Stefano Borgia, il personaggio e il suo tempo Stefano Borgia fu un uomo che al di là delle biografie del suo tempo, spesso paludate e agiografiche, emerse per la profonda vivacità intellettuale e l'interesse partecipe che ebbe per la cultura, la storia e la lingua di popoli lontani, che dai più venivano guardati con distacco e diffidenza. Questa sua tensione umanista ebbe come elemento significativo ed originale, la ricerca di un ponte tra la cultura europea di stampo latino e quelle islamica, indiana e tibetana. E' importante citare alcune iniziative e relazioni che per un cardinale della chiesa di Roma sono senz'altro indicative di come il Borgia badasse più alle competenze in certo campo di ricerche che non alla provenienza e al credo degli studiosi con cui intratteneva rapporti. Il fatto di avvelersi di collaborazioni con eruditi europei è testimoniato con una qualche malizia in alcuni brani. 'Mantenne sempre attiva relazione con studiosi stranieri anche protestanti.' La stampa dell'alfabeto hindi e tibetano in collaborazione con l'università di Benares in India, oltre alle pubblicazioni di grammatiche sanscrite, l'interesse per la cultura araba e coopta, dimostrano quale fosse la sua visione ardita per quei tempi, lontana da ogni arido provincialismo. Non va dimenticato che Stefano Borgia visse in un'epoca che vide irrigidirsi lo schematismo teologico, in una seconda metà del settecento che poneva l'Italia papalina, fuori dai grandi movimenti di idee e innovazioni che stavano rivoluzionando l'Europa. Proprio per questo forse colpisce di più il fatto che questo cardinale 'anomalo' perseverò con scelte di apertura e curiosità per il mondo, proprie di uno spirito senz'altro libero. La evidente volontà di ricerca e l'amore per lo studio, lo portarono, come responsabile della Congregazione dell'Indice, a consentire la lettura dei libri 'proibiti'. Cosa significasse questo, dopo la cacciata dei Francesi da Roma, in un momento di obiettiva propaganda antirivoluzionaria, non è facilmente comprensibile in tutta la sua valenza, oggi. Il Borgia allacciò una proficua collaborazione con studiosi protestanti, in particolar modo Danesi, con i quali ebbe un rapporto umano profondo, tanto che fu proprio uno di questi, Friederich Munter, a soccorrerlo personalmente, nel cupo periodo dell'esilio a Venezia. Un suo biografo scrive: 'Molti lo consideravano temerario e insensato, sembrando loro condannabile e ridicolo che un alto prelato si consacrasse al culto dei demoni e di immagini profane'. Ma i più gli riconoscevano una cultura ed una statura morale tali che lo ponevano al riparo da ogni attacco. Come uomo di Chiesa e responsabile delle missioni, Stefano Borgia dispiegò una lungimirante opera per liberare i missionari europei dai vincoli politici della madrepatria. Era del parere che bisognasse nominare dei vescovi indigeni in modo da creare una gerarchia ecclesiale locale, fino ad arrivare a celebrare i riti nelle lingue volgari, nel tentativo di avvicinare il più possibile alla evangelizzazione popolazioni molto distanti per abitudini e cultura dal mondo occidentale. |
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