Chüd – Voce Güüg – Chitarra R-üD – Basso Spüg - Batteria
Dopo aver passato l'ultimo anno e mezzo in tour intorno al mondo, i membri dei
Mudvayne si sono presi un solo mese di vacanza lontano dalle scene prima
rimettersi nuovamente al lavoro sul loro secondo album,
The End of All Things to Come.
Per tutti i loro numerosi fans impazienti di
scoprire cosa riservi il nuovo album, ora possono soddisfare la propria
curiosità, ascoltando in anteprima sul sito ufficiale della band
(www.mudvayne.com) l'intero album in audio streaming, nonché altre
simpatiche follie degne della band (basta cliccare sul seguente link per
capire di cosa stiamo parlando -
http://www.mudvayne.com/yougottacheckthisout/ ).
Invece di prendersela comoda, i Mudvayne hanno preferito mettersi
di nuovo in gioco,
impponendosi un rigidissimo piano lavorativo - costante risorsa di tensioni
- facendo si che la registrazione dell'album divenisse una vera e propria
corsa contro il tempo. La stremante pressione auto impostasi, li ha infine
ripagati, permettendo ai Mudvayne di produrre una collezione di canzoni
che offrono uno scorcio nella crescita della band.
Canzoni come
Not Falling", insieme a "(Per)Version of a Truth" e "World so Cold"
combinano un'attenzione tutta nuova verso la melodia, con la tetra lirica
e la complessa e brutale ritmica tipica della band. The End of All Things
to Come vede i Mudvayne all'apice del loro successo; in un momento della
loro carriera in cui hanno raggiunto la necessaria confidenza nella
propria musica.
"Ho sempre detto che David Lynch sarebbe capace di
tirare fuori un film da qualsiasi cosa ed il risultato assomiglierebbe
comunque ad una sua opera" spiega il batterista Spüg. "Ad un certo punto
della realizzazione di questo album, ho avuto l'impressione che stessimo
facendo la stessa cosa, ma con la musica; avremmo potuto suonare qualsiasi
cosa, trasformandola nel nostro sound. Dopo 18 lunghi mesi in giro per il
mondo abbiamo infine compreso cosa significa essere i Mudvayne. Abbiamo
capito chi siamo realmente come band".
La realizzazione di The End
of All Things to Come è stato un duro esercizio di tempismo per la band.
'Non volevamo assolutamente che trascorressero oltre due anni tra la
registrazione di un album e l'altro ma dal momento in cui abbiamo passato
un così lungo periodo in tour alla fine non ci restava più tanto tempo per
scrivere l'album" racconta Chüd. "Abbiamo impiegato esattamente quattro
mesi per scriverlo ed altri quattro per registrarlo e masterizzarlo. Ma
anziché scoraggiarci, la paura di non farcela per tempo ci ha aiutato a
focalizzare sul nostro lavoro e su noi stessi".
"Francamente non
avrei mai pensato che in un tempo così ridotto, saremmo riusciti a
registrare un album che ci potesse soddisfare così tanto. Però grazie a
Dio ci siamo riusciti" continua Chüd. "Sono orgoglioso del nostro ultimo
lavoro sotto ogni aspetto - musicalmente, le melodie, a livello di testi e
liriche. Ci ritrae con estrema verità, così come siamo noi in questo
preciso istante delle nostre carriere e vite personali".
Sebbene
l'album corrisponda pienamente alle aspettative della band - ed in alcuni
casi persino le superi - non è stato certo tutto rose e fiori. Il primo
passo, ammette Spüg, è stato il più difficile. "Fin dall'inizio avevamo
bene in mente il taglio che avremmo voluto dare all'album e i temi che
avremmo voluto affrontare, l'unico problema era che non avevamo idea come
cominciare".
Fortunatamente, la band è riuscita a superare
velocemente quel primo momento di stallo; nel momento in cui "Not Falling"
- il primo singolo - è emerso dalle prime sessioni delle prove in studio.
E' stata la seconda canzone che abbiamo scritto. Una volta terminata,
abbiamo tirato tutti un gran sospiro di sollievo", ricorda Spüg.
'Guardando indietro, mi rendo conto di quanto sia importante questa
canzone per la direzione musicale di tutto il resto dell'album".
Sebbene il tono aggressivo di "Not Falling" sia decisamente tipico
dei Mudvayne, la canzone rappresenta anche un importante passo in avanti
nella maturazione artistica della band, rispetto al loro album di debutto
L.D.50.
"Sul nostro primo album eravamo tutti troppo concentrati
su noi stessi, come se ognuno di noi volesse suonare per conto proprio"
continua Spüg. "Una cosa importante che il lungo tour ci ha insegnato, è
stato proprio quello di ascoltarci a vicenda, di unire le forze invece
continuare ad essere egoisti. L'aver raggiunto quest'armonia, ha trasmesso
alla nostra musica un'energia tutta nuova; ha permesso al nostro rock di
acquisire maggiore libertà melodica.
