltò,
il locale era deserto tranne che al tavolo da gioco, dove il Becchino
stava già mischiando le carte. Come sua abitudine Jack estrasse la
pistola, ma il grilletto sembrò bloccato da una forza misteriosa.
- Lassscia ssstare i giochetti Greg e vieni a vedere le tue carte…
Lo invitò il Becchino.
- Si può sapere chi sei e da dove sbuchi?...
Non ricevendo alcuna risposta, il giocatore si mise a sedere
riluttante. Lentamente osservò le carte che la sorte gli aveva
riservato: quattro assi.
Perfino un giocatore esperto come lui non riuscì a celare del tutto
la soddisfazione.
- Servito!
- Anch’io!
Gli fece eco il Becchino senza nemmeno guardare le sue. Greg Jack si
accese una sigaretta e gli soffiò una boccata di denso fumo sul viso.
- Se vuoi vedere le mie carte ti devi giocare tutto!
- Greg… Nella vita ci si gioca sempre tutto… Non lo sssapevi?...
- Lascia stare i bei discorsi buffone!... Accetti o no? - Tuonò Jack
posando le sue carte ancora voltate sul tavolo.
- Ssssii… - Accettò il Becchino mettendo le sue nere e consumate
pistole sulla posta in palio.
- Se vinci potrai usssarle…
- Mi sta bene!
Jack voltò spavaldo le sue carte, rimanendo sorpreso e inorridito
davanti a cinque piccoli volti del Becchino che lo fissavano
strizzandogli l’occhio.
- Tu hai barato, maledetto!
Istintivamente cercò d’afferrare una delle pistole sul tavolo, ma
il Becchino gli trapassò la mano con una coltellata inchiodandogliela
al tappeto verde.
- Guarda le mie, ora…
E voltò le sue cinque carte, su cui era raffigurato un piccolo Greg
Jack con le mani incrociate sul petto, dentro una bara.
- Hai capito cosssa ci giocavamo, Greg?…
Il giocatore, col dolore dipinto sul volto, puntò i suoi stretti
occhi impavidi in quelli del Becchino, scoprendo in essi un regno
oscuro fatto di urla strazianti e fuoco eterno. Col terrore che per la
prima volta deformò il suo bel viso, Greg Jack risolse la questione
afferrando il pugnale conficcato nel tavolo, e trapassandosi il petto.
- Ho perso… - Disse prima di spirare.
Quando i clienti rientrarono
nel saloon i due erano spariti, ma sul tavolo da gioco spiccavano
cinque carte raffiguranti il mitico giocatore Greg Jack disteso nella
sua tomba.
La partita era finita.
FINE !
23 Aprile 2005
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