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CAPE HATTERAS LIGHTHOUSE MAKES TRACKS - Traduzione dal NATIONAL GEOGRAPHIC MAGAZINE del MAGGIO 2000 Spostato di un chilometro per sfuggire all'avanzata dell'Atlantico un faro storico torna in vita
Testo di Angus
Phillips
Foto di Karen
Kasmauski
La
carta nautica parla chiaro. "Non ci sono segnalazioni idrografiche per
l'area delle secche di Diamond (i famigerati Diamond Shoals) a causa della mutevolezza della zona.
La navigazione..... è estremamente pericolosa per ogni tipo di
imbarcazione". Eppure eccoci qui dentro a un guscio di scafo di
peschereccio a mezzo miglio dal promontorio, sotto il profilarsi del più
famoso faro d'America, nel bel mezzo dei frangenti e delle insidiose secche che
ha dato a questo luogo il suo lugubre soprannome di "Cimitero
dell'Atlantico".
Ma perché spostare il
faro di Capo Hatteras ? Se lo sono chiesto in molti. Di fatto, come aiuto
alla navigazione non serve più a nulla. Oggi ci sono i sofisticati Gps (Globai
positioning system) e le stazioni Loran. C'è anche un altro fanale, collocato
13 miglia al largo, che segnala l'inizio delle terribili secche. Un faro di
mattoni sulla spiaggia non serve più a nessun navigatore. Rob Bolling, lo
storico locale del National Park Service, prevede che fra pochi anni la
costruzione sarà soltanto un museo e un monumento nazionale.
Per comprendere il significato di questo monumento, dice lo storico David Stick che vive a Kitty Hawk, bisogna fare un passo indietro al XIX secolo. Prima dell'esistenza delle ferrovie e delle autostrade, le navi da trasporto a vela avevano il loro bel da fare, con il buono o con il cattivo tempo, per doppiare Capo Hatteras, il promontorio più pericoloso di tutta la costa orientale, dove gli uragani scoppiano improvvisi e, d'inverno, i venti di Nord Est trasformano il mare in una tempesta di spuma, e le secche si allungano verso il largo come trappole mobili sottomarine. A Capo Hatteras, la Corrente del Golfo corre verso Nord lungo la costa e sfiora l'estremità delle secche di Diamond per poi dirigersi verso l'Europa a una velocità di 4 nodi. Col vento in prua, le navi dirette a Sud, sfruttavano la spinta della corrente costiera del Labrador e bordeggiavano lungo la costa fino a Hatteras. Lì aspettavano, anche per giorni e giorni, che il vento girasse per poter evitare la Corrente del Golfo e quindi le secche. I comandanti in attesa, di notte trovavano conforto nella luce intermittente del faro di Hatteras, e di giorno lanciavano volentieri un'occhiata alle sue strisce oblique, che lo distinguevano dal faro di Bodie Island a Nord (a strisce orizzontali) o dai rombi bianchi e neri del faro di Capo Lookout a Sud. Hatteras segnalava ai navigatori l'arrivo in prossimità delle secche di Diamond, dove i banchi di sabbia appena sotto la superficie si estendono anche per miglia dalla costa. Con il cattivo tempo le navi erano investite da terribili frangenti. Dall'epoca della colonizzazione dell'America da parte degli inglesi, secondo la documentazione in possesso di Stick, sono andate perdute sugli "Outer Banks" almeno 600 navi. Altre stime, altrettanto fondate, porterebbero il totale a oltre 1000. I naufragi erano così frequenti che alla fine dell'Ottocento il Servizio di soccorso in mare degli Stati Uniti (predecessore dell'attuale guardia costiera) istituì presidi di controllo lungo gli Outer Banks ogni sei o sette miglia per avere sempre il controllo dell'area. Subito dopo la Guerra Civile, un bravo capomastro del New England di nome Dexter Stetson venne mandato a sovrintendere alla costruzione del faro più importante d'America. "E chiaro che non si può costruire un edificio di mattoni sulla sabbia", dice Stick. "Eppure lui ci riuscì". Dopo 130 anni il faro ha trovato una nuova sistemazione: ha ripreso il periodo di 7,5 secondi che lo distingue da altri fari. Ora si trova parecchio più all'interno, ma un po' più in alto, e il suo fascio di luce è visibile sul mare alla stessa distanza di prima (24 miglia nautiche). La gente viaggia per migliaia di chilometri per venire a visitarlo. Secondo i dati del Park Service, nei sei anni che hanno preceduto il trasferimento, i 257 gradini che conducono alla sua terrazza sono stati calpestati da oltre un milione di persone. Nel 2000, il faro di Hatteras, tutto restaurato e di nuovo in funzione, accoglie gli ammiratori del nuovo millennio. Che arrivino via terra, come la maggior parte dei visitatori, o che lo guardino dal mare attraverso la spuma delle secche di Diamond, come fanno pochi coraggiosi che si avventurano sulle onde, potranno osservare un monumento che appartiene alla storia dell'America.
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