"Not Falling", non ha
trasmesso unicamente maggiore libertà musicale alla band, spiega Chüd, la
canzone ha soprattutto aperto nuove strade liriche al cantante grazie al
messaggio di realizzazione personale che riesce a trasmettere. "Scrivere
"Not Falling" è stata una fortissima un'esperienza per me" racconta. "E'
come se la canzone stessa pretendesse di essere il nucleo dell'intero
album. Per spiegarlo in termini scientifici; è come se la canzone fosse il
sole ed il resto dell'album orbitasse intorno ad esso".
L'impeto
nato dalla creazione di "Not Falling" ha aiutato il resto dell'album a
prendere velocemente forma. Carichi di nuova confidenza, i Mudvayne
hanno così cominciato a registrare The End of All Things to Come insieme
al noto produttore David Bottril (King Crimson, Tool, Peter Gabriel) nella
città di Minneapolis, in Minnesota, presso i celebri Pachyderm Studios -
gli stessi studi di registrazione che hanno visto la nascita di In Utero
dei Nirvana.
Bottril non ha sprecato nemmeno un secondo del loro
prezioso tempo, rivela Chüd. "David ha portato con se un'incredibile senso
di controllo al progetto. Veniva in studio con noi, lavorava sodo,
prendeva una pausa solo quando la prendevamo anche io e dopo tornava
immediatamente in studio, dove lo vedevi intento a collegare i suoi
attrezzi per essere pronto a ricominciare".
"E' riuscito a tirare
fuori il meglio di noi, costringendoci a mettere in questione la nostra
musica ed aiutandoci ad eliminare delle forzature contenute in alcune
nostre canzoni", aggiunge Chüd.
Sebbene il nome di Bottril venga
da sempre accomunato a quello dei Tool, per cui produce, per i Mudvayne fu
una piacevole sorpresa scoprire che Bottril aveva inoltre collaborato in
passato con la cult band del progressive rock, King Crimson, da sempre una
delle maggiori ispirazioni della band. L'esperienza accumulata negli anni,
nonché l'abilità di Bottril nel rendere una musica tecnicamente
impegnativa meno alienante verso l'ascoltatore, è stata di fondamentale
nella realizzazione dell'album dei Mudvayne.
"Una dei maggiori
contributi di David al nostro album è stato quando ci ha aiutato ad
addolcire il nostro messaggio, senza però eliminarlo del tutto", racconta
Spüg. "A volte ci capitava di esagerare, di perdere il controllo; a quel
punto ci chiedeva se lo stavamo facendo genuinamente oppure se si trattava
solamente di una forzatura. Ci ha tenuti tutti in riga facendoci
focalizzare sulle cose più importanti".
La preziosa attenzione che
Bottril ha prestato alla struttura melodica, combinata all'esperienza
acquisita dalla band durante il tour, ha permesso ai Mudvayne di infondere
a The End of All Things to Come una vibrazione più organica, rispetto a
quella intenzionalmente sterile di L.D.50. Nuove canzoni come "Shadow of a
Man" e la stessa titletrack sono maggiormente incentrate sulla dinamica
del gruppo, piuttosto che sull'eroico individualismo che li
contraddistingueva una volta.
I fans che hanno potuto apprezzare
la loro oltraggiosa velocità di esecuzione - indiscusso marchio di
fabbrica della band - non rimarranno delusi neanche questa volta, trovando
in canzoni come "Trapped in the Wake of a Dream", versi scritti in 17/8,
cori in 11/8 e refrain che accomunano entrambe le velocità. Nonostante
la violenta esecuzione, Spüg sostiene che il punto di forza della canzone
stessa sia la sua melodia. "Se non avessi rivelato quale fosse la canzone
scritta in 17/8, dubito che qualcuno se ne sarebbe accorto. Anche se da
una parte si tratta di una strana ritmica, dall'altra, funziona bene
perché risulta estremamente omogenea.
La canzone, inoltre, ha
permesso a Chüd di superare se stesso, spingendolo a trovare il modo più
adeguato di eseguire la canzone, nonostante l'atipica ritmica del pezzo.
"E' stata senza dubbio la canzone più difficile in assoluto da eseguire di
tutto l'album", spiega Chüd. "Ho cercato di immedesimarmi in coloro che
avrebbe cercato di ballare la canzone con una ritmica di 11/8. Imparare i
passi è stata un'impresa ardua".
