LA FARISTA DI
TORRE PREPOSTI
di MASSIMO VICINANZA. Intervista tratta da Informazione Oggi (15.01.2000).
Nella
notte profonda un segnale bianco s’illumina ad intermittenza. Un secondo di
luce e quattro di buio, e i capitani dei cargo, i pescatori di Manfredonia, i
contrabbandieri montenegrini, i profughi kossovari e albanesi, e i marinai
diretti chissà dove, si tranquillizzano. La luce è quella del faro di Torre
Preposti che segnala la punta del promontorio pugliese del Gargano. Il faro più
orientale d'Italia, costruito nel 1946 su un'antica torre d’avvistamento del
1500. Da più di cinquant'anni, dal tramonto all'alba è una preziosa guida per
i marinai che navigano in questa parte del Mar Adriatico. Alto 62 metri dal pelo
dell'acqua, la sua portata può arrivare anche a 60 chilometri di distanza. Una
gran sicurezza per tutti i naviganti.
A
Torre Preposti l’ingresso è vietato: la costa rocciosa dal lato del mare e un
recinto spinato tutt'intorno ne segnano il limite invalicabile, perché la zona
è territorio militare.
A
ridosso della lanterna c'è una piccola casa bianca che non è riportata nemmeno
sulle carte topografiche più dettagliate. In caso di guerra Torre Preposti,
come tutti gli altri segnalamenti marittimi, può essere un importante obiettivo
militare. Nella casa abita il guardiano, anzi, la guardiana. Si chiama Maria
Rita di Loreto, ha 59 anni e 17 li ha vissuti qui, sola, con i suoi tre cani,
con otto gatti, tante piante e moltissime cose da fare. Lei è l'unica donna
farista d'Italia, assunta al Ministero della Difesa quando vinse un concorso
pubblico nel 1976.
La
signora Rita Di Loreto ci ha accolti a Torre Preposti, dopo aver ottenuto
l'autorizzazione dal Comandante responsabile del litorale pugliese. E dopo aver
ripulito lei stessa il sentiero, mai frequentato, che conduce al faro dai
residence della splendida baia di Pugnochiuso. Una stretta stradina sterrata
piena d’arbusti e di pietre rotolate giù per colpa dei cinghiali e dei
mufloni che popolano le montagne di questa zona di Parco Nazionale del Gargano.
Signora
di Loreto, a quanto pare non c'è bisogno di andare tanto lontano per vivere in
solitudine.
La solitudine è un sentimento che non conosco. Certo, a volte ho un poco di
malinconia, come lo scorso Capodanno, quando eravamo il mare ed io. Però le
cose fatte per scelta o per amore mantengono lo spirito sempre allegro, vivo. E
io questo lavoro l'ho scelto. Ora comincio a subire la solitudine fisica, ma
solo perché non sono più tanto giovane. Sa, trasportare fin qui le borse della
spesa o altri oggetti molto pesanti, d'estate e d'inverno, quando piove o quando
soffia forte il garbino, un vento caldissimo che viene dall'Africa, comincia ad
essere una gran fatica.
Ma
lei ha famiglia?
Certo. Ho una figlia, Mariangela, che abita a Vieste e che mi ha regalato
due splendidi nipotini, di due e di cinque anni. Poi ho tre sorelle, una fa la
suora, e uno zio prete. Anche se io sono una “mangiapreti”, con loro vado
molto d'accordo. E poi ho un ex marito che vive alle isole Tremiti. Abbiamo
divorziato alcuni anni fa ma siamo riusciti a conservare un rapporto abbastanza
sereno.
E
a Torre Preposti vive da sola
Si. Ma non da sempre. Con mio marito e mia figlia siamo stati insieme al
faro di Monfalcone dove ebbi la mia prima nomina. Dopo tre anni, nel 1980
venimmo al sud, a Manfredonia. E da lì al faro di Torre Preposti. La bambina
poi è cresciuta, si è sposata e naturalmente è andata via. Io ho divorziato
ed ora eccomi qui, uno spirito libero fra le mie rose, le palme, le pesche e le
prugne. Con i miei animali, con il faro e con i pescherecci di Manfredonia che
ogni giorno navigano verso una giornata di duro lavoro.
Il
suo accento non sembra meridionale.
Sono nata ad Avezzano, in Abruzzo, ma ho vissuto per 28 anni a Milano dove ho
lavorato in un'agenzia di pubblicità. Da bambina sono stata in collegio perché
mio padre è morto in guerra mentre ad appena tre anni ho perduto la mia mamma.
Poi un bel giorno di 33 anni fa capitai a San Domino, un’isola delle Tremiti.
Ero lì per conto dell’agenzia e conobbi mio marito. Fu un colpo di fulmine.
