SEMPRE PIÙ VELOCI
La velocità massima raggiungibile da un mezzo meccanico, come tutti sanno, è la velocità della luce, cioè 300.000 km/s. Viaggiando a quella velocità, su una navetta spaziale, si raggiungerebbe la Luna in poco più di un secondo e Marte in alcuni minuti; si uscirebbe quindi dal sistema solare dopo solo sei ore di viaggio e si arriverebbe alla stella più vicina in quattro anni e quattro mesi.
1. VIAGGI FUORI
DEL TEMPO Un'astronave
con uomini a bordo, tuttavia, non potrebbe raggiungere la velocità della luce
immediatamente dopo la partenza, perché sarebbe impossibile aumentare la sua
velocità fino a quel limite in un tempo molto breve. Un'accelerazione troppo
violenta, d'altra parte, sarebbe anche estremamente pericolosa per l'equipaggio
a bordo che verrebbe schiacciato contro la parete posteriore del mezzo, e le
stesse strutture meccaniche del velivolo verrebbero irrimediabilmente
danneggiate. Per evitare cambiamenti di velocità troppo bruschi si dovrebbe
accelerare a valori non superiori a quello del campo gravitazionale terrestre,
cioè, in pratica, aumentare la velocità di 9,8 metri al secondo per ogni
secondo che passa. Con questa accelerazione l'uomo si sentirebbe perfettamente a
suo agio e raggiungerebbe la velocità della luce nel giro di un anno. A quel
punto la navetta avrebbe percorso una distanza pari a circa mezzo anno luce. Arrivata
ad una velocità molto prossima a quella della luce (una velocità esattamente
uguale a quella della luce è irraggiungibile da un corpo materiale, mentre è
possibile dalla luce, anzi per essa è obbligatoria) l'astronave continuerebbe
il suo viaggio per inerzia. Viaggiando a quella velocità gli astronauti non si
renderebbero conto del passare del tempo e dopo pochi giorni o poche settimane,
a seconda di quanto la velocità è vicina al limite massimo, si arriverebbe ad
una distanza di mezzo anno luce dalla meta. A quel punto si dovrebbe iniziare a
decelerare con lo stesso ritmo con il quale si era accelerato alla partenza e,
dopo un anno, si arriverebbe a destinazione. Vediamo
ora, prima di procedere, il motivo per il quale non è raggiungibile, da parte
di un corpo materiale, la velocità della luce. Quando un corpo riceve una
spinta esso, come tutti sanno, accelera. Se ora, il corpo che viaggia più
veloce a causa della prima spinta, ne ricevesse una seconda di identica intensità,
l'accelerazione non sarebbe la stessa di prima. Le leggi della relatività
dicono infatti che le forze che spingono i corpi materiali vanno solo in parte
ad aumentare la loro velocità: una frazione di esse va invece ad aumentare la
loro massa. E quanto più queste forze agiscono su corpi che viaggiano già
velocemente tanto maggiore è la parte di esse che si trasferisce nella massa
dei corpi stessi invece che nella loro velocità. Quando un corpo materiale
viaggia a velocità molto prossime a quelle della luce, le forze che lo spingono
vanno quasi interamente ad aumentare la massa del corpo in movimento, mentre la
velocità non aumenta quasi per niente. Un
viaggio verso Proxima Centauri, alla velocità della luce, non dovrebbe
richiedere molto più di due anni e, considerando anche il tempo necessario per
esplorare eventuali pianeti che si trovassero in prossimità dell'astro, in meno
di cinque anni si dovrebbe andare e tornare dalla stella a noi più vicina.
Sembra un tempo molto lungo, ma la cosa sorprendente è che più o meno lo
stesso tempo si impiegherebbe per un viaggio di andata e ritorno da una
qualunque altra stella o galassia perché il tempo che si perde in realtà è
solo quello dell’accelerazione alla partenza e della decelerazione
all’arrivo. Viaggi come questi sono attualmente irrealizzabili e forse lo
saranno anche in futuro, comunque i problemi più seri, qualora si riuscisse ad
avverare il sogno di spostarsi alla velocità della luce, inizierebbero al
ritorno da queste esplorazioni. La
teoria della relatività dice infatti che viaggiando ad una velocità prossima a
quella della luce il tempo passa molto lentamente, ma solo per l'equipaggio a
bordo dell'astronave. Per tutti gli altri, e in particolare per gli abitanti
della Terra, il tempo trascorre in modo normale. Vediamo quindi di capire il
perché. Immaginiamo
di allontanarci, alla velocità della luce, da un orologio perfettamente
funzionante che segna un'ora ben precisa, per esempio le 12. Si vedrebbe
l'orologio segnare sempre le 12, come se fosse fermo, e questo perché
l'immagine che proviene dall'orologio (che frattanto segna i minuti e le ore che
passano), viaggia anch'essa alla velocità della luce e non ci può raggiungere
in quanto noi ci stiamo allontanando da essa alla stessa velocità (è come se
una persona corresse alla stessa velocità del cane che la insegue, questo non
la raggiungerebbe mai). Se invece ci allontanassimo dall'orologio ad una velocità
leggermente inferiore a quella della luce si vedrebbero le lancette muoversi
lentamente e se si viaggiasse più velocemente della luce si vedrebbero le
lancette dell'orologio andare all'indietro. Il fatto che il tempo procederebbe a
ritroso suggerisce che è impossibile viaggiare più velocemente della luce. Se
si potesse viaggiare nel passato si cadrebbe infatti in contraddizioni
insanabili. Sarebbe possibile, ad esempio, conoscere la propria madre prima che
questa diventi tale e magari ucciderla. Ma se la donna venisse uccisa non
potrebbe dare alla luce il figlio il quale, non essendo nato non potrebbe
nemmeno uccidere la donna che sarebbe poi diventata sua madre. Ritorniamo
ora ai nostri viaggi nello spazio. Abbiamo visto che un viaggio di andata e
ritorno dalla Proxima Centauri, alla velocità della luce, durerebbe cinque anni
per gli astronauti, ma più del doppio per gli abitanti della Terra i quali non
si sono mossi alla velocità della luce. Questo tuttavia non produrrebbe gravi
inconvenienti: ma se gli astronauti fossero andati e tornati da una stella più
lontana o addirittura da una galassia le sorprese sarebbero incredibili e, per
molti aspetti, drammatiche. Al ritorno dalla galassia di Andromeda, ad esempio,
gli astronauti scoprirebbero che sulla Terra sono passati quattro milioni e
mezzo di anni e il pianeta ha cambiato profondamente fisionomia. Forse non ci
troverebbero più nemmeno la specie umana. A
parte i problemi legati alla durata, è veramente realizzabile un viaggio
interstellare su un'astronave con uomini a bordo? Oggi siamo ben lontani dalla
velocità della luce, ma vi sono ancora notevoli margini di miglioramento.
Attualmente la massima velocità raggiunta da un'astronave (senza uomini a
bordo) sfiora i centomila kilometri all'ora: una velocità 10.000 volte
inferiore a quella della luce, che è di un miliardo di kilometri all'ora. Il
traguardo sembra molto lontano, ma bisogna considerare che centocinquanta anni
fa si viaggiava su carrozze trainate da cavalli ad una velocità media di poco
più di dieci kilometri all'ora e di progressi se ne sono fatti se oggi ci si
muove quasi diecimila volte più veloci di allora. Basterebbe moltiplicare la
velocità attuale di altre diecimila volte per uguagliare la velocità della
luce. Tuttavia, una cosa è dire, altra cosa è fare. 2. IL PROBLEMA
DEL CARBURANTE Fino
ad ora le astronavi inviate nello spazio, con o senza uomini a bordo, erano
tutte spinte da motori che funzionavano con i tradizionali combustibili chimici
i quali, per questo tipo di imprese, sono una fonte di energia piuttosto
scadente. Naturalmente si è scelto il combustibile migliore disponibile sul
mercato, cioè quello che a parità di peso e di ingombro produce più energia.
Questo combustibile è l'idrogeno che brucia combinandosi con l'ossigeno: a
bordo del veicolo spaziale devono quindi trovare posto alcuni grandi serbatoi
pieni di idrogeno e ossigeno liquidi. Dalla combinazione chimica di questi due
elementi si forma acqua che esce con violenza dai tubi di scarico provocando,
per reazione, la spinta dell'astronave nella direzione opposta. Idrogeno
e ossigeno occupano uno spazio considerevole dell'astronave, che assume
dimensioni e peso enormi proprio per il combustibile e il comburente che servono
per portarla in orbita. Nei viaggi all'interno del sistema solare, peraltro, il
carburante tradizionale è ancora utilizzabile, ma quando si tratterà di
organizzare viaggi interstellari l'impiego di combustibili chimici sarà
insufficiente. La differenza fra un viaggio verso un pianeta del sistema solare
e uno verso le stelle più vicine è la stessa che corre fra una passeggiata al
centro del paese e il giro del mondo; al centro del paese si può anche andare a
piedi, ma il giro del mondo a piedi, oltre che impossibile, nessuno si
sognerebbe di farlo. In
verità i razzi nello spazio procedono per inerzia, quindi non è necessaria una
spinta che duri per tutto il tempo del tragitto: è sufficiente il combustibile
indispensabile per la spinta iniziale e la frenata finale, oltre a quello
necessario per mantenere in funzione le apparecchiature interne alla navetta. In
ogni modo si tratta pur sempre di una notevole quantità di energia. Una
forma di energia molto più ricca di quella chimica è l'energia nucleare. La
disintegrazione nucleare dell'uranio produce energia milioni di volte più
abbondante di quella che si sviluppa a seguito delle reazioni chimiche.
Tuttavia, essa non sarebbe ancora sufficiente per rendere praticabile un viaggio
interstellare. Anche con una navetta mossa da un motore nucleare ci vorrebbero
10.000 anni per arrivare alla stella più vicina. Se
invece che la fissione venisse impiegata la fusione nucleare si otterrebbe una
fonte di energia ancora dieci volte maggiore. La fusione nucleare consiste nella
aggregazione di quattro nuclei di idrogeno in un nucleo di elio. Si tratta di un
processo non controllabile e quindi questa fonte di energia esiste solo sotto
forma esplosiva, la bomba a idrogeno. Si è calcolato che se un'astronave
venisse spinta dall'esplosione in rapida successione di migliaia di bombe H
raggiungerebbe la Proxima Centauri in non meno di 130 anni, un tempo ancora
eccessivo e comunque non compatibile con la durata della vita dell'uomo. Infine
vi è un'ultima possibilità, costituita dall'antimateria. L'antimateria può
essere definita come la materia con il segno contrario. L'elettrone, ad esempio,
è un corpuscolo con carica elettrica negativa, l'antielettrone (o positone) è
lo stesso corpuscolo ma con carica elettrica positiva. Allo stesso modo il
protone è un corpuscolo con carica elettrica positiva e l'antiprotone è lo
stesso corpuscolo con carica elettrica negativa. Se si unisse un antiprotone con
un antielettrone si otterrebbe un atomo di antiidrogeno, cioè un atomo di
antimateria. Quando
l'antimateria viene a contatto con la materia svaniscono entrambe e al loro
posto compare energia. La quantità di energia così prodotta è veramente
enorme: 150 volte maggiore di quella che si potrebbe ricavare da una eguale
quantità di idrogeno che si trasforma in elio attraverso il processo di fusione
nucleare. Facendo
reagire materia ed antimateria si riuscirebbe ad accelerare una navetta spaziale
fino alla velocità di 60.000 km al secondo (un quinto della velocità della
luce). A quella velocità si andrebbe e si tornerebbe dalla stella più vicina
in meno di 40 anni. Questo rappresenta un tempo accettabile per un viaggio
interstellare e se si riuscisse a mettere a disposizione questa fonte di energia
potrebbe darsi che qualche giovane temerario decidesse di dedicare la sua vita
ad un'impresa del genere. Tuttavia
anche in questo caso non sarebbero tutte rose e fiori poiché rimarrebbero
comunque molte difficoltà da superare, a cominciare dal rifornimento di
antimateria, che non è disponibile come la benzina presso il distributore più
vicino. Intanto bisognerebbe creare l’antimateria attraverso una serie di
reazioni che richiedono l'utilizzo di apparecchiature molto costose; un altro
problema deriverebbe poi dal fatto che l'antimateria reagisce immediatamente con
qualsiasi oggetto materiale incontri sul suo cammino, ragion per cui, per
portarsela dietro, sarebbe necessario isolarla all'interno di campi magnetici o
elettrici.
Il problema più serio è però rappresentato
dalla velocità, poiché viaggiando nello spazio ad una velocità molto
sostenuta si correrebbe un rischio molto elevato di collisioni con meteoriti, in
quanto non sarebbe possibile evitare l'ostacolo che si ponesse improvvisamente
di fronte. E' vero che nello spazio corpi materiali di grosse dimensioni sono
molto rari, al punto che si potrebbe ipotizzare di fare un lungo viaggio senza
imbattersi mai in oggetti del genere, tuttavia anche la polvere impalpabile a
quella velocità diventa abrasiva. Gli stessi atomi di idrogeno colpendo la
navetta diventerebbero ioni rendendo radioattiva la navetta e l'equipaggio a
bordo arrostirebbe in breve tempo. In verità anche in questo caso si potrebbe
ricorrere a qualche stratagemma, come ad esempio quello di usare un laser di
potenza per “spazzare” la strada antistante all’astronave, ma la cosa
richiederebbe tecnologie molto avanzate e un ulteriore consumo di energia di non
facile reperimento. Non
c'è niente da fare, i viaggi interstellari di navette con uomini a bordo
sembrano irrealizzabili e per ora dobbiamo accontentarci di quello che ci
raccontano sull'argomento gli scrittori di fantascienza.
Di recente è giunta notizia che, nel
Dipartimento di aeronautica del Massachusetts Institute of Technology di Boston,
si stanno costruendo dei microrazzi, ovvero dei vettori non più grandi di una
monetina in grado di lanciare nello spazio minuscoli satelliti. Si tratterebbe
di nano-sonde grandi come granelli di polvere capaci di far pervenire a terra
informazioni relative ai corpi celesti con i quali dovessero venire a contatto.
Tali nano-sonde, proprio per le loro ridottissime dimensioni, sarebbero in grado
di viaggiare a velocità molto prossime a quelle della luce, riducendo di molti
ordini di grandezza tutti i parametri di rischio e semplificando notevolmente i
problemi inerenti i consumi energetici. Nel giro di due anni dovrebbero venire
lanciati nello spazio. fine |