A parte gli scherzi, la
difficoltà maggiore incontrata da Chüd durante la registrazione del pezzo,
è giunta con l'esecuzione del refrain. Con la testa colma di idee, Chüd
non sapeva come continuare. È stato Bottril a sbloccare l'indecisione del
cantante. "David mi ha guardato da dietro il vetro della sala
registrazione e mi ha incoraggiato dicendo 'Non mi importa cosa vuoi fare,
ma falla!' Qualsiasi cosa va bene, mi fido di te!'. David ha saputo
aiutarmi a riacquistare fiducia in me stesso. Per via della mia
indecisione avevo cominciato ad odiare quella canzone, ma adesso che è
stata finalmente terminata, "Trapped in the Wake of a Dream" è diventata
la mia preferite in assoluto dell'album".
Solo dopo aver terminato
la registrazione dell'album, Spüg si è reso conto di quanto sia cresciuta
la band negli ultimi mesi e di quanto possano essere affiatati insieme.
"Dato che abbiamo iniziato quasi immediatamente a rimetterci al lavoro sul
nuovo album, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di assorbire e processare
il caos che abbiamo attraversato negli ultimi due anni" continua "Una
volta aver ascoltato il prodotto finito, mi sono reso conto di quanto le
ultime canzoni siano capaci di descriverci così come siamo oggi e di quali
strade seguiremo in futuro".
I Mudvayne sono nati nel 1996 in un
seminterrato di Peoria, cittadina dell'Illinois. Fin dall'inizio la band
era decisa a seguire le proprie regole e non quelle imposte dallo
showbusiness. "Se sei una band originaria del Midwest, la gente si aspetta
che tu debba suonare delle cover e nient'altro, se non segui questa
regola, puoi pure scordarti di guadagnare qualcosa" racconta Chüd.
"Abbiamo deciso di rifiutare di eseguire delle cover, perché volevamo
assolutamente seguire il nostro corso naturale; eravamo molto più
interessati nel creare il nostro stile piuttosto che emulare una band già
esistente".
La scelta di portare avanti la loro personale visione
musicale e di volersi realizzare indipendentemente da quello che gli
veniva imposto, è stata infine premiata quando nel 1999 l'Epic Records si
interessò a loro offrendogli un contratto. Un anno più tardi diedero alla
luce L.D.50. Mentre continuano a portare avanti l'estenuante tour, la band
conquista data dopo data il favore del pubblico grazie al loro personale
modo di interpretare la musica e al sorprendente live show colmo di
effetti speciali. Dopo essere apparsi al Tattoo the Earth Festival e dopo
aver accompagnato per alcune date i Disturbed in tour, i Mudvayne hanno
visto nel giro di poco tempo crescere esponenzialmente il numero dei loro
fans. In occasione del celeberrimo Ozzfest svoltosi nel 2001, i Mudvayne
hanno avuto di nuovamente l'opportunità di girare in lungo e in largo gli
States.
Il tour si è dimostrato un indispensabile trampolino di
lancio per la band originaria di Peoria. Dopo il tour infatti, l'album di
debutto dei Mudvayne, L.D.50, ha toccato quota 500,000 copie, diventando
disco d'oro negli Stati Uniti. Nel settembre del 2001, la band ha vinto il
prestigioso MTV2 Music Award. Fedeli al loro stile, la band è andata a
ritirare il premio indossando degli smoking bianchi intrisi di sangue e la
fronte che metteva in evidenza il foro di un proiettile naturalmente
anch'esso insanguinato. I Mudvayne hanno risposto al richiamo dei loro
tanti fans tornando in tour - per la precisione - aprendo l'Ozzy
Osbourne's Merry Mayhem Tour.
L'ondata di successo dei Mudvayne è
continuata senza sosta anche durante l'inverno, quando la band ha fatto
uscire The Beginning of All Things to End, EP che include il loro debutto
indipendente del 1997 intitolato Kill I Oughtta, con l'aggiunta remix e
skit tratti da L.D.50.
In seguito alla realizzazione del DVD che
conteneva esclusivamente il singolo "Dig" - il primo DVD che la Epic
Records abbia mai creato - i Mudvayne hanno deciso di realizzare il loro
primo lungometraggio in DVD intitolato Live in Peoria. Il DVD include 90
minuti di performance dal vivo, il dietro le scene e come bonus, il
director's cut del video "Death Blooms".
I Mudvayne continuano ad
esplorare le infinite possibilità che il supporto DVD loro offre, mettendo
a disposizione dei loro fans un'edizione speciale dell'album The End of
All Things to Come contenente un disco DVD. Il disco contiene 30 minuti di
dietro le quinte in studio, un servizio fotografico, un'intervista
esclusiva con Chüd e Spüg, insieme a due canzoni inedite intitolate
"Goodbye" e "On the Move".
Grazie a The End of All Things to Come
i Mudvayne continuano con successo a spingere sempre oltre i loro confini
artistici.
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