Mollai tutto e mi trasferii sull'isola dove insieme mettemmo un albergo e un
ristorante. Lui era ed è ancora un gran bell'uomo, ma purtroppo aveva la tipica
mentalità meridionale. Capisce cosa intendo dire? Lui era l'uomo, il
"padre-padrone", io la donna, la "femmina"... In ogni caso
in una coppia gli errori non sono mai di uno solo, e oggi posso affermare che è
stata anche colpa mia. Gli ho dato troppa libertà, forse perché io stessa sono
nata libera.
Cosa
fa il guardiano di un faro?
Una volta accendeva e spegneva la lampada e caricava a mano l'
"intercettatore", cioè il meccanismo che regola la caratteristica
luminosa del faro, l'alternanza di luce e d’eclissi e la durata del ciclo
completo. Poi per garantire la continuità anche in caso d’interruzione della
corrente elettrica si usava il gas acetilene, e quindi bisognava saper adoperare
un'attrezzatura piuttosto delicata e pericolosa. Oggi invece è tutto
automatico. Il faro si mette in funzione da solo grazie ad una cellula
crepuscolare. Appena fa buio la lampada si accende, e al mattino succede il
contrario. Ma c'è da fare la manutenzione ordinaria, per esempio pulire
l'apparato ottico e la potente lampada da 1000 watt che dà la luce, oppure
controllare la rete elettrica e gli accumulatori. Dopo aver vinto il concorso ho
seguito in una caserma della Spezia un corso di elettromotorista. Sono stati
quattro mesi indispensabili per prendere confidenza sia con la corrente sia con
fili elettrici. E poi c'è la manutenzione straordinaria per la quale non serve
nessun corso: passare la vernice d'alluminio sui tetti, imbiancare le pareti
della struttura o fare piccoli aggiusti. Per il resto è un lavoro uguale a
quello di un qualsiasi altro ufficio.
A
che ora inizia la sua giornata?
L'orario di lavoro è dalle otto all’una più un'ora la sera, quando
comincia a far buio. Però io sono molto mattiniera e alle sei e mezzo sono già
sugli scogli per fare un bagno, così la giornata comincia bene e anche la
routine dell'ufficio diventa più piacevole. Qualche volta i miei superiori
vengono qui in missione, e allora mi metto d'impegno e gli preparo un bel
pranzetto. Così si è diffusa la notizia che sono una brava cuoca e forse le
ispezioni saranno più frequenti. Certamente ora è molto diverso dal 14 giugno
di quel lontano 1983. Quando arrivai qui il posto era uno scoglio inospitale e
non ci veniva mai nessuno. Pensai che forse un tocco femminile era necessario.
E
il suo tempo libero come lo trascorre?
Preparo marmellate e liquori di melograno o di limone. Poi leggo e scrivo.
Sono appassionata di egittologia e adoro i romanzi d'avventura. Ho appena finito
di leggere "L'allievo" di Stephan King, un libro appassionante. E
scrivo tante favole per i miei nipotini. Improvvisamente le televisioni e i
giornali si sono interessati a me e nonostante il mio isolamento sono diventata
un personaggio pubblico. La gente ha iniziato a scrivermi…, incuriosita da
questa donna che vive lontana da tutto e da tutti. Qualcuno vuol sapere da cosa
fuggo e perché mi sono cacciata in questa specie di prigione, senza sapere che
la propria libertà non può essere limitata da un semplice recinto. Qualcun
altro vuole consigli o conforto, perché, come me, è alla ricerca di se stessa
o di qualcosa che non ha ancora ben definito. Molti poi mi hanno chiesto se era
possibile venire qui ad assistere all'eclissi, una specie di ritiro spirituale.
Una ragazza del Molise invece voleva poter passare una notte d'amore nel faro
con il suo "sogno", col suo uomo, ammaliata dal fascino di Torre
Preposti. Purtroppo questa è una zona militare e qui non può entrare nessuno.
Quindi
lei non può ricevere ospiti né può avere il piacere di un'improvvisata degli
amici?
È vero. Per venire da me è sempre necessario chiedere l'autorizzazione al
Comando Militare, anche per restare semplicemente a pranzo. Addirittura mia
figlia e la sua famiglia devono essere autorizzati se vogliono venire a
trovarmi. E così vado io da loro, a Vieste. In ogni caso c'è sempre il
telefono. Ho dei cari amici a Bisceglie ed altri a Como, e con loro mi sento
spesso. L'unica cosa che forse mi manca sono le feste e la gioia di
impacchettare regali e di fare doni.
Lei
è vicina all’età della pensione.
Si, il 1° ottobre del 2000 avrò 60 anni e per lo Stato potrò ritirarmi a
vita privata. Non so ancora dove andrò, perché un posto più privato di questo
non credo che esista. Forse cercherò casa in un piccolo paesino di montagna.
Potrei anche chiedere l’affidamento del faro e restare ancora qui. Ma in fondo
credo che una notte di luna piena sia bella anche altrove, non solo a Torre
Preposti